(dall'omelia del Santo Padre nella Messa del Giovedì Santo)
Il Giovedì Santo non è solo il giorno
dell’istituzione della Santissima Eucaristia [...] Fa parte
del Giovedì Santo anche la notte oscura del Monte degli Ulivi, verso la quale
Gesù esce con i suoi discepoli; fa parte di esso la solitudine e l’essere
abbandonato di Gesù, che pregando va incontro al buio della morte;
[…] dobbiamo rivolgere la nostra
attenzione su ciò che gli Evangelisti ci riferiscono riguardo all’atteggiamento
di Gesù durante la sua preghiera. Matteo e Marco ci dicono che Egli “cadde
faccia a terra”, assunse quindi l’atteggiamento di
totale sottomissione, quale è stato conservato nella liturgia romana del
Venerdì Santo. Luca, invece, ci dice che Gesù pregava in ginocchio. Negli Atti
degli Apostoli, egli parla della preghiera in ginocchio da parte dei santi:
Stefano durante la sua lapidazione, Pietro nel contesto della risurrezione di
un morto, Paolo sulla via verso il martirio. Così Luca ha tracciato una piccola
storia della preghiera in ginocchio nella Chiesa nascente. I cristiani, con il
loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi.
Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati,
sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti
al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e
riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra
fiducia che Egli vinca.
[…] dobbiamo ancora prestare
attenzione al contenuto della preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Gesù
dice: “Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non
ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. La volontà naturale
dell’Uomo Gesù indietreggia spaventata davanti ad una cosa così immane. Chiede
che ciò gli sia risparmiato. Tuttavia, in quanto Figlio, depone questa volontà
umana nella volontà del Padre: non io, ma tu. Con ciò Egli ha trasformato
l’atteggiamento di Adamo, il peccato primordiale dell’uomo, sanando in questo
modo l’uomo. L’atteggiamento di Adamo era stato: Non ciò che hai voluto tu,
Dio; io stesso voglio essere dio. Questa superbia è la vera essenza del
peccato. Pensiamo di essere liberi e veramente noi stessi solo se seguiamo
esclusivamente la nostra volontà. Dio appare come il contrario della nostra
libertà. Dobbiamo liberarci da Lui – questo è il nostro pensiero – solo allora
saremmo liberi. È questa la ribellione fondamentale che pervade la storia e la
menzogna di fondo che snatura la nostra vita. Quando l’uomo si mette contro
Dio, si mette contro la propria verità e pertanto non diventa libero, ma
alienato da se stesso. Siamo liberi solo se siamo nella nostra verità, se siamo
uniti a Dio. Allora diventiamo veramente “come Dio” – non opponendoci a Dio,
non sbarazzandoci di Lui o negandoLo. Nella lotta della preghiera sul Monte
degli Ulivi Gesù ha sciolto la falsa contraddizione tra obbedienza e libertà e
aperto la via verso la libertà. Preghiamo il Signore di introdurci in questo
“sì” alla volontà di Dio, rendendoci così veramente liberi. Amen.
© Copyright 2012 - Libreria Editrice
Vaticana
Nessun commento:
Posta un commento