di Linda Cappello
Come mai ha deciso di intraprendere questo viaggio in Puglia?
«Sono stato invitato dalla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Bari, su espresso desiderio del professore Raffaele Coppola, che ha i suoi natali nel Salento. Mi ha invitato più di un anno fa per partecipare ad una giornata di studio sulla sacra liturgia. Venerdì ho partecipato ad un dibattito su questo tema e sono stato molto onorato di ricevere dall’Università il sigillo d’oro. Poi ho celebrato la messa nella cattedrale di Bari e sabato sera sono invece andato a Taranto».
Lei celebra la messa in latino nella chiesa di Santa Chiara. Il rito romano rappresenta più un ritorno al passato oppure una nuova prospettiva per il futuro?
«Certamente una prospettiva per il futuro, che sarà arricchito da tutta la tradizione liturgica. Papa Benedetto XVI ci ha insegnato che quello che è stato bello nella liturgia di tutti i secoli deve essere apprezzato anche oggi. Lo stesso rito romano che celebriamo oggi, così come accadeva prima del Concilio, è un modo per arricchire la nostra celebrazione.
Non deve essere inteso come una negazione della riforma conciliare, ma solo un modo per mantenere il senso della continuità del nostro culto».
Come replica a coloro che sostengono che la messa in latino potrebbe essere meno comprensibile per la gente comune?
«Sono cresciuto con il rito romano, che consente di far capire perfettamente l’azione della messa. Il suo messale ed i testi più comuni diventavano una parte della nostra vita, non era una cosa strana. Se una persona vuol comprendere il vero significato della messa sono certo che non avrà difficoltà, anche se per seguire più attentamente il rito è preferibile utilizzare il messale. Di certo è più articolato, ci sono molti gesti, ma sono tutti molto belli. Aiutano i fedeli a vedere la realtà della messa, che è l’ incontro del cielo con la terra. Il rito ci aiuta a vedere la realtà».
Nessun commento:
Posta un commento