Arch. Angelo La Notte
In un momento storico di grande confusione intellettuale e culturale dove la propria opinione e interpretazione dei termini si confonde con quei punti che restano i capisaldi della corretta lettura che distingue da sempre l’arte religiosa dall’arte sacra, mi è sembrato opportuno riportare una sintesi degli interventi, riguardanti la materia, che vanno da Papa Paolo VI a Papa Benedetto XVI.
- Nel 1973, nel discorso di inaugurazione del museo di arte religiosa moderna, afferma ulteriormente la sua riflessione distinguendo tra arte sacra e arte religiosa.
Se la prima ha una precisa connotazione di ruolo e di funzione perché è destinata a qualificare il culto divino; la seconda offre all’artista uno spettro di possibilità operative virtualmente infinito. Tutto ciò che esprime una spiritualità (stupore davanti al miracolo della vita, della natura, culto degli affetti, ascolto e riflessione difronte ai supremi interrogativi della vita, della morte, dell’assoluto e dell’altrove) può essere argomento di arte religiosa.
- Il Cardinale Joseph Ratzinger nell’” Introduzione alla Spirito della Liturgia”.
“(…) Resta però una differenza tra l’arte sacra (quella che si riferisce alla liturgia, che appartiene all’ambito ecclesiastico) e l’arte religiosa in generale.
Nell’arte sacra non c’è spazio per l’arbitrarietà pura le forme artistiche che negano la presenza del logos nella realtà e fissano l’attenzione dell’uomo sull’apparenza sensibile, non sono conciliabili con il senso dell’immagine nella chiesa. Dalla soggettività isolata non può venire alcuna arte sacra. Essa suppone piuttosto che il soggetto interiormente formato dalla chiesa e aperto verso il noi. Solo così l’arte rende visibile la fede comune e torna a parlare ai cuori credenti.
La libertà dell’arte, che deve esserci anche nell’ambito delimitato dell’arte sacra, non coincide con l’arbitrarietà”.
- Dichiarazione che pone dei punti fermi, ristabilendo equilibri messi in discussione da quanto Papa Paolo VI dichiarava nel discorso agli artisti tenutosi nella Cappella Sistina il 7 Maggio 1964, dove veniva affermata la libertà dell’artista e il rispetto per la forza innovativa dei linguaggi espressivi: “(…) l’artista ha la missione, di rendere visibile nella pienezza della sua libertà espressiva e quindi nell’esercizio delle sue responsabilità di creatore, ciò che è trascendente, inesprimibile, ineffabile”.
Mentre il Cardinal Ratzinger sottolinea che senza fede non c’è arte adeguata alla liturgia.
L’arte sacra si trova sotto l’imperativo della seconda lettera ai corinzi: “…Guardando a Cristo, noi “veniamo” trasformati nella Sua immagine, di gloria in gloria, mediante lo spirito del Signore” (3, 18).
“ (…) l’arte…è sempre un dono. L’ispirazione non la si può decidere, la si riceve gratuitamente…presuppone il dono di una nuova visione.
Per questo tutti noi dovremmo essere preoccupati di giungere nuovamente a una fede capace di vedere, dove questo avviene, anche l’arte trova la sua giusta espressione”.
Quattro sono i punti indicati nel testo del Cardinal Ratzinger che ritengo siano fondamentali per comprendere l’arte sacra:
1) La totale assenza di immagini non è conciliabile con la fede nell’incarnazione di Dio…Le immagini del bello, in cui si rende visibile il mistero del Dio invisibile sono parte integrante del culto cristiano.
2) L’arte sacra trova i suoi contenuti nelle immagini della storia della salvezza, a cominciare dalla creazione e dal primo giorno fino all’ottavo.
3) Le immagini della storia di Dio con gli uomini non mostrano solo una sequenza di eventi passati, ma fanno veder in essi l’unità interiore dell’agire di Dio. Esse rimandano al Sacramento e soprattutto al Battesimo a all’Eucaristia…quindi,…strettamente e intimamente legate all’azione liturgica. La storia diventa sacramento in Gesù che è la fonte dei sacramenti.
4) L’immagine di Cristo e le immagini dei santi non sono delle fotografia. La loro essenza è quella di condurre al disopra di ciò che è puramente constatabile sul piano materiale e di insegnare un nuovo modo di vedere, che percepisca l’invisibile dentro il visibile. La sacralità dell’immagine consiste proprio nel fatto che proviene da una visione interiore e proprio per questo conduce, a sua volta, a una visione interiore.
- Lettera agli artisti di Papa Giovanni Paolo II del 1999.
Si rivolge a coloro i quali Dio ha dato il compito di essere “artefici”, ma anche “creatori” essi stessi, tanto che è vero che “nella creazione artistica” l’uomo si rivela più che mai “immagine di Dio”, e realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda “materia” della propria umanità e poi esercitando un dominio creativo sull’universo che lo circonda.
L’artista Divino, con amorevole condiscendenza, trasmette una scintilla della sua trascendente sapienza all’artista umano, chiamandolo a condividere la sua potenza creatrice. E ovviamente una partecipazione, che lascia intatta l’infinita distanza tra il Creatore e la creatura”.
“…L’artista, infatti, quando plasma un capolavoro, non soltanto chiama in vita la sua opera, ma per mezzo di essa, in un certo modo, svela anche la propria personalità. Nell’arte egli trova una dimensione nuova e uno straordinario canale d’espressione per la sua crescita spirituale”.
- Papa Benedetto XVI nel discorso agli artisti tenutosi nella Cappella Sistina nell’anno 2009:
Arte sacra: “…L’autentica bellezza, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo del conoscere, di amare, di andare verso l’altro, verso l’oltre di sé. Se accettiamo che la bellezza ci tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi, allora riscopriamo la gioia della visione, della capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere, il mistero di cui siamo parte e da cui possiamo attingere la pienezza, la felicità, la passione dell’impeto quotidiano”.
Arte religiosa: “…Le creazioni artistiche, proprio per la loro caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’infinito, può diventare una via verso il trascendente, verso il mistero ultimo, verso Dio. L’arte, in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell’esistenza, con i temi fondamentali da cui deriva il senso del vivere, può assumere una valenza religiosa e trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità…”.
- SINTESI:
Papa Paolo VI definì gli artisti “CUSTODI DELLA BELLEZZA”;
Papa Giovanni Paolo II rivolse la sua lettera “ a quanti, con appassionata dedizione, cercano nuove “epifanie” della bellezza”;
Papa Benedetto XVI, sviscerando una teologia della bellezza, suggerisce che “la via della bellezza ci conduce a cogliere il tutto nel frammento, l’infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità”, tanto più che, citando Hermann Hesse, “l’arte significa, dentro a ogni cosa mostrare Dio”.
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