Sull'appassionante tema al centro dell'imminente prossimo Sinodo straordinario si confrontano davvero con argomentazioni interessanti voci diverse, che esaminano la tematica da svariate angolature, sebbene tutte convergenti verso la salvaguardia dell'integra dottrina cattolica.
Propongo su questo blog un nuovo interessante intervento sul tema delle seconde nozze.
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Risposarsi a dispetto dei santi
Domande
legittime di un laico cristiano sul nuovo “divorzio concordatario” che i
novatori preparano. Rifare la dottrina sarà davvero un atto misericordioso?
di Renzo Puccetti
Benché
denso di argomenti meritevoli di ben maggiore considerazione, la discussione
sulla possibilità di riammettere al sacramento dell’Eucaristia le persone
divorziate risposate ha monopolizzato l’attenzione dei media in vista del
Sinodo straordinario sulla famiglia che il Santo Padre vuole comunque aperto al
confronto. Intendo offrire un piccolo contribuito come laico impegnato insieme
a tanti altri nella difesa del bene primario della vita e della prosecuzione
dell’utero materno, come definì la famiglia il cardinale Ratzinger. Chesterton
ammonì che un giorno le spade sarebbero state sguainate per dimostrare che le
foglie sono verdi in estate; quando osservo lo stupro mediatico
dell’appellativo così dolce e delicato con cui Gesù si è presentato a una
minuta suora polacca, Misericordia, e il martirio a cui viene sottoposta la
logica, ho come l’impressione che quel giorno non sia poi così lontano. Non
voglio, non posso, non devo dare risposte, ma porre domande sì, quello mi è
consentito, anzi è un diritto che mi deriva dal battesimo e ancora prima dalla
mia natura umana razionale tenuta in così gran conto da un certo Pietro, primo
Papa, che esortava a rispondere riguardo le ragioni della nostra speranza.
Mi
pare che una prima questione debba ricevere soluzione nel riflettere
sull’argomento: il marito divorziato e risposato secondo la legge civile che
desidera ricevere la Comunione, con chi sta avendo rapporti sessuali? Con una
donna che per la legge di Dio e della chiesa non è moglie, con una delle due
mogli, o con l’unica moglie? Nel primo caso avere rapporti sessuali con una
donna diversa dalla moglie significa ancora commettere adulterio o no? In caso
affermativo, è ancora vero che il nuovo matrimonio civile accresce la gravità
della rottura cristallizzando l’autore in una “condizione di adulterio pubblico
e permanente” (CCC 2384)? Se invece si affermasse che ha rapporti con una delle
due mogli, dovremmo dedurne che per ragioni “pastorali” si cesserà di indicare
la poligamia come grave offesa alla dignità del matrimonio (CCC 2400) in quanto
lesiva della sua unità fondata sulle parole di Gesù Cristo, “E i due saranno
una carne sola”? Se infine anche per la chiesa egli non fosse più sposato con
la prima moglie, perché non ammetterlo a un nuovo matrimonio religioso,
inaugurando una sorta di divorzio concordatario rovesciato in cui la chiesa recepisce
le decisioni dei giudici civili?
Papa
Paolo VI, di cui prossimamente verrà proclamata la beatificazione, riflettendo
con l’amico Jean Guitton sulla dottrina della contraccezione osservava:
“Un’attenuazione della legge avrebbe per effetto di rimettere in questione la
morale, e soprattutto di dimostrare la fallibilità della chiesa […] allora, il
cattolicesimo anteriore a Giovanni XXIII apparirebbe […] una chiesa della
‘legge’ impraticabile, da cui io l’avrei liberata, quasi fossi un secondo
Paolo. La teologia sarebbe così? la serva della scienza, ancilla scientiae
[…] per esempio un domani ammetterebbe la procreazione senza paternità: tutto
l’edificio della morale verrebbe dissolto, e dopo l’edificio della morale
verrebbe scosso l’edificio della fede. Perché l’oggetto della certezza non
sarebbe più la rivelazione, ma la più recente scoperta scientifica”.
Mi
domando se lo stesso pericolo si stia oggi ripresentando con una diversa forma
di servitù, dove la chiesa sarebbe prona alla scienza sociologica o alla legge
dei parlamenti e alle sentenze dei giudici: la teologia, anche quella
pastorale, deve dunque annichilirsi ad “ancilla iudices”? Ma se così
fosse, non si dovrebbe ammettere che ci eravamo sbagliati nel 1974 riconoscendo
oggi in Pannella un profeta?
Da
molte parti i novatori rassicurano che non vi sarebbe alcun cambio nella
dottrina. Dicono infatti che le seconde nozze non sarebbero un sacramento, ma
un male che la chiesa dovrebbe tollerare. Giunto a questo punto sono costretto
ad ammettere che non riesco a capire: quale sarebbe la natura di questo male?
Intrecciare una relazione sessuale da parte di una persona sposata si
chiamerebbe ancora adulterio? Continuerebbe a essere un’offesa alla dignità del
matrimonio condannata da Gesù anche quando consumata col semplice desiderio
(CCC 2380)? Chi ne sarebbe l’autore se non il coniuge divorziato e risposato? E
che gravità avrebbe un tale male? Non riguarda materia grave? Non è commesso
con piena consapevolezza? E la passione che accompagna pressoché ogni atto
umano sarebbe da sola sufficiente per dichiarare l’adulterio un peccato veniale
per mancanza di deliberato consenso? In poche parole: l’adulterio continuerebbe
a essere un peccato mortale (CCC 1447, 1857)? Le teste cattoliche tagliate da
Enrico VIII non erano quelle di martiri, ma di inconsapevoli rigoristi? Oppure,
aggiungendo la fattispecie di peccato grave, ma non mortale, si intende
introdurre per via “pastorale” la tripartizione del peccato e la dissociazione
tra atti concreti e opzione fondamentale rigettata dal magistero di san
Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor?
Se,
come pare di capire dai resoconti, continuare a negare la Comunione ai
divorziati risposati sarebbe il risultato di una mentalità chiusa, dobbiamo
considerare l’accusa del Battista a Erode frutto di analoga chiusura? “Il
vostro parlare sia: ‘Sì, sì; no, no’; poiché il di più viene dal maligno”, dice
il Signore; questa frase mi sembra assai chiusa a creazioni “pastorali”, dunque
che farne? Se negare la Comunione ai divorziati risposati significa mettere il
peccatore in un buco senza uscita, le ultime parole di Cristo all’adultera, “va
e non peccare più”, lungi da essere una liberazione, non finirebbe per essere
una condanna inappellabile? E che dire del cavarsi l’occhio e tagliarsi la mano
pur di potere entrare nel regno dei cieli? Non è più possibile vivere da
eunuchi per la vita e la felicità eterne? Non è possibile chiedere a chi vuole
ricevere il corpo e sangue di Cristo di allontanarsi dal nuovo compagno o di
vivere come fratello e sorella in presenza di figli? Troppo sessuofobico?
Eppure apprendiamo dalla lettera a Diogneto che i primi cristiani avevano in
comune la mensa, ma non il letto. Mi domando dove sia dunque finita la
radicalità del Vangelo, dove sia la liberazione dalle sovrastrutture e il
ritorno alle origini.
L’assoluzione
sacramentale e la successiva ricezione dell’Eucaristia comportano che il
credente abbia la volontà diretta a impegnarsi nella conversione della vita.
Nell’attuale battage mediatico pare esserci una grande assenza: l’appello alla
conversione dell’intelligenza, del cuore e della vita a Gesù Cristo. Questo
nonostante le prime parole che Gesù pronuncia all’inizio del suo ministero
pubblico, nel Vangelo secondo Marco, sono proprio: “Convertitevi”. Viene detto
che la Comunione va data perché è Sacramento per portare alla guarigione
proprio chi ha più bisogno della Grazia, il peccatore. Capisco, e voglio
guardarmi bene dal raccogliere la pietra per lapidare chicchessia, tuttavia non
posso trattenermi dal domandare se il peccatore non debba continuare a passare
dalla confessione sacramentale prima di accostarsi all’Eucaristia. Avevo
imparato da bambino che per potersi accostare alla Mensa Eucaristica si dovesse
essere in Grazia di Dio avendo ottenuto il dono del perdono dai peccati dopo
avere espresso il pentimento sincero e il proposito di non peccare più. Vorrei
capire se per il divorziato risposato tale sequenza la si debba considerare
abolita. In tale caso solo per le offese al sesto comandamento o anche agli
altri? Perché non si dovrebbe applicare lo stesso criterio al furto,
all’omicidio, alla menzogna? Dunque, si può essere morti e ricevere il pane dei
forti? Esiste un naufragio privilegiato? In che cosa consisterebbe dunque il
sacrilegio eucaristico indicato da san Paolo “Chi riceve il Corpo del Signore
indegnamente, mangia la propria condanna” (1 Cor 11, 29)? Si farà un’eccezione
per non mettere in imbarazzo i genitori risposati durante la prima Comunione
dei figli? La missione della chiesa è portare l’annuncio della salvezza operata
dal sacrificio della croce a tutti gli uomini, compreso il più incallito
peccatore. M’interrogo se guarire abolendo per legge la malattia salvi davvero,
se sottoponendo ogni insegnamento morale oggi indigesto allo stress test
cartesiano, “de omnibus dubitandum est”, si potrebbe domani cercare una
soluzione “non chiusa” anche per la macina al collo di chi scandalizza i più
piccoli e se alla fine del processo di destrutturazione rimarrebbe in piedi
qualcosa della stessa fede.
Dal cardinale Ratzinger ho appreso che la struttura della chiesa non è democratica, ma sacramentale, dallo stesso magistero ho appreso che non vi può essere nessuna maggioranza contro i santi, nella chiesa i morti non sono morti, perché nella Comunione dei santi la chiesa supera il presente. Sulla castità coniugale e l’Eucaristia hanno parlato san Paolo, sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Tommaso, sant’Alfonso, san Giovanni Paolo II, schiere di santi e il Santo dei santi, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; confido che anche a loro sarà data possibilità di voto.
Dal cardinale Ratzinger ho appreso che la struttura della chiesa non è democratica, ma sacramentale, dallo stesso magistero ho appreso che non vi può essere nessuna maggioranza contro i santi, nella chiesa i morti non sono morti, perché nella Comunione dei santi la chiesa supera il presente. Sulla castità coniugale e l’Eucaristia hanno parlato san Paolo, sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Tommaso, sant’Alfonso, san Giovanni Paolo II, schiere di santi e il Santo dei santi, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; confido che anche a loro sarà data possibilità di voto.
Fonte: Il Foglio, 26.9.2014