L'8 settembre la Chiesa celebra la nascita di Maria, esattamente nove mesi dopo il suo Immacolato Concepimento (8 dicembre), dopo aver ricordato in luglio ed in agosto rispettivamente la genitrice ed il padre della Vergine. È il
compleanno di Maria.
Come la prima Eva, tutta radiosa di vita e di innocenza, uscì
dalla costola di Adamo, così Maria, splendente ed immacolata, uscì del cuore
del Verbo eterno, che, per opera dello Spirito Santo, come la liturgia insegna,
volle esso stesso plasmare questo corpo e quest’anima che dovevano servirgli un
giorno da tabernacolo e da altare. Ecco dunque il senso sublime della festa
odierna della Natività della beata Vergine. È l’aurora annunciatrice del giorno
che si eleva già dietro le colline eterne; è la verga mistica che si drizza già
sul venerabile tronco di Jesse; è il fiume nuovo che sgorga dal Paradiso che si
prepara già ad annaffiare il mondo intero; è il simbolico vello che fu steso
sul suolo arido della nostra terra, per raccogliere la rugiada prodigiosa; è la
nuova Eva, cioè la vita e la madre dei viventi che nascono in questo giorno
rispetto a quelli per i quali l’antica Eva fu madre del peccato e della morte.
Le origini di questa festa, come quella dell’Assunzione, sono
nella Città Santa, a Gerusalemme, dove si collega al ricordo della dedicazione della
basilica elevata, nel primo quarto del V sec., forse dall’imperatrice Eudossia, sul
luogo della Piscina probatica, nei cui pressi si credeva poter localizzare l’abitazione
a Gerusalemme dei santi Gioacchino ed Anna e, dunque, il luogo della nascita di
Maria dove Ella, secondo il Protovangelo di Giacomo, visse con i suoi genitori sino a 12 anni prima di trasferirsi a Nazaret (cfr. Donato Baldi, Enchiridion locorum Sanctorum documenta S. Evangelii loca respicientia, Jerusalem 1955, pp. 720-736. V. più di recente Marco Roncalli, Betsaida: la piscina di Maria, in Avvenire, 30.12.2012, p. 4).
Si è certi di questa datazione (cioè della dedicazione della basilica) in quanto il motivo
principale del mosaico pavimentale del martyrion della Probatica è la Croce. Ora, è noto che, nel 427,
un editto di Teodosio II proibì di mettere delle croci nelle decorazioni dei
pavimenti per rispetto per il segno della redenzione (C. 1.8.1: «Imperatores Theodosius, Valentinianus. Cum sit nobis cura deligens per omnia
superni numinis religionem tueri, signum salvatoris christi nemini licere vel
in solo vel in silice vel in marmoribus humi positis insculpere vel pingere,
sed quodcumque reperitur tolli: gravissima poena multando eo, si quis contrarium
statutis nostris temptaverit, specialiter imperamus. * THEODOS. ET VALENTIN.
AA. EUDOXIO PP. *<A 427 D. XII K. IUN. HIERIO ET ARDABURIO CONSS.>»). Tale divieto fu reiterato dal sinodo Quinisesto
o Trullano nel 692, can. 73, in J. D. Mansi,
Sacrorum Conciliorum. Nova
et amplissima collectio, vol. XI, Florentiæ 1765,
col. 975-976 («Τοῦ ζωοποιοῦ σταυροῦ δείξαντος ἡμῖν τὸ σωτήριον, πᾶσαν σπουδὴν ἠμᾶς τιθέναι χρή, τοῦ τιμὴν τὴν ἀξίαν ἀποδιδόναι τῷ δι᾿ οὗ σεσώσμεθα τοῦ παλαιοῦ πτώματος. Ὅθεν καὶ νῷ καὶ λόγῳ, καὶ αἰσθήσει, τὴν προσκύνησιν αὐτῷ ἀπονέμοντες, τοὺς ἐν τῷ ἐδάφει τοῦ σταυροῦ τύπους ὑπό τινων κατασκευαζομένους, ἐξαφανίζεσθαι παντοίως προστάσσομεν, ὡς ἂν μὴ τῇ τῶν βαδιζόντων καταπατήσει τὸ τῆς νίκης ἡμῖν τρόπαιον ἐξυβρίζοιτο. Τοὺς οὖν ἀπὸ τοῦ νῦν τοῦ σταυροῦ τύπον ἐπὶ ἐδάφους κατασκευάζοντας, ὁρίζομεν ἀφορίζεσθαι», «Cum crux nobis vivifica salutare offenderit, nos omnem diligentiam
adhibere oportet, ut ei, per quam ab antiquo lapsu salvati sumus, eum quem par
est honorem habeamus. Quamobrem et mente, et sermone, et sensu adorationem ei
tribuentes, Crucis figuras, quæ a nonnullis in solo ac pavimento fiunt, omnino
deleri jubemus, ne incedentium conculcatione victoriæ nobis trophæum injuria
afficiatur. Eos itaque, qui deinceps Crucis signum in solo construunt, segregari decernimus» cioè: «Dal momento che dalla vivificante croce è
venuta a noi la salvezza, dobbiamo
essere attenti a rendere il
dovuto onore a quello da cui siamo stati
salvati dall’antica caduta. Perciò, nella
mente, nella parola, nei
sensi, dovendo dare venerazione (προσκύνησιν) ad esso,
comandiamo che la figura della
croce, che alcuni
hanno posto
sul suolo o sul pavimento, sia eliminata completamente da esso, perché
il
trofeo della vittoria, che ha vinto per noi,
non sia profanato sotto i
piedi di
coloro che camminano su di esso. Pertanto coloro
che da questo
comando si allontanino, rappresentando sul pavimento il segno della croce, decretiamo che
siano separati [scomunicati]»).
Per cui, stante questa proibizione, si può dire
con certezza che la dedicazione della Chiesa alla Probatica dové risalire ad un’epoca
anteriore alla normativa teodosiana.
Questo luogo, poco distante dalla Porta dei Leoni, fu riedificato dai crociati dopo la
distruzione persiana, e trasformato, a seguito della conquista islamica di
Gerusalemme, in scuola coranica (madrasah). Esso fu ceduto in proprietà,
dopo la guerra di Crimea, al governo francese, il quale l’affidò ai Padri
Bianchi, ordine religioso fondato nel XIX sec. dal card. Charles-Martial
Allemand Lavigerie, il cui busto si trova in un piccolo giardino nei pressi,
appunto, di quella che è denominata Chiesa di Sant’Anna alla Probatica.
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Léon Bonnat, Il card. Lavigerie, primate d'Africa, 1888, Musée national du Château de Versailles, Versailles |
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Busto del cardinale Lavigerie, chiesa sant'Anna alla Probatica, Gerusalemme |
La memoria di questa festa si trova menzionata nelle omelie di sant’Andrea di Creta (+ 720). Meravigliosi sono poi i testi di Romano il Melodo per questa ricorrenza, nella quale la sterile - afferma - "ha partito il nido del Signore" (cfr. Manuel Nin, Oggi la sterile partorisce il
nido del Signore, in L’Osservatore Romano, 8.9.2011, p. 1).
A Roma, al contrario, dai tempi di Onorio I, si celebrava in questo giorno la dedicazione di Sant’Adriano al Foro, per cui, la festa della Natività non sembra risalire al di là dei tempi del papa Sergio I. L’evangeliario del 645, che non conosce ancora la festa della Natività di Maria, in effetti, annuncia all’8 settembre soltanto il natale di sant’Adriano. In questa data il papa Onorio (625-638) dedicò, appunto, l’antica sala delle deliberazioni del Senato romano al culto cristiano intitolandola al santo martire Adriano (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, Coll. Bibliothèque des Ecoles Françaises d’Athènes et de Rome, tomo 1, Paris 1886, p. 324). Si ignora il motivo della scelta di questo martire come titolare. Si tratta verosimilmente di colui di cui i calendari bizantini fanno menzione il 26 agosto con la sua sposa Natalia ed altri numerosi compagni e di cui il martirologio geronimiano annuncia la passione a Nicomedia il 4 marzo con ventitré compagni.
La festa della Natività di Maria, invece, la si trova solamente nel Geronimiano, nel Sacramentario chiamato Gelasiano e nei calendari gallicani posteriori. Il Capitulare Evangeliorum di Würzburg l’ignora ancora.
Essa, dunque, fu ricevuta dapprima a Bisanzio a cominciare dal VI sec. e, poi da lì, si diffuse in tutto l’Oriente. Dové penetrare a Roma nella seconda metà del VII sec. (A. Chavasse, Le Sacramentaire Gélasien, Paris 1958, pp. 375-402).
Quando il papa Sergio I (687-701) decretò che una processione litanica solennizzasse le quattro feste del 2 febbraio, del 25 marzo, del 15 agosto e dell’8 settembre, egli fissò la basilica del Foro come punto di partenza di questa processione: Letania exeat a sancto Hadriano et ad sanctam Mariam populus occurrat (Ibidem, p. 376). Nel XII
sec., essa si svolgeva ancora, secondo la testimonianza del canonico Benedetto,
ma i canonici del Laterano non vi partecipavano. Essi si accontentavano di
farla nel loro chiostro.
Dal XI
sec., nel frattempo, la Natività di Maria acquistò sempre più importanza tanto
da diventare festa di precetto e da meritare un’ottava.
Nel 1243
Papa Innocenzo IV stabilì che essa assumesse il rango di festa obbligatoria per
la Chiesa latina, sciogliendo così un voto formulato dai cardinali elettori nel
Conclave del 1241 ed ostacolati dalle ingerenze di Federico II, che, per tre
mesi, li tenne prigionieri.
Nel secolo
XIV la festa della Natività di Maria si meritò anche la sua vigilia, prescritta
da Gregorio XI (morto nel 1378), che la volle con un suo digiuno e ne compose
la Messa.
San Pio X
tolse la Natività di Maria dall’elenco delle feste di precetto e ridusse
l’ottava a semplice. Pio XII, con la sua riforma liturgica, abolì l’ottava.
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Icona della Natività della Theotokos |
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Effigie di Maria Bambina, Santuario di Maria Bambina, Milano |
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Maria Bambina, XVIII sec., collezione privata |
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Maria Bambina, XIX sec., collezione privata |
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Pietro Favaro, Maria bambina con gli angeli, XX sec. |
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Pietro Favaro, Maria bambina con gli angeli, XX sec. |
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Giotto di Bondone, Natività della Vergine, 1304-06, Cappella degli Scrovegni, Padova |
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Domenico Ghirlandaio, Natività della Vergine, 1486-90, Cappella Tornabuoni, Basilica di Santa Maria Novella, Firenze |
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Michiel van Coxcie, Nascita della Vergine, 1550 circa, museo del Prado, Madrid |
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Luis de Morales, Nascita della Vergine, 1560-69, museo del Prado, Madrid |
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Paolo Camillo Landriani, detto Il Duchino, Natività della Vergine, XVI sec. |
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Juan Pantoja de la Cruz, Nascita della Vergine, 1603, museo del Prado, Madrid |
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Alessandro Turchi, Nascita della Vergine, 1631-35, museo del Prado, Madrid |
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Leonardo Jusepe, Nascita della Vergine, 1642 circa, museo del Prado, Madrid |
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Mateo Gilarte, Nascita della Vergine, 1651, museo del Prado, Madrid |
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Erasmus Quellinus, Nascita della Vergine, 1650-60, museo del Prado, Madrid |
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Carlo Maratta, Natività della Vergine, 1681-85 circa |
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Giovanni Battista Beinaschi, Natività della Vergine, XVII sec. |
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Bartolomé Esteban Murillo, Nascita della Vergine, 1660, musée du Louvre, Parigi |
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Luca Giordano, Natività della Vergine, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
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Girolamo Bonini, Copia da Annibale Carracci, Natività della Vergine, XVII sec., museo del Prado, Madrid |
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Scuola fiamminga, Nascita della Vergine, XVII sec., collezione privata |
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Francesc Pla i Duran, detto El Vigatà, Natività della Vergine, 1780 circa, Museu Nacional d'Art de Catalunya, Barcellona |
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Francisco de Zurbarán, Maria Bambina assopita o in meditazione, 1645 circa, collezione privata |
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Francisco de Zurbarán, Maria Bambina assopita, 1630-35, Fundación Banco Santander, Madrid |
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Francisco de Zurbarán, Infanzia della Vergine, 1658-60, Hermitage, San Pietroburgo |
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