di Giulio Colucci
Durante la notte, una squadra di volontari aveva ricollocato l’altare là dove era stato per secoli, tutti vecchi, giovani, donne e uomini nessuno escluso attendeva l’uscita di don Camillo. Dietro la banda, un miliardo di bambini, dietro ai bambini don Camillo che reggeva il grande Cristo crocifisso e avanzava con passo lento e sicuro. Via via che il corteo avanzava, la gente ai lati della strada si accodava. Il grande crocifisso di legno era pesante e le cinghia della tasca di cuoio che reggeva il piede della croce segava le spalle a don Camillo. E la strada era lunga.
“Signore”, sussurrò don Camillo a un certo punto “prima che mi si spacchi il cuore vorrei poter arrivare in chiesa e rivederVi là , sull’altare.”
“Ci arriveremo, don Camillo, ci arriveremo” rispose il Cristo che oramai pareva a tutti più bello.
E arrivarono.
In questo racconto di Guareschi vedo quella parte della Chiesa che insieme al Papa sta virando verso i sereni porti della Tradizione; pur con molte difficoltà, già si scorgono alcune luci della costa.
Anch'io mi sento un umile membro di questo equipaggio.
Guareschi già anticipa quello che si sta realizzando adesso, un “profeta” insomma e anche noi siamo come quella squadra di volontari che è costretta a lavorare di notte, nel silenzio, nel nascondimento, come se fossimo dei malfattori, pur di ritornare “all’altare che stava lì da secoli” ...siamo un po’ come il lievito che non si vede ma che svolge il suo ruolo fondamentale o come il sale, se vogliamo rimanere in termini evangelici.
Ma il buio non ci scoraggia, perchè, nonostante le avversità che incontriamo, tutti vecchi, giovani, donne, uomini sono con noi. Ebbene si, non solo gli anziani (come molti vogliono farci credere) ma soprattutto i giovani sono la maggioranza in questa barca che è la Chiesa, che grazie al buon timoniere sta ritornando alla Fede immutata dei Padri.
E’ proprio la vista dei giovani che atterrisce quello sparuto gruppo che rema contro.
E in quel don Camillo, stanco, affaticato per il peso della Croce, da ricollocare sull’altare maggiore, vediamo il nostro Papa,che seppur sofferente “procede con passo lento ma sicuro” e ha fiducia in me, in te, in noi e come un atleta ci lascia il testimone, a noi che siamo più forti, e nel lasciarcelo sembra quasi di sentire la rassicurante voce di Nostro Signore che dice: “Ci arriveremo, ci arriveremo”.
E arriveremo.
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