Il 6 luglio corrisponde, secondo l'antico calendario giuliano,
in uso presso alcune Chiese ortodosse, segnatamente la Chiesa ortodossa
moscovita, al 23 giugno.
In questo giorno ricorre, per quella Chiesa, una delle feste
dell'icona della Vergine, senz'altro più note e più venerate, anche in
Occidente, la Madonna di Vladimir.
Icona della Madre di Dio di Vladimir, Vladimirskaya |
In particolar
modo, si ricorda il miracolo che salvò Mosca dall'invasione del
mongolo Akhmat Khan, khan della Grande Orda, nell'anno 1480.
Le esatte
origini di quest'icona non sono del tutto note.
La
tradizione vuole che essa sia stata dipinta da san Luca, identificato quale
"l’iconografo perfetto, cioè colui che dopo la preghiera ed il “digiuno
degli occhi” riceve la Grazia dello Spirito e divenendo il “dito di Dio”,
“scrive” su una tavola di legno quella Luce increata diversamente non visibile
ai nostri occhi. Per Grazia ed attraverso lo Spirito l’Immagine diviene
prototipo e quindi finestra sul Cielo. E’ interessante notare come secondo la
fonte cui si attinge, San Luca dipinse complessivamente settanta o sette icone,
o addirittura, come qualcuno sostiene, soltanto tre (un’Odigitria,
una Elousa e una Icona del Segno)" (Regina Mundi).
Essa sarebbe
stata dipinta originariamente dall'Evangelista su una tavola di proprietà
della Sacra Famiglia di Nazareth, quando la Vergine era ancora in vita. La
Madre di Dio, vedendo quest'immagine, avrebbe esclamato: "D'ora in poi,
tutte le generazioni mi chiameranno beata. La grazia di mio Figlio e mia deve
essere con questa icona!".
La
tavola sarebbe stata portata da Gerusalemme a Costantinopoli intorno al
450 d.C. sotto l'impero di Teodosio II e posta in venerazione nella Chiesa
detta dell’Eleousa, fatta costruire da Giovanni II Comneno (1118-1143)
nel palazzo imperiale, non lontano dalla cappella funebre gentilizia dedicata a
San Michele. Con maggiore probabilità la storia di questa Icona inizia invece a
Costantinopoli, quando un “San Luca” (un pio iconografo) la scrisse,
riunendo insieme - e qui sta la sua straordinarietà - la tipologia
dell’Eleousa (Madonna della Tenerezza o della
Misericordia) e quella della Odigitria (Vergine Guida,
che istruisce); mentre infatti i volti dei due protagonisti si stringono in
affettuoso slancio (la guancia di Maria è stretta a quella del Figlio, in un
gesto di amore e di affetto e Gesù appare avvinghiato al collo di Maria), il
braccio della Madre, rimasto libero, indica il Figlio divino.
Intorno all'anno 1131, o molto più
probabilmente nel 1155-1156, questa meravigliosa icona della Madre di Dio fu
donata dal patriarca di Costantinopoli, Luca Chrysoberges, al principe di
Kiev, Jurij Vladimirovič Dolgorukij, noto per essere il mitico fondatore
di Mosca nell'anno 1147. L’Icona costantinopolitana fu accolta dal
principe con il massimo degli onori e venne collocata nel monastero
di Monastero di Mežyhir'ja, nei pressi di Vishgorod, non lontano da
Kiev, ove, divenuta famosa i suoi numerosi miracoli, divenne oggetto di grande
venerazione presso il popolo.
Viktor Mikhaylovich Vasnetsov, Il gran principe S. Andrea Bogolyubsky, 1896 |
Andrej Bogoljubskij
avviò, quindi, a Vladimir, la costruzione della grande cattedrale della
Dormizione (1158-1160) per ospitare l'icona.
Quest'evento
portò successivamente alla consacrazione di molte altre chiese alla Madre
di Dio in tutto il nord-ovest della Russia.
Laddove si
era fermata l'asina, il principe fondò un monastero dedicato alla Madonna
ed egli stesso vi costruì la propria residenza. Da allora quel luogo porta il
nome di Bogoljubovo.
Nel 1164,
l'icona della Vergine di Vladimir accompagnò questo stesso principe nella sua
vittoriosa marcia contro i Bulgari del Volga.
Rimase in
quel luogo oltre 200 anni, subendo diverse peripezie.
L'icona
fu miracolosamente risparmiata durante l'incendio che distrusse la
cattedrale di Vladimir il 13 aprile 1185 e non sarà danneggiata durante il
sacco della città, il 7 febbraio 1238, da parte delle truppe mongole di Batu Khan, nipote del celebre Gengis Khan. In
quest'ultima occasione, la cattedrale fu incendiata e perirono la principessa
Agata Vsevolodovna ed il resto della famiglia reale.
Nel 1395, il
terribile e sanguinario Tīmūr Barlas, noto col suo nome
italianizzato Tamerlano, minacciava Mosca con le sue orde
turco-mongole musulmane. Contro di lui si mosse il principe di Mosca Basilio I
di Russia (Vasilij Dmitrievic). Il principe russo con il suo esercito prese
posizione sulla riva del fiume Oka; ma poiché la Russia all'epoca era sconvolta
da continui disordini interni, Basilio I poteva fare affidamento più su Dio che
sugli uomini onde ottenere aiuto. Fu così che il Metropolita di Mosca,
Cipriano, capo della Chiesa russa, gli ricordò della miracolosa Icona di
Vladimir e di come la Vergine avesse protetto la città di Vladimir nel 1164,
nella guerra contro i nemici bulgari, o come l'Icona fosse rimasta incolume
durante l'incendio del tempio di Vladimir, ed ancora durante l'invasione
tartaro-mongola, nel 1185. Il principe diede allora ordine di trasportare la
sacra Immagine a Mosca, essendo la protettrice della Santa Russia.
Il 26 agosto
(secondo il calendario giuliano) 1395, dopo un viaggio di dieci giorni,
alle porte di Mosca denominate Sretenskie (Incontro)
avvenne il solenne incontro degli abitanti di Mosca con l'icona.
Icona dell'Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, Сретение Владимирской иконы Богородицы, XV sec. |
Icona dell'Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, XVII sec. |
Icona dell'Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, XVII sec. |
Svetlana Ivlev, Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, 2009 |
Le porte assunsero quel nome, Sretenskie, proprio a
seguito di questo memorabile fatto. Fu fondato qui, per ricordare l'Incontro dell'icona
di Vladimir col popolo moscovita supplichevole dell'aiuto divino, un monastero,
divenuto, dopo gli anni bui del comunismo, centro della rinascita
spirituale russa e noto anche per l'eccellenza del suo coro liturgico.
L'attuale via moscovita di Sretenka prende il nome dal
monastero che vi sorge.
L'icona fu trasportata solennemente al Cremlino, nella
cattedrale della Dormizione. Giorno e notte venivano ufficiati Te Deum davanti
all'immagine della Vergine, chiedendo l'intercessione della Madre di Dio e la
grazia del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. Lo stesso gran principe
Basilio trascorse la notte in preghiera davanti all'Icona.
E l'intervento divino non mancò. Del resto come poteva essere
diversamente, se è vero quanto afferma S. Bernardo di Chiaravalle nel suo
celebre Memorare, piissima Virgo Maria, "non esse auditum a
saeculo quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua
petentem suffragia esse derelictum"!
Tamerlano, dunque, era già pronto a sferrare l’attacco, quando
quella stessa notte gli apparve in sogno la Vergine attorniata da milizie
celesti mentre gli intimava un'immediata ritirata dalla Russia. Tamerlano
comprese chi stava per sfidare e decise l'indomani mattina di levare le tende,
per ritirarsi dalla Russia senza neppure combattere. A Mosca fu un tripudio di
gioia e per molti giorni vennero cantati inni di ringraziamento, mentre
chiunque passasse di fronte all’Icona si inchinava per ben dieci volte!
Appena si furono ritirati i Tartari, a Mosca giunsero le
delegazioni della città di Vladimir che chiedevano la restituzione dell’Icona,
ma Basilio, il quale vide nella sacra Immagine un segno particolare della
protezione di Maria, non volle in nessun modo restituirla agli antichi
proprietari. La questione rischiava di trasformarsi in un pericoloso conflitto
interno. Fu allora, ancora una volta, il Metropolita Cipriano a
trovare la soluzione: rimise la questione nella mani della Santa Vergine.
Fu fissata una notte in cui l’Icona sarebbe rimasta chiusa nella
Cattedrale, mentre gli abitanti di Vladimir e di Mosca avrebbero vegliato in
preghiera attendendo un segno dall’Alto. La mattina successiva le delegazioni
delle due fazioni si presentarono alle porte della Cattedrale della Dormizione;
una volta entrate, con loro grande meraviglia videro sull’Altare due Icone
assolutamente identiche! Il Metropolita gridò al miracolo e prontamente invitò
la delegazione di Vladimir a scegliere per prima l’Icona che desiderava fra le
due. Questi ultimi scelsero quella che a loro parere sembrava l’originale,
mentre i Moscoviti si convinsero che quella autentica fosse in effetti
quella rimasta a loro.
Oggi, in realtà, al di là della leggenda, si è giunti ad una
diversa verità storica. Si è scoperta, infatti, l'esistenza di due icone
della Madonna di Vladimir risalenti al XV secolo, chiamate "di
riserva", una di esse era opera del grande iconografo Andrej Rublev,
commissionata dallo stesso Basilio. Quest'ultima fu collocata presso la
Cattedrale della Dormizione di Vladimir, per accontentare gli abitanti di
quella città.
Andrej Rublev, Icona della Madonna di Vladimir, 1405 circa, Museo Vladimir-Suzdal, Vladimir |
Come fossero
davvero andate le cose con la scelta degli abitanti di Vladimir, ovviamente, lo
poteva sapere solo lo stesso metropolita Cipriano. Egli, però, era della scuola
degli esicasti che avevano fatto il voto del silenzio, amico e discepolo
del monaco Filofej di Pskov, conoscitore e ammiratore di Gregorio
Palamas. Per questo Cipriano sapeva sia tacere sia agire.
L'icona
lasciata ai moscoviti rimase nella cattedrale della Dormizione del Cremlino di
Mosca, diventando un'icona dell'iconostasi.
Davanti ad
essa hanno avuto si sono svolti i principali atti di vita del paese, come le
incoronazioni degli zar e l'elezione dei patriarchi. Essa divenne oggetto di
grande devozione popolare e fu sempre invocata allorché la città fu minacciata
dagli invasori islamici:
- nel 1408:
durante l'assedio di Mosca da parte del Khan Edigu;
- nel 1451:
durante l'assedio di Mosca da parte di Mazovcha, figlio del Khan di Nogai. In
tale circostanza, il Metropolita san Giona di Mosca ordinò una processione
sulle mura con l'icona della Madre di Dio. Le forze islamiche, senza alcuna
apparente ragione, levarono l'assedio. Questo miracolo avvenne in occasione
della festa della Deposizione della veste della Madre di Dio
nella Chiesa di Costantinopoli della Blacherne (2 luglio secondo il calendario
giuliano). Per commemorare questa grazia divina fu costruita a Mosca, nel 1484,
la Chiesa della Deposizione della Veste della Vergine;
- nel 1459:
durante l'assedio di Mosca da parte del Khan dell'orda Nogai, che voleva lavare
l'umiliazione inflitta a suo figlio nel 1451. Ivan III lo mise in rotta.
- nel 1480:
durante l'assedio Mosca da parte del Khan della Grande Orda
d'Oro, Ahmed Khan bin Küchük, che è l'oggetto della festa del giorno su
cui torneremo;
- nel 1521:
durante l'assedio di Mosca da parte di Mehmet I Giray. Le truppe
russe, in inferiorità numerica, guidate dal principe Basilio III,
riuscirono a circondare le truppe tartare, che furono disperse.
Per
ricordare questi miracoli, onde davvero la Vergine può dirsi, anche per
l'Oriente cristiano, "Regina delle Vittorie", la Chiesa russa celebra
tre volte l'anno i grandi miracoli dell'Icona della Vergine di Vladimir:
il 21 maggio (il miracolo del 1521), il 23 giugno (quello del 1480) ed il 26
agosto (quello del 1395).
Torniamo sul
miracolo del 1480, che è l'oggetto proprio della festa del 23 giugno (secondo
il calendario giuliano).
Aleksey D. Kivshenko, Lo zar Ivan III riduce in pezzi l'intimazione del Khan, XIX sec. |
In quell'anno 1480, lo zar Ivan III Vasil'evič, conosciuto
come Ivan il Grande, strappò sui gradini della Cattedrale della
Dormizione di Mosca il trattato che sottometteva la Città al potere dell'Orda
d'Oro e quindi dichiarò l'indipendenza della Russia, rifiutando in tal modo
anche di pagare (per la verità sin dal 1476) il tributo al capo dell'Orda
d'Oro, Ahmed Khan, che subito diresse verso Mosca con un enorme esercito.
L'icona della Madre di Dio si trovava, per una serie di circostanze
storiche, in quel momento, a Vladimir. Si inviò subito, in tutta fretta, a
prelevarla e farla giungere a Mosca. Essa vi arrivò il 23 giugno del calendario
giuliano. Le armate russe e quelle tartare (appoggiate dal re polacco Casimiro
IV e dai cavalieri teutonici) presero posizione sul fiume Ugra, dove si
osservarono reciprocamente per diversi giorni senza che alcuno dei due si
decidesse ad attraversare per primo il corso d'acqua. A Mosca, intanto, si
pregava giorno e notte davanti all'Icona implorando la Tuttasanta di voler
aiutare le truppe russe. Si diffuse una voce, non si sa come nata, tra la
gente, secondo la quale la Madre di Dio aveva posto la sua cintura sul fiume
tra i due eserciti, con l'effetto di fermarli. Il principe Ivan III decise a
porre termine all'attesa, fingendo di allontanarsi dal fiume per obbligare i Tartari
ad attraversarlo con tutta calma: sperava di impegnarsi in battaglia con metà
dell'esercito, ed incastrare i tartari sconfitti verso il fiume. Ahmed, dopo
aver pensato a lungo, comprese che si trattava di una trappola. Partì, quindi,
a sua volta. La cintura della Madre di Dio li tenne distanti. Il contatto fu
evitato. In realtà, Ahmed attendeva gli aiuti militari di Casimiro IV, che non
giunsero. Viceversa, l'esercito russo, dopo che Ivan si era riconciliato con i
propri fratelli (i quali si erano ribellati all'inizio dell'anno), si vide man
mano aumentare.
Il principe Ivan inviò dei distaccamenti di cavalleria intorno
al nemico per localizzare i Tartari e sondarne le intenzioni. Vedendo
costantemente, intorno a loro, questi cavalieri russi, i tartari ebbero
timore di essere circondati e si ritirarono sempre più. Finalmente, il 7
novembre, lasciarono il suolo della santa Russia, abbandonando l'idea di
conquistare Mosca. Si istituì quindi la ricorrenza del 23 giugno, la data di
arrivo dell'Icona a Mosca, come festa della Madre di Dio.
L'immagine della Vergine rimase quindi al suo posto sino al 14
dicembre 1918, sopravvivendo ad incendi e saccheggi, ricevendo l'omaggio dei
fedeli.
Con la rivoluzione bolscevica, l'icona fu saccheggiata dai
comunisti nel 1918.
Non fu distrutta, tuttavia, per la fama che si era guadagnata
nel corso dei secoli. Nel 1926 fu depositata presso il Museo Storico di Stato
e, dal 1930, presso la Galleria Tretyakov di Mosca, che ne è ancora
il depositario ufficiale.
Si racconta che, nel dicembre 1941, quando i tedeschi si
avvicinarono a Mosca, Stalin avrebbe ordinato che l'Icona fosse posta su un
aereo, che fece il giro della capitale assediata. L'esercito tedesco cominciò a
ritirarsi dopo pochi giorni.
Come altre famose icone (ad es., quella scritta da Andrej
Rublev sulla Trinità), nacque nel 1990 il delicato problema della
restituzione da parte della Galleria Tretyakov di questi beni depredati che
sono sia tesori artistici - gioielli della famosa galleria - ma sono pure gemme
preziose di pietà dei fedeli credenti. Una soluzione giuridica originale fu
introdotta nel 1999: la chiesa di San Nicola in Tolmachi appartenente
alla Galleria Tretyakov, ora espone l'icona della Vergine di Vladimir ed
altri famosi tesori religiosi della Galleria.
La chiesa fu
riconsacrata e gli uffici sono celebrati tutti i giorni; è aperta per le visite
turistiche al di fuori degli uffici divini. L'icona miracolosa della Madonna di
Vladimir, inoltre, è regolarmente trasferito alla Cattedrale della Dormizione
al Cremlino per le principali feste.
Il prototipo
della Vergine di Vladimir è identificabile da una peculiarità nella
rappresentazione del piede sinistro del Bambino Gesù (il suo piede sinistro è
piegato tanto da permettere di vederne la pianta).
Sia analisi
storica e sia quella scientifica hanno permesso di verificare che l'icona della
Vergine di Vladimir fu composta alla fine dell'XI sec. o all'inizio del XII da
uno o più maestri della scuola bizantina di Costantinopoli. Gli esperti
considerano l'icona come quella più importante, dal punto di vista artistico,
del periodo comneno. Le dimensioni dell'icona originale è di 78 cm x 55/58 cm.
Lo spessore del pannello è stato esteso di 2,7 centimetri, presumibilmente per
facilitarne l'inserimento in un'iconostasi. Per cui, le dimensioni dell'Icona
oggi sono di 69 cm x 104 cm. Si ha quindi un profondo arco e larghi spazi per
poterla anche impugnare senza toccarla direttamente.
L'icona ha
la particolarità di essere scritta su entrambi i lati. La parte posteriore, raffigura
un altare bizantino con il Vangelo, la Croce e gli strumenti della Passione, e
risale al restauro realizzato nel 1514 per ordine del metropolita Varlaam di
Mosca.
Retro dell'Icona |
L'icona
della Madonna di Vladimir esprime profondamente il sentimento di amore materno
della Madre di Dio, ma anche l'ansia nei confronti del Bambino. L'immagine
mantiene l'intensità delle emozioni. Preghiamo la Madre di Dio, affinché si
degni di continuare a proteggerci dai rischi del tempo presente per la sua
materna protezione.
Simon Pimen Fëdorovič Ušakov, Florilegio della Madonna di Vladimir o Albero della Città di Mosca, 1668.
Sotto l'immagine, vi sono le mura del Cremlino con al centro l'iscrizione con la data; a destra in basso della firma dell'artista. Sullo sfondo si vede la Cattedrale della Dormizione di Mosca con il Metropolita Pietro di Kiev ed il principe Ivan I di Russia (Kalita). Questi hanno piantato ed innaffiato l'albero, che sembra crescere attraverso la Cattedrale della Dormizione, riempiendo l'intera superficie dei rami con le icone. Sui rami dell'albero, in medaglioni sono raffiguranti i santi di Mosca, ed il più grande, centrale, l'immagine della Madonna di Vladimir. Entro le mura del Cremlino sono lo zar Alessio I Michajlovič Romanov e la sua prima moglie, Marija Il'inična Miloslavskaja con i figli. Al piano superiore tra le nuvole, appare Cristo, il quale consegna la corona ed il manto regale ai suoi angeli affinché con essi per Alessio sia incoronato re terreno. Le immagini di santi nei medaglioni sono disposte dal basso con alcune deviazioni dalla sequenza storica, come se fossero coerenti con la "crescita" della struttura. Sul ramo di sinistra, dal Metropolita Pietro sono presentati i santi padri della Chiesa russa: i Metropoliti Alessio, Cipriano, Giona, e Filippo Fozio, il patriarca Giobbe e Filarete, lo Zar Mikhail Fedorovich, Feodor Ivanovich, Zarevich Dmitry. Sul ramo di destra nel primo medaglione è raffigurato un nonno di Ivan Kalita, il santo principe Alexander Nevsky, in abbigliamento da eremita. A seguire i fondatori e gli abati dei monasteri vicino a Mosca: San Nikon di Radonezh, San Sergio di Radonez, il monaco San Sava Storozhevsky, San Paphnutios Borovsky, San Simone Bezmolvnik, Sant'Andronico di Mosca, il beato Maxim, il beato Basilico, San Giovanni di Mosca.
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Fonti: Regina Mundi
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