Decine di preti dichiarano
di aver “sposato” divorziati e gay
(di Mauro
Faverzani)
L’inchiesta condotta dalla Ccbf, la Conferenza cattolica dei
battezzati e delle battezzate francofoni, è choccante, ma parla chiaro: 75 preti
e diaconi ammettono tranquillamente di violare la disciplina della Chiesa in
fatto di nozze.
Come? Accettando di celebrare le unioni tra persone divorziate, ciò
che è del tutto contrario all’indissolubilità del Matrimonio. Il Codice
di Diritto Canonico, in questo, non lascia il benché minimo spazio a dubbi:
«Le proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e
l’indissolubilità» (can. 1056). Ma, per loro, le regole sono saltate. Oltre
il 60% dei sacerdoti intervistati, infatti, ha dichiarato di non chiedere alcun
permesso, in questi casi, al Vescovo o al Parroco, celebrano e tanti saluti a
tutti. Non solo: da veri trapezisti liturgici, tentano di giustificare
l’ingiustificabile, spiegando come la loro cerimonia, in realtà, sia una
semplice benedizione, non un Sacramento.
Ritenendosi così a pieno diritto entro i confini della Chiesa e del
diritto canonico. Ma contravvenendo consapevolmente all’esortazione
apostolica Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II, che al n. 84
recita: «Similmente, il rispetto dovuto sia al Sacramento del Matrimonio,
sia agli stessi coniugi ed ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei
fedeli, proibisce ad ogni pastore, per qualsiasi motivo o pretesto anche
pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie
di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l’impressione della celebrazione
di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore
circa l’indissolubilità del matrimonio validamente contratto. Agendo in tal
modo, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo ed alla Sua Verità; nello
stesso tempo si comporta con animo materno verso questi suoi figli, specialmente
verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge
legittimo».
Non solo: 7 dei 75 intervistati ribelli ha dichiarato d’aver già
benedetto unioni omosessuali. E 39 si dicono pronti a farlo, qualora si
presentasse l’occasione. Con una spavalderia arrogante e sacrilega al punto da
richiedere una risposta chiara ed immediata da parte dell’Autorità competente.
Viceversa il quotidiano francese “La Croix”si limita a considerare, laconico,
come «il soggetto del “matrimonio bis” sia uno dei punti sensibili, che
verranno affrontati al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, previsto a Roma dal 5
al 19 ottobre».
Secondo il giornale on line “Riposte Catholique”, si tratterebbe di
una strategia, finalizzata a condizionare i lavori del Sinodo: siccome
alcuni già lo fanno, meglio regolarizzare la situazione, questo sarebbe il senso
dell’iniziativa. Esattamente il metodo seguito a proposito della Comunione sulla
mano. Per evitare che Paolo VI ne rinnovasse il divieto, ci si affrettò a dirgli
che tale eventualità avrebbe fatto più male che bene alla Chiesa, essendo tale
prassi ormai comune e tacitamente accettata in numerose Parrocchie. Paolo VI
cedette con gli esiti a dir poco tristi, che ben conosciamo. Ed ora, Papa
Francesco?
(di Mauro
Faverzani)
L’inchiesta condotta dalla Ccbf, la Conferenza cattolica dei
battezzati e delle battezzate francofoni, è choccante, ma parla chiaro: 75 preti
e diaconi ammettono tranquillamente di violare la disciplina della Chiesa in
fatto di nozze.
Come? Accettando di celebrare le unioni tra persone divorziate, ciò
che è del tutto contrario all’indissolubilità del Matrimonio. Il Codice
di Diritto Canonico, in questo, non lascia il benché minimo spazio a dubbi:
«Le proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e
l’indissolubilità» (can. 1056). Ma, per loro, le regole sono saltate. Oltre
il 60% dei sacerdoti intervistati, infatti, ha dichiarato di non chiedere alcun
permesso, in questi casi, al Vescovo o al Parroco, celebrano e tanti saluti a
tutti. Non solo: da veri trapezisti liturgici, tentano di giustificare
l’ingiustificabile, spiegando come la loro cerimonia, in realtà, sia una
semplice benedizione, non un Sacramento.
Ritenendosi così a pieno diritto entro i confini della Chiesa e del
diritto canonico. Ma contravvenendo consapevolmente all’esortazione
apostolica Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II, che al n. 84
recita: «Similmente, il rispetto dovuto sia al Sacramento del Matrimonio,
sia agli stessi coniugi ed ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei
fedeli, proibisce ad ogni pastore, per qualsiasi motivo o pretesto anche
pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie
di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l’impressione della celebrazione
di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore
circa l’indissolubilità del matrimonio validamente contratto. Agendo in tal
modo, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo ed alla Sua Verità; nello
stesso tempo si comporta con animo materno verso questi suoi figli, specialmente
verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge
legittimo».
Non solo: 7 dei 75 intervistati ribelli ha dichiarato d’aver già
benedetto unioni omosessuali. E 39 si dicono pronti a farlo, qualora si
presentasse l’occasione. Con una spavalderia arrogante e sacrilega al punto da
richiedere una risposta chiara ed immediata da parte dell’Autorità competente.
Viceversa il quotidiano francese “La Croix”si limita a considerare, laconico,
come «il soggetto del “matrimonio bis” sia uno dei punti sensibili, che
verranno affrontati al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, previsto a Roma dal 5
al 19 ottobre».
Secondo il giornale on line “Riposte Catholique”, si tratterebbe di
una strategia, finalizzata a condizionare i lavori del Sinodo: siccome
alcuni già lo fanno, meglio regolarizzare la situazione, questo sarebbe il senso
dell’iniziativa. Esattamente il metodo seguito a proposito della Comunione sulla
mano. Per evitare che Paolo VI ne rinnovasse il divieto, ci si affrettò a dirgli
che tale eventualità avrebbe fatto più male che bene alla Chiesa, essendo tale
prassi ormai comune e tacitamente accettata in numerose Parrocchie. Paolo VI
cedette con gli esiti a dir poco tristi, che ben conosciamo. Ed ora, Papa
Francesco?
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