Al tema delle seconde nozze e della possibilità di ricevere la Comunione avevamo dedicato più pagine: una sintesi sullo status quaestionis l'avevamo tracciata nei giorni scorsi a cui rinviamo.
A fine maggio scorso, avevamo dato risalto ad un contributo di don Nicola Bux sulle seconde nozze nell'ambito del Cristianesimo orientale.
Quel contributo lo avevamo pubblicato anche in inglese.
Nel giugno scorso, sempre sulla stessa tematica, avevamo dedicato un breve saggio al tema "Seconde nozze, san Teodoro Studita e scisma moechianico".
Oggi, sul tema torna Mons. Cyril Vasil, S.J., insigne canonista, con un interessante saggio, tratto dal libro di prossima uscita per i tipi Cantagalli "Permanere nella verità di Cristo: Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica", sul tema riproposto sempre da Sandro Magister e rilanciato anche da Il Foglio del 26.9.2014.
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Divorzio
e seconde nozze. La cedevole “oikonomia” delle Chiese ortodosse
Cedevole
al prepotere dei tribunali civili, fin dai tempi dell’impero bizantino. Passato
e presente della prassi matrimoniale dell’ortodossia nella ricostruzione di un’autorità
in materia, l’arcivescovo Cyril Vasil, segretario della congregazione per le
Chiese orientali
di
Sandro Magister
ROMA,
26 settembre 2014 – L’esempio delle Chiese ortodosse che ammettono le seconde
nozze è un argomento su cui fa leva chi vuole superare nella Chiesa cattolica
il divieto della comunione ai divorziati risposati, in testa il cardinale
Walter Kasper.
Papa
Francesco ha dato un notevole impulso a costoro, con la sibillina “parentesi”
da lui aperta e chiusa conversando con i giornalisti sull’aereo di ritorno da
Rio de Janeiro il 28 luglio 2013:
“Una
parentesi: gli ortodossi seguono la teologia dell’economia, come la chiamano, e
danno una seconda possibilità [di matrimonio], lo permettono. Credo che questo
problema – chiudo la parentesi – si debba studiare nella cornice della
pastorale matrimoniale”.
L’idea
corrente è che nelle Chiese ortodosse si celebrino sacramentalmente le seconde
e anche le terze nozze e si dia la comunione ai divorziati risposati. E questo
in continuità con la prassi “di misericordia” della Chiesa dei primi secoli.
Ma
la realtà è molto lontana da queste fantasie. Le seconde nozze sono entrate
nella prassi delle Chiese orientali in epoca tardiva, verso la fine del primo
millennio. E vi sono entrate sotto l’invasiva influenza della legislazione
civile, di cui la Chiesa era esecutrice.
In
ogni caso, le seconde e le terze nozze non sono mai state considerate un sacramento.
Sono consentite in forme diversificate, più o meno larghe, nell’una o nell’altra
area dell’ortodossia. Lo scioglimento delle prime nozze è quasi sempre per tali
Chiese la semplice trascrizione di una sentenza di divorzio emessa dall’autorità
civile.
Le
stesse Chiese ortodosse non aiutano a specificare in forma teologicamente e
giuridicamente chiara questa loro prassi. Ne è prova la seria difficoltà in cui
si trovano nella Chiesa cattolica i pastori alle prese con matrimoni misti, in
cui la parte ortodossa proviene da un matrimonio dissolto sia sul piano civile,
sia su quello religioso.
A
colmare questa lacuna conoscitiva interviene, nel testo riprodotto più sotto,
un’autorità in materia, l’arcivescovo Cyril Vasil (nella foto), 49 anni,
slovacco di rito greco, gesuita, segretario della congregazione vaticana per le
Chiese orientali, già decano della facoltà di diritto canonico presso il
Pontificio Istituto Orientale di Roma.
Il
testo è un estratto dell’ampio e documentato saggio che Vasil ha dedicato al
tema in questo libro a più voci in uscita ai primi di ottobre negli Stati Uniti
e in Italia:
“Remaining in the Truth of Christ. Marriage and Communion in the Catholic Church”, Ignatius Press, San
Francisco, 2014.
“Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e Comunione nella Chiesa cattolica”,
Cantagalli, Siena, 2014.
Il
libro, ideato come contributo al prossimo sinodo sulla famiglia, ha acceso
vivaci reazioni a motivo della presenza tra i suoi autori dei cardinali Gerhard
L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Walter
Brandmüller, Raymond L. Burke, Velasio De Paolis e Carlo Caffarra, tutti
severamente critici delle tesi del loro collega Kasper. Il quale ha
contrattaccato asserendo che Francesco aveva “concordato” con lui le sue
proposte e quindi “il bersaglio delle polemiche non sono io ma il papa”.
Ma
mentre i cinque cardinali avevano già esposto le loro posizioni in precedenti
interventi – riproposti nel libro per loro esplicita volontà, contrariamente a
quanto inventato dai media che tengono bordone alle rimostranze di Kasper –, il
saggio di Vasil sul divorzio e le seconde nozze nelle Chiese orientali è una
novità assoluta, su una materia tra le meno note e più equivocate, eppure di
straordinaria rilevanza e attualità.
Eccone
i passaggi salienti.
__________
SEPARAZIONE, DIVORZIO, SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO
E SECONDE NOZZE. APPROCCI TEOLOGICI E PRATICI DELLE CHIESE ORTODOSSE
di Cyril Vasil, S.J.
L’influenza del diritto civile romano e bizantino su
divorzio e secondo matrimonio
Nell’era
pre-cristiana, il diritto romano permetteva il divorzio per due ordini di
motivi: per un accordo fra le parti (dissidium) o per il ripudio di una
delle parti a causa di una colpa dell’altra (repudium). […]
Il
maggior riformatore del diritto romano, l’imperatore Giustiniano i (527-565),
volle applicare la sua riforma del diritto matrimoniale alla Chiesa. […] La
Novella 117 di Giustiniano era un compromesso fra la tradizione della Chiesa
orientale – che consentiva la separazione per adulterio o per entrare in
monastero – e il diritto romano che permetteva il divorzio per molti altri
motivi.
Si
dice spesso che la Chiesa orientale, nel suo desiderio di vivere in armonia con
l’autorità civile, abbia fatto molte concessioni, anche a costo di alterare il
messaggio evangelico. Si può tuttavia affermare che nel corso del primo
millennio anche in oriente la Chiesa aderiva all’assioma di san Girolamo
secondo cui “aliae sunt leges Caesarum aliae Christi” (una cosa sono le
leggi di Cesare, un’altra quelle di Cristo). […]
Il
primo vero cambiamento si ebbe con il Nomocanone in 14 titoli redatto
dal patriarca Fozio nell’883, in cui – mentre si affermava l’indissolubilità
del matrimonio – si prevedeva anche una lista di motivazioni per il divorzio,
nella forma introdotta dalla legislazione di Giustiniano. Il successivo
sviluppo dell’impero bizantino rafforzò, da una parte, il ruolo della Chiesa,
dall’altra aprì la strada a una sovrapposizione delle due istituzioni, lo stato
e la Chiesa. […]
Fino
alla fine del IX secolo era ancora possibile contrarre il matrimonio civile, ma
dall’anno 895, sulla base della Novella 89 dell’imperatore Leone IV, la Chiesa
fu proclamata l’unica istituzione legalmente competente a celebrare i
matrimoni. In questo modo, la benedizione sacerdotale divenne una parte
necessaria dell’atto civile del matrimonio.
La
Chiesa si trovò così a ricoprire il ruolo di garante del matrimonio come
istituzione sociale. In conseguenza di ciò, i tribunali ecclesiastici divennero
gradualmente – e nel 1086 definitivamente – gli organi competenti in via
esclusiva per l’esame dei casi matrimoniali: la Chiesa orientale doveva così
conformare il suo esercizio allo Stato e alla legge civile.
Una
volta che la legge civile iniziò a consentire il divorzio e i successivi nuovi
matrimoni, la Chiesa orientale si trovò dunque obbligata a riconoscere queste
pratiche. […]
La
successiva diffusione del cristianesimo dal suo centro in Costantinopoli verso
territori e nazioni di missione portò con sé anche l’estensione delle pratiche giuridico-disciplinari
di questa tradizione, come pure la diffusione dei principi teologici che di
tali pratiche costituivano il fondamento.
È
per questo che oggi vediamo come le diverse Chiese ortodosse, nonostante siano
istituzionalmente e gerarchicamente separate, seguano per lo più i medesimi
principi disciplinari e spirituali.
Il divorzio nella Chiesa ortodossa russa
Quando
il cristianesimo giunse in Russia dall’antica Bisanzio, le prescrizioni del
diritto bizantino riguardo al divorzio vennero incorporate nelle leggi locali,
con alcune modifiche attinenti alla situazione russa. […]
Nel
cosiddetto periodo sinodale (1721-1917), fu stabilito e precisato dalle
autorità statali, in collaborazione con le autorità ecclesiastiche, un numero
fisso di giustificazioni per il divorzio. […]
Nel
1917-18 il Concilio panrusso (Vserossijskij Pomestnij Sobor) della Chiesa
ortodossa russa adottò una nuova legislazione riguardante i divorzi, in
reazione alla legge sovietica laicista […]
il
7 aprile 1918 il Concilio emanò una delibera in cui stabiliva che il matrimonio
benedetto dalla Chiesa è indissolubile. Il divorzio, diceva il documento, “è
ammesso dalla Chiesa solo per condiscendenza verso l’imperfezione umana e nella
cura per la salvezza dell’uomo”, a condizione che ci sia stata una rottura
radicale del matrimonio e che la riconciliazione sia impossibile. La decisione
di concedere un divorzio ecclesiastico cadeva sotto la competenza dei tribunali
ecclesiastici, che agivano su richiesta degli sposi e per ragioni conformi a
quelle approvate dal santo sinodo […]
Oggi
la Chiesa ortodossa russa ammette quattordici cause di divorzio. […] Dagli
studi sui casi concreti di divorzio autorizzati, con decreti o con
dichiarazioni, dai vescovi della Chiesa ortodossa russa, non si evince però il
metodo seguito nell’investigazione canonica, né si vede chiaramente l’applicazione
dei criteri elencati dalla normativa ecclesiastica. Spesso quello che emerge
dalla documentazione è semplicemente il decreto ecclesiastico di divorzio,
assieme alla richiesta presentata dalle parti interessate, all’attestazione che
la coppia non è più convivente e all’indicazione dell’avvenuto divorzio civile.
Ed è in base a questi soli dati che vengono consentiti lo scioglimento del
matrimonio religioso e la possibilità di risposarsi.
Il divorzio nella Chiesa ortodossa greca
[…]
Dal XII secolo in poi, il divorzio è stato recepito nelle leggi canoniche e
nella prassi della Chiesa greca. Gradualmente, le cause di divorzio si
modellarono sempre più sulla situazione della società. […]
A
partire dal XVII secolo, la prassi divorzista divenne più restrittiva […] Alla
fine del XVIII secolo, la compilazione di leggi nota come Pedalion
permetteva solo una giustificazione per il divorzio, ossia l’adulterio. […]
Sia
la moglie che il marito erano scomunicati se divorziavano per qualsiasi altra
ragione e se si risposavano. Queste persone erano allora punite canonicamente
con sette anni di esclusione dall’eucaristia. Il Pedalion ricordava
anche che, in base al Concilio di Cartagine (407), gli sposi che divorziavano
per ragioni diverse dall’adulterio si dovevano riconciliare, o non sposarsi
più. Il Pedalion fu pubblicato con il consenso del patriarca e divenne
il testo più autorevole della Chiesa greca. Non ebbe mai, però, un influsso
molto restrittiva sulla pratica del divorzio.
La
Grecia ottenne l’indipendenza nel 1832, e le questioni matrimoniali vennero
regolate da un decreto regio emanato nel 1835. […] Lo Stato greco riconobbe il
carattere sacramentale del matrimonio e affidò le questioni matrimoniali alla
competenza della Chiesa ortodossa greca, salvo le questioni dei divorzi, che
rimasero attribuite allo Stato. […] Se questo decretava in tribunale il
divorzio, il vescovo era allora obbligato dalla legge civile a garantire il “divorzio
spirituale”. […]
Il
coniuge divorziato – e il cui divorzio civile fosse stato riconosciuto anche
dall’autorità ecclesiastica – che voleva poi contrarre un nuovo matrimonio,
doveva fare una penitenza (epitimia). E aveva un carattere penitenziale
anche il rito della celebrazione del nuovo matrimonio. […]
Un
terzo matrimonio veniva concesso solo ai divorziati che avessero compiuto i 40
anni di età e senza prole. A loro però si proibiva di ricevere l’eucaristia per
cinque anni. […] Le quarte nozze erano proibite. […]
Nel
1982 si ebbe in Grecia un’ulteriore riforma del diritto di famiglia, che
introdusse un’opzione fra matrimonio religioso e matrimonio civile […]
Oggi,
per la struttura giudiziaria greca, solo il tribunale civile ha competenza
nelle cause di divorzio. Solo dopo che il decreto civile di divorzio è stato
emesso è possibile per la Chiesa decidere la concessione del divorzio
religioso. La dissoluzione canonica del matrimonio riguarda peraltro solo
coloro che hanno contratto un matrimonio canonico e desiderano contrarne un
altro. […]
Confrontando
ora il divorzio nella Chiesa ortodossa russa e in quella greca, vediamo che le
cause di divorzio possono essere divise in tre gruppi:
1.
Adulterio e altri atti immorali simili;
2.
Situazioni fisiche o giuridiche assimilabili alla morte (irreperibilità,
tentato omicidio, malattia insanabile, detenzione, separazione di lunga durata,
ecc.);
3.
Impossibilità morale di una vita comune (incoraggiamento all’adulterio ecc.).
Procedimenti giuridici nei paesi dotati di “statuti
personali”
[…]
In Libano, come anche in altri paesi dell’ex-impero ottomano, la vita delle
singole comunità cristiane è governata dai cosiddetti statuti personali. In
questi statuti personali, le singole Chiese definiscono se stesse e le loro
relazioni con le altre comunità ecclesiali. […]
In
questo modo le singole Chiese sono “costrette” a definire le ragioni e le
condizioni per dichiarare la nullità di un matrimonio, lo scioglimento del
vincolo coniugale, la separazione degli sposi con permanenza del vincolo e il
divorzio, come anche la possibilità di contrarre un nuovo matrimonio.
Osservando
questi approcci alle questioni matrimoniali in varie Chiese ortodosse possiamo
concludere che, nella pratica, le Chiese ortodosse adottano o riconoscono, più
o meno velatamente, i divorzi civili. […]
Nella
prassi attuale, la separazione di lunga durata dei coniugi è considerata
equivalente al divorzio, poiché nella teologia ortodossa la vita comune è un
elemento essenziale del matrimonio, e il concetto di separazione “manente
vinculo”, come applicato dalla Chiesa cattolica, è sconosciuto alle Chiese
ortodosse.
Indissolubilità del matrimonio. Esiste una dottrina
ortodossa comune?
Nella
ricerca di una dottrina ortodossa comune sull’indissolubilità del matrimonio,
sul divorzio e sui divorziati risposati, ci troviamo di fronte alla questione
se sia effettivamente possibile parlare di tale dottrina comune o di un “magistero”
delle Chiese ortodosse. […]
La
prima difficoltà che incontriamo è il fatto che in passato furono pochi gli
autori ortodossi che tentarono una riflessione teologica approfondita sulla
dottrina comune ortodossa. […]
In
generale, possiamo dire che sulla base del Vangelo tutti gli autori ortodossi
riconoscono istintivamente l’indissolubilità del matrimonio cristiano come un
tema centrale, e insegnano questa dottrina agli sposi cristiani come un ideale
a cui tendere. […]
In
ogni caso, anche se i vescovi ortodossi riconoscono la possibilità del divorzio
e delle seconde nozze, li ammettono come un’eccezione che conferma la regola
dell’unità del matrimonio e della sua indissolubilità.
Fra
gli autori e i vescovi ortodossi non mancano gli oppositori radicali del
divorzio. Alcuni di questi autori sostengono l’osservanza completa dell’indissolubilità
del matrimonio e l’impossibilità del divorzio per qualsiasi ragione.
Ad
esempio, l’arcivescovo russo Ignat8us (per la Chiesa ortodossa russa sant’Ignatius
Brianchaninov, 18071867) non permetteva mai il divorzio, nemmeno per l’adulterio.
Più
moderati, ma apprezzabilmente contrari al divorzio, sono stati anche l’arcivescovo
Iacovos (Coucouzis, 1911-2005), metropolita ortodosso del nord e del sud delle
Americhe (1959-1996), che già nel 1966 insistette sul fatto che il divorzio
dovesse essere limitato, come pure il patriarca copto Shenouda III (1923-2012),
che dopo la sua intronizzazione nel 1971 restrinse le ragioni considerate
valide per concedere il divorzio nella Chiesa copta ad una sola: l’adulterio.
[…]
Considerazioni conclusive
[…]
Per il canonista cattolico abituato a ragionare secondo le categorie del
diritto processuale matrimoniale è spesso difficile comprendere il fatto che
nella Chiesa ortodossa, di per sé, non si parli mai di aspetti procedurali
delle cause matrimoniali, né esistano in questa materia avvocati, procuratori,
difensori del vincolo, istanze di appello.
Le
Chiese ortodosse non hanno praticamente mai elaborato una dottrina chiara dell’indissolubilità
del matrimonio, che possa trasferire i criteri del Nuovo Testamento al livello
giudiziario. Questo è il fatto chiave che ci permette di capire perché le
Chiese ortodosse, anche al livello delle loro autorità più alte, accettino –
spesso passivamente – la realtà sociologica. […]
La posizione della Chiesa cattolica
La
Chiesa cattolica non riconosce le procedure di scioglimento del legame
coniugale e quelle connesse al divorzio per adulterio, nel modo in cui tali
procedure sono applicate da varie Chiese ortodosse, né riconosce l’applicazione
del principio della “oikonomia” (che in questo caso è considerato
contrario alla legge divina), perché queste modalità di scioglimento
presuppongono l’intervento di un’autorità ecclesiastica nella rottura di un
accordo matrimoniale valido.
Nelle
decisioni in questa materia emesse dalle autorità della Chiesa ortodossa, sono
generalmente carenti o praticamente sconosciute le distinzioni fra “dichiarazione
di nullità”, “annullamento”, “dissoluzione” e “divorzio”, e spesso i motivi
sottesi alle decisioni non sono indicati. […]
Molte
Chiese ortodosse si limitano semplicemente a ratificare le sentenze di divorzio
emanate dai tribunali civili. In altre Chiese ortodosse, ad esempio in Medio
Oriente, laddove le autorità ecclesiastiche hanno la competenza esclusiva in
materia matrimoniale, le dichiarazioni di scioglimento del matrimonio religioso
vengono rilasciate solo applicando il principio della “oikonomia”.
All’inizio
di questo saggio ci siamo chiesti se la prassi ortodossa possa rappresentare
una via d’uscita per la Chiesa cattolica di fronte all’instabilità crescente
dei matrimoni sacramentali, se cioè possa provvedere un approccio pastorale
accettabile per quei cattolici i quali, dopo il fallimento del matrimonio
sacramentale e il successivo divorzio civile, vogliano contrarre un secondo
matrimonio civile.
Prima
di rispondere a questa domanda, però, bisogna considerare un’altra questione.
Possiamo pensare di risolvere le difficoltà che i matrimoni cristiani devono
affrontare nel mondo contemporaneo diminuendo le esigenze dell’indissolubilità?
[…]
Cristo
ha portato il suo nuovo, rivoluzionario messaggio, un messaggio che era
controcorrente per il mondo pagano. I suoi discepoli hanno annunciato la sua
buona novella, senza timore di presentare obiettivi troppo alti o quasi
impossibili per la cultura del tempo. Il mondo di oggi, forse, è analogamente
segnato da un neo-paganesimo fatto di consumismo, comodità, egoismo, pieno di
nuove crudeltà perpetrate con metodi sempre più moderni e sempre più
disumanizzanti. La fede nei principi soprannaturali è ora più che mai umiliata
e derisa.
Tutto
ciò ci porta a considerare se la “durezza di cuore” possa costituire un
argomento sufficiente a oscurare la limpidezza dell’insegnamento evangelico
sull’indissolubilità del matrimonio cristiano.
La
risposta ai molti dubbi e alle molte domande, alle molte tentazioni di trovare
la “scorciatoia” o di “abbassare l’asticella” per quel grande salto
esistenziale che uno fa nel grande “contesto” di una vita matrimoniale, in
tutta questa confusione di voci contrastanti e distraenti, risuona ancora oggi
nelle parole del Signore: “Quello che Dio ha unito l’uomo non separi” (Mc 10,
9).
__________
Ai
primi di ottobre, oltre a “Remaining in the Truth of Christ” da cui è
tratto il capitolo dell’arcivescovo Cyril Vasil, l’editrice Ignatius Press
pubblicherà anche quest’altro libro sui temi del sinodo, anch’esso critico
delle proposte di Kasper a favore della comunione ai divorziati risposati:
Il
libro si apre con una battagliera prefazione del cardinale George Pell,
prefetto della segreteria vaticana per l’economia, e sarà anch’esso pubblicato
in Italia dall’editrice Cantagalli.
Nel
sito della Ignatius Press entrambi in libri sono fin d’ora in vendita come
e-Book:
La
Ignatius Press è stata fondata ed è diretta dal gesuita Joseph D. Fessio,
appartenente alla Schülerkreis, il circolo dei discepoli di Joseph Ratzinger
teologo.
__________
Sullo
stesso tema di questo servizio www.chiesa ha pubblicato lo scorso 30 maggio un
commento del teologo e liturgista Nicola Bux, consultore della congregazione
per il culto divino:
__________
I
testi di lavoro in più lingue della prossima sessione del sinodo dei vescovi:
I
nomi dei padri sinodali, dei collaboratori, degli uditori e dei “delegati
fraterni” che prenderanno parte al sinodo:
__________
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