Sante Messe in rito antico in Puglia

venerdì 13 dicembre 2013

Urge una nozione più chiara del concetto di autorità

di Vincenzo Sasso


La Chiesa Cattolica, stabilita da Gesù Cristo come colonna a fondamento della verità (1Tm 3,15), è stata nutrita ed è costantemente nutrita dall'insegnamento dei santi, di coloro che hanno fatto della loro vita un monumento vivente al Cristo risorto, che hanno conformato il loro pensiero a quello di Cristo (1Co 2,16), mediante la conformazione a quello della Chiesa (1Co 1,10). Possiamo quasi dire che l'insegnamento dottrinale proposto costantemente ai fedeli da parte del Magistero non inventa cose originali, ma non interviene che a dare una conferma della bontà oggettiva di quanto essi hanno detto e operato. 
Tra i santi spiccano i Padri della Chiesa, appartenenti al periodo fondativo della Dottrina della Chiesa, e i Dottori, la cui dottrina è particolamente indicata dalla Chiesa per via della sua limpidezza. Questi gruppi rappresentano i due pilastri su cui si regge la teologia. Infatti le persone appartenenti a queste due categorie sono additate come auctoritates nella ricerca teologia, cioè persone il cui pensiero ha un valore perenne ed è dunque da tenere constantemente in considerazione.

Ma che cosa comporta questo per i teologi? I teologi rispettano davvero l'indicazione autorevole della Chiesa? A me sembra che oggi sia di moda un po' quell'atteggiamento di qualche azienda: <<Rispettiamo la legge alla lettera, se proprio dobbiamo, in modo da rimanere nella legalità e da poter presentare il nostro prodotto con questo marchio di garanzia. Così l'acquirente si fiderà di noi, anzi inizierà a pensare che quel marchio di garanzia serva a certificare prodotti di questo tipo. Così non andrà più in cerca di altri prodotti: avrà trovato il suo autentico bene nel possesso di questi>>. Specie quando si è in cerca di buon cibo, si sta attenti alle etichette. I cattolici vanno in cerca di ciò che porta l'etichetta del cattolico. A causa di una scarsa formazione e della fragilità umana che porta al conformismo, spesso essi identificano come cattolico ciò che semplicemente riflette l'opinione dominante nella Chiesa, ancorché la più diffusa o la più largamente sponsorizzata. Questo però succede perché si è pervertito il senso delle "cose" universalmente riconosciute come marchi distintivi del pensiero cattolico. Ora cercherò di spiegarmi meglio e di argomentare.

Qual è sostanzialmente il metodo attuato dai teologi oggi? Studiare gli autori antichi per avere delle piattaforme su cui poi innovare, creare nuovi termini e cambiare i concetti, rivoluzionare le norme del dogma e quelle della morale. E' con questo presentano il proprio pensiero come se fosse in continuità con la Chiesa di sempre: basta che gli antichi autori vengano citati e presentati come tappa della Dottrina della Chiesa; poi non importa se si asserisce che erano dei misogini, autoritasti, che non conoscevano nulla di scienza ed erano influenzati da teorie filosofiche di vario genere che non permettevano loro di aderire alla verità contenuta nella Scrittura e che, di conseguenza, è del tutto lecito, anzi doverso, prendere spesso le distanze da quanto scrivevano. Così il richiamo al gloriosissimo passato della Chiesa diventa una sorta di excusatio non petita atta soltanto a sostenere posizioni fondamentalmente innovative e, se non conformiste, comunque più in linea con la cultura (laica) attuale rispetto a quelle, dure e insopportabili, degli autori antichi.

La tendenza della teologia contemporanea è quella di relativizzare il pensiero di tutti i grandi uomini che ci hanno preceduto. L'atteggiamento cattolico è invece quello di farsi guidare da coloro che la Chiesa ci addita a modelli e tirar fuori dal tesoro della loro sapienza cose antiche e nuove. Non importa se date proposizioni si inserivano in un contesto culturale molto diverso da quello attuale e che riteniamo da noi distante e "superato": i santi hanno avuto una penetrazione speciale del mistero di Dio. Ora, Dio non muta e dunque neanche i suoi decreti. Dunque, se la nozione di Dio e dei suoi decreti che ebbero i santi fu giusta, corretta e vera, anche oggi è giusta, corretta e vera. Come siamo sicuri del fatto che i santi dissero cose vere? In forza dell'autorità del Magistero, che ha conferito autorità ai santi. Cosicché noi dobbiamo anche oggi continuare a richiamarci spesso alla loro dottrina. 

Ma non è finita qui. Infatti: <<La Chiesa esercita il suo Magistero ordinario non soltanto dichiarando espressamente la dottrina da tenersi per Fede, ma anche mediante la dottrina implicitamente contenuta nella prassi, ossia nella vita stessa della Chiesa.>>  (SISTO CARTECHINI S.I., Dall'opinione al Domma. Valore delle Note Teologiche, Civiltà Cattolica, Roma 1953). Sicché, ad esempio, con troppa leggerezza si condannano tanti atteggiamenti che la Chiesa ebbe (e i santi ebbero) nel passato molto lontani dal pensiero odierno, ad esempio la politica di intolleranza – che assunse nei vari periodi storici diverse forme – verso gli eretici e gli infedeli sostenuta nei secoli e incoraggiata o vissuta attivamente da molti santi, o ancora il sostegno a regimi che potremmo ritenere "illiberali", qualifica, d'altronde, che richiama una categoria la cui corrispondenza con la Dottrina sociale della Chiesa è molto discutibile.

La verità è che noi giudichiamo la Chiesa a partire dai contenuti sempre molto opinabili del nostro orientamento culturale, tanto che il Magistero è arrivato ad esprimersi molto chiaramente sul problema, facendo chiarezza: <<l’esigenza critica non va identificata con lo spirito critico, che nasce piuttosto da motivazioni di carattere affettivo o da pregiudizio>> (Istruzione Donum veritatis, 9). Oggi è molto in voga questo atteggiamento tra i fedeli. Perciò si parla di "scisma silenzioso", cioè di perseveranza nella Fede, magari anche tramite la partecipazione liturgica, ma dissenso nella pratica di vita da quanto la Chiesa ha sempre insegnato, soprattutto in tema di morale sessuale. Dobbiamo però chiederci se tale tendenza non è piuttosto favorita dall'attuale pensiero dominante in teologia (e quindi dai pastori stessi), piuttosto che contrastata. Al contrario, la vita di Fede è un continuo sforzo a conformarsi al pensiero di Cristo tramite l'obbedienza all'unica Istituzione che ha ricevuto da Dio un carisma certo di verità. Carisma stabile, permanente e indefettibile.

Non è gratuito, anzi è necessario, rintracciare la motivazione più profonda dei comportamenti umani nelle cause più eminentemente spirituali; allora, possiamo sostenere che il vizio che anima la teologia contemporanea erronea è semplicemente uno: la superbia. Essa allontana l'uomo da percepire sé stesso con distanza critica, essa lo porta a sentirsi più santo o più intelligente di chi gli sta intorno e l'ha preceduto, essa lo porta al rifiuto dell'autorità di Dio impiegata nella Rivelazione o, molto più subdolamente, a fare di questa Rivelazione un recipiente adeguato per le sue convinzioni più estemporanee, le quali non sono altro che mode del tempo presente, spacciate per verità cristiana, da cui l'Apostolo ci mette in guardia: <<Jesus Christus heri, et hodie: ipse et in sæcula. Doctrinis variis et peregrinis nolite abduci. Optimum est enim gratia stabilire cor, non escis: quæ non profuerunt ambulantibus in eis>> (Heb 13,8-9).

lunedì 9 dicembre 2013

A tutti i Coetus Fidelium che si avvalgono del Motu Proprio Summorum Pontificum

Gratia vobis et pax a Deo Patre nostro et Domino Iesu Christo!



Confortati dall’esito del secondo Pellegrinaggio Internazionale Summorum Pontificum, raccogliendo l'esortazione di tanti fedeli - di recente ribadita anche dal Coordinamento Toscano Benedetto XVI - Vi scriviamo per promuovere un più stretto legame tra i Coetus Fidelium che, in tutta Italia, si sono costituiti per dare applicazione al Motu Proprio Summorum Pontificum.

Siamo convinti, infatti, che sia ormai tempo di creare e consolidare un forte e fraterno coordinamento fra tutti i Coetus. Vorremmo che davvero nascesse un più intenso movimento spirituale che rinvigorisse l'unione morale e la comunione di intenti che già ci uniscono; e che tutti noi - che crediamo nell'inestinguibile fecondità e nella perenne giovinezza della liturgia tradizionale - riuscissimo a costituirci quale Popolo del Summorum Pontificum, per mettere il nostro entusiasmo e la nostra azione a disposizione di tutta la Chiesa.

Un più diffuso senso di appartenenza comune, al quale in tanti aspiriamo, è indispensabile perché la presenza di ciascuno di noi nella Chiesa – nelle associazioni cattoliche, nelle confraternite, nelle parrocchie, nelle diocesi – possa consolidare ed incrementare la diffusione della liturgia tradizionale, mostrarne l’ineguagliabile splendore e, soprattutto, la perfetta espressione della fede cattolica tutta intera.

Crediamo che il modo migliore per rispondere a quanti – specie fra i nostri Pastori – pensano che il messale del B. Giovanni XXIII stia a cuore solo a pochi fedeli estraniati dalla vita della Chiesa, sia mostrare concretamente la nostra unità: occorre superare l’attuale situazione in cui ciascun gruppo vive nella sua isola felice (o nel suo fortino assediato) e aiutare i fratelli a riscoprire il senso profondo della vera adorazione, colmando, ben radicati nella Chiesa, il vuoto liturgico e dottrinale che oggi l’affligge; un compito al quale ci apprestiamo non già per nostri meriti (che sono miseri e insufficienti), ma in virtù della liturgia tradizionale che ci è stata affidata dal Motu Proprio e che – per quanto ad alcuni possa apparire paradossale – risulta lo strumento principale che la lungimiranza di Papa Benedetto XVI ha posto nelle mani dei fedeli laici per concorrere al rinnovamento della Chiesa.

Il nostro unico obiettivo: la diffusione della Santa Messa tradizionale, la sua promozione, la sua corretta celebrazione, la sua difesa!
Il nostro programma: dimostrare concretamente che non siamo soli nell’amore per la sacra liturgia e che, ben fieri ciascuno della propria storia, delle proprie radici e della propria identità, apparteniamo tutti ad un unico Popolo radunato dal MP Summorum Pontificum. Un popolo “normale”, che vuole avere una vita religiosa “normale” nelle parrocchie, nelle confraternite, nelle associazioni; che chiede cura pastorale piena e completa, come spetta “normalmente” ad ogni fedele; che ha la gioia di aver (ri)trovato il tesoro della liturgia tradizionale e si sforza di operare perché questo tesoro venga (ri)scoperto da tutti. Un Popolo che, proprio perché è tale, sa aiutarsi reciprocamente e fraternamente, sostenere fattivamente i propri sacerdoti e ritrovarsi intorno ad alcune iniziative spirituali comuni (il Popolo si manifesta soprattutto pellegrinando e raccogliendosi sotto il manto di Maria) e che finalmente vuole essere riconosciuto per quello che è, che non può e non vuole rinunciare ad esserlo e che può e vuole esserlo ovunque: una parte vitale e feconda della Chiesa.

Per realizzare questo programma non intendiamo proporre modelli preconfezionati, anche se sappiamo che ogni efficace attività di coordinamento ha bisogno di una pur minima struttura. Dopo due anni di lavoro, è giunto il tempo di un primo serio bilancio, per comprendere cosa ha funzionato, cosa deve essere sviluppato, cosa deve essere corretto: vorremmo discuterne con tutti Voi. La Provvidenza ci ha concesso di maturare un'utile esperienza, di conoscere i problemi di Coetus diffusi in tutta Italia, e vorremmo che questa esperienza portasse frutto per tutti.

Non chiediamo a nessuno un’adesione preventiva, non vogliamo rilasciare tessere né vantare primogeniture: il primo passo che vorremmo compiere in un rinnovato cammino comune è conoscerci e sapere chi siamo, dove siamo. Per questo invitiamo tutti, ma specialmente i rappresentanti dei Coetus ed i fedeli che promuovono, curano e difendono la celebrazione della S. Messa, a voler prendere contatto con noi per concordare incontri su base regionale, per cercare di mettere in comune le energie spirituali e le capacità organizzative, per esaminare il modo migliore di conseguire tale risultato. Lo potrete fare raggiungendo alcuni amici, individuati per singoli territori (onde agevolare gli incontri) agli indirizzi e-mail che trovate qui sotto. Vi preghiamo di farlo al più presto!
Ci è grato diffondere questo appello oggi, nel giorno che la Chiesa dedica all’Immacolata Concezione di Maria Santissima, alla cui particolare e materna protezione ci affidiamo.

In Jesu et Maria, i promotori regionali del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum:

Federico Baldelli Purrone (Lazio), Giuseppe Capoccia (Basilicata, Campania, Puglia), Andrea Carradori (Marche), Marcello Derudas (Sardegna), Francesco Forlin (Umbria), Massimiliano Gaj (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta), Cristiano Gobbi (Friuli – Venezia Giulia, Trentino – Alto Adige, Veneto), Renato Manzo (Abruzzo, Molise), Francesco Palamara (Calabria), Daniele Premoli (Lombardia), Marco Sgroi (Emilia – Romagna), Rosario Tantillo (Sicilia occidentale: Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani), Giovanni Turturice (Sicilia orientale: Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa)

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Indirizzario e-mail (vogliate scrivere, per piacere, all’indirizzo assegnato alla Vostra regione. La mail sarà ricevuta dal corrispondente promotore regionale):

mercoledì 4 dicembre 2013

Solennità dell'Immacolata Concezione: Santa Messa a Monopoli


Sabato 7 dicembre
Solennità
dell'Immacolata Concezione




Celebrazione della Santa Messa nella forma "straordinaria" del Rito Romano, col Messale del 1962 del Beato papa Giovanni XXIII, secondo le disposizioni del Motu Proprio "Summorum Pontificum" di S.S. Benedetto XVI

Santa messa "cantata" con l'esecuzione delle antifone proprie e di altri mottetti. All'organo il diplomando Pierluigi Mazzoni





- Monopoli -
Chiesa S. Francesco d'Assisi
piazza Vittorio Emanuele
ore 19,30