Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 10 agosto 2014

In festo Sancti Laurentii diaconi et martyris

Come già ricordato ieri, dopo quella dei Principi degli Apostoli, questa festa è la più grande dell’antica liturgia romana, appartenendo sin dalle origini al santorale romano. Il terribile martirio, sofferto dal celebre Arcidiacono di papa Sisto II quattro giorni dopo quello del suo vescovo, il 10 agosto 258, sotto l’imperatore Valeriano, e consumato – secondo la sua Passio – su una griglia infuocata aver distribuito ai poveri i beni della Chiesa, impressionò molto le generazioni che gli succedettero immediatamente, e per le quali Lorenzo diventò a Roma ciò che era stato Stefano a Gerusalemme, a tal punto che la popolarità del diacono martire romano prevalse rapidamente su quella del papa Sisto II stesso, varcando i limiti dell’Urbe.
Il cadavere carbonizzato del martire fu deposto in pace dal prete Giustino nel cimitero di Ciriaca, nell’Ager Veranus, sulla via Tiburtina. Essa ci è attestata dalla Depositio Martyrum del 354 ed il suo natale è annunciato nel martirologio Geronimiano.
Sul luogo della sua sepoltura, il generoso imperatore Costantino eresse una ricca basilica; ma poiché il sepolcro di san Lorenzo si trovava nel mezzo degli altri cubicula e delle cripte sotterranee, il vincitore di Massenzio, volendo risparmiare il cimitero, aprì solamente una scala di comunicazione tra la basilica e l’ipogeo del Santo. Questa scala a due ringhiere è menzionata non solo dal Liber Pontificalis nella biografia di Silvestro, ma anche in un’epigrafe locale: Ad mensa beati martyris Laurentii, descindentibus in cripta, parte dextra.
Sulla tomba del martire, Damaso collocò l’iscrizione seguente:

VERBERA • CARNIFICES • FLAMMAS • TORMENTA • CATENAS
VINCERE • LAVRENTII • SOLA • FIDES • POTVIT
HAEC • DAMASVS • CVMVLAT • SVPPLEX • ALTARIA • DONIS
MARTYRIS • EGREGIVM • SVSPICIENS • MERITVM

I colpi, i boia, le fiamme, il cavalletto, le catene,
solo la fede di Lorenzo poteva superarli.
Damaso supplicante colma questi altari di doni
Ammirando i meriti del glorioso martireDamaso supplicante colma questi altari di doni
Damaso supplicante colma questi altari di doni.
Ammirando i meriti del glorioso martire.

Secondo san Leone Magno, Roma era diventata «celebre anche grazie a Lorenzo, come Gerusalemme era stata glorificata da Stefano» («… atque ita per universum mundum clarificavit gloriam suam, ut a solis ortu usque ad occasum, leviticorum luminum coruscante fulgore, quam clarificata est Jerosolyma Stephano, tam iilustris fieret Roma Laurentio» - San Leone Magno, Sermone 85, In natali S. Laurentii martyris, in PL 54, col. 437, nonché R. Dolle (a cura di), Sermons. Léon le Grand, tomo 4, Paris 1973, p. 77).
Il collegamento tra san Lorenzo (al Verano) e Gerusalemme, sarà nuovamente riproposto alla fine delle Crociate, quando passò a rappresentare il patriarcato di Gerusalemme. In effetti, la basilica di San Giovanni in Laterano, sede del pontefice, rappresentava il patriarcato di Roma; poiché a Roma si erano rifugiati i patriarchi latini insediati dai Crociati sulle antiche sedi orientali e fuggiti a seguito dell’avanzata musulmana ed alla caduta dell’ultimo baluardo del regno latino di Gerusalemme, cioè di San Giovanni d’Acri, nel 1291, furono loro assegnate le basiliche patriarcali: san Pietro, per Costantinopoli; san paolo fuori le Mura, per Alessandria; santa Maria Maggiore per Antiochia; san Lorenzo per Gerusalemme. Anche il pellegrinaggio mutò e si spostò dai luoghi santi della Palestina alle memorie dell’Incarnazione e della Passione presenti a Roma (Cfr. sul punto Nicola Bux, Il pellegrinaggio a Gerusalemme all’origine del Giubileo cristiano, in Communio, 160-161 (1998), pp. 38-46).
Tornando alla festa laurenziana, va rammentato come sant’Agostino, nonostante la popolarità del culto del Martire, si lamentasse del piccolo numero di fedeli venuti a celebrare la sua festa: Beati Laurentii illustre martyrium est, sed Romæ, non hic; tantam enim video vestram paucitatem (così Sant’Agostino, Sermone 303, In natali martyris Laurentii, 1, in PL 38, col. 1393). È vero che egli, in seguito, confessò la sua fatica, tanto il caldo era grande e per questo risparmiò ai fedeli un più lungo sermone («Ergo pauci audite pauca: quia et nos in hac lassitudine corporis et aestibus non possumus multa» - ivi).
Nella processione dei martiri rappresentati a Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, san Lorenzo è il solo ad essere vestito di porpora, mentre gli altri sono vestiti di bianco e ciò «témoigne de la gloire et de la précellence du martyr romain» (Paul Perdrizet, Le Calendrier parisien à la fin du moyen âge, Paris 1933, p. 198). 





Nel famoso mausoleo ravennate di Galla Placidia, figlia di Teodosio, infine, il Santo martire appare (sebbene non unanimemente) nelle vesti di atleta vincitore.





Nel rito bizantino si celebra contemporaneamente, il 10 agosto, Lorenzo e Sisto. A Costantinopoli la sinassi aveva luogo «à leur martyrion», vale a dire nella basilica di Lorenzo (così Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 272).
Va segnalato, infine, che il 10 agosto, giorno della festa del Santo, si verifica un miracolo di liquefazione del sangue, analogo a quello più famoso di san Gennaro, che si verifica nella cittadina di Amaseno, dove, in un'ampolla di vetro, si conserva, allo stato solido, un po' di sangue del martire Lorenzo, insieme ad un po' del suo grasso ed a residui di carbone.




Sin dalla sera del 9 a tutto il 10 agosto, il sangue si liquefa assumendo un vivido colore rubino. Tuttavia, da alcuni anni, il prodigio si verifica anche al di fuori della data della festa del Santo.



Franz Dvorak, S. Lorenzo distribuisce i beni della Chiesa ai poveri, 1895


Pietro da Cortona, Martirio di S. Lorenzo, 1655-56, chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda, Roma

Guercino, Martirio di S. Lorenzo, 1628, Duomo, Ferrara

Orazio Ferrari, Martirio di S. Lorenzo, 1638 circa, Pinacoteca, Cagliari

Valentin de Boulogne, Martirio di S. Lorenzo, 1622-24, Museo del Prado, Madrid

Scuola genovese, Martirio di S. Lorenzo, XVII sec.

Jean-Baptiste de Champaigne, Martirio di S. Lorenzo, 1660 circa

Jan Boeckhorst, Martirio di S. Lorenzo, 1649-59, Musée des Beaux Arts, Bordeaux


Bartholomeus Breenbergh, Martirio di S. Lorenzo, 1647, Städelsches Kunstinstitut und Städtische Galerie, Frankfurt am Main

Massimo Stanzione, Martirio di S. Lorenzo, 1628-32

Jusepe de Ribera, Martirio di S. Lorenzo, 1620-24, National Gallery of Victoria, Melbourne

Jusepe de Ribera, Martirio di S. Lorenzo, 1620-24, collezione privata

Jusepe de Ribera, Martirio di S. Lorenzo, 1628-30, Banco Sanpaolo, Napoli

Ludovico Cardi detto il Cigoli, Martirio di S. Lorenzo, partic., 1590, Museo della Collegiata, Figline Valdarno

Francesco Trevisani, Martirio di S. Lorenzo, 1730 circa, collezione privata

Giacomo Serpotta, Martirio di S. Lorenzo, XVII sec., Oratorio di S. Lorenzo, Palermo

Alejo Vera Estaca, Sepoltura di S. Lorenzo, 1862, Museo Nacional del Prado, Madrid

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