Nei giorni scorsi abbiamo ricordato il centenario del pio transito del Santo Pontefice Pio X, salito al Cielo nelle prime ore del 20 agosto 1914. Diverse sono state le iniziative civili e religiose dedicate all'evento. Tra queste anche una messa in forma straordinaria nel Duomo di Castelfranco Veneto, dove il nostro Santo fu ordinato sacerdote da un vescovo santo quale fu l'allora pastore di Treviso, il beato Giovanni Antonio Farina. Da un vescovo santo non poteva che venire un santo sacerdote e santo pastore della Chiesa universale!
Di san Pio X abbiamo tracciato il profilo tramite un interessante articolo di Cristina Siccardi, pubblicato su Corrispondenza romana, ed abbiamo rammentato papa Sarto tracciando un profilo di uno dei suoi più fedeli collaboratori ed interpreti, il card. Casimiro Gennari, con un breve studio del prof. Vito Abbruzzi.
Oggi, 3 settembre, ricorre la memoria liturgica tradizionale del grande Pontefice fissata in questa data nel 1955 (nel 1969 la sua memoria obbligatoria fu spostata al 21 agosto). Per questo, non potevamo esimerci dal metterne in risalto la bianca figura, sottolineando come essa non trovi alcun termine di paragone con l'oggi. Egli fu il Papa della Pascendi, che condannò il modernismo; che fu accusato da molti maîtres à penser - oggi lodati - di eccessiva "rigidità" e "fissismo" dogmatico per la sua lotta instancabile, e senza compromessi, alle deviazioni del pensiero moderno (liberalismo, relativismo, immanentismo), che conducono inevitabilmente all'ateismo.
E. J. Pace, The Descent of the Modernists, in William Jennings Bryan, Seven Questions in Dispute, Fleming H. Revell Company, New York, 1922
Egli fu il Papa soprattutto dell'Instaurare omnia in Christo, cioè della restaurazione della società cristiana come sola portatrice di civiltà, tutto il contrario insomma di coloro che, pur cattolici, auspicano una società civile "separata" dalla Chiesa ed in cui per un malinteso "rispetto" altrui si oscurano memorie e simboli della genuina tradizione cristiana dell'Italia.
Egli fu il Papa soprattutto dell'Instaurare omnia in Christo, cioè della restaurazione della società cristiana come sola portatrice di civiltà, tutto il contrario insomma di coloro che, pur cattolici, auspicano una società civile "separata" dalla Chiesa ed in cui per un malinteso "rispetto" altrui si oscurano memorie e simboli della genuina tradizione cristiana dell'Italia.
Per rendere, dunque, giustizia alla grande personalità del Santo Pontefice, che è stata anche di recente piegata ad infelici paragoni, mi sembra doveroso postare il seguente contributo del prof. De Mattei, pubblicato alcuni giorni fa su Corrispondenza romana; un contributo nel quale viene presentato il recente libro di Cristina Siccardi, che avevamo già segnalato in occasione del centenario dell morte, e che restituisce quello che è il volto più genuino di san Pio X.
* * * * * * *
IN MEMORIAM:
il vero volto di san Pio X
di Roberto de Mattei
Cento anni dopo la sua morte la figura di san Pio X si erge dolente e
maestosa, nel firmamento della Chiesa. La tristezza che vela lo sguardo di Papa
Sarto nelle ultime fotografie, non lascia solo intravedere le catastrofiche
conseguenze della guerra mondiale, iniziata tre settimane prima della sua
morte. Ciò che la sua anima sembra presagire è una tragedia di portata ancora
maggiore delle guerre e delle rivoluzioni del Novecento: l’apostasia delle nazioni
e degli stessi uomini di Chiesa, nel secolo che sarebbe seguito.
Il principale nemico che san Pio X dovette affrontare aveva un nome, con
cui lo stesso Pontefice lo designò: modernismo. La lotta implacabile al
modernismo caratterizzò indelebilmente il suo pontificato e costituisce un
elemento di fondo della sua santità. «La lucidità e la fermezza con
cui Pio X condusse la vittoriosa lotta contro gli errori del modernismo–
affermò Pio XII nel discorso di canonizzazione di Papa Sarto – attestano in quale eroico grado la virtù della fede ardeva nel suo
cuore di santo (…)».
Al modernismo, che si proponeva «un’apostasia universale dalla
fede e dalla disciplina della Chiesa», san Pio X opponeva
un’autentica riforma che aveva il suo punto principale nella custodia e nella
trasmissione della verità cattolica. L’enciclica Pascendi (1907),con cui fulminò gli errori del
modernismo, è il documento teologico e filosofico più importante prodotto dalla
Chiesa cattolica nel XX secolo. Ma san Pio X non si limitò a combattere il male
nelle idee, come se esse fossero disincarnate dalla storia. Egli volle colpire
i portatori storici degli errori, comminando censure ecclesiastiche, vigilando
nei seminari e nelle università pontificie, imponendo a tutti i sacerdoti il
giuramento antimodernista.
Questa coerenza tra la dottrina e la prassi pontificia suscitò violenti
attacchi da parte degli ambienti cripto-modernisti. Quando Pio XII ne promosse
la beatificazione (1951) e la canonizzazione (1954), Papa Sarto fu definito
dagli oppositori estraneo ai fermenti rinnovatori del suo tempo, colpevole di
aver represso il modernismo con metodi brutali e polizieschi. Pio XII affidò a
mons. Ferdinando Antonelli, futuro cardinale, la redazione di una Disquisitio storica dedicata a smontare le accuse
rivolte al suo predecessore sulla base di testimonianze e di documenti,. Ma
oggi queste accuse riaffiorano perfino nella “celebrazione” che l’“Osservatore
Romano” ha dedicato a san Pio X, per la penna di Carlo Fantappié, proprio il 20
agosto, anniversario della sua morte.
Il prof. Fantappié recensendo sul quotidiano della Santa Sede, il volume di
Gianpaolo Romanato Pio X. Alle origini del cattolicesimo
contemporaneo (Lindau, Torino 2014), nella sua preoccupazione
di prendere le distanze dalle «strumentalizzazioni dei
lefebvriani», come scrive in maniera infelice, utilizzando un
termine privo di qualsiasi significato teologico, arriva ad identificarsi con
le posizioni degli storici modernisti. Egli attribuisce infatti a Pio X, «un modo autocratico di concepire il governo della Chiesa»,
accompagnato «da un atteggiamento tendenzialmente difensivo nei confronti
dell’establishment e diffidente nei riguardi degli stessi collaboratori, della
cui fedeltà e obbedienza non di rado dubitava». Ciò «fa comprendere anche come sia
stato possibile che il Papa abbia sconfinato in pratiche dissimulatorie o
esercitato una particolare sospettosità e durezza nei confronti di taluni
cardinali, vescovi e chierici. Avvalendosi delle indagini recenti sulle carte
vaticane, Romanato elimina definitivamente quelle ipotesi apologetiche che
cercavano di addebitare le responsabilità delle misure poliziesche agli stretti
collaboratori anziché direttamente al Papa». Si tratta delle
medesime critiche riproposte qualche anno fa, in un articolo dedicato a Pio X flagello dei modernisti, da Alberto Melloni,
secondo cui «le carte ci consentono di documentare l’anno con cui Pio IX era
stato parte cosciente ed attiva della violenza istituzionale attuata dagli
antimodernisti» (“Corriere della Sera”, 23 agosto 2006).
Il problema di fondo, non sarebbe «quello del metodo con cui fu
represso il modernismo, bensì quello della opportunità e validità della sua
condanna». La visione di san Pio X era “superata” dalla storia,
perché egli non comprese gli sviluppi della teologia e dell’ecclesiologia del
Novecento. La sua figura in fondo ha il ruolo dialettico di un’antitesi
rispetto alla tesi della “modernità teologica”. Perciò Fantappié conclude che
il ruolo di Pio X sarebbe stato quello di «traghettare il cattolicesimo
dalle strutture e dalla mentalità della Restaurazione alla modernità
istituzionale, giuridica e pastorale».
Per cercare di uscire da questa confusione possiamo ricorrere ad un altro
volume, quello di Cristina Siccardi, appena pubblicato dalle edizioni San
Paolo, con il titolo San Pio X. Vita del Papa che ha ordinato
e riformato la Chiesa, e con una preziosa prefazione di Sua Eminenza
il cardinale Raymond Burke, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura
Apostolica.
Il cardinale ricorda come fin dalla sua prima Lettera enciclica E supremi apostolatus del 4 ottobre 1903, san Pio
X annunciava il programma del suo pontificato che affrontava una situazione nel
mondo di confusione e di errori sulla fede e, nella Chiesa, di perdita della
fede da parte di molti. A questa apostasia egli contrapponeva le parole di san
Paolo: Instaurare omnia in Christo, ricondurre a Cristo tutte
le cose. «Instaurare omnia in Christo – scrive il cardinale Burke – è veramente la cifra del pontificato di san Pio X, tutto teso a
ricristianizzare la società aggredita dal relativismo liberale, che calpestava
i diritti di Dio in nome di una “scienza” svincolata da ogni tipo di legame con
il Creatore» (p. 9).
E’ in questa prospettiva che si situa l’opera riformatrice di san Pio X,
che è innanzitutto un’opera catechetica, perché egli comprese che agli errori
dilaganti occorreva contrapporre una conoscenza sempre più profonda della fede,
diffusa ai più semplici, a cominciare dai bambini. Verso la fine del 1912, il
suo desiderio si realizzò con la pubblicazione del Catechismo che da lui prende il nome, destinato in origine
alla Diocesi di Roma, ma poi diffuso in tutte le diocesi di Italia e del mondo.
La gigantesca opera riformatrice e restauratrice di san Pio X si svolse
nella incomprensione degli stessi ambienti ecclesiastici. «San Pio X – scrive Cristina Siccardi – non cercò il consenso della Curia romana, dei sacerdoti, dei
vescovi, dei cardinali, dei fedeli, e soprattutto non cercò il consenso del
mondo, ma sempre e solo il consenso di Dio, anche a danno della propria
immagine pubblica e, così facendo, è indubbio, si fece molti nemici in vita e
ancor più in morte» (p. 25).
Oggi possiamo dire che i peggiori nemici non sono coloro che lo attaccano
frontalmente, ma quelli che cercano di svuotare il significato della sua opera,
facendone un precursore delle riforme conciliari e postconciliari. Il
quotidiano “La Tribuna di Treviso”, ci informa che in occasione del centenario
della morte di san Pio X, la diocesi di Treviso ha «aperto le
porte a divorziati e coppie di fatto», invitandole, in cinque
chiese, tra cui la chiesa di Riese, paese natale di Papa Giuseppe Sarto, al
fine di pregare per la buona riuscita del Sinodo di Ottobre sulla famiglia, di
cui il cardinale Kasper ha dettato la linea, nella sua relazione al Concistoro
del 20 febbraio. Fare di san Pio X il precursore del cardinale Kasper è
un’offesa di fronte a cui la sprezzante definizione melloniana di «flagello dei modernisti» diviene un complimento.
Medagliere dei papi di nome Pio, stampa del 1903
S. Pio X in trono - Ritratto ufficiale, 14 settembre 1903
Atelier Fratelli D'Alessandri, Pio X, 1904, National Portrait Gallery, Londra
Ritratto di S. Pio X, 1905
Fausto e Pier Enrico Astorri, Monumento a papa Pio X, 1923, Basilica di san Pietro, Città del Vaticano, Roma.
La statua fu posta sul loculo dei c.d. provvisori, dove erano sepolti cioè i Pontefici, dopo le esequie, sino alla morte del successore ovvero fino a quando non era pronta la tomba o il monumento che ne avrebbe accolto definitivamente le spoglie. Prima che fosse chiuso dalla statua, lì vi fu deposto per ultimo papa Pecci, come ci informa il dott. Antonio Margheriti Mastino.
Nessun commento:
Posta un commento