O CRUX, AVE, SPES UNICA:
DUNQUE
LA MESSA
DELLA TRADIZIONE.
DELLA TRADIZIONE.
O Crux, ave, spes unica:
dunque la Messa della Tradizione.
Editoriale "Radicati nella
fede" - Anno VII n° 7 - Luglio 2014
Lo scorso mese, parlando della solennità del Corpus Domini,
ricordavamo il pericolosissimo oblio del carattere sacrificale della Messa
cattolica. Oblio che conduce lentamente ma inesorabilmente all'eresia. Su
questo punto non dovremmo mai dimenticare il grande lavoro di Michael Davies
sulla Riforma anglicana, che sottolinea il pericolo dei “taciuti” in liturgia:
la riforma anglicana di Cranmer, togliendo dalla Messa tutti i riferimenti
espliciti al Sacrificio propiziatorio, introdusse vincente, nel giro di una
generazione, il Protestantesimo in Inghilterra, portandola definitivamente
all'eresia.
Ma nel mese scorso ci spingevamo più in là dicendo che, col
dimenticare che la Messa è il Sacrificio di Cristo sulla Croce, si perde
inesorabilmente la coscienza della Presenza sostanziale di Cristo nella
Santissima Eucarestia: se non c'è più la Vittima, non c'è nemmeno più la
Presenza di Gesù Cristo, perché Cristo si rende presente nell'Eucarestia come
Vittima. Una Messa percepita sempre più come ricordo dell'Ultima Cena rischia
veramente di non essere più la Messa cattolica. Innegabilmente l'ultima riforma
della messa, quella del 1969, l'ha fatta assomigliare sempre più alla Santa
Cena protestante, anglicana o luterana che sia.
C'è però di più: una Messa sempre più protestantizzata, ha
protestantizzato il popolo cristiano con la sua missione, tanto da farlo
assomigliare ogni giorno di più ad un insieme di congregazioni protestanti
impegnate nella loro presenza in mezzo al mondo.
Se non c'è più la Vittima, non c'è nemmeno più la Presenza di
Cristo. È vero per la Messa, per il Santissimo Sacramento, ma è vero anche per
tutta l'opera della Chiesa. Se al centro di tutta la predicazione dottrinale,
se al centro di tutta la pastorale della Chiesa non c'è più Cristo Crocifisso,
tutta la missione della Chiesa rischia di essere spaventosamente vuota. Mai
come in questi ultimi decenni si sono moltiplicati gli sforzi pastorali, si
sono affinate le tecniche per un annuncio efficace, mai si è parlato come in
questi ultimi cinquant'anni di missione, e si è raccolto quasi nulla. Si è
andati verso il mondo annunciando e annunciando ancora, e si è registrata la
sua inesorabile scristianizzazione.
Chi avrebbe mai pensato, tra i Padri del Concilio, che la fede
cattolica sarebbe quasi scomparsa nel giro di mezzo secolo? Chi avrebbe mai
pensato, tra i vescovi del Vaticano II, all'avvento di una società così
anti-cattolica e immorale come quella di oggi, dove ogni legge sembra fatta
apposta per essere contro il disegno di Dio sull'uomo?
Eppure, ed è innegabile, questo disastro è sotto i nostri occhi.
Se non c'è più Gesù-Vittima, non c'è nemmeno più Gesù-presente.
Sì, una Chiesa che entusiasticamente, a partire dagli anni '60, è
andata incontro al mondo mettendo in secondo piano la Croce di Cristo, ha perso
Cristo stesso e non ha portato nulla o quasi alla società. Sì perché, occorre
dirlo con chiarezza, senza la centralità della Croce, senza la centralità di
Cristo crocifisso, tu perdi Cristo stesso. È terribile l'illusione di chi vuol
parlare di Gesù senza la sua Croce, senza anzi la centralità della sua Croce.
Chi mette la Croce di Cristo “tra le tante cose” della vita di Gesù, ma non ne
considera la centralità, in verità non parla nemmeno di Cristo. Parla di un
Gesù “confezionato” apposta per il mondo moderno che, come i giudei e i gentili
di San Paolo, giudicavano Cristo Crocifisso scandalo o stoltezza.
Si è voluti andare al mondo per dialogare amichevolmente con esso,
evitando le condanne della Chiesa del passato; per dialogare amichevolmente si
sono dovuti “velare” o “nascondere” la Croce e il Sacrificio di Cristo, perché
il dialogo con la società moderna, con le sue religioni, restasse sereno e
amichevole; con il risultato doppiamente tragico di non aver portato nulla agli
uomini del tempo e, peggio, di aver devastato il santuario della presenza di
Dio che è la Chiesa.
Non c'è niente da fare, per primi dobbiamo accettare e abbracciare
lo scandalo della Croce, riconoscerlo come il contenuto centrale della
dottrina, della vita e della missione della Chiesa, e allora, non calcolando
gli esiti, ma fiduciosi nell'infinita potenza della grazia di Dio, andare verso
il mondo, perché dalla Croce di Cristo sia convertito e sanato.
Guai a quei Cristiani, guai a quella Chiesa che voglia portare un
altro Gesù, senza la Croce, guai! Perderà la sua essenza, perderà la sua forza,
perderà la sua anima, perderà l'efficacia unica della grazia. E risulterà
sempre più inutile e insopportabile al quel mondo che voleva raggiungere.
Odiosamente insopportabile al mondo è una Chiesa senza il Sacrificio e la
Croce.
E il mondo, una Chiesa così vuota, è già pronto ad azzannarla.
In hoc signo vinces, non è solo il ricordo di una storia
passata, è la verità di ogni istante: la vittoria è della Croce e di chi, la
Croce, la porta e la mostra al mondo, senza calcolo umano.
O Crux, ave, spes unica, salve o Croce, unica speranza:
se non si tornerà a questa chiarezza in tutto, veramente in tutto nella Chiesa,
il disastro sarà inevitabile.
Ma questo ritorno inizia dal Santo Sacrificio della Messa.
Se di fronte a questo quadro di devastante confusione ci sentiamo
impotenti; se impotenti ci domandiamo cosa fare e soprattutto da dove iniziare,
ricordiamoci che la riedificazione della Chiesa partirà sempre dal Santo
Sacrificio della Messa. Non facciamo calcoli umani, non commettiamo l'errore
degli anni '60, non andiamo al mondo, nemmeno per riedificare la Tradizione,
con le nostre tecniche, ma ri-iniziamo dalla Messa.
Torniamo subito alla Messa della Tradizione, lo diciamo ai sacerdoti
prima e poi ai fedeli. Torniamo al corretto rito del Santo Sacrificio della
Messa e da lì ripartiamo per un lavoro paziente di riedificazione della fede.
Non commettiamo l'errore di fare l'inverso, prima il lavoro pastorale, poi il
ritorno alla Messa di sempre, sarebbe in fondo un nascondere ancora la Croce di
Cristo, attendendo tempi migliori, così come fecero gli illusi missionari degli
anni post-conciliari.
La verità invece è Cristo.
La verità è invece il fatto del suo Sacrificio redentore, perpetuato
dalla Messa cattolica. Primo compito dei sacerdoti è celebrarla. Primo compito
di tutti è vivere di essa, perché la vita, quella vera, continui.
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