Il Coordinamento Nazionale del Summorum
Pontificum desidera richiamare nuovamente l’attenzione dei fedeli e di
quanti – religiosi e laici – hanno a cuore la piena e pacifica
applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, sulle situazioni di
grave disagio spirituale e pastorale dovute alla soppressione di
numerose regolari celebrazioni della Santa Messa nella forma
straordinaria del rito romano finora assicurate dai Frati Francescani
dell’Immacolata. In tal modo, il Coordinamento intende dar voce ai
fedeli che hanno subito incolpevolmente la perdita di tante S. Messe,
affinché non venga loro negata la cura pastorale che essi filialmente
attendono dalla Chiesa.
In proposito, è inevitabile rilevare, purtroppo, che le preoccupazioni espresse dal Coordinamento nella sua precedente nota del 31 luglio scorso hanno
trovato ampia conferma. Nelle ultime settimane il Coordinamento ha
cercato di raccogliere utili informazioni in ordine a tale doloroso
problema, ed ha potuto così appurare che all’11 luglio 2013 (quando, per
effetto del noto Decreto della Congregatio Pro Institutis Vitae
Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae, sono state sospese tutte
le celebrazioni officiate dai Frati Francescani dell’Immacolata) la S.
Messa tradizionale risultava celebrata – almeno settimanalmente, ma
spesso quotidianamente – pressoché in tutte le 27 Case dell’Istituto (ci
si riferisce, ovviamente, alle sole Case ubicate in Italia). Inoltre,
essa era celebrata presso le parrocchie affidate ai Frati: si segnalano,
in particolare, le parrocchie di Ognissanti a Firenze, di S. Spirito a
Ferrara, di S. Maria Maggiore a Trieste, di S. Domenico a Teramo.
Infine, la S. Messa era presente presso il Santuario della B. V.
Addolorata di Campocavallo (AN), il Seminario di Sassoferrato (AN),
nonché presso la Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo a Roma (la
“Nunziatina”). In totale, dunque, circa 33 celebrazioni regolari della
S. Messa tradizionale. Oggi, a quanto risulta al Coordinamento, la
celebrazione è cessata presso tutte le Case conventuali (tre delle
quali, tra l’altro, sono state chiuse, così come il Seminario di
Sassoferrato), poiché – sempre a quanto consti – non è stata concessa
dal Commissario Apostolico la necessaria autorizzazione. È altresì
cessata presso le parrocchie di Ferrara e di Trieste, nonché presso la
Nunziatina; mentre permane presso le parrocchie di Ognissanti a Firenze e
di S. Domenico a Teramo, e presso il Santuario di Campocavallo. Su
circa 33 S. Messe, dunque, ne sopravvivono – per quanto risulta al
Coordinamento – soltanto 3.
A fronte di ciò, sono segnalate anche
ulteriori soppressioni di regolari celebrazioni della Santa Messa
tradizionale; soppressioni che – intervenute per decisione, talora
improvvisa ed inattesa, delle competenti Autorità – non sembrano trovare
motivo né nel disinteresse dei fedeli (i quali, anzi, ne risultano
dolorosamente sorpresi), né in particolari esigenze pratiche o
organizzative. In questo quadro, si segnala come tristemente emblematica
la soppressione della S. Messa celebrata con costante regolarità sin dal 2001 il
primo sabato di ogni mese nella Cappella Cesi della Basilica di Santa
Maria Maggiore in Roma. Il Coordinamento, preso atto della mancanza di
qualunque comunicazione ufficiale in merito alla questione, con nota del
proprio promotore per il Lazio inoltrata alla Basilica nei giorni
scorsi, ha chiesto di sapere se si tratti di una soppressione definitiva
o di una sospensione temporanea, e quali siano le ragioni della
decisione assunta, e resta in fiduciosa attesa di tali chiarimenti.
Con la soppressione per così dire
unilaterale di tante celebrazioni, sono state tristemente colpite la
sensibilità e la serenità spirituali dei numerosi fedeli che, in piena
obbedienza alla Santa Chiesa, e confortati dalla protezione del diritto,
trovavano nella viva partecipazione alla S. Messa celebrata secondo il
Messale promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII –
il quale “ob venerabilem et antiquum eius usum debito gaudeat honore”[1] – il proprio insostituibile nutrimento spirituale, ed “una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia”[2].
Il sentimento di aspra privazione che colpisce tutti questi fedeli,
richiama alla mente le illuminate parole di S.S. Benedetto XVI: “ciò
che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e
grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o,
addirittura, giudicato dannoso”[3].
È ugualmente dolorosa la sensazione, spesso suscitata dalle recenti
vicende, che, attraverso la soppressione di tante celebrazioni, già
felicemente inserite nella vita pastorale di più d’una comunità
parrocchiale, o fruttuosamente inquadrate nella vita liturgica delle
chiese principali onde “Liturgiam Romanam in Antiquiori Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus”[4],
si voglia come allontanare la S. Messa tradizionale dal cuore pulsante
della Chiesa, e creare una sorta di periferia liturgica per quei fedeli –
quasi fedeli “di serie B” – che amano la S. Messa di San Pio V e vi
vedono la mirabile espressione della fede cattolica tutta intera.
Il Coordinamento Nazionale del Summorum
Pontificum rinnova dunque il proprio accorato appello ai Pastori della
Chiesa, perché, con paterna sollecitudine, vogliano assicurare la
ripresa della regolare celebrazione delle SS. Messe recentemente
soppresse, affinché quanti ne avvertono la spirituale esigenza possano
continuare a vivere la loro fede al ritmo della forma straordinaria
della Sacra Liturgia: l’uso della Liturgia tradizionale, infatti, è una
facoltà elargita per il bene dei fedeli, da interpretare in senso
favorevole ai fedeli stessi, che ne sono i principali destinatari[5].
Piacenza, 13.1.2014
[1] “Deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 1.
[2] S.S.
Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il
“Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del
1970.
[3] S.S.
Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il
“Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del
1970.
[4] “Offrire
a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata
tesoro prezioso da conservare”. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, a).
[5] Cfr. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, b): “(…) considerando
ipsum Usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem esse facultatem ad
bonum fidelium datam, ac proinde in favorem fidelium benigne esse
interpretandam, quibus praecipue destinatur”.
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