giovedì 6 ottobre 2011

Nelle “Notti sacre” il sonno del buon senso

di Giannicola D’Amico

Si è svolta per la seconda volta a Bari la manifestazione “Notti sacre” che ha visto un nutrito cartellone di concerti, conferenze, rappresentazioni nelle chiese della città vecchia: una delle tante kermesse di cui le nostre chiese, aperte o chiuse al culto, sono sempre più piene oggigiorno.
Non ci sarebbe stato bisogno di alcun commento ad una manifestazione che, come tante altre, segna indelebilmente i nostri tempi, se non fosse stato per le polemiche sorte a seguito degli spettacoli di chiusura, ovvero le danze indiane e l’estrazione della lotteria collegata alla manifestazione, avvenute nella Cattedrale del capoluogo, domenica 2 ottobre.
Gli altri concerti e serate dell’iniziativa – ancorchè scaturente dall’idea un po’ bizzarra di replicare in ambito ecclesiastico le notti bianche che ormai imperversano ovunque – sono stati ben organizzati e di buona riuscita, sebbene si debba auspicare che l’Ufficio Liturgico della Diocesi, nell’esercizio dei suoi compiti istituzionali, possa pre-occuparsi più della musica all’interno della liturgia, che nelle chiese del capoluogo non è proprio di alto livello, piuttosto che di tali organizzazioni culturali.
Lo spettacolo di danza indiana però ha fatto storcere il naso a più di uno, unitamente all’aver proceduto all’estrazione del premio in palio (una autovettura) in Cattedrale, e non si può trattare di qualche anima pia o esaltato, come da qualche parte sono stati definiti i detrattori della manifestazione.
Ragioni di semplice prudenza “canonica” – senza scomodare alte questioni di desacralizzazione o profanazione del luogo, che forse sfuggirono agli organizzatori – avrebbero potuto evitare tale oggettivo scempio.
Il can. 1210 del Codice di Diritto Canonico recita “Nel luogo sacro sia consentito solo quanto serve all'esercizio e alla promozione del culto, della pietà, della religione, e vietato qualunque cosa sia aliena dalla santità del luogo. L'Ordinario, però, per modo d'atto può permettere altri usi, purché non contrari alla santità del luogo.”
S.E. l’Arcivescovo deve aver approvato “per modo d’atto” l’esibizione della danzatrice indiana (ma milanese) al suono del sitar, forse perché al di fuori da una funzione sacra in senso stretto, ma qui soccorre la normativa secondaria.
Considerato che i concerti tenuti nelle chiese sono assimilati ipso iure ai pii esercizi, l’Istr. Musicam sacram del 1967 recita “gli strumenti che, secondo il giudizio e l’uso comune, sono propri della musica profana, siano tenuti completamente fuori di ogni azione liturgica e dai pii e sacri esercizi”.
Se negli anni Sessanta si parlava solo di strumenti musicali, ora bisogna tener conto anche degli strumenti coreutici……
Negli anni Ottanta, quando il fenomeno delle manifestazioni extraliturgiche cominciava ad ingigantirsi, una lettera della Sacra Congregazione per il Culto Divino dedicata proprio ai “Concerti nelle chiese” (5 novembre 1987) ribadiva: "Le chiese (...) non possono considerarsi come semplici luoghi "pubblici", disponibili a riunioni di qualsiasi genere. Sono luoghi sacri, cioè "messi a parte", in modo permanente, per il culto a Dio, dalla dedicazione o dalla benedizione. (…….) Quando le chiese si utilizzano per altri fini diversi dal
proprio, si mette in pericolo la loro caratteristica di segno del mistero cristiano, con danno più o meno grave alla pedagogia della fede e alla sensibilità del popolo di Dio, come ricorda la parola del Signore: "Domus mea, domus orationis vocabitur".”
Non sappiamo se, nell’organizzare la serata finale di Notti Sacre, in Curia si siano posti questi problemi visto che in passato (giustamente) quando manifestazioni simili erano allestite da enti terzi, si pretendeva di vagliare previamente i programmi musicali “ad tuendam catholicam fidem”.
Senza entrare nella gratuita polemica, alcune domande sorgono spontanee:
  1. era opportuno inscenare quello spettacolo in Cattedrale, giustificandolo con l’anniversario della nascita di Ghandi?
  2. sarebbe stato più giusto tenerlo nella chiesa della Vallisa, ormai sconsacrata da anni e devoluta stabilmente a concerti e spettacoli di vario genere?
  3. era necessario tenere in Cattedrale l’estrazione della lotteria (iniziativa in sé legittima), quando alle nostre latitudini il 2 ottobre poteva far simpaticamente prevedere l’iniziativa sul sagrato, o nel retrostante cortile dell’episcopio, se proprio il complesso Cattedrale- Episcopio-Istituto di Scienze religiose-Tribunale ecclesiastico fosse privo di una sala così capiente da accogliere le fiumane di aspiranti vincitori della vettura?
  4. se proprio all’Ufficio Liturgico nessuno bazzica di diritto, si poteva chiedere a qualche Ufficio di Curia un po’ più attrezzato nel campo?
Ma forse il problema, ahinoi!, non si è nemmeno posto.
Speriamo che, per pari trattamento ecumenico, qualche tempio braminico in India accolga presto un concerto di “Frammenti di Luce” con le musiche di don Antonio Parisi, maestro di Cappella della Cattedrale barese, gli amabili gorgheggi di sr Cristina Alfano e le severe bacchettate di don Maurizio Lieggi.

1 commento:

  1. Orrore! Orrore! Orrore! Trovo blasfemo ed incivile profanare il tempio sacro, testimone silenzioso della morte incruenta di nostro Signore, luogo di preghiera dove l'umano e il divino, in un vicendevole afflato, si uniscono e la misteriosa presenza si disvela nell'intimo dell'anima. Ritengo che il vuoto di valori sperimentato in questo contesto, così ben illustrato dal maestro Giannicola D'Amico, abbia raggiunto il suo più infimo ipogeo.

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