Come già ricordato ieri, dopo quella dei
Principi degli Apostoli, questa festa è la più grande dell’antica liturgia
romana, appartenendo sin dalle origini al santorale romano. Il terribile
martirio, sofferto dal celebre Arcidiacono di papa Sisto II quattro giorni dopo
quello del suo vescovo, il 10 agosto 258, sotto l’imperatore Valeriano, e
consumato – secondo la sua Passio – su una griglia infuocata aver distribuito
ai poveri i beni della Chiesa, impressionò molto le generazioni che gli
succedettero immediatamente, e per le quali Lorenzo diventò a Roma ciò che era
stato Stefano a Gerusalemme, a tal punto che la popolarità del diacono martire
romano prevalse rapidamente su quella del papa Sisto II stesso, varcando i
limiti dell’Urbe.
Il cadavere carbonizzato del martire fu deposto
in pace dal prete Giustino nel cimitero di Ciriaca, nell’Ager Veranus, sulla via Tiburtina. Essa
ci è attestata dalla Depositio Martyrum del 354 ed il suo natale
è annunciato nel martirologio Geronimiano.
Sul luogo della sua sepoltura, il generoso
imperatore Costantino eresse una ricca basilica; ma poiché il sepolcro di san Lorenzo
si trovava nel mezzo degli altri cubicula
e delle cripte sotterranee, il vincitore di Massenzio, volendo risparmiare il
cimitero, aprì solamente una scala di comunicazione tra la basilica e l’ipogeo
del Santo. Questa scala a due ringhiere è menzionata non solo dal Liber Pontificalis nella biografia di
Silvestro, ma anche in un’epigrafe locale: Ad mensa beati martyris
Laurentii, descindentibus in cripta, parte dextra.
Sulla tomba del martire, Damaso collocò l’iscrizione
seguente:
VERBERA • CARNIFICES • FLAMMAS • TORMENTA • CATENAS
VINCERE • LAVRENTII • SOLA • FIDES • POTVIT
HAEC • DAMASVS • CVMVLAT • SVPPLEX • ALTARIA • DONIS
MARTYRIS • EGREGIVM • SVSPICIENS • MERITVM
I colpi, i boia, le fiamme, il cavalletto, le catene,
solo la fede di Lorenzo poteva superarli.
Damaso supplicante colma questi altari di doni.
Ammirando i meriti
del glorioso martire.
Secondo san Leone Magno,
Roma era diventata «celebre anche grazie a Lorenzo, come Gerusalemme era stata
glorificata da Stefano» («… atque ita per universum
mundum clarificavit gloriam suam, ut a solis ortu usque ad occasum, leviticorum
luminum coruscante fulgore, quam clarificata est Jerosolyma Stephano, tam
iilustris fieret Roma Laurentio» - San Leone Magno, Sermone 85, In natali S. Laurentii martyris, in PL 54, col. 437, nonché R. Dolle (a cura di), Sermons. Léon le Grand,
tomo 4, Paris 1973, p. 77).
Il collegamento tra san
Lorenzo (al Verano) e Gerusalemme, sarà nuovamente riproposto alla fine delle
Crociate, quando passò a rappresentare il patriarcato di Gerusalemme. In
effetti, la basilica di San Giovanni in Laterano, sede del pontefice,
rappresentava il patriarcato di Roma; poiché a Roma si erano rifugiati i
patriarchi latini insediati dai Crociati sulle antiche sedi orientali e
fuggiti a seguito dell’avanzata musulmana ed alla caduta dell’ultimo baluardo
del regno latino di Gerusalemme, cioè di San Giovanni d’Acri, nel 1291, furono
loro assegnate le basiliche patriarcali: san Pietro, per Costantinopoli; san
paolo fuori le Mura, per Alessandria; santa Maria Maggiore per Antiochia; san
Lorenzo per Gerusalemme. Anche il pellegrinaggio mutò e si spostò dai luoghi
santi della Palestina alle memorie dell’Incarnazione e della Passione presenti
a Roma (Cfr. sul punto Nicola Bux, Il pellegrinaggio a Gerusalemme all’origine del Giubileo cristiano, in Communio, 160-161 (1998), pp. 38-46).
Tornando alla festa laurenziana,
va rammentato come sant’Agostino, nonostante la popolarità del culto del
Martire, si lamentasse del piccolo numero di fedeli venuti a celebrare la sua
festa: Beati Laurentii illustre martyrium
est, sed Romæ, non hic; tantam enim video vestram paucitatem (così Sant’Agostino, Sermone 303, In natali martyris
Laurentii, 1, in PL 38, col. 1393). È vero che egli, in seguito, confessò
la sua fatica, tanto il caldo era grande e per questo risparmiò ai fedeli un
più lungo sermone («Ergo pauci audite pauca: quia et nos in hac lassitudine
corporis et aestibus non possumus multa» - ivi).
Nella processione dei
martiri rappresentati a Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, san Lorenzo è il solo
ad essere vestito di porpora, mentre gli altri sono vestiti di bianco e ciò
«témoigne de la gloire et de la précellence du martyr romain» (Paul Perdrizet, Le Calendrier parisien à la fin du moyen âge, Paris 1933, p. 198).
Nel famoso mausoleo ravennate di Galla Placidia, figlia di Teodosio, infine, il Santo martire appare (sebbene non unanimemente) nelle vesti di atleta vincitore.
Nel
rito bizantino si celebra contemporaneamente, il 10 agosto, Lorenzo e Sisto. A
Costantinopoli la sinassi aveva luogo «à leur martyrion», vale a dire nella basilica di Lorenzo (così Pierre
Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 272).
Va segnalato, infine, che il 10 agosto, giorno della festa del Santo, si verifica un miracolo di liquefazione del sangue, analogo a quello più famoso di san Gennaro, che si verifica nella cittadina di Amaseno, dove, in un'ampolla di vetro, si conserva, allo stato solido, un po' di sangue del martire Lorenzo, insieme ad un po' del suo grasso ed a residui di carbone.
Sin dalla sera del 9 a tutto il 10 agosto, il sangue si liquefa assumendo un vivido colore rubino. Tuttavia, da alcuni anni, il prodigio si verifica anche al di fuori della data della festa del Santo.
Pietro da Cortona, Martirio di S. Lorenzo, 1655-56, chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda, Roma
Va segnalato, infine, che il 10 agosto, giorno della festa del Santo, si verifica un miracolo di liquefazione del sangue, analogo a quello più famoso di san Gennaro, che si verifica nella cittadina di Amaseno, dove, in un'ampolla di vetro, si conserva, allo stato solido, un po' di sangue del martire Lorenzo, insieme ad un po' del suo grasso ed a residui di carbone.
Franz Dvorak, S. Lorenzo distribuisce i beni della Chiesa ai poveri, 1895
Pietro da Cortona, Martirio di S. Lorenzo, 1655-56, chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda, Roma
Guercino,
Martirio di S. Lorenzo, 1628, Duomo,
Ferrara
Orazio Ferrari, Martirio di S. Lorenzo, 1638 circa, Pinacoteca, Cagliari
Valentin
de Boulogne, Martirio di S. Lorenzo, 1622-24, Museo del Prado, Madrid
Scuola genovese, Martirio di S. Lorenzo, XVII sec.
Jean-Baptiste de Champaigne, Martirio di S. Lorenzo, 1660 circa
Jan Boeckhorst, Martirio di S. Lorenzo, 1649-59, Musée des Beaux Arts, Bordeaux
Bartholomeus Breenbergh, Martirio di S. Lorenzo, 1647, Städelsches Kunstinstitut und Städtische Galerie, Frankfurt am Main
Massimo Stanzione, Martirio di S. Lorenzo, 1628-32
Jusepe de Ribera, Martirio di S. Lorenzo, 1620-24, National Gallery of
Victoria, Melbourne
Jusepe de Ribera, Martirio di S. Lorenzo, 1620-24, collezione privata
Jusepe de
Ribera, Martirio di S. Lorenzo, 1628-30, Banco Sanpaolo, Napoli
Ludovico Cardi detto il Cigoli, Martirio di S. Lorenzo, partic., 1590, Museo della Collegiata, Figline Valdarno
Francesco Trevisani, Martirio di S. Lorenzo, 1730 circa, collezione privata
Giacomo Serpotta, Martirio di S. Lorenzo, XVII sec., Oratorio di S. Lorenzo, Palermo
Alejo Vera Estaca, Sepoltura di S. Lorenzo, 1862, Museo Nacional del Prado, Madrid
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