Il numero 346 dell'Ordinamento del Messale Romano di Paolo VI afferma: "Riguardo al colore delle sacre vesti, si mantenga l’uso tradizionale".
L'uso tradizionale, in Italia, fino agli anni '70 era (e sarebbe ancora), per i funerali e la commemorazione dei defunti, il nero.
Quindi, secondo il capoverso e), il colore nero si può usare, dove è prassi consueta, nelle Messe per i defunti. Peccato che in tutto l'orbe latino sarebbe prassi consueta questo colore, a parte il Giappone che godeva già di un'eccezione, perchè il colore del lutto è laggiù il bianco e non nero. Purtroppo, prima, il paragrafo d) aveva introdotto già fatto scattare l'opzione: d) Il colore viola si usa nel tempo di Avvento e di Quaresima. Si può usare negli Uffici e nelle Messe per i defunti.
Si può fare così oppure colà. La regola sarebbe il nero, ma visto che lo vogliamo eliminare e non possiamo, si son detti gli estensori della riforma, facciamo una bella opzione, poi screditiamo quello che si è sempre fatto e ritenuto ovvio e così introduciamo dovunque la seconda scelta.
E con questo "oppure", anche a causa del neo-cristiano-falso-povero uso di risparmiare sulle casule e paramenti, il nero è andato scomparendo: tanto si può usare il viola.
La stessa fine ha fatto il rosaceo, che per sole due domeniche all'anno, non ha proprio la minima possibilità di sopravvivere ai tagli del budget in sacrestia!
Così è velocemente sparito un colore, il nero, che faceva parte integrante del linguaggio religioso della morte e del lutto. E' rimasto tenacemente fino ad oggi come colore socialmente atteso per il funerale (e vestito dai convenuti), ma è sparito dai presbiteri e dai presbitéri. E questo con oltraggiose motivazioni ideologiche del tipo: "è lugubre, fa pensare alla morte, ma noi celebriamo la risurrezione, mica la morte!". Allora - se proprio fosse vera questa la motivazione - si abbia il coraggio di passare direttamente al bianco, come fanno negli Stati Uniti, dove tutti i cattolici ormai sono sepolti con il colore dei Santi e dei Beati confessori. Il viola invece dice penitenza: ma la penitenza è per i vivi, che penitenza deve fare ormai il povero defunto? Il viola dice attesa (Avvento): oramai, per il caro trapassato, è tardi per attendere, non aspetta più nulla, l'incontro è già avvenuto.
Il viola - infine - nell'unione di blu e rosso parla dell'unione fra divino e umano: ma nel defunto noi vediamo invece la separazione dell'anima dal corpo, lo spirito torna al creatore e il corpo alla terra.
Il viola - infine - nell'unione di blu e rosso parla dell'unione fra divino e umano: ma nel defunto noi vediamo invece la separazione dell'anima dal corpo, lo spirito torna al creatore e il corpo alla terra.
Il viola, dunque, non ha nessuna delle proprietà simboliche necessarie per significare la morte, nè la speranza della risurrezione.
Tuttavia, pur di eliminare il nero (come già presagiva Pio XII parlando di andare "fuori strada") è stato comunque introdotto il colore viola per le celebrazioni funebri…
Se invece si ha la fortuna di possedere nell'armadio della propria chiesa qualche pianeta o qualche casula funebre di un tempo, o si fa un giro sui cataloghi più recenti dei fornitori liturgici, si vedrà con sorpresa che i paramenti neri hanno una proprietà speciale. Sono sempre ricamati o intessuti di argento o d'oro.
Proprio per motivi simbolici. Stanno a dire, con il linguaggio del colore che si usa solo per le occasioni funebri: tutto sembra nero, come la morte, la fine, la mancanza di vita, ma si intravede - invece - sul nero la luce (oro e argento) che viene dalla speranza, anzi dalla certezza della fede nel Signore Risorto. E' lui la luce che illumina e anzi risalta meglio sullo sfondo oscuro della presente situazione di morte, lutto e distacco.
Antropologicamente rispettosi della serietà della morte e insieme teologicamente annuncianti l'irrompere della luce eterna che viene dal Risorto: questo sono i paramenti neri, mai aboliti da nessuno, ma semplicemente nascosti dall'ignoranza del clero e dal credere alle "leggende sacrestane" messe in giro dagli innovatori a tutti i costi.
Quindi: consiglio per chi vuole fare un bel regalo alla sua Chiesa, magari in memoria di un familiare defunto. Andate su E-bay e ordinate una (o più) delle casule e delle stole ivi segnalate. Costano poco, sono belle, e saranno certamente accolte e apprezzate dalla vostra parrocchia.
Se poi potete spendere di più potete salvare qualcuna delle pianete antiche e ricamate che si trovano in giro, cacciate dalle sacrestie e vendute per due soldi trenta-quarant'anni fa, e adesso ricercate e rivendute (agli unici che possono usarle, i preti) a caro prezzo!
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