O ROMA FELIX
QVÆ DVORVM
PRINCIPVM
ES CONSECRATA
GLORIOSO SANGVINE
HORVM CRVORE
PVRPVRATA CETERAS
EXCELLIS ORBIS
VNA PVLCHRITVDINES
Il 29 giugno è la data in cui la Chiesa ha voluto accomunare, in
un un'unica celebrazione liturgica, la memoria dei due Principi degli Apostoli,
i quali, secondo un'antica e diffusa tradizione, sostenuta da numerosi Padri,
avrebbero ricevuto l'incorruttibile corona di gloria in uno stesso giorno.
Sant’Agostino dedica cinque sermoni alla solennità del 29
giugno, che considera come il giorno del martirio di Pietro e di Paolo: Istum nobis
diem beatissimorum Apostolorum Petri et Pauli passio consecravit (Sant’Agostino, Sermone 295,
1, in PL 38, col. 1348). Ed un
anno, egli si lamenta che i fedeli non fossero venuti molto numerosi: Non
video tantum populum congregatum, quantus congregari debuit in natali passionis
Apostolorum. E, rivolgendosi agli assenti da quell’assemblea,
aggiunge: Non amatis
Petrum et Paulum? Et po test animus cuiusque Christiani non amare Petrum et
Paulum? (Id., Sermone 298,
2, in PL 38, col. 1366). Nel filo dei sermoni di Agostino si possono ritrovare
le letture che erano fatte ad Ippona in questo giorno: le pericopi fondamentali
di Matteo, Luca e Giovanni sul Tu es Petrus, sul Confirma fratres tuos, sul Pasce oves meas, ma anche il Sal. 18, 5, In omnem terram exivit sonus eorum, e gli
addii di Paolo a Timoteo: Ego enim iam delibor (Per la lettura paolina, v. Id., Sermone 298, 3 e 299, 3, in PL 38,
col. 1366 e 1369).
L’Oriente celebrò anche da subito la festa dei santi Apostoli.
Ma, siccome il 29 giugno dové essere una data legata al ricordo locale della
Chiesa di Roma, in Oriente si celebrò dapprima Pietro e Paolo nei giorni che
seguivano la Natività del Signore, con Giacomo e Giovanni ed il protomartire
Stefano. San Gregorio di Nissa, Homilia
in laudem s. Stephani, in PL 46, col. 725 ed Id., in laudem fratris Basilii, ivi,
780, ricorda come la festa dei santi Pietro e Paolo fosse celebrata dopo
Natale, il 28 dicembre. Si legge, inoltre, nel martirologio di Nicomedia del IV
sec.: Et in
vigesima octava, in urbe Roma, Paulus Apostolus et Simeon Cephas, caput
Apostolorum Domini nostri.
È anche questo giorno che il lezionario gerosolimitano
dell’inizio del V sec. annuncia la «commemorazione di Paolo e di Pietro», per
la quale propone come letture 2 Pt. 1, 12-19, 2 Tim. 4, 1-8 e Gv 21,15-19.
Ancora oggi le Chiese di rito siriaco orientale hanno conservato una memoria di
Pietro e di Paolo nel tempo dell’Epifania, sebbene, con le altre Chiesa di
Oriente, esse abbiano adottato da molto tempo la solennità romana del 29
giugno. Costantinopoli fu la prima ad iscrivere questa data nel suo sinassario
negli ultimi anni del V sec.. Fu nel 496 che la Chiesa di Costantinopoli
ricevette la festa del 29 giugno (cfr. Karl Holi, Gesammelte
Aufsätze zur Kirchengeschichte, vol. 2, Der Osten, Tübingen
1928, pp. 160-161). Il calendario armeno fissa la festa dei due Apostoli al
sabato che segue la VII domenica della Pentecoste (cfr. anche, più
diffusamente, Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle,
École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 249-251).
Il Martirologio Romano, i Sinassari delle Chiese orientali, nonché
il Decretum
Gelasianum del V sec., innanzitutto,
affermano: «Non in un giorno diverso, come vanno blaterando gli eretici, ma
nello stesso tempo e nello stesso giorno Paolo fu con Pietro coronato di morte
gloriosa nella città di Roma sotto l’imperatore Nerone» (Decretum
Gelasianum DS 350), fissandone quindi la data al 29 giugno 67, cioè
due anni dopo la morte di Seneca (avvenuta nel 65).
Non diversamente il Liber Pontficalis, per il quale «(Petrus) martyrio cum Paulo coronatur, post
Passionem Domini anno XXXVIII» (Pietro fu coronato con il martirio, insieme a Paolo, nel
trentottesimo anno dopo la Passione del Signore), cioè nel 67, dal momento
che l’anno della morte e resurrezione di Gesù era normalmente fissato intorno
al 30. Anche san Girolamo, nel 392, nel suo De viris illustribus,
accetta questa datazione, «Et hic (Paulus) ergo decimo quarto anno
Neronis eodem die quo Petrus, Romae pro Christo capite truncatur ( ...) anno
post Passionem Domini trigesimo septimo» (Paolo, dunque, decapitato a Roma, nello stesso giorno del
martirio di Pietro, nel quattordicesimo anno del regno di Nerone,
trentasettesimo dopo la Passione del Signore).
Girolamo, sebbene parli di trentasettesimo, invece di trentottesimo
anno «post Passionem Domini», menzionando il quattordicesimo anno
dell’impero di Nerone, assume il 67 come data del martirio dei due Apostoli
(così ricorda Giovanni
Ricciardi, Perché la data del martirio di Pietro è fissata al 67,
in 30
Giorni, marzo 1996, p. 82).
In Martirio di san Paolo Apostolo, 7, versione siriaca,
si legge che Paolo subì il martirio «il 29 giugno, e cioè lo stesso mese e
lo stesso giorno di san Pietro, principe degli apostoli, ma tre anni dopo di
lui, sotto l’imperatore Nerone», e cioè nel 67. Per cui, san Pietro sarebbe
morto il 29 giugno del 64.
La compianta studiosa Margherita Guarducci, però, ritiene per lo
meno di aver individuato la data del martirio di Pietro, attraverso l’analisi
di alcuni testi apocrifi anonimi quali l’Ascensione di Isaia e l’Apocalisse
di Pietro, collegati con i noti testi di Tacito su Nerone e la lettera di
san Clemente ai Corinzi del 96 d.C. Secondo la storica della Chiesa, il re
scellerato e matricida – così si esprimerebbe l’Ascensione di Isaia –
sarebbe morto tre anni, sette mesi e ventisette giorni dopo il martirio di
Pietro. Ora, considerato che Nerone morì il 9 giugno del 68, andando a ritroso
si giunge al 13 ottobre del 64. Peraltro, il 13 ottobre non sarebbe un giorno
qualsiasi: era l’anniversario dell’ascesa al trono di Nerone, il suo dies
imperii. Per giunta, il 13 ottobre 64 cadeva il decimo anniversario del suo
regno («decennalia», 13 ottobre 54/13 ottobre 64). Il dies
imperii era una ricorrenza importante nel calendario ufficiale dei
romani in età imperiale. Numerose fonti attestano che tra il I e il IV sec.
esso era celebrato più o meno solennemente con sacrifici, feste, gare,
elargizioni pubbliche da parte dell’imperatore. Nel corso di queste festività
avevano regolarmente luogo sacrifici e spettacoli cruenti, legati
all’antichissima credenza secondo cui il sangue versato riusciva a vantaggio
dei vivi. Per cui sarebbe molto probabile che l’imperatore Nerone, amante di
manifestazioni il più possibile spettacolari, per i suoi decennalia (festa
in cui, nella persona dell’imperatore divinizzato, si esaltava la maestà
dell’impero romano) avesse promosso spettacoli cruenti, facendovi perire quei
cristiani che già erano stati condannati con l’accusa di essere nemici
dell’impero. Dal confronto di questo insieme di testimonianze si trarrebbero
pertanto due importanti conclusioni: la persecuzione neroniana, in cui anche
Pietro subì il martirio, sarebbe avvenuta nell’ottobre del 64; apparirebbe,
poi, estremamente probabile che la data del martirio del Principe degli
apostoli dovesse essere identificata con il 13 ottobre di quell’anno
(così Margherita Guarducci, La
data del martirio di san Pietro, in La parola del passato – Rivista
di studi antichi, 1968, pp.81-117; Id., La
data del martirio di Pietro, in 30 Giorni, anno XIV, marzo
1996, p. 79-82; Michael Hesemann, Paolo
di Tarso. Sulle tracce archeologiche dell’Apostolo, Cinisello Balsamo,
2011, pp. 364-365). Paolo sarebbe sfuggito alla retata neroniana dopo
l’incendio del 64, andando in Spagna ed altrove (cfr. Margherita Guarducci, Pietro
ritrovato: il martirio, la tomba, le reliquie, Milano, 1969, passim).
Per cui, può essere verosimile che egli morì qualche anno dopo Pietro, sempre
sotto Nerone.
Per l’insigne studiosa, infine, la data del 29 giugno sarebbe
stata scelta - questa è la sua suggestiva ipotesi - per soppiantare una festa
pagana: «il 29 giugno, sul colle Quirinale, nel santuario pagano di Romolo
Quirino, veniva ricordata la fondazione di Roma: avvenimento memorabile per
tutti i cittadini dell’Urbe. Si pensi allora che, se i pagani consideravano
fondatori di Roma i divini fratelli Romolo e Remo, i Cristiani consideravano
tali gli Apostoli Pietro e Paolo.
Ecco dunque il legame che unì la festa cristiana a quella pagana: Pietro e
Paolo fondatori della Roma cristiana come Romolo e Remo lo erano stati della Roma
pagana» (Id., La
fondazione di Roma, in Tracce,
1996, fasc. n. 7, luglio-agosto,pp. 68-69, partic. p. 69).
Secondo, invece, l'autorevole The Catholic Encyclopedia,
la data del 29 giugno sarebbe quella della traslazione delle reliquie degli
Apostoli - per ragioni non chiarite del tutto - ad Catacumbas,
sulla Via Appia, presso S. Sebastiano fuori le Mura: «The date 258 in
the notices shows that from this year the memory of the two Apostles was
celebrated on 29 June in the Via Appia ad
Catacumbas (near San
Sebastiano fuori le mura), because on this date the remains of the Apostles
were translated thither (see above)» (The
Catholic Encyclopedia, vol. XI, New York, 1911).
Al di là delle disquisizioni storico-teologiche sulla data del
martirio dei due Principi degli Apostoli, la festa del 29 assume un profondo
significato per la connotazione di "romanità", che, dalla morte
del "corifeo degli Apostoli", Pietro, e Paolo, contraddistinse la
fede cristiana, «onde», come direbbe Dante, «Cristo è
romano» (Purg. XXXII, 102).
Per questo non potevamo sottacerne la celebrazione.
Giuseppe De Fabris, S. Pietro, 1838-40, Piazza S. Pietro, Roma
Adamo Tadolini, S. Paolo, 1838, Piazza S. Pietro, Roma
|
Pietro Cavallini, Bertoldo Stefaneschi raccomandato alla Vergine col Bambino dai SS. Pietro e Paolo, 1296-1300, abside, Basilica di S. Maria in Trastevere, Roma |
Cristo tra i SS. Pietro e Paolo, V sec. d.C., Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, Roma |
Icona dei SS. Pietro e Paolo, cattedrale di Santa Sofia, Novgorod |
Antonio Moro, Il Cristo risorto tra i SS. Pietro e Paolo, 1556 circa |
Pieter Paul Rubens, S. Pietro, 1610-12, Museo del Prado, Madrid |
Pieter Paul Rubens, S. Paolo, 1610-12, Museo del Prado, Madrid |
Guido Reni, S. Pietro, 1617 circa, Museo del Prado, Madrid |
Guido Reni, S. Paolo, 1617 circa, Museo del Prado, Madrid |
Guido Reni, SS. Pietro e Paolo, Pinacoteca di Brera, Milano |
Vicente Carducho, La Vergine Maria e S. Pietro appaiono ai primi certosini, 1626-32, Museo del Prado, Madrid |
Giuseppe Galli da Bibbiena-Lorenzo Mattielli-Peter Widerin, Saluto dei SS. Pietro e Paolo, XVIII sec., Chiesa abbaziale, Abbazia benedettina, Melk |
Gaetano Gandolfi, Martirio di S. Pietro, 1750 circa |
Enrique Simonet Lombardo, Decapitazione di S. Paolo, 1887, Cattedrale, Malaga |
Cima da Conegliano, S. Pietro in trono tra i SS. Giovanni Battista e Paolo, 1516, Pinacoteca di Brera, Milano |
Inno pontificio attuale con parole di Antonio Allegra:
Inno pontificio 1857-1949:
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