Tra le
feste Mariane, quella della dormitio (κοίμησις) sanctæ Mariæ (κοίμησις της Θεοτόκου),
o della sua corporea assunzione in cielo, fu fin dall’antichità la più celebre
e la più solenne.
Essa
attingeva direttamente dalla tradizione gerosolomitana, dove sin dai tempi più
remoti (almeno dal III sec. d.C., ma la tradizione orale è più antica) si
ricordava la dormizione della Vergine sul monte Sion, in Gerusalemme, ed il
trasporto del corpo, ad opera degli Apostoli e della primitiva comunità dei
credenti, presso la sua tomba, posta vicino al Monte degli Ulivi, vicino al
Getsemani, in un wādī,
cioè in un letto di un torrente, ormai secco, scavato tra le rocce, dove
l’imperatrice Eudossia vi aveva fatto erigere una basilica.
Ancora
oggi, gli Orientali, in occasione della festività ortodossa della Dormizione,
percorrono, in processione, il tratto di strada che dal Monte Sion (o meglio
dal Sion cristiano), luogo tradizionale della Dormizione, scende alla Tomba di
Maria.
“Vieni in pace perché le schiere
celesti attendono te e che io ti introduca tra le gioie del Paradiso”,
sulla base di queste parole del Cristo – riportate dall’apocrifo Transitus Virginis o Dormitio Mariae – la
Vergine Madre si sarebbe, dunque, addormentata nel Signore, a Gerusalemme, per
poi risvegliarsi, in anima e corpo, senza conoscere – analogamente alla sorte
del corpo del Figlio – alcun segno di corruzione o decomposizione, in Paradiso.
Il fatto
che la Madonna sia nata ed addormentasi nel Signore a Gerusalemme fa sì che
ella sia considerata come la più illustre cittadina della Città Santa. Per
questo è venerata come Ιεροσολυμίτισσα, Jerosolymitissa, cioè
Gerosolomitana. E sotto questo titolo è veneratissima dai cristiani un'icona
della Παναγία, Panaghia,
Tuttasanta, col Bambino, in un'edicola dietro il banco di pietra, all'interno
della Tomba della Vergine a Gerusalemme.
Icona della Dormizione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, XVI sec. |
El Greco, Dormizione della Vergine, 1567, Cattedrale, Ermopoli |
Icona della Dormizione, Tomba della Vergine Maria, Gerusalemme |
Lecomte du Noüy, Donne cristiane alla tomba della Vergine, 1871, collezione privata |
Icona ed edicola della Jerosolymitissa, Tomba della Vergine Maria, Gerusalemme |
Tornando alla Dormizione, l’apocrifo suddetto, risalente secondo una
tradizione ad un discepolo di san Giovanni l’Evangelista, tale Leucio, sebbene
ne abbiamo una versione scritta risalente soltanto al IV-V sec. d.C., in
verità, potrebbe aver avuto una redazione primitiva “ad un periodo assai
anteriore al IV secolo”, come autorevolmente sosteneva il celebre
frate-archeologo, P. Beniamino Bagatti (Le due redazioni del “Transitus
Mariae”, in Marianum, 32 (1970), pp. 279-287), il quale
ravvisava una grande coincidenza di dati tra il testo e le scoperte
archeologiche: ad es., le tre camere sepolcrali messe in luce dagli scavi nella
c.d. Tomba di Maria corrispondono alle tre camere descritte nella versione
siriana del documento.
La data dell’odierna festa, al 15 agosto,
però, non fu fissata in relazione alla Dormizione di Maria. In effetti,
originariamente, in questa data si commemorava la dedicazione del santuario
bizantino del Kathisma (cioè del Riposo, Requies in
latino) di Maria, vicino al monastero di Mar Elias, ed oggi, anche al Kibbutz
Ramat Rachel, sulla strada tra Gerusalemme e Betlemme, ad opera del vescovo di
Gerusalemme Giovenale (456 d.C.) (su questo sito, v. qui e qui con la lezione di P. Eugenio Alliata). In questo luogo si ricordava che Maria, in
prossimità di Betlemme, prima di partorire il Figlio di Dio, si sarebbe
riposata, sedendosi su una pietra, che si conservava al centro del Santuario
ottagonale (i cui resti sono tuttora visibili).
Mosaico della palma con i frutti decisamente "sproporziati", resti della chiesa del Kathisma, Betlemme |
Lavori di scavo e pulitura del mosaico, chiesa del Kathisma |
Veduta area dei resti della chiesa del Kathisma |
Le letture di questo giorno ricordavano il
parto della Vergine (Is. 7, 10-15; Gal. 3, 29-4,7; Lc. 2, 1-7), alludendo alla
maternità divina e salvifica di Maria e non già alla sua Assunzione.
Tuttavia, a seguito dell’ampia diffusione
dell’apocrifo sopraricordato, fu quasi naturale ricollegare ed evocare il “riposo”
di Maria alla sua “dormizione” corporale, cioè al suo “riposo” definitivo,
distaccandosi sempre più il ricordo dalla Maternità a favore di quello dell’Assunzione.
Verso il VI sec. questo passaggio poteva
dirsi compiuto ed il 15 agosto – come sancito dall’imperatore Maurizio alla
fine del VI sec. – indicò definitivamente la Dormizione della Santa Vergine,
celebrata con grande solennità con un riposo festivo e che dalla Vita
di San Teodoro di Gerusalemme (+ 529 d.C.) apprendiamo era celebrata
con la partecipazione di una grande folla (per approfondimenti sulle origini della festa dell'Assunzione, v. il saggio di Frédéric Manns, OFM, in AA. VV., L'Assunzione di Maria Madre di Dio. Significato storico-salvifico a 50 anni dalla definizione dogmatica, PAMI, Città del Vaticano 2001, pp. 169-182; Simon Claude Mimouni, Dormition et Assomption de Marie. Histoire de traditions anciennes, Paris, 1995, passim).
La festa giunse a Roma nel secolo successivo. Qui si celebrava una messa nella basilica Liberiana, la quale poneva termine alla lunga processione, o fiaccolata, che si snodava per le vie di Roma durante la nottata.
L’autore di questa processione notturna di clero e di popolo, fu san Sergio I (papa dal 687 al 701). San Leone IV (papa dall’847 all’855) fu ripristinata, dopo che era caduta in una certa dimenticanza, semplicemente richiamando in vigore l’uso del suo predecessore, sebbene verosimilmente introducesse l’ufficio e la messa vigiliale, nonché la dotasse di un’ottava: farebbe pensare ciò la circostanza che alcuni antichissimi lezionari ed evangeliari non contemplino alcuna lettura per questa vigilia se non a partire da una certa epoca, appunto dal IX sec.
Verso il X sec. l’odierna solennità crebbe di proporzioni ed il corteo, invece che da Sant’Adriano al Foro, partiva addirittura dalla residenza papale del Laterano, colle icone del Salvatore e della Theotokos, cinti da centinaia di luci.
Fuori di Roma, in moltissimi luoghi d’Italia venne ricopiata per la vigilia dell’Assunzione la commovente usanza della Città Eterna; ed ancora adesso in alcuni paesi del Latium, questa sera si formano due processioni, una coll’immagine del Salvatore, l’altra con quella di Maria Santissima, che muovono alla volta una dell’altra. Quando i due cortei s’incontrano, i portatori delle due icone si scambiano il bacio della pace; il celebrante allora offre l’incenso alle sante immagini, il Cristo prende la destra, la Vergine la sinistra, e così in processione trionfale si conclude ad una qualche chiesa dedicata alla Madonna, ove s’incomincia la festa dell’Assunta.
Giusta l’XI Ordo Romanus, la mattina del 14 agosto il Papa coi cardinali, digiuni ed a piedi scalzi, si recavano nell’oratorio di san Lorenzo nel Patriarchium, ove facevano sette genuflessioni innanzi l’icona bizantina del Salvatore che ancor oggi vi si custodisce. Allora il Pontefice ne scopriva lo sportello, ed al canto del Te Deum la deponeva in piano, cioè la discendeva perché nella sera seguente potesse esser portata in processione dai diaconi cardinali.
I vespri e l’ufficio vigiliare di nove lezioni, sull’imbrunire, erano cantati a Santa Maria Maggiore; quindi il Pontefice e tutto il clero tornavano in Laterano per cominciare la processione notturna (cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – VIII. I Santi nel mistero della Redenzione [le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di san Michele], Torino-Roma, Marietti, 1932, pp. 180-181).
I vespri e l’ufficio vigiliare di nove lezioni, sull’imbrunire, erano cantati a Santa Maria Maggiore; quindi il Pontefice e tutto il clero tornavano in Laterano per cominciare la processione notturna (cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – VIII. I Santi nel mistero della Redenzione [le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di san Michele], Torino-Roma, Marietti, 1932, pp. 180-181).
Hugo van der Goes, Il transito della Vergine, 1480 circa, Groeninge Museum, Bruges |
Duccio da Buoninsegna, Annuncio di morte alla Vergine, 1308-11, Museo dell’Opera del Duomo, Siena; la palma è simbolo di morte e del paradiso |
Buoninsegna, Commiato da S. Giovanni, con arrivo di tutti gli Apostoli, 1308-11, Museo dell’Opera del Duomo, Siena |
Buoninsegna, Dormizione della Vergine, 1308-11, Museo dell’Opera del Duomo, Siena. Anche qui compare la palma |
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