Sante Messe in rito antico in Puglia

martedì 29 marzo 2011

Lecce: intervista al card. Raymond Leo Burke

di Linda Cappello

Come mai ha deciso di intraprendere questo viaggio in Puglia?
«Sono stato invitato dalla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Bari, su espresso desiderio del professore Raffaele Coppola, che ha i suoi natali nel Salento. Mi ha invitato più di un anno fa per partecipare ad una giornata di studio sulla sacra liturgia. Venerdì ho partecipato ad un dibattito su questo tema e sono stato molto onorato di ricevere dall’Università il sigillo d’oro. Poi ho celebrato la messa nella cattedrale di Bari e sabato sera sono invece andato a Taranto».

Lei celebra la messa in latino nella chiesa di Santa Chiara. Il rito romano rappresenta più un ritorno al passato oppure una nuova prospettiva per il futuro?
«Certamente una prospettiva per il futuro, che sarà arricchito da tutta la tradizione liturgica. Papa Benedetto XVI ci ha insegnato che quello che è stato bello nella liturgia di tutti i secoli deve essere apprezzato anche oggi. Lo stesso rito romano che celebriamo oggi, così come accadeva prima del Concilio, è un modo per arricchire la nostra celebrazione.
Non deve essere inteso come una negazione della riforma conciliare, ma solo un modo per mantenere il senso della continuità del nostro culto».

Come replica a coloro che sostengono che la messa in latino potrebbe essere meno comprensibile per la gente comune?
«Sono cresciuto con il rito romano, che consente di far capire perfettamente l’azione della messa. Il suo messale ed i testi più comuni diventavano una parte della nostra vita, non era una cosa strana. Se una persona vuol comprendere il vero significato della messa sono certo che non avrà difficoltà, anche se per seguire più attentamente il rito è preferibile utilizzare il messale. Di certo è più articolato, ci sono molti gesti, ma sono tutti molto belli. Aiutano i fedeli a vedere la realtà della messa, che è l’ incontro del cielo con la terra. Il rito ci aiuta a vedere la realtà».








giovedì 17 marzo 2011

Il cardinale Burke in Puglia: il programma


Dal 24 al 27 marzo prossimo sarà in Puglia il Card. Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica (ossia il ministro della giustizia ed insieme primo magistrato della Chiesa cattolica), invitato dal Dipartimento Giuridico delle Istituzioni, Amministrazione e Libertà dell’Università di Bari e dalla Scuola Ecclesia Mater, associazione di laici, costituita per dare visibilità e attuazione alle scelte di Benedetto XVI in campo liturgico.

Il Cardinale giungerà a Bari nella serata di giovedì 24 e sarà ospite dell’Arcivescovo Francesco Cacucci; nella mattinata di venerdì 25, presso l’aula magna “Aldo Moro” dell’Università di Bari terrà una relazione all’incontro di studio “Liturgie secolarizzate e diritto”, al quale sono state invitate personalità del mondo accademico, della società civile e della società religiosa.

Nel pomeriggio il Cardinale farà visita a San Nicola e quindi celebrerà la santa messa in Cattedrale. Nella successiva mattinata di sabato 26 sarà ricevuto in municipio dal sindaco Michele Emiliano e si porterà poi a Monopoli per una breve visita in Cattedrale. Nel pomeriggio dovrebbe essere a Taranto per una visita alla cattedrale di San Cataldo ed un saluto con l’arcivescovo Benigno Papa, cui dovrebbe seguire la celebrazione della santa messa.

In serata giungerà a Lecce, ospite dell’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio; nella mattinata di domenica 27 incontrerà il sindaco Paolo Perrone e successivamente celebrerà la santa messa nella chiesa di Santa Chiara.

domenica 13 marzo 2011

Il Vaticano II e l’ermeneutica della continuità

di Vito Abbruzzi

Qualche giorno fa mentre sfogliavo il bellissimo volume Giovanni XXIII. Il Papa del Concilio Ecumenico Vaticano II (Bergamo 1966), la mia attenzione fu tutta presa dal contributo di Pericle Felici intitolato, per l’appunto, Il Concilio Ecumenico Vaticano II (pp. 226-257). Si tratta di un contributo di grande interesse storico perché dato dall’allora Segretario del Concilio, divenuto in seguito cardinale.

Leggendo questo scritto del 1963, si coglie chiaramente la reale intenzione del Vaticano II e di Papa Giovanni, che ne fu l’ideatore e l’artefice: “attingere novello vigore” per la Chiesa, “seguendo sempre le orme della tradizione antica”.

Sono espressioni che Mons. Felici non esita a far sue, citando proprio il discorso tenuto da Giovanni XXIII alla Commissione Antepreparatoria del Concilio il 30 giugno 1959 (il giorno seguente la pubblicazione dell’enciclica Ad Petri cathedram):
« Il Concilio [Ecumenico Vaticano II] è convocato, anzitutto, perché, la Chiesa cattolica, nella fulgida varietà dei riti, nella multiforme azione, nella infrangibile unità, si propone di attingere novello vigore per la sua divina missione. Perennemente fedele ai sacri principii su cui poggia e all’immutabile dottrina affidatele dal Divin Fondatore, la Chiesa, seguendo sempre le orme della tradizione antica, intende, con fervido slancio, rinsaldare la propria vita e coesione, anche di fronte alle tante contingenze e situazioni odierne ».

Un’ermeneutica del Vaticano II all’insegna della continuità, dunque, e giammai della rottura col passato, come, invece, abbiamo sentito (e ancora sentiamo) tante volte ripetere da quanti conoscono poco o punto il Concilio.

venerdì 4 marzo 2011

Messa antica, le statistiche tre anni dopo

di Andrea Tornielli

Il 14 settembre 2010, a tre anni esatti dall’entrata in vigore del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che nel 2007 ha liberalizzato l’uso dell’antico messale preconciliare offrendo la possibilità ai gruppi di fedeli legati alla messa tradizionale di rivolgersi direttamente ai parroci, è stato effettuata una statistica sulla situazione.

L’ha resa disponibile nei giorni scorsi il gruppo Paix Liturgique, in una newsletter. La rilevazione, non soltanto quantitativa ma anche qualitativa, è stata eseguita su trenta Paesi, quelli in cui il cattolicesimo è più saldamente presente: si è studiato il numero delle messe antiche disponibili, ma anche la loro frequenza e il loro orario, valutando, ad esempio, se si tratti di orari adeguati per la famiglia. È stata dunque monitorata la situazione in Spagna, Portogallo, Irlanda, Svizzera, Repubblica Ceca, Germania, Italia, Gran Bretagna, Polonia, Francia, Paesi Bassi, Ungheria, Austria, Canada, Stati Uniti, Messico, Colombia, Cile, Brasile, Argentina, Australia, India, Filippine, Nuova Zelanda, Sud Africa, Gabon e Nigeria.

Le informazioni sono state attinte da almeno due fonti indipendenti l’una dall’altra. La messa tridentina è celebrata in 1.444 luoghi. Di questi, 340 hanno la messa in un giorno durante la settimana; 313 hanno la messa domenicale ma non regolarmente e dunque non ogni settimana; 324 hanno la messa ogni domenica ma non in orario adeguato per le famiglie (vale a dire al di fuori dell’arco temporale compreso tra le 9 e le 12). Infine, 467 luoghi hanno messe ogni domenica con orario adeguato per le famiglie. In pratica c’è una messa family friendly ogni 3 (32,3 per cento), mentre una messa ogni quattro non è celebrata la domenica.

Interessante, infine, anche il paragone con le messe celebrate dalla Fraternità San Pio X, non conteggiate nella prima statistica, che ha invece preso in considerazione quelle celebrate secondo il motu proprio. Le messe gestite dai gruppi «lefebvriani» sono in tutto 690, praticamente una ogni due di quelle celebrate invece secondo il motu proprio e in piena comunione con Roma. Nonostante le difficoltà e le resistenze, la messa antica viene, seppur lentamente, conosciuta da un numero sempre maggiore di persone.

L’intento del Pontefice era quello di un arricchimento reciproco tra rito romano ordinario (quello scaturito dalla riforma post-conciliare) e rito romano straordinario (quello preconciliare ora liberalizzato). Ma su questo il cammino da compiere è ancora lunghissimo. Intanto si attende nei prossimi giorni la pubblicazione di un’istruzione della Pontificia commissione Ecclesia Dei, approvata dal Papa, che dovrebbe stabilire alcuni punti fermi attuativi del motu proprio, dimostrando in concreto che Summorum Pontificum è una legge universale della Chiesa e va applicato.

(tratto da La Bussola quotidiana, 1 marzo 2011)