dell’Abate Emanuele Caronti O.S.B.
Scopo dell’Avvento è di preparare i fedeli al grande avvenimento della nascita del Salvatore.
Liturgicamente, oltre la memoria della nascita storica di Gesù Cristo, l’Avvento significa un’altra duplice venuta del medesimo. La sua nascita nelle anime nostre mediante la grazia; la sua venuta alla consumazione dei tempi per giudicare tutta l’umanità. Cosi considerato, esso rappresenta i tempi premessianici durante i quali il popolo di Dio aspettava la sua liberazione dal venturo Redentore; rappresenta la misteriosa azione della grazia che forma l’anima nostra ad immagine e somiglianza di Cristo, inserendoci vitalmente a Lui come membra dello stesso corpo al capo; rappresenta finalmente i secoli che devono passare sino a quando il Cristo verrà con la somma del potere a giudicare i vivi e i morti.
I sentimenti, dai quali deve essere ispirata la nostra pietà durante l’Avvento, sono:
1° Penitenza, perché secondo la predicazione di Giovanni Battista, è necessario in questo sacro tempo che «facciamo frutti degni del nostro ravvedimento, ed ogni albero che non fa buon frutto sta per essere tagliato e gettato nel fuoco»;
2° Raccoglimento interiore, perché «v’ha una voce che grida nel deserto: preparate la via del Signore»: ora per ascoltare gli accenti salutari di questa voce, è necessario che, ritornati alla seria considerazione delle nostre origini, chiudiamo l’orecchio allo strepito del mondo, e nella quiete dell’orazione, nelle solennità del culto, raccogliamo i frutti dello Spirito che ci parla nella profondità dell’animo;
3° Desiderio ardente del Signore, perché egli è il «Sol levante che splenderà dall’alto per illuminare coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte e per guidare i nostri passi nella via della pace».
La Chiesa ce ne dà l’esempio: nella sua liturgia s’ode un grido continuato, intenso e crescente che invoca il Cristo, la Sapienza dell’Altissimo, che deve venire ad insegnare la via della santità, il Condottiero d’Israele, che deve venire a liberare il suo popolo, il Figlio di Iesse, che deve aprire il carcere tenebroso del peccato, il Re delle genti, che deve fondare il regno universale della carità, l’Emmanuele, il Dio con noi, che deve venire ad abitare coi suoi fratelli per elevarli alla dignità di figliuoli di Dio, coll’effusione del suo amore.
(Tratto da E. Caronti, Il Messale festivo per i fedeli, ed. L.I.C.E., Torino 1932, pp. 73-74)
Nessun commento:
Posta un commento