sabato 28 giugno 2014

In Festo SS Apostolorum Petri et Pauli

O ROMA FELIX
QVÆ DVORVM PRINCIPVM
ES CONSECRATA
GLORIOSO SANGVINE
HORVM CRVORE
PVRPVRATA CETERAS
EXCELLIS ORBIS
VNA PVLCHRITVDINES




Il 29 giugno è la data in cui la Chiesa ha voluto accomunare, in un un'unica celebrazione liturgica, la memoria dei due Principi degli Apostoli, i quali, secondo un'antica e diffusa tradizione, sostenuta da numerosi Padri, avrebbero ricevuto l'incorruttibile corona di gloria in uno stesso giorno.
Sant’Agostino dedica cinque sermoni alla solennità del 29 giugno, che considera come il giorno del martirio di Pietro e di Paolo: Istum nobis diem beatissimorum Apostolorum Petri et Pauli passio consecravit (Sant’AgostinoSermone 295, 1, in PL 38, col. 1348). Ed un anno, egli si lamenta che i fedeli non fossero venuti molto numerosi: Non video tantum populum congregatum, quantus congregari debuit in natali passionis ApostolorumE, rivolgendosi agli assenti da quell’assemblea, aggiunge: Non amatis Petrum et Paulum? Et po test animus cuiusque Christiani non amare Petrum et Paulum(Id., Sermone 298, 2, in PL 38, col. 1366). Nel filo dei sermoni di Agostino si possono ritrovare le letture che erano fatte ad Ippona in questo giorno: le pericopi fondamentali di Matteo, Luca e Giovanni sul Tu es Petrus, sul Confirma fratres tuos, sul Pasce oves meas, ma anche il Sal. 18, 5, In omnem terram exivit sonus eorum, e gli addii di Paolo a Timoteo: Ego enim iam delibor (Per la lettura paolina, vId., Sermone 298, 3 e 299, 3, in PL 38, col. 1366 e 1369).
L’Oriente celebrò anche da subito la festa dei santi Apostoli. Ma, siccome il 29 giugno dové essere una data legata al ricordo locale della Chiesa di Roma, in Oriente si celebrò dapprima Pietro e Paolo nei giorni che seguivano la Natività del Signore, con Giacomo e Giovanni ed il protomartire Stefano. San Gregorio di NissaHomilia in laudem s. Stephani, in PL 46, col. 725 ed Id., in laudem fratris Basiliiivi, 780, ricorda come la festa dei santi Pietro e Paolo fosse celebrata dopo Natale, il 28 dicembre. Si legge, inoltre, nel martirologio di Nicomedia del IV sec.: Et in vigesima octava, in urbe Roma, Paulus Apostolus et Simeon Cephas, caput Apostolorum Domini nostri.
È anche questo giorno che il lezionario gerosolimitano dell’inizio del V sec. annuncia la «commemorazione di Paolo e di Pietro», per la quale propone come letture 2 Pt. 1, 12-19, 2 Tim. 4, 1-8 e Gv 21,15-19. Ancora oggi le Chiese di rito siriaco orientale hanno conservato una memoria di Pietro e di Paolo nel tempo dell’Epifania, sebbene, con le altre Chiesa di Oriente, esse abbiano adottato da molto tempo la solennità romana del 29 giugno. Costantinopoli fu la prima ad iscrivere questa data nel suo sinassario negli ultimi anni del V sec.. Fu nel 496 che la Chiesa di Costantinopoli ricevette la festa del 29 giugno (cfr. Karl HoliGesammelte Aufsätze zur Kirchengeschichte, vol. 2, Der Osten, Tübingen 1928, pp. 160-161). Il calendario armeno fissa la festa dei due Apostoli al sabato che segue la VII domenica della Pentecoste (cfr. anche, più diffusamente, Pierre JounelLe Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 249-251). 
Tuttavia l'identificazione della data del 29 giugno quale giorno esatto del martirio dei due Apostoli non è sicura, potendosi avanzare anche un'altra ricostruzione della problematica cronologica.
Il Martirologio Romano, i Sinassari delle Chiese orientali, nonché il Decretum Gelasianum del V sec., innanzitutto, affermano: «Non in un giorno diverso, come vanno blaterando gli eretici, ma nello stesso tempo e nello stesso giorno Paolo fu con Pietro coronato di morte gloriosa nella città di Roma sotto l’imperatore Nerone» (Decretum Gelasianum DS 350), fissandone quindi la data al 29 giugno 67, cioè due anni dopo la morte di Seneca (avvenuta nel 65).
Non diversamente il Liber Pontficalis, per il quale «(Petrus) martyrio cum Paulo coronatur, post Passionem Domini anno XXXVIII» (Pietro fu coronato con il martirio, insieme a Paolo, nel trentottesimo anno dopo la Passione del Signore), cioè nel 67, dal momento che l’anno della morte e resurrezione di Gesù era normalmente fissato intorno al 30. Anche san Girolamo, nel 392, nel suo De viris illustribus, accetta questa datazione, «Et hic (Paulus) ergo decimo quarto anno Neronis eodem die quo Petrus, Romae pro Christo capite truncatur ( ...) anno post Passionem Domini trigesimo septimo» (Paolo, dunque, decapitato a Roma, nello stesso giorno del martirio di Pietro, nel quattordicesimo anno del regno di Nerone, trentasettesimo dopo la Passione del Signore).
Girolamo, sebbene parli di trentasettesimo, invece di trentottesimo anno «post Passionem Domini», menzionando il quattordicesimo anno dell’impero di Nerone, assume il 67 come data del martirio dei due Apostoli (così ricorda Giovanni Ricciardi, Perché la data del martirio di Pietro è fissata al 67, in 30 Giorni, marzo 1996, p. 82).
Senonché questo dato si scontra con un fatto: quell’anno Nerone non era a Roma, ma in Grecia, per il suo unico e lungo viaggio fuori della Capitale; un viaggio che durò dalla metà (o fine) 66 al gennaio 68, per giungere a Roma qualche mese più tardi (Così Marisa Ranieri PanettaNerone: il principe rosso, Milano 1999, p. 69).
In Martirio di san Paolo Apostolo, 7, versione siriaca, si legge che Paolo subì il martirio «il 29 giugno, e cioè lo stesso mese e lo stesso giorno di san Pietro, principe degli apostoli, ma tre anni dopo di lui, sotto l’imperatore Nerone», e cioè nel 67. Per cui, san Pietro sarebbe morto il 29 giugno del 64.
La compianta studiosa Margherita Guarducci, però, ritiene per lo meno di aver individuato la data del martirio di Pietro, attraverso l’analisi di alcuni testi apocrifi anonimi quali l’Ascensione di Isaia e l’Apocalisse di Pietro, collegati con i noti testi di Tacito su Nerone e la lettera di san Clemente ai Corinzi del 96 d.C. Secondo la storica della Chiesa, il re scellerato e matricida – così si esprimerebbe l’Ascensione di Isaia – sarebbe morto tre anni, sette mesi e ventisette giorni dopo il martirio di Pietro. Ora, considerato che Nerone morì il 9 giugno del 68, andando a ritroso si giunge al 13 ottobre del 64. Peraltro, il 13 ottobre non sarebbe un giorno qualsiasi: era l’anniversario dell’ascesa al trono di Nerone, il suo dies imperii. Per giunta, il 13 ottobre 64 cadeva il decimo anniversario del suo regno («decennalia», 13 ottobre 54/13 ottobre 64). Il dies imperii era una ricorrenza importante nel calendario ufficiale dei romani in età imperiale. Numerose fonti attestano che tra il I e il IV sec. esso era celebrato più o meno solennemente con sacrifici, feste, gare, elargizioni pubbliche da parte dell’imperatore. Nel corso di queste festività avevano regolarmente luogo sacrifici e spettacoli cruenti, legati all’antichissima credenza secondo cui il sangue versato riusciva a vantaggio dei vivi. Per cui sarebbe molto probabile che l’imperatore Nerone, amante di manifestazioni il più possibile spettacolari, per i suoi decennalia (festa in cui, nella persona dell’imperatore divinizzato, si esaltava la maestà dell’impero romano) avesse promosso spettacoli cruenti, facendovi perire quei cristiani che già erano stati condannati con l’accusa di essere nemici dell’impero. Dal confronto di questo insieme di testimonianze si trarrebbero pertanto due importanti conclusioni: la persecuzione neroniana, in cui anche Pietro subì il martirio, sarebbe avvenuta nell’ottobre del 64; apparirebbe, poi, estremamente probabile che la data del martirio del Principe degli apostoli dovesse essere identificata con il 13 ottobre di quell’anno (così Margherita GuarducciLa data del martirio di san Pietro, in La parola del passato – Rivista di studi antichi, 1968, pp.81-117; Id., La data del martirio di Pietro, in 30 Giorni, anno XIV, marzo 1996, p. 79-82; Michael HesemannPaolo di Tarso. Sulle tracce archeologiche dell’Apostolo, Cinisello Balsamo, 2011, pp. 364-365). Paolo sarebbe sfuggito alla retata neroniana dopo l’incendio del 64, andando in Spagna ed altrove (cfr. Margherita GuarducciPietro ritrovato: il martirio, la tomba, le reliquie, Milano, 1969, passim). Per cui, può essere verosimile che egli morì qualche anno dopo Pietro, sempre sotto Nerone.
Per l’insigne studiosa, infine, la data del 29 giugno sarebbe stata scelta - questa è la sua suggestiva ipotesi - per soppiantare una festa pagana: «il 29 giugno, sul colle Quirinale, nel santuario pagano di Romolo Quirino, veniva ricordata la fondazione di Roma: avvenimento memorabile per tutti i cittadini dell’Urbe. Si pensi allora che, se i pagani consideravano fondatori di Roma i divini fratelli Romolo e Remo, i Cristiani consideravano tali gli Apostoli Pietro e Paolo. Ecco dunque il legame che unì la festa cristiana a quella pagana: Pietro e Paolo fondatori della Roma cristiana come Romolo e Remo lo erano stati della Roma pagana» (Id., La fondazione di Roma, in Tracce, 1996, fasc. n. 7, luglio-agosto,pp. 68-69, partic. p. 69). 
Secondo, invece, l'autorevole The Catholic Encyclopedia, la data del 29 giugno sarebbe quella della traslazione delle reliquie degli Apostoli - per ragioni non chiarite del tutto - ad Catacumbas, sulla Via Appia, presso S. Sebastiano fuori le Mura: «The date 258 in the notices shows that from this year the memory of the two Apostles was celebrated on 29 June in the Via Appia ad Catacumbas (near San Sebastiano fuori le mura), because on this date the remains of the Apostles were translated thither (see above)» (The Catholic Encyclopedia, vol. XI, New York, 1911).
Al di là delle disquisizioni storico-teologiche sulla data del martirio dei due Principi degli Apostoli, la festa del 29 assume un profondo significato per la connotazione di "romanità", che, dalla morte del "corifeo degli Apostoli", Pietro, e Paolo, contraddistinse la fede cristiana, «onde», come direbbe Dante, «Cristo è romano» (Purg. XXXII, 102). 
Per questo non potevamo sottacerne la celebrazione.












Giuseppe De Fabris, S. Pietro, 1838-40, Piazza S. Pietro, Roma
Adamo Tadolini, S. Paolo, 1838, Piazza S. Pietro, Roma

Pietro Cavallini, Bertoldo Stefaneschi raccomandato alla Vergine col Bambino dai SS. Pietro e Paolo, 1296-1300, abside, Basilica di S. Maria in Trastevere, Roma

Cristo tra i SS. Pietro e Paolo, V sec. d.C., Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, Roma

Icona dei SS. Pietro e Paolo, cattedrale di Santa Sofia, Novgorod

Antonio Moro, Il Cristo risorto tra i SS. Pietro e Paolo, 1556 circa

Pieter Paul Rubens, S. Pietro, 1610-12, Museo del Prado, Madrid

Pieter Paul Rubens, S. Paolo, 1610-12, Museo del Prado, Madrid

Guido Reni, S. Pietro, 1617 circa, Museo del Prado, Madrid

Guido Reni, S. Paolo, 1617 circa, Museo del Prado, Madrid


Guido Reni, SS. Pietro e Paolo, Pinacoteca di Brera, Milano

Vicente Carducho, La Vergine Maria e S. Pietro appaiono ai primi certosini, 1626-32, Museo del Prado, Madrid




Giuseppe Galli da Bibbiena-Lorenzo Mattielli-Peter Widerin, Saluto dei SS. Pietro e Paolo, XVIII sec., Chiesa abbaziale, Abbazia benedettina, Melk

Gaetano Gandolfi, Martirio di S. Pietro, 1750 circa

Enrique Simonet Lombardo, Decapitazione di S. Paolo, 1887, Cattedrale, Malaga






Cima da Conegliano, S. Pietro in trono tra i SS. Giovanni Battista e Paolo, 1516, Pinacoteca di Brera, Milano





Inno pontificio attuale con parole di Antonio Allegra:


Inno pontificio 1857-1949:

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