giovedì 21 agosto 2014

"... qui amat filium aut filiam super me, non est me dignus ..." (Matth. 10, 37) - Ci può essere un amore più grande?

La vita di santa Giovanna Francesca de Chantal ha offerto una risposta in senso affermativo alla domanda del Signore.
Ieri, commemorando il centenario del pio transito di san Pio X, proponevano all’attenzione un film – l’unico per la verità – dedicato alla vita del santo pontefice, “Gli uomini non guardano il cielo”. Ad un tratto, si racconta un episodio reale della biografia del papa, allorché era Patriarca a Venezia. Recatosi presso la ricca dimora di una nobildonna della città lagunare, in procinto di divorziare dal marito, in Ungheria (all’epoca in Italia non esisteva il divorzio!), questa lamentava come la sua esistenza fosse stata infelice e la Provvidenza parecchio ingiusta con lei e che, perciò, aveva “diritto ad un’altra storia”, a rifarsi una vita. Il santo Patriarca replicava che “di fronte a Dio non si hanno diritti, ma solo doveri” e che col divorzio in procinto di ottenerlo grazie alla sua ricchezza, in verità, non si accomodava nulla soprattutto “quando si decide di vivere in peccato mortale”. La donna, quindi, obiettava che aveva diritto di rifarsi una vita e che non poteva sacrificare tutta la sua vita ad un manigoldo, che l’aveva quasi impoverita: aveva, dunque, diritto all’amore. Il Patriarca, quindi, indicando il Cielo, ricordava alla donna che “c’è un solo amore che non può essere sacrificato ed è l’amore di Dio. Certo è un amore difficile, perché tutto dà e niente chiede, quell’amore è abnegazione, è carità”. Per questo, la donna non poteva disertare il campo di battaglia che Dio le aveva assegnato, perché, così facendo, avrebbe perso un’anima (quella del marito peccatore) ed avrebbe perso certamente se stessa.
Come ieri, dunque, questo film ci ha ricordato che c’è un Amore superiore, che non può essere sacrificato, così oggi l’odierna memoria di santa Giovanna Francesca.
Ella, discepola di san Francesco di Sales, fece onore al suo maestro e gli dimostrò che, senza ricorrere necessariamente a quelle forme speciali e trascendenti di santità che troviamo presso i Padri del deserto, si poteva giungere al sommo della perfezione cristiana amando Dio appassionatamente e compiendo i doveri del proprio stato, nella quadruplice situazione di sposa, di madre, di vedova e di religiosa, volta a volta vissuta dalla nostra santa.
Alla scuola del santo Vescovo di Ginevra, la santità di Giovanna Francesca diventò amabile, gentile e non diede più quell’impressione di malinconia che una virtù esordiente poteva causare a coloro che ne furono testimoni.
Madame de Chantal aveva affidato la direzione della sua anima a san Francesco di Sales, tanto che i suoi domestici dicevano a questo riguardo: «Il primo confessore di Madame la faceva pregare tre volte al giorno e, per questo, ci annoiavamo molto. Il Monsignore di Ginevra, al contrario, la fa pregare ora continuamente e questo non importuna più nessuno» («Le premier conducteur de Madame ne la faisait prier que trois fois, et nous en étions tous ennuyés; mais Mgr de Genève la fait prier à toutes les heures, et cela n’incommode personne») (Françoise M. De Chaugy, Giovanna Francesca di Chantal. Memoria della vita edelle virtù, Roma 2010, p. 72. Cfr. Id., Mémoires sur la vie et les vertus de Sainte-Jeanne Françoise Frémyot de Chantal. Sainte Jeanne-Françoise Frémyot de Chantal, sa vie et ses œuvres, t. 1, Paris 1874, p. 73).
Uno dei momenti più penosi della sua vita fu quello in cui dovette separarsi dai suoi.
In quell’istante, la nostra Santa dové sperimentare le parole del Redentore e cioè che l’Amore a Lui, per essere fatti degni di Lui, deve superare persino quello derivante dai vincoli di sangue, perché è davvero un amore che non può essere sacrificato!
Eccone il racconto: «Il 19 [recte: 29, ndr.] marzo 1610, giorno fissato per gli addii, i genitori e gli amici della santa si riunirono da M. Frémiot. L’assemblea era numerosa. Tutti si scioglievano in lacrime. M.me de Chantal, sola, conservava una calma apparente; ma i suoi occhi erano umidi di pianto e testimoniavano la violenza che era obbligata ad adoperare su se stessa per dominarsi. Andava da uno all’altro, baciando i suoi genitori, chiedendo loro perdono, li scongiurava di pregare per lei, provando a non piangere, e piangendo più forte. Quando arrivò ai suoi quattro bambini, non poté contenersi. Suo figlio, Celso Benigno, che aveva circa quindici anni, si appese al suo collo e provò con mille carezze a distoglierla dal suo progetto. M.me de Chantal, prona su di lui, lo copriva di baci e rispondeva a tutte le sue ragioni con una forza ammirevole. Nessun cuore insensibile che fosse, era capace di trattenere i singhiozzi sentendo “quelle parole filiali e materne così dolorosamente piene d’amore”. Dopo che i cuori ebbero esaurito la tenerezza, M.me de Chantal, per mettere fine ad una scena che la prostrava, si liberò vivamente dalle braccia di suo figlio e volle passare oltre. Questo fu allorché Celso Benigno, disperato di non potere trattenere sua madre, si coricò di traverso sulla porta dicendo: “Ebbene, Madre mia, se non posso trattenervi, almeno passerete sul corpo di vostro figlio”. A queste parole, M.me de Chantal sentì il suo cuore spezzarsi e, non potendo sostenere il più peso del suo dolore, si fermò e lasciò cadere liberamente le sue lacrime. Il buon Monsignor Robert, precettore dei figli, che assisteva a questa scena straziante, temendo che M.me de Chantal si indebolisse nel momento supremo: “Eh che cosa! Madame, le disse, le lacrime di un bambino vi potranno scuotere?” – “No!, riprese la santa che sorrideva attraverso le sue lacrime, ma che vuole, sono una madre!” – E, gli occhi al cielo, novello Abramo, ella passò sul corpo di suo figlio» (Mons. Emile Bougaud, Histoire de Sainte Chantal et des origines de la Visitation9, t. 1, Paris 1879, pp. 411-413 (traduzione mia). V. anche André Ravier, Jeanne-Françoise Frémyot, Baronne de Chantal, Paris 1983, trad. it. Giovanna di Chantal. Fascino femminile e santità3, Roma 2000, pp. 66-67; Giovanna di Chantal, Volerci come Dio ci vuole. Scritti spirituali3, Roma 2000, pp. 33-34; Françoise M. De Chaugy, Giovanna Francesca di Chantal cit., pp. 111-112).

Noël Hallé, S. Francesco di Sales consegna a S. Giovanna Francesca la regola della Congregazione della Visitazione, XVIII sec., Chiesa di Saint-Louis-en-L’Ile, Parigi


Valentin Metzinger, S. Francesco di Sales riceve i voti di S. Giovanna Francesca di Chantal, 1753-55, Narodna Galerija, Lubiana

Ritratto originale di S. Giovanna Francesca de Chantal







Christophe de Rabutin, barone de Chantal, e sua moglie

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