Tornare al Sacrificio per salvare il Sacramento
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno
VII n. 6 - Giugno 2014
Giugno è il mese del Corpus Domini. È il mese della grande festa
dedicata tutta a Gesù eucaristico. Anche noi, come tutte le parrocchie, ci
apprestiamo a celebrarla Domenica 22 Giugno, visto che in Italia il Giovedì
della solennità non è più giorno festivo. Lo faremo soprattutto con la
processione solenne dopo la Messa cantata, portando per le vie del paese
l'Ostia Santa.
Dovrebbe essere questa la processione più importante dell'anno,
perchè in essa non si porta una statua venerata della Beata Vergine Maria o di
un santo, non si porta una reliquia, ma Gesù stesso, vivo e vero nel SS.
Sacramento; vivo e vero con il suo Corpo Sangue Anima e Divinità. Questa
processione dovrebbe essere solennissima, colma di adorazione e di sacro
rispetto per il Signore che passa.
Sicuramente molti sentiranno affiorare delle decise e malinconiche
considerazioni: ormai nei nostri paesi non è più così, non si riesce a fare più
il Corpus Domini di una volta; un tempo sì che tutte le strade erano addobbate,
le pareti del percorso tutte coperte dai drappi più belli; e vi ricordate poi
gli altari delle soste? Si faceva a gara per farli uno più bello dell'altro! E
la gente come si inginocchiava...!
Sì, non è più così. Oggi, se va bene, quella del Corpus Domini è
la processione del piccolo resto dei credenti che adorano ancora la SS.
Eucarestia. Per la processione della Madonna forse c'è da sperare in qualche
cristiano in più, ma per il Corpus Domini...!
Sono tutte considerazioni realiste, ma sbaglieremmo se ci
fermassimo lamentosamente solo ad esse, senza andare più a fondo.
Perché si è perso lo spirito di adorazione? Perché l'animo di
tantissimi battezzati non riconosce più il Signore che passa nell'Ostia Santa?
Molti tra i “conservatori” diranno che tutto è stato causato da
alcuni fattori: dallo spostamento dei tabernacoli nelle chiese, che dagli
altari sono stati relegati in qualche altro angolo; dal non fare più la
genuflessione; dal ricevere la comunione in piedi e sulla mano; dalla riduzione
se non scomparsa del digiuno eucaristico, ecc...
Tutto vero, ma non siamo ancora alla causa più profonda, quella
vera.
Tutto ha inizio da una disastrosa riforma del rito della Messa,
seguita al Concilio Vaticano II.
Con la scusa di tradurre nella lingua parlata la Messa, nel 1969
questa fu cambiata radicalmente, praticamente rifatta, epurata da tutti gli
espliciti riferimenti al Sacrificio Propiziatorio, e questo per piacere ai
Protestanti.
Di fatto la Messa si trasformava sempre più in una Santa Cena,
fatta, praticamente, solo perché preti e fedeli si cibino alle “due mense”,
della Parola e del Corpo di Cristo; in una parola, la Messa fatta per fare la
Comunione.
Scomparve così nel vissuto del popolo cristiano il fatto centrale
e determinante: il Sacrificio di Cristo in Croce. Per questo Gesù ha istituito
l'Eucarestia, perché sia perpetuata la Sua offerta sulla Croce, quella offerta
che sola cancella i peccati e placa la giustizia divina. Ogni giorno, nelle
chiese del mondo, è necessario che sia offerto il Sacrificio di Cristo, perché
il mondo si salvi dall'abisso.
Ma cosa c’entra tutto questo con la presenza di Gesù nell’Ostia,
con l’adorazione, con il Corpus Domini? Semplice, se la Messa non è più intesa
come l'oblazione di Cristo sull'altare della Croce, ma solo come pasto sacro, è
messa in pericolo anche la presenza stessa di Cristo nell'Eucarestia.
Un grande autore scriveva:
Ci sono due grandi realtà nella messa, che sono il sacrificio e il
sacramento. Queste due grandi realtà si realizzano nello stesso istante, nel
momento in cui il prete pronuncia le parole della consacrazione del pane del
vino. Quando ha terminato le parole della consacrazione del prezioso sangue, il
sacrificio di Nostro Signore è realizzato e Nostro Signore è in quel momento
pure presente, il sacramento di Nostro Signore è anch'esso lì. (...) Questa
separazione mistica delle specie del pane e del vino realizza il sacrificio
della messa. Dunque, queste due realtà sono realizzate dalle parole della
consacrazione. Non si può separarle. Ed è ciò che hanno fatto i protestanti;
hanno voluto solamente il sacramento senza il sacrificio. Non hanno né uno né
l'altro, né il sacramento né il sacrificio. E questo è il pericolo delle messe
nuove. Non si parla più del sacrificio; sembra che si prescinda dal sacrificio.
Non si parla più che dell'Eucarestia, si fa una «Eucarestia», come se non vi
fosse che un pasto. Si rischia bene di non avervi più né l'uno né l'altro. E'
molto pericoloso. Nella misura che il sacrificio scompare il sacramento
scompare anch'esso, perché ciò che è stato presentato nel sacramento, è la
vittima. Se non c'è più il sacrificio, non c'è più vittima.
“Se non c’è più il Sacrificio, non c’è più la Vittima”: parole
pesanti ma logicissime, secondo fede. Senza inoltrarci in delicatissime
considerazioni sacramentarie, possiamo tranquillamente dire che almeno nel
vissuto dei cristiani si è proprio provocato questo: l’offuscamento del
carattere sacrificale della Messa ha fatto perdere la coscienza della presenza
sostanziale di Cristo nel Sacramento.
A MESSA ANTICA corrisponde la sottolineatura e del Sacrificio
propiziatorio e della presenza sostanziale di Cristo nell’Ostia Santa.
A MESSA NUOVA corrisponde la sottolineatura del banchetto
eucaristico, della santa comunione e... guarda caso... la quasi scomparsa dello
spirito di adorazione.
Non è proprio un caso: se non c’è più il Sacrificio, non c’è
nemmeno più la Vittima, non c’è Gesù presente.
Ecco perché è sbagliato arginare il disastro liturgico con qualche
semplice lavoro di “maquillage”, magari riportando i segni esterni
dell'adorazione - incenso, candele, balaustre e inginocchiatoi... grandi
adorazioni anche notturne... - senza preoccuparsi di tornare al corretto rito
della Messa, alla Messa della Tradizione.
Sbaglia chi si ferma ai segni esterni, giocando con un sentimento
vago della tradizione, facendo leva sulla sola estetica che inganna. La
questione è tornare alla chiarezza, tutta cattolica, del Sacrificio
Propiziatorio espresso nella Messa, quella giusta.
Il tornare alla Messa giusta sanerà anche la processione del
Corpus Domini, e sanerà prima ancora la vita dei cristiani, chiamati a
partecipare al Sacrificio di Cristo con tutte le fibre del proprio essere.
Fonte: Blog Radicati nella fede, 30.5.2014
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