La devozione al S. Cuore: una pietà
eucaristica
di
Vito Abbruzzi
Se qualcuno si
prova a chiedere sul quando e perché sia nata la devozione al “Sacratissimo
Cuore di Gesù”, non farebbe fatica a trovare tutte o quasi le risposte,
rovistando qua e là, soprattutto tra i messalini più antichi (quelli editi prima
di tutte le revisioni pre e post conciliari), che ne esaltano
grandemente la festa, fissata – non a caso – il Venerdì dopo l’Ottava del
Corpus Domini.
Pietro Tedeschi, Sacro Cuore ed Eucaristia, 1780 circa, chiesa del Carmine, Imola |
Ecco cosa dice
il Messale Romano latino-italiano con
note storico-liturgiche, per cura del Rev. P. Edmondo Battisti O.S.B.,
edito da Marietti nel 1936, alla pagina 825:
«Rivelata dapprima a S. Geltrude, la Grande, il 27 Gennaio 1281 nel monastero benedettino di Eisleben in Sassonia, alla sua compagna santa Matilde e al certosino Giacomo di Landsberg, la divozione al S. Cuore ricevé possente impulso e si stabilì definitivamente nella Chiesa in seguito alle nuove rivelazioni fatte verso la fine del secolo XVII all’umile visitandina di Paray-le-Monial, S. Margherita Maria Alacoque. Primo a renderla pubblica fu Carlo Francesco Vescovo di Coutances, che nel 1688 dedicò una cappella al S. Cuore nel suo Seminario e istituì una confraternita con tale titolo; poi Pietro Grammont Vescovo di Besançon, che nel 1692 fece stampare nel Messale della sua diocesi una Messa propria dal titolo Cordis Jesu, fissandola al Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Domini. Clemente XIII il 1765 ne riconobbe definitivamente la Festa già stabilitasi nella diocesi di Lione, Pio IX con decreto del 23 agosto 1850 la estese a tutta la Chiesa, e nel 1889 Leone XIII ne elevò il rito a doppio di I classe. Ultimamente la festa del Sacro Cuore conseguiva da Pio XI nuovo incremento e decoro, poiché le veniva decretato il privilegio dell’Ottava al pari delle maggiori solennità del Signore.
Scopo di questa nuova Messa composta per ordine del Papa, è di far conoscere i palpiti ineffabili di amore del Divin Cuore verso la misera umanità e il debito di riparazione che deve sentire ogni anima fedele per le ingiurie che questo Divin Cuore riceve da troppi figli ignari ed ingrati, secondo il concetto espresso da Gesù stesso quando, per mezzo di santa Margarita Alacoque, richiese alla famiglia Cattolica l’istituzione di questa festa: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini dai quali tuttavia è riamato così poco”. Trattasi quindi d’una festa di riparazione verso l’“amore non amato”; riparazione tuttavia che fa ammenda onorevole glorificando appunto i pacifici trionfi di quest’Eterno Amore».
«Rivelata dapprima a S. Geltrude, la Grande, il 27 Gennaio 1281 nel monastero benedettino di Eisleben in Sassonia, alla sua compagna santa Matilde e al certosino Giacomo di Landsberg, la divozione al S. Cuore ricevé possente impulso e si stabilì definitivamente nella Chiesa in seguito alle nuove rivelazioni fatte verso la fine del secolo XVII all’umile visitandina di Paray-le-Monial, S. Margherita Maria Alacoque. Primo a renderla pubblica fu Carlo Francesco Vescovo di Coutances, che nel 1688 dedicò una cappella al S. Cuore nel suo Seminario e istituì una confraternita con tale titolo; poi Pietro Grammont Vescovo di Besançon, che nel 1692 fece stampare nel Messale della sua diocesi una Messa propria dal titolo Cordis Jesu, fissandola al Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Domini. Clemente XIII il 1765 ne riconobbe definitivamente la Festa già stabilitasi nella diocesi di Lione, Pio IX con decreto del 23 agosto 1850 la estese a tutta la Chiesa, e nel 1889 Leone XIII ne elevò il rito a doppio di I classe. Ultimamente la festa del Sacro Cuore conseguiva da Pio XI nuovo incremento e decoro, poiché le veniva decretato il privilegio dell’Ottava al pari delle maggiori solennità del Signore.
Scopo di questa nuova Messa composta per ordine del Papa, è di far conoscere i palpiti ineffabili di amore del Divin Cuore verso la misera umanità e il debito di riparazione che deve sentire ogni anima fedele per le ingiurie che questo Divin Cuore riceve da troppi figli ignari ed ingrati, secondo il concetto espresso da Gesù stesso quando, per mezzo di santa Margarita Alacoque, richiese alla famiglia Cattolica l’istituzione di questa festa: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini dai quali tuttavia è riamato così poco”. Trattasi quindi d’una festa di riparazione verso l’“amore non amato”; riparazione tuttavia che fa ammenda onorevole glorificando appunto i pacifici trionfi di quest’Eterno Amore».
Il fatto che questa
festa sia celebrata il Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Domini e abbia “il
privilegio dell’Ottava al pari delle maggiori solennità del Signore” dice una
cosa importantissima: che quella al Cuore di Gesù è una devozione tutta
eucaristica, le cui origini sono ben più remote rispetto alle visioni di Santa
Gertrude: risalirebbero, infatti, al più antico e più importante miracolo
eucaristico: quello di Lanciano, negli Abruzzi, avvenuto verso il “secolo VIII,
e, più precisamente, a metà del suo corso, verso gli anni 750 del Signore”. È
quanto scrive a pagina 14 il Padre Nicola Nasuti O.F.M. Conv., in Oltre i veli. Il Miracolo
Eucaristico di Lanciano (Lanciano 1985), riportando integralmente la disamina
accurata e minuziosa delle ricognizioni scientifiche eseguite dal Prof.
Odoardo Linoli (all’epoca Primario “Spedali Riuniti” di Arezzo
e libero docente in Anatomia, Istologia Patologica e in Chimica e Microscopia Clinica), sulla Carne
e sul Sangue Miracolosi di Lanciano, in un lungo arco di tempo che va dal 1970
al 1981. Eccone alcuni passaggi preziosi riguardanti la Carne Miracolosa, alle pagine 36-37
e 43 del suddetto volumetto:
«La Carne Miracolosa,
contenuta in elegante ostensorio in argento, ha la forma rotondeggiante,
diametro compreso fra 55 e 66 mm., risultando quindi accostabile alla “hostia
magna” del rito latino. […] Con metodo che è
utilmente impiegato nello studio istologico dei tessuti mummificati si è potuto
accertare nella Carne Miracolosa, una struttura fascicolare di fibre variamente
dirette, e talvolta anche a disposizione vorticosa composte da esili fibrille a
decorso parallelo. […] Le fibre, inoltre,
biforcandosi, si uniscono per le estremità, fatto identificabile con una unione
sinciziale, mentre un lobulo di tessuto adiposo è compenetrato dalle fibre in
oggetto, che si disperdono fra i lipociti, dati questi, propri del tessuto
miocardico e che contraddicono un tessuto muscolare scheletrico.«Inoltre, sono stati identificati l’endocardio, le trabecole carnee che fanno parte di un ventricolo cardiaco e segnatamente del sinistro, tenuto conto del notevole sviluppo del miocardio, i vasi arteriosi e venosi ed un ramo di nervi intracardiaci bene dimostrante le strutture neuro fibrillari e la lamina perinervale.
Tutti questi dati Istologici sostengono pienamente la diagnosi di CUORE [umano] nella Reliquia della Carne Miracolosa. […]
Il Cuore miracolosamente apparso in un giorno del lontano VIII secolo sull’altare della piccola chiesa dei Ss. Legonziano e Domiziano tutt’ora esistente, era allo stato vivente e come tale è andato soggetto alla rigidità cadaverica».
Miracolo eucaristico di Lanciano
È bello,
allora, rivalutare le Preci leonine, a
ringraziamento dopo la S. Messa, terminanti, appunto, con la triplice
invocazione al Cuore di Gesù: “Cor Jesu
Sacratissimum, miserere nobis!”; “Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis!”; Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis!”.
E, ancor più bello, lodare il SS. Sacramento, solennemente esposto, recitando questa giaculatoria cara al popolo conversanese, che la canta durante le Quarantore a inizio e fine di ogni posta del Rosario Eucaristico: “O Cuore amabilissimo del caro mio Gesù, il Vostro amore dolcissimo io voglio, e niente più!”.
E, ancor più bello, lodare il SS. Sacramento, solennemente esposto, recitando questa giaculatoria cara al popolo conversanese, che la canta durante le Quarantore a inizio e fine di ogni posta del Rosario Eucaristico: “O Cuore amabilissimo del caro mio Gesù, il Vostro amore dolcissimo io voglio, e niente più!”.
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