di
Giannicola D’Amico *
“Ma davvero vai alla messa in latino? E com’è?" L’interrogativo,
in un misto fra curiosità e interesse, si ripete con costante cadenza fra
fedeli e non, praticanti e non, ed è rivolto a coloro, sempre più numerosi, che
grazie a un provvedimento del papa prendono parte alla messa secondo il rito straordinario, la cosiddetta "messa di sempre".
Il dibattito sta animando il mondo religioso perché se è vero che, soprattutto
fra i giovani, si sta facendo strada la volontà di seguire la messa secondo
quella che era ed è la lingua sacra della chiesa cattolica romana (e la Puglia
è tra le regioni che stanno facendo un po’ da apripista in Italia), è anche
vero che non sono poche le resistenze all’interno dello stesso clero che,
stando alle parole del Papa, dovrebbe dare "calorosa accoglienza" ai
fedeli che richiedono la messa gregoriana, con tanto di musica sacra.
Joseph Ratzinger era ancora cardinale quando gli fu
chiesto se dinanzi alla crisi del sacro si potesse pensare a un recupero
dell’antico rito. Il futuro papa rispose: "Non si vede proprio che cosa
debba esserci di pericoloso o inaccettabile. Una comunità mette in questione se
stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo
prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché
le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani ciò che oggi
prescrive?". E ancora: "Purtroppo da noi c’è una tolleranza quasi
illimitata per le modifiche spettacolari e avventurose, mentre praticamente non
ce n’è per l’antica liturgia. Così siamo sicuramente su una strada
sbagliata".
I Vescovi hanno quindi, la responsabilità di far attuare
quanto prescritto, attenendosi alla "mens" del Santo Padre , in modo che non
vi siano discriminazioni tra i fedeli che partecipano alla Messa nell’una e
nell’altra forma. Pertanto è loro responsabilità pastorale l’obbedienza al
Papa, al fine di edificare clero e fedeli, come è richiesto ad ogni Vescovo
cattolico. La Scuola Ecclesia Mater, associazione nata
dall’incontro di persone, chierici e laici, mosse da una ricerca e
un’espressione del cristianesimo con metodo e ispirazione comuni (soprattutto
la teologia apologetica o fondamentale e la teologia liturgica di Joseph
Ratzinger/Benedetto XVI), è un sodalizio che persegue questo programma coniugando
la piena fedeltà al dato rivelato e l’adesione alla Chiesa con uno spirito e
uno stile di libertà. Come ha dichiarato recentemente il cardinale Kurt Koch,
presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani,
"se la attuale crisi della vita della Chiesa è innanzitutto una crisi
della liturgia, allora un rinnovamento della Chiesa oggi deve partire da un
rinnovamento della liturgia".
* Moderatore della Scuola
Ecclesia Mater per la musica sacra
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 12.3.2012
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 12.3.2012
Anche io credo che il latino sia occasione di unità nella Chiesa, ma definire la forma "straordinaria" come la "Messa di sempre" è un errore grossolano. È il rito attuale ad essere più vicino alla Celebrazione di sempre... e questo lo sanno tutti coloro che studiano Liturgia. Sarebbe meraviglioso celebrare in latino la Liturgia come ci è stata restituita dal Concilio con la Riforma che anche Papa Benedetto XVI auspica. La parentesi di 4-5 secoli ha determinato un impoverimento della Liturgia: pur sembrando di esaltare la divinità del culto, di fatto ha allontanato i fedeli dal gustare e celebrare la Domenica come "festa primordiale" nel cammino mistagogico scandito dai tempi dell'anno liturgico.
RispondiEliminaHo scoperto da poco questo blog. Complimenti per il vostro lavoro! Ad maiora!!
RispondiEliminaUn saluto,
Matteo