Sante Messe in rito antico in Puglia

giovedì 22 novembre 2012

La Musica nel Tempio fuori della Liturgia: appunti fra Arte e Diritto


di Giannicola D'Amico

Un tempo, dopo la “funzione serotina” alias la Benedizione del SS.mo Sacramento nel giorno della festa di S. Cecilia, c’era l’usanza di intonare per la prima volta il “Tu scendi dalle stelle” ad ideale apertura dell’imminente inizio dell’Anno liturgico.
C. Saraceni - Martirio di S. Cecilia (1610 ca.)
L’odierna occasione festiva per la gloriosa Martire romana, Patrona della Musica, permette qualche riflessione in previsione dell’ormai imminente Avvento e delle feste natalizie che seguiranno a ruota, poiché sono il periodo dell’anno ormai stabilmente connotato dal vertiginoso numero di concerti “natalizi” che hanno invaso le nostre chiese, a tutte le latitudini, nelle città, come nei piccoli centri.
E’ormai diffusa la prassi di ospitare in chiesa kermesse di vario genere, e i concerti in alcuni casi sono momenti di vera elevazione spirituale e gioia estetica che aiutano a creare una reale meditazione nei luoghi di preghiera, ma purtroppo capita a volte di assistere a rappresentazioni non proprio edificanti, musicalmente parlando, se non addirittura inadatte ai luoghi che le ospitano.
Ammettere concerti negli edifici sacri è usanza antica: alcuni dei grandi oratori di Perosi, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, vennero eseguiti in importanti chiese di tutta Italia, meritando all’autore fama e popolarità (che egli spese poi per il servizio liturgico).
Oggi però, data la pletora di manifestazioni, è tutt’altra musica!
Dagli anni Settanta il fenomeno si è gradualmente espanso, per varie ragioni: agli inizi essenzialmente per un progressivo accoglimento in sede concertistica di tutto il repertorio organistico, polifonico e finanche gregoriano che una inquietante interpretazione delle normative liturgico-musicali del Concilio Vaticano II, progressivamente bandiva con inesorabile categoricità dalla sua sede nativa, ovvero dai riti.
I cori, le scholae e le cappelle musicali – ove sopravvissero alla falcidie - dovevano pur produrre un repertorio conquistato e tramandato a caro prezzo: anche la Cappella Sistina, per mantenere viva la sua grande tradizione polifonica, intraprese memorabili tournées sotto l’inarrivabile mano di Domenico Bartolucci, finanche in Turchia ed in Giappone.
Successivamente si sono aggiunti altri motivi, quali la bellezza dei luoghi e la compatibilità acustica di essi, e poi la progressiva mancanza di “contenitori culturali” (sintagma abominevole, ma ormai di uso corrente) nelle nostre città, sempre più affamate di spazi sociali di aggregazione.
Queste ultime ragioni spingono spesso a considerare le chiese, come siti capaci di una supplenza tout court di tali carenze ed ad ospitare in esse concerti o manifestazioni poco consoni alla sacertà dei luoghi.
Nel novembre 1987, la Congregazione per il Culto Divino, innanzi al progressivo ampliamento del fenomeno e dei pericoli di cattiva gestione, diramò una lettera con cui si chiarificavano alcune cose e si dava un indirizzo preciso per l’azione pastorale in questa materia, con espliciti riferimenti all’Istr. Musicam Sacram del 1967, che assimilava i concerti nelle chiese ai pii esercizi, e ai canoni 1210 e 983 CJC.
Tra l’altro si diceva “Non è legittimo programmare in una chiesa l’esecuzione di una musica che non è di ispirazione religiosa e che è stata composta per essere eseguita in contesti profani precisi, sia essa classica o contemporanea, di alto livello o popolare: ciò non rispette¬rebbe il carattere sacro della chiesa…” ma ormai non è difficile imbattersi in programmazioni sinfoniche che anche prestigiose istituzioni musicali decentrano stabilmente nelle chiese, sicchè si può ascoltare un suadente Bolero di Ravel presso una tragica Crocefissione, o la Radetzky march sotto gli occhi “basiti” di una S. Agata al supplizio.
Senza contare che di recente si è assistito anche a spettacoli coreutici di vario genere, sorretti dalle motivazioni più disparate: dall’altissima giustificazione ecumenica, fino alla più  casalinghe opportunità per i gruppi parrocchiali che devono organizzare il saggio di fine anno, per arrivare alla solennizzazione di solstizi, equinozi ed altri eventi …. astronomici!  
Per l’imponenza del fenomeno è chiaro che le previsioni della Congregazione circa il previo assenso di ogni programma da parte dell’Ordinario sono ormai superate de facto, per cui sarebbe utile che i parroci, i rettori e anche gli organizzatori – compresi i musicisti -  non dimenticassero che la chiesa è luogo sacro, cioè “messo a parte”, in modo permanente, per il culto a Dio, e ogni manifestazione extracultuale, per quanto di altissimo livello, deve essere circondata da precise garanzie e dall’osservanza di requisiti minimi di compatibilità con la destinazione canonica del luogo, altrimenti si perde di vista ….. l’Essenziale.
Anche Pio X, entrando in S. Pietro per la prima volta da Papa, tacitò dalla sedia gestatoria le scroscianti manifestazioni di gioia dei fedeli dicendo “Non è bello applaudire il servo, nella casa del Padrone”.

1 commento:

  1. Purtroppo, a mio giudizio, non vi è cosa più deprecabile dell'assistere nella Casa del Signore - destinata elettivamente alla preghiera ed alla meditazione - a manifestazioi canore non consone alla sacralità del luogo, ad abbracci e baci di fraternità e pace o ad applausi comunque motivati.
    E tutto ciò allontana chi era aduso alla severa liturgia preconciliare che favoriva il raccoglimento e l'intimo rapporto con Dio.

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