Sul tema della misericordia, notoriamente a cuore della teologia e della spiritualità di papa Bergoglio, correlata - al suo aspetto, non solo pratico, concernente la vita matrimoniale -, nell'approssimarsi del Sinodo ottobrino, si stanno confrontando e delineando posizioni tra prelati e teologi di primo piano sempre più nette.
Da un lato vi è, in effetti, la nota opinione del card. Kasper, il quale ha ribadito, pure di recente, le proprie convinzioni in interviste, tanto a Vatican Insider / La Stampa quanto a Il Mattino, in cui ha rivelato di aver parlato del tema "due volte con il Santo Padre" e che "Ho concordato tutto con lui. Era d'accordo. Loro [cioè
coloro che non condividono questa linea, ndr.] sanno che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento" (v. M. Matzuzzi, Kasper attacca: "Vogliono la guerra, ma io ho concordato tutto con il Papa", in Il Foglio, 18.9.2014. Per una replica alle interviste del cardinale, v. R. Cascioli, Chi vuole la "guerra" al Sinodo, in La nuova bussola quotidiana, 19.9.2014).
Dall'altro vi sono altre posizioni, contrarie a quella del prelato tedesco, espresse autorevolmente da ecclesiastici di primo piano quali i cardd. Müller, Brandmüller, Burke, De Paolis, Caffarra, a cui si sono aggiunti i cardd. Pell e Scola. In particolar modo proprio il cardinal Pell, nella Prefazione al libro, in uscita nei prossimi giorni, di Juan José Pérez-Soba e Stephan M. Kampowski, Il vangelo della famiglia nel dibattito sinodale (ed. Cantagalli), ha ricordato che «la tradizione cristiana e cattolica del matrimonio monogamico indissolubile» va difesa con un dibattito rigoroso ed informato, innanzitutto circoscrivendo il fenomeno alla sua reale portata e che vi è, se si guarda alla prassi della Chiesa antica, «la quasi completa unanimità su questo punto» e cioè che la «severità [fosse] la norma» (cfr. per un sunto della Prefazione, M. A. Calabrò, Il cardinale scelto da Francesco frena: «I divorziati? Questione minore», in Corriere della Sera, 19.9.2014).
Pure altri, in prossimità del Sinodo, sono intervenuti. Con testi di indubbio valore. Ad es., è di questi giorni, sempre per i tipi di Cantagalli, la traduzione in italiano del testo del gesuita francese, morto nel 2003, Henri Crouzel, professore all'Institut Catholique di Tolosa ed all'Università pontificia Gregoriana di Roma, Divorziati "risposati". La prassi nella Chiesa primitiva, che nella su versione francese (Eglise primitive face au divorce : du premier au cinquième siècle) vide la luce nel lontano 1971. Quasi un'ideale risposta al testo del sacerdote genovese G. Cereti Cereti, Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva, pubblicato per la prima volta nel 1977, riproposto per i tipi di Aracne nel 2013 e su cui si impernia, in fondo, il "teorema Kasper", che, come sarebbe nelle intenzioni dello stesso prelato, mirerebbe ad assicurare agli sposi, o meglio ai divorziati, la felicità (v. A. Valle, La Chiesa vi ama e vi vuole felici, in Famiglia cristiana, 15.3.2014). Terrena.
Tutta la problematica sinodale, tuttavia, ridotta giornalisticamente alla mera questione matrimoniale e delle seconde nozze (seconde nozze sì/seconde nozze no), in realtà, concerne, in primo luogo, l'Eucaristia, quale farmaco d'immortalità, sostegno dei deboli, cibo dei pellegrini, e, dunque, se questa possa essere ricevuta da chi si trovi consapevolmente in una situazione permanente di irregolarità e di peccato, dimenticando quanto il Signore proferì all'adultera: "Va' e non peccare più".
A tal proposito non è vano ricordare che san Giovanni Paolo II rammentava, richiamando il Concilio tridentino, che «chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione». Ed ancora: «Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora l'itinerario di penitenza attraverso il sacramento della Riconciliazione diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio eucaristico». Lo stesso Pontefice, poi, accuratamente precisava che alla «manifesta indisposizione morale fa riferimento la norma del Codice di Diritto Canonico sulla non ammissione alla comunione eucaristica di quanti "ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto"» (S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia, 17.4.2004, §§ 36-37). Questo, dunque, è il nucleo della problematica dell'attuale assise sinodale; questione che si vorrebbe sorpassare - secondo il "teorema Kasper" - semplicemente eliminando - per ragioni pastorali - "la manifesta indisposizione morale", consentendo per motivi di oikonomia le seconde nozze, quasi supponendo - sebbene non sia esplicitato - che la materia del primo sacramento nuziale si sia ... deteriorata e, dunque, sia svanita al pari di quanto avverrebbe con l'Eucaristia, allorché si deteriora o svanisce la materia che ne è alla base.
Si tratterebbe, come argomenta, per la verità con toni assai duri ma in fondo sinceri e preoccupati, il giornalista cattolico Antonio Socci, di un «ribaltamento del magistero e della prassi della Chiesa» (A. Socci, Sulla comunione ai divorziati il Papa sta spaccando la Chiesa, in Libero, 22.9.2014).
Nel tornare al nostro tema, comunque, parimenti degno di nota è il saggio di risposta dell'ottimo P. Lanzetta, sul significato biblico e teologico della misericordia, che, intesa in modo erroneo, conduce alla condiscendenza del teorema predetto. Viceversa, compresa nella giusta ottica, essa non può essere disgiunta dalla giustizia, con la conseguenza che non possa esservi vera misericordia senza vera giustizia, in primis verso Dio, aggirandosi, in maniera artificiosa, la sua stessa Legge e Verità. La versione in inglese del saggio di P. Lanzetta può leggersi qui.
Tutta la problematica sinodale, tuttavia, ridotta giornalisticamente alla mera questione matrimoniale e delle seconde nozze (seconde nozze sì/seconde nozze no), in realtà, concerne, in primo luogo, l'Eucaristia, quale farmaco d'immortalità, sostegno dei deboli, cibo dei pellegrini, e, dunque, se questa possa essere ricevuta da chi si trovi consapevolmente in una situazione permanente di irregolarità e di peccato, dimenticando quanto il Signore proferì all'adultera: "Va' e non peccare più".
A tal proposito non è vano ricordare che san Giovanni Paolo II rammentava, richiamando il Concilio tridentino, che «chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione». Ed ancora: «Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora l'itinerario di penitenza attraverso il sacramento della Riconciliazione diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio eucaristico». Lo stesso Pontefice, poi, accuratamente precisava che alla «manifesta indisposizione morale fa riferimento la norma del Codice di Diritto Canonico sulla non ammissione alla comunione eucaristica di quanti "ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto"» (S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia, 17.4.2004, §§ 36-37). Questo, dunque, è il nucleo della problematica dell'attuale assise sinodale; questione che si vorrebbe sorpassare - secondo il "teorema Kasper" - semplicemente eliminando - per ragioni pastorali - "la manifesta indisposizione morale", consentendo per motivi di oikonomia le seconde nozze, quasi supponendo - sebbene non sia esplicitato - che la materia del primo sacramento nuziale si sia ... deteriorata e, dunque, sia svanita al pari di quanto avverrebbe con l'Eucaristia, allorché si deteriora o svanisce la materia che ne è alla base.
Si tratterebbe, come argomenta, per la verità con toni assai duri ma in fondo sinceri e preoccupati, il giornalista cattolico Antonio Socci, di un «ribaltamento del magistero e della prassi della Chiesa» (A. Socci, Sulla comunione ai divorziati il Papa sta spaccando la Chiesa, in Libero, 22.9.2014).
Nel tornare al nostro tema, comunque, parimenti degno di nota è il saggio di risposta dell'ottimo P. Lanzetta, sul significato biblico e teologico della misericordia, che, intesa in modo erroneo, conduce alla condiscendenza del teorema predetto. Viceversa, compresa nella giusta ottica, essa non può essere disgiunta dalla giustizia, con la conseguenza che non possa esservi vera misericordia senza vera giustizia, in primis verso Dio, aggirandosi, in maniera artificiosa, la sua stessa Legge e Verità. La versione in inglese del saggio di P. Lanzetta può leggersi qui.
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Kasper, il papa, i cardinali. Misericordia a corrente alternata
Il cardinale Walter Kasper ha reagito stizzito alla notizia dell’imminente pubblicazione negli Stati Uniti e in Italia di un libro dichiaratamente critico della sua proposta di superare il divieto della comunione ai divorziati risposati, scritto da cinque cardinali di prima grandezza, dall’arcivescovo segretario della congregazione per le Chiese orientali e da tre studiosi.
“Ne sono stato
informato dai giornalisti: a loro è stato mandato il testo, a me no. In tutta
la mia vita accademica una cosa simile non mi è mai accaduta”, ha detto in
un’intervista a “La Stampa“.
E ancora: ” Se dei
cardinali che sono i più vicini collaboratori del papa intervengono con questa
modalità organizzata e pubblica, almeno per ciò che riguarda la storia più
recente della Chiesa, siamo di fronte a una situazione inedita”.
Non solo. Nella stessa
intervista Kasper si è fatto scudo – per la prima volta in forma così esplicita
– dell’approvazione data da papa Francesco all’atto con cui egli ha aperto le
ostilità: la relazione introduttiva al concistoro dello scorso febbraio, prova
generale del prossimo sinodo sulla famiglia:
“Non ho
proposto una soluzione definitiva, ma – dopo averlo concordato con il
papa – ho fatto delle domande e offerto considerazioni per possibili risposte”.
Quel concistoro era
coperto dal segreto, al quale tutti i cardinali presenti si sono attenuti.
Tutti tranne lui, Kasper, che poche settimane dopo ha diffuso la sua relazione
in forma di libro, con decisione già messa in atto prima ancora che “Il Foglio”
pubblicasse la relazione in anteprima.
Era una relazione che
rompeva di netto con il magistero dei due papi precedenti e rilanciava le tesi
già sostenute dallo stesso Kasper oltre vent’anni fa – quando era vescovo di
Rottemburg – in un duro scontro con Giovanni Paolo II e l’allora cardinale Joseph
Ratzinger, finito con la sconfitta dello stesso Kasper ma non certo con la sua
umiliazione, vista la sua successiva promozione a presidente del pontificio
consiglio per l’unità dei cristiani e a cardinale.
Per cui non si vede
quale sorpresa possa recare la reazione pubblica di cardinali insigniti della
porpora da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI in difesa di una bimillenaria
dottrina e prassi della Chiesa sostenuta con forza dai due papi e da loro, e
ora messa in discussione.
In questi stessi
giorni, tra l’altro, oltre ai cinque cardinali del libro in corso di stampa –
il cui indice dettagliato era stato anticipato da www.chiesa già l’8 settembre – ne sono
usciti allo scoperto altri tre, sempre contro le tesi di Kasper: l’arcivescovo
di Milano Angelo Scola, il prefetto della congregazione per i vescovi Marc
Ouellet e il titolare in curia della neonata segreteria per l’economia George
Pell. I primi due in un numero speciale della rivista di teologia “Communio” e il terzo nella prefazione a un altro libro in uscita negli
Stati Uniti e in Italia.
In una dichiarazione
a RadioInBlu del 18 settembre, Kasper è tornato a indicare nella “misericordia”
la chiave della sua proposta di superamento del divieto della comunione ai
risposati:
“La misericordia,
cuore del messaggio cristiano, è un tema centrale sia nell’Antico che nel
Nuovo Testamento. Molti santi hanno parlato della misericordia. Lo stesso papa
Giovanni XXIII, all’inizio dei lavori conciliari, disse che la Chiesa deve
adoperare i mezzi della severità, ma anche la medicina della misericordia”.
Ed è la misericordia
l’oggetto del suo ultimo saggio di teologia, che papa Francesco elogiò in uno
dei suoi primissimi discorsi da papa, consigliandone a tutti la lettura.
Ma da valente teologo
qual è, Kasper non dovrebbe stupirsi se anche questo suo libro viene ora
sottoposto a puntuta e argomentatissima critica.
È ciò che fa padre
Serafino M. Lanzetta, frate francescano dell’Immacolata, docente di teologia
dogmatica e direttore dal 2006 della rivista “Fides Catholica”, nell’ampia
recensione pubblicata in questa pagina di www.chiesa:
Padre Lanzetta
appartiene ai Francescani dell’Immacolata, il fiorente istituto religioso fatto
a pezzi durante questo pontificato da un commissariamento vaticano di cui sono
incerte le ragioni ma sicura l’assenza di misericordia.
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