Un articolo di straordinaria attualità a distanza di più di un anno ....
La profezia dimenticata di Ratzinger
sul futuro della chiesa
sul futuro della chiesa
MARCO BARDAZZI
Una Chiesa
ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona
parte dei luoghi di culto costruiti nei secoli. Una Chiesa cattolica di
minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante,
umiliata e costretta a “ripartire dalle origini”.
Ma anche una
Chiesa che, attraverso questo “enorme sconvolgimento”, ritroverà se stessa e
rinascerà “semplificata e più spirituale”. E’ la profezia sul futuro del
cristianesimo pronunciata oltre 40 anni fa da un giovane teologo bavarese,
Joseph Ratzinger. Riscoprirla oggi aiuta forse a offrire un’ulteriore chiave di
lettura per decifrare la rinuncia di Benedetto XVI, perché riconduce il gesto
sorprendente di Ratzinger nell’alveo della sua lettura della storia.
La profezia
concluse un ciclo di lezioni radiofoniche che l’allora professore di teologia
svolse nel 1969, in un momento decisivo della sua vita e della vita della
Chiesa. Sono gli anni turbolenti della contestazione studentesca, dello sbarco
sulla Luna, ma anche delle dispute sul Concilio Vaticano II da poco concluso.
Ratzinger, uno dei protagonisti del Concilio, aveva lasciato la turbolenta
università di Tubinga e si era rifugiato nella più serena Ratisbona.
Come teologo si
era trovato isolato, dopo aver rotto con gli amici “progressisti” Küng,
Schillebeeckx e Rahner sull’interpretazione del Concilio. E’ in quel periodo
che si consolidano per lui nuove amicizie con i teologi Hans Urs von Balthasar
e Henri de Lubac, con i quali darà vita a una rivista, “Communio”, che diventa
presto la palestra per alcuni giovani sacerdoti “ratzingeriani” oggi cardinali,
tutti indicati come possibili successori di Benedetto XVI: Angelo Scola,
Christoph Schönborn e Marc Ouellet.
In cinque
discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius
Press nel volume “Faith and the Future” – il futuro Papa in quel complesso 1969
tracciava la propria visione sul futuro dell’uomo e della Chiesa. E’
soprattutto l’ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della
“Hessian Rundfunk”, ad assumere i toni della profezia.
Ratzinger si
diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva
all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese. “Siamo a un enorme punto di svolta
– spiegava – nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il
passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”. Il
professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito
dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa
si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per
sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi
dissolti.
Una condizione
non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata
secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e
la propria opera a mera presenza politica. “Dalla crisi odierna – affermava –
emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diverrà piccola
e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli
edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi
fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Ripartirà da piccoli
gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro
dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un
mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera
e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
Quello che
Ratzinger delineava era “un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà
passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e
semplificata”. A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di
“indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore
della loro povertà”.
Allora, e solo
allora, concludeva Ratzinger, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come
qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi,
la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.
Fonte: La
Stampa, 18.2.2013
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