Con un giorno di "ritardo"
rispetto al pio transito (sebbene non sia un ritardo vero e proprio, atteso che
morì nella sera dell'11, quando già - secondo le ore della liturgia - si era nel
nuovo giorno), il calendario tradizionale celebra la memoria di Santa Chiara
d'Assisi.
Ella è colei che oggi la santa liturgia,
e segnatamente il Martirologio tradizionale, chiama la prima e piccola pianta
della povera famiglia dei Minori (primæ plantæ Páuperum Dominárum Ordinis
Minórum), nel suo ramo femminile. Povera di denaro, sì, ma splendida nella
magnificenza della sua miseria, perché riflette fedelmente la povertà
reale del Cristo in Betlemme e sulla Croce.
Per comprendere la figura serafica di
santa Chiara Sciti o Scifi, bisogna riferirsi al tempo nel quale visse. L’abuso
della ricchezza e del potere feudale nel XIII sec. avevano imposto al clero ed
ai monaci delle cure temporali, che, spesso, li distraevano troppo, a scapito
della loro missione spirituale. Gli eretici ne prendevano argomento per
accusare la Chiesa di essersi scostata così dalla povertà apostolica, mentre i
buoni cattolici gemevano di questo stato di cose ed invocavano una riforma. Dio
suscitò allora san Francesco, che professò, nel primo articolo della sua Regola,
umile ubbidienza al papa Onorio (III) ed ai suoi successori. L’araldo del gran
Re, senza bolla di privilegi, senza immunità feudali, si presentò dunque ai
fedeli povero e scalzo, ma portante nelle mani, nei piedi e nel costato, il
sigillo del Crocifisso e, nel suo nome, fece risuonare di nuovo sulle piazze
posti ed agli incroci, la parola evangelica e le beatitudini della montagna.
Il potente abate di san Benedetto del
Subasio esercitava la sua sovranità su numerose terre e fortezze nel territorio
di Assisi. Il Poverello, per dare una culla alla nuova famiglia che voleva
istituire, gli chiese il più povero dei suoi possedimenti, la cappella
semidistrutta della Porziuncola, che diventò così la Betlemme dei Minori;
chiesetta che fu esaltata - come abbiamo ricordato il 2
agosto - da un grande privilegio celeste.
Chiara fu la perfetta imitatrice di san
Francesco. Ciò che questi fece per la vita religiosa nel ramo maschile, lo fece
Chiara nel ramo femminile. In principio, san Francesco le diede da professare
la Regola del
Patriarca san Benedetto, sull’ordine del quale volle innestare la sua nuova
riforma delle recluse di San Damiano, allo scopo di stabilirle su una base
canonica, già riconosciuta dalla santa Chiesa. In effetti, a seguito della
decisione del IV Concilio Lateranense del 1215, di non voler autorizzare più
nuove regole di vita religiosa, Francesco fu costretto a far adottare alle
Povere Dame quella benedettina. Non contentandosi, tuttavia, dell’esempio
dei ricchi monasteri di Benedettine diffusi all’epoca in Umbria, san Francesco
stabilì che Chiara e le sue monache si legassero, tornando indietro di parecchi
secoli, alle tradizioni più austere della vita benedettina, come il santo
Patriarca l’aveva istituita tra le rocce solitarie di Subiaco, e nella più
rigorosa povertà.
È così che Innocenzo III, prima che le
Clarisse (così chiamate dal nome di Chiara) avessero una regola propria,
poté scrivere loro: «Ecco, voi siete delle degne figlie del beato Benedetto».
Il monastero di San Damiano, dove Chiara
visse e morì, rappresenta ancora oggi il palazzo reale di madonna
paupertade. Ma, per assicurare meglio questo tesoro, la figlia spirituale
del Poverello volle ottenere da Innocenzo IV, poco prima della morte, un
diploma di perfetta povertà; mentre altri sollecitavano dal Pontefice romano
degli onori, dei privilegi e dei beni, Chiara ambì, al contrario, per lei e per
le sue sorelle, il privilegio di seguire la perfetta povertà del Cristo, in perfetto ossequio
alle indicazioni dei Papi del suo tempo.
Santa Chiara morì nel 1253 e fu
canonizzata due anni dopo da Alessandro IV il 15 agosto 1255, in Anagni,
con la bolla Clara claris praeclara. L'esempio della nostra Santa fu seguito dalla madre, la beata Ortolana, dalle sorelle, santa Agnese, la beata Beatrice ed una tale Angela, dalle nipoti, le beate Balbina o Balvina e Amata; da una cugina di nome Pacifica e dalle sue amiche "secolari" Cristina o Cristiana e Filippa d'Assisi.
Autore anonimo, S. Francesco consegna la regola a S. Chiara assistito dai SS. Bonaventura e Ludovico di Tolosa, XVI sec., Convento da Madre de Deus, Xabregas
Isidoro Arredondo, S. Chiara scaccia gli infedeli con l'Eucaristia, 1693, Museo del Prado, Madrid
Antonio Carnicero, S. Francesco taglia i capelli a Chiara ricevendo il suo proposito di consacrazione a Dio, 1787-89, Museo del Prado, Madrid
Autore anonimo, Pala di S. Chiara con scene di vita della santa, 1280 circa, Monastero di S. Chiara, Assisi
Carlo Crivelli, S. Chiara, partic. Trittico di Montefiore, Chiesa di S. Lucia, Montefiore dell'Aso
Giovanni Battista Moroni, S. Chiara, 1548, Museo diocesano Tridentino, Trento
Giuseppe Cesari detto il cavalier d'Arpino, S. Chiara e l'assedio di Assisi, XVII sec., Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo
Carlo Cignani, La Vergine Maria ed il Bambino Gesù appaiono a S. Chiara (o Teresa d'Avila) ed a S. Maria Margherita de' Pazzi, XVII sec.
Guercino, Visione di S. Chiara, 1615-21, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo
Gaspare Camarda, S. Chiara, 1629, Chiesa di Gesù e Maria, Monforte San Giorgio
Ambito del Murillo, Morte di S. Chiara, 1640 circa, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo
Antoni Viladomat Y Manalt, S. Francesco e S. Chiara a cena a San Damiano, 1724-33, Museu Nacional d'Art de Catalunya, Barcellona
Léon François Bénouville, S. Chiara in meditazione, 1854, Musée départemental de l'Oise, Beauvais
Con un giorno di "ritardo"
rispetto al pio transito (sebbene non sia un ritardo vero e proprio, atteso che
morì nella sera dell'11, quando già - secondo le ore della liturgia - si era nel
nuovo giorno), il calendario tradizionale celebra la memoria di Santa Chiara
d'Assisi.
Ella è colei che oggi la santa liturgia,
e segnatamente il Martirologio tradizionale, chiama la prima e piccola pianta
della povera famiglia dei Minori (primæ plantæ Páuperum Dominárum Ordinis
Minórum), nel suo ramo femminile. Povera di denaro, sì, ma splendida nella
magnificenza della sua miseria, perché riflette fedelmente la povertà
reale del Cristo in Betlemme e sulla Croce.
Per comprendere la figura serafica di
santa Chiara Sciti o Scifi, bisogna riferirsi al tempo nel quale visse. L’abuso
della ricchezza e del potere feudale nel XIII sec. avevano imposto al clero ed
ai monaci delle cure temporali, che, spesso, li distraevano troppo, a scapito
della loro missione spirituale. Gli eretici ne prendevano argomento per
accusare la Chiesa di essersi scostata così dalla povertà apostolica, mentre i
buoni cattolici gemevano di questo stato di cose ed invocavano una riforma. Dio
suscitò allora san Francesco, che professò, nel primo articolo della sua Regola,
umile ubbidienza al papa Onorio (III) ed ai suoi successori. L’araldo del gran
Re, senza bolla di privilegi, senza immunità feudali, si presentò dunque ai
fedeli povero e scalzo, ma portante nelle mani, nei piedi e nel costato, il
sigillo del Crocifisso e, nel suo nome, fece risuonare di nuovo sulle piazze
posti ed agli incroci, la parola evangelica e le beatitudini della montagna.
Il potente abate di san Benedetto del
Subasio esercitava la sua sovranità su numerose terre e fortezze nel territorio
di Assisi. Il Poverello, per dare una culla alla nuova famiglia che voleva
istituire, gli chiese il più povero dei suoi possedimenti, la cappella
semidistrutta della Porziuncola, che diventò così la Betlemme dei Minori;
chiesetta che fu esaltata - come abbiamo ricordato il 2
agosto - da un grande privilegio celeste.
Chiara fu la perfetta imitatrice di san
Francesco. Ciò che questi fece per la vita religiosa nel ramo maschile, lo fece
Chiara nel ramo femminile. In principio, san Francesco le diede da professare
la Regola del
Patriarca san Benedetto, sull’ordine del quale volle innestare la sua nuova
riforma delle recluse di San Damiano, allo scopo di stabilirle su una base
canonica, già riconosciuta dalla santa Chiesa. In effetti, a seguito della
decisione del IV Concilio Lateranense del 1215, di non voler autorizzare più
nuove regole di vita religiosa, Francesco fu costretto a far adottare alle
Povere Dame quella benedettina. Non contentandosi, tuttavia, dell’esempio
dei ricchi monasteri di Benedettine diffusi all’epoca in Umbria, san Francesco
stabilì che Chiara e le sue monache si legassero, tornando indietro di parecchi
secoli, alle tradizioni più austere della vita benedettina, come il santo
Patriarca l’aveva istituita tra le rocce solitarie di Subiaco, e nella più
rigorosa povertà.
È così che Innocenzo III, prima che le
Clarisse (così chiamate dal nome di Chiara) avessero una regola propria,
poté scrivere loro: «Ecco, voi siete delle degne figlie del beato Benedetto».
Il monastero di San Damiano, dove Chiara
visse e morì, rappresenta ancora oggi il palazzo reale di madonna
paupertade. Ma, per assicurare meglio questo tesoro, la figlia spirituale
del Poverello volle ottenere da Innocenzo IV, poco prima della morte, un
diploma di perfetta povertà; mentre altri sollecitavano dal Pontefice romano
degli onori, dei privilegi e dei beni, Chiara ambì, al contrario, per lei e per
le sue sorelle, il privilegio di seguire la perfetta povertà del Cristo, in perfetto ossequio
alle indicazioni dei Papi del suo tempo.
Santa Chiara morì nel 1253 e fu
canonizzata due anni dopo da Alessandro IV il 15 agosto 1255, in Anagni,
con la bolla Clara claris praeclara. L'esempio della nostra Santa fu seguito dalla madre, la beata Ortolana, dalle sorelle, santa Agnese, la beata Beatrice ed una tale Angela, dalle nipoti, le beate Balbina o Balvina e Amata; da una cugina di nome Pacifica e dalle sue amiche "secolari" Cristina o Cristiana e Filippa d'Assisi.
Autore anonimo, S. Francesco consegna la regola a S. Chiara assistito dai SS. Bonaventura e Ludovico di Tolosa, XVI sec., Convento da Madre de Deus, Xabregas |
Isidoro Arredondo, S. Chiara scaccia gli infedeli con l'Eucaristia, 1693, Museo del Prado, Madrid |
Antonio Carnicero, S. Francesco taglia i capelli a Chiara ricevendo il suo proposito di consacrazione a Dio, 1787-89, Museo del Prado, Madrid |
Autore anonimo, Pala di S. Chiara con scene di vita della santa, 1280 circa, Monastero di S. Chiara, Assisi |
Carlo Crivelli, S. Chiara, partic. Trittico di Montefiore, Chiesa di S. Lucia, Montefiore dell'Aso |
Giovanni Battista Moroni, S. Chiara, 1548, Museo diocesano Tridentino, Trento |
Giuseppe Cesari detto il cavalier d'Arpino, S. Chiara e l'assedio di Assisi, XVII sec., Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo |
Carlo Cignani, La Vergine Maria ed il Bambino Gesù appaiono a S. Chiara (o Teresa d'Avila) ed a S. Maria Margherita de' Pazzi, XVII sec. |
Guercino, Visione di S. Chiara, 1615-21, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo |
Gaspare Camarda, S. Chiara, 1629, Chiesa di Gesù e Maria, Monforte San Giorgio |
Ambito del Murillo, Morte di S. Chiara, 1640 circa, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo |
Antoni Viladomat Y Manalt, S. Francesco e S. Chiara a cena a San Damiano, 1724-33, Museu Nacional d'Art de Catalunya, Barcellona |
Léon François Bénouville, S. Chiara in meditazione, 1854, Musée départemental de l'Oise, Beauvais |
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