Monsignor Fernando Arêas Rifan, ordinario dell'Amministrazione
apostolica personale di San Giovanni Maria Vianney di Campos (Brasile),
invitato a Roma in occasione dell'ultimo pellegrinaggio del popolo Summorum
Pontificum, ha avuto il privilegio di celebrare la festa del Cristo Re
sull'altare contenente le spoglie mortali di Santa Caterina da Siena. In
quell'occasione il prelato brasiliano ha consegnato ai fedeli un sermone
vigoroso che è stato particolarmente apprezzato. Nella prima parte, Monsignor
Rifan ci ha ricordato che il nostro attaccamento alla liturgia tradizionale non
è separabile dalla nostra professione di fede, e poi ci ha invitato ad essere pienamente fiduciosi nella vittoria
finale di Nostro Signore Gesù Cristo sull'offensiva laicista, per quanto
violenta e piena di odio.
* * *
Carissimi sacerdoti,
seminaristi,
religiosi,
fratelli e sorelle in Nostro Signore Gesù Cristo,
permettetemi per cominciare di dare un saluto e ringraziare i padri domenicani
di questa basilica per la loro accoglienza.
Questa Santa Messa pontificale solenne celebra la fine del pellegrinaggio
"Summorum Pontificum"
dei cattolici legati alla forma tradizionale del rito romano, concessa
finalmente a tutti dal Santo Padre Benedetto XVI con il Motu Proprio "Summorum
Pontificum".
Siamo nell'Anno della Fede proclamato da Benedetto XVI e proseguito da Papa
Francesco.
La nostra fede, com'è ben espresso nella lettera apostolica Porta Fidei, deve essere
"professata, celebrata, vissuta e pregata".
La Santa Messa, la celebrazione del sacrificio eucaristico, è una delle più
importati professioni di fede. E se noi amiamo, se preferiamo, se conserviamo
la Santa Messa nella forma tradizionale del rito romano, è perché questa è una
vera e propria professione di fede dei dogmi eucaristici: il dogma della Messa
come sacrificio, rinnovo incruento del sacrificio della Croce; il dogma della
presenza reale; quello della transustanziazione dovuto alle parole del
sacerdote che agisce in
persona Christi capitis e
non alla fede del popolo; e quello del sacerdozio "ministeriale" dei
presbiteri e dei vescovi, distinto da quello comune dei fedeli. La nostra
fedeltà alla Santa Messa nella forma tradizionale del rito romano è dettata
dalla nostra fede. E' questa professione di fede, professata e celebrata
attraverso la Messa tradizionale, che noi offriamo al Santo Padre come prova
della nostra fedeltà alla Santa Chiesa.
Inoltre, la Santa Messa tradizionale è un importantissimo contributo per la
Nuova Evangelizzazione. Perché è una chiara espressione liturgica dei dogmi
eucaristici; perché manifesta perfettamente la dignità del sacro attraverso la
ricchezza, la nobiltà e la solennità delle sue cerimonie; per il senso del
mistero che comunica; ed infine, perché è uno dei tesori liturgici cattolici
attraverso il quale affermiamo il nostro amore per la Santa Chiesa e la nostra
comunione con essa.
Che il Santo Padre riconosca, nella nostra forma liturgica, l'espressione della
nostra piena comunione con lui e con la Chiesa.
Oggi celebriamo la bellissima festa del Cristo Re. Questa festa fu istituita
dal papa Pio IX in risposta al laicismo che regnava all'epoca e che fa tanti
danni oggi. "...Mentre indagavamo le cause precipue di quelle calamità da
cui vedevamo oppresso e angustiato il genere umano — ricordiamo d'aver
chiaramente espresso non solo che tanta colluvie di mali imperversava nel mondo
perché la maggior parte degli uomini avevano allontanato Gesù Cristo e la sua
santa legge dalla pratica della loro vita, dalla famiglia e dalla società, ma
altresì che mai poteva esservi speranza di pace duratura fra i popoli, finché
gli individui e le nazioni avessero negato e da loro rigettato l'impero di
Cristo Salvatore." (Enciclica Quas
Primas, 1)
E' per combattere questi mali che il papa istituì una festa speciale di Gesù
Cristo Re.
"Ora, se comandiamo che Cristo Re venga venerato da tutti i cattolici del
mondo, con ciò Noi provvederemo alle necessità dei tempi presenti, apportando
un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l'umana società."
"La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i
suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non
maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società.
Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla
Chiesa il diritto — che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo — di ammaestrare,
cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna
felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre
religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si
sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all'arbitrio dei principi e dei
magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di
sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né
mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro
religione nell'irreligione e nel disprezzo di Dio stesso ." (Enciclica Quas Primas, 18)
Per ben comprendere chi sia l'attuale nemico della civilizzazione cristiana, ci
sono queste parole di Pio XII: "Oh, non chiedeteCi qual è il « nemico »,
né quali vesti indossi. Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere
violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la
disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo
misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la
fede; la libertà senza l'autorità; talvolta l'autorità senza la libertà. È un «
nemico » divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia
ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il
grido empio : Dio è morto; anzi : Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di
edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad
additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità:
un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il «
nemico » si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle
Università, nella scuola, nella famiglia, nell'amministrazione della giustizia,
nell'attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la
pace o la guerra." (Discorso agli uomini dell'Azione Cattolica, 12 ottobre
1952)
Ma, coraggio! La vittoria del Bene è certa, la vittoria di Cristo e della
Chiesa.
A Piazza San Pietro c'è un obelisco egizio che anticamente era collocato sulla
spina del circo di Nerone ed era simbolo della vittoria sui cristiani
perseguitati e morti in quel luogo, a cominciare da San Pietro. Oggi il circo
di Nerone non esiste più. Al suo posto si eleva la magnifica basilica di San
Pietro, e, se l'obelisco si trova ancora lì, esso reca ormai l'iscrizione
"Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!". Cristo
vince, Cristo regna, Cristo impera. La vittoria finale!
E questo è vero anche per la Chiesa. Celebriamo questa Messa nella bellissima
basilica di Santa Maria sopra la Minerva, che vuol dire che qui, sotto di noi,
si trova il tempio della dea Minerva. Oggi questa basilica è dedicata alla
Madonna. E' la vittoria della Santa Vergine Maria su Minerva, di Cristo e della
Chiesa sul paganesimo.
Fiduciosi nella protezione della nostra Santissima Madre, continuiamo a
combattere. La vittoria è certa. Christus
vincit, Christus regnat, Christus imperat! Così sia.
* * *
Carissimi sacerdoti,
seminaristi,
religiosi,
fratelli e sorelle in Nostro Signore Gesù Cristo,
permettetemi per cominciare di dare un saluto e ringraziare i padri domenicani
di questa basilica per la loro accoglienza.
Questa Santa Messa pontificale solenne celebra la fine del pellegrinaggio
"Summorum Pontificum"
dei cattolici legati alla forma tradizionale del rito romano, concessa
finalmente a tutti dal Santo Padre Benedetto XVI con il Motu Proprio "Summorum
Pontificum".
Siamo nell'Anno della Fede proclamato da Benedetto XVI e proseguito da Papa
Francesco.
La nostra fede, com'è ben espresso nella lettera apostolica Porta Fidei, deve essere
"professata, celebrata, vissuta e pregata".
La Santa Messa, la celebrazione del sacrificio eucaristico, è una delle più
importati professioni di fede. E se noi amiamo, se preferiamo, se conserviamo
la Santa Messa nella forma tradizionale del rito romano, è perché questa è una
vera e propria professione di fede dei dogmi eucaristici: il dogma della Messa
come sacrificio, rinnovo incruento del sacrificio della Croce; il dogma della
presenza reale; quello della transustanziazione dovuto alle parole del
sacerdote che agisce in
persona Christi capitis e
non alla fede del popolo; e quello del sacerdozio "ministeriale" dei
presbiteri e dei vescovi, distinto da quello comune dei fedeli. La nostra
fedeltà alla Santa Messa nella forma tradizionale del rito romano è dettata
dalla nostra fede. E' questa professione di fede, professata e celebrata
attraverso la Messa tradizionale, che noi offriamo al Santo Padre come prova
della nostra fedeltà alla Santa Chiesa.
Inoltre, la Santa Messa tradizionale è un importantissimo contributo per la
Nuova Evangelizzazione. Perché è una chiara espressione liturgica dei dogmi
eucaristici; perché manifesta perfettamente la dignità del sacro attraverso la
ricchezza, la nobiltà e la solennità delle sue cerimonie; per il senso del
mistero che comunica; ed infine, perché è uno dei tesori liturgici cattolici
attraverso il quale affermiamo il nostro amore per la Santa Chiesa e la nostra
comunione con essa.
Che il Santo Padre riconosca, nella nostra forma liturgica, l'espressione della
nostra piena comunione con lui e con la Chiesa.
Oggi celebriamo la bellissima festa del Cristo Re. Questa festa fu istituita
dal papa Pio IX in risposta al laicismo che regnava all'epoca e che fa tanti
danni oggi. "...Mentre indagavamo le cause precipue di quelle calamità da
cui vedevamo oppresso e angustiato il genere umano — ricordiamo d'aver
chiaramente espresso non solo che tanta colluvie di mali imperversava nel mondo
perché la maggior parte degli uomini avevano allontanato Gesù Cristo e la sua
santa legge dalla pratica della loro vita, dalla famiglia e dalla società, ma
altresì che mai poteva esservi speranza di pace duratura fra i popoli, finché
gli individui e le nazioni avessero negato e da loro rigettato l'impero di
Cristo Salvatore." (Enciclica Quas
Primas, 1)
E' per combattere questi mali che il papa istituì una festa speciale di Gesù
Cristo Re.
"Ora, se comandiamo che Cristo Re venga venerato da tutti i cattolici del
mondo, con ciò Noi provvederemo alle necessità dei tempi presenti, apportando
un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l'umana società."
"La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i
suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non
maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società.
Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla
Chiesa il diritto — che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo — di ammaestrare,
cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna
felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre
religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si
sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all'arbitrio dei principi e dei
magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di
sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né
mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro
religione nell'irreligione e nel disprezzo di Dio stesso ." (Enciclica Quas Primas, 18)
Per ben comprendere chi sia l'attuale nemico della civilizzazione cristiana, ci
sono queste parole di Pio XII: "Oh, non chiedeteCi qual è il « nemico »,
né quali vesti indossi. Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere
violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la
disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo
misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la
fede; la libertà senza l'autorità; talvolta l'autorità senza la libertà. È un «
nemico » divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia
ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il
grido empio : Dio è morto; anzi : Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di
edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad
additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità:
un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il «
nemico » si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle
Università, nella scuola, nella famiglia, nell'amministrazione della giustizia,
nell'attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la
pace o la guerra." (Discorso agli uomini dell'Azione Cattolica, 12 ottobre
1952)
Ma, coraggio! La vittoria del Bene è certa, la vittoria di Cristo e della
Chiesa.
A Piazza San Pietro c'è un obelisco egizio che anticamente era collocato sulla
spina del circo di Nerone ed era simbolo della vittoria sui cristiani
perseguitati e morti in quel luogo, a cominciare da San Pietro. Oggi il circo
di Nerone non esiste più. Al suo posto si eleva la magnifica basilica di San
Pietro, e, se l'obelisco si trova ancora lì, esso reca ormai l'iscrizione
"Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!". Cristo
vince, Cristo regna, Cristo impera. La vittoria finale!
E questo è vero anche per la Chiesa. Celebriamo questa Messa nella bellissima
basilica di Santa Maria sopra la Minerva, che vuol dire che qui, sotto di noi,
si trova il tempio della dea Minerva. Oggi questa basilica è dedicata alla
Madonna. E' la vittoria della Santa Vergine Maria su Minerva, di Cristo e della
Chiesa sul paganesimo.
Fiduciosi nella protezione della nostra Santissima Madre, continuiamo a
combattere. La vittoria è certa. Christus
vincit, Christus regnat, Christus imperat! Così sia.
Nessun commento:
Posta un commento