È IL PASSATO CHE GIUDICA IL
PRESENTE
Editoriale "Radicati nella
fede" - Anno VII n° 10 - Ottobre 2014
“I veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma
tradizionalisti”.
Chi oserebbe oggi parlare così nella Chiesa? Chi avrebbe il coraggio di
ripetere queste parole di Papa San Pio X, di cui cade quest'anno il centenario
della morte? Le scrisse nella lettera “Notre charge apostolique”, del 1910,
indirizzata ai vescovi e arcivescovi di Francia. Certo, S. Pio X lì tratta
della concezione secolarizzata della democrazia, ma queste parole possono
benissimo riferirsi anche alla situazione della Chiesa, avvelenata oggi al suo
interno da una medesima secolarizzazione.
Veniamo spesso accusati, da coloro che non capiscono le scelte operate da
noi in questi anni, di essere dei patetici cristiani che guardano al passato,
mentre occorre vivere la Chiesa del presente. Anche tra coloro che amerebbero
un po' più di tradizione nell'azione della Chiesa, tra i “conservatori timidi”
per intenderci, l'imbarazzo è quello di non passare per tradizionalisti, uomini
cioè troppo ancorati all'antico.
Invece per noi è chiaro che il passato deve prevalere sul presente, in modo
netto.
È il passato che giudica il presente della Chiesa e non il presente della
Chiesa che giudica il passato.
Semplicemente perché all'origine c'è Gesù Cristo Nostro Signore, è lui il
Capo della Chiesa, la Chiesa è il suo Mistico Corpo. E Cristo ci viene dal
passato: la conoscenza di Lui, la Rivelazione divina, la sua Grazia anche,
agiscono nel presente ma ci sono consegnate dal passato, dalla ininterrotta
trasmissione di verità, santità e grazia, che dagli Apostoli giunge fino a noi
attraverso quel processo che si chiama Tradizione.
Potremmo senza il passato essere Cattolici? Conosceremmo Cristo senza
questa comunicazione con il passato? Avremmo i sacramenti, se non ci fossero
consegnati dalla Tradizione Apostolica, che ci àncora al passato con certezza?
Senza il sacerdozio che ci viene dalla successione apostolica, che ci unisce
con certezza al passato e cioè a Cristo, avremmo ancora i sette sacramenti con
la grazia che salva?
No di certo! Una Chiesa del solo presente sarebbe una non-chiesa, una pura
falsità inventata dagli uomini; una vuota casa umana fatta di parole senza Dio.
Cristo e la sua grazia ci sono dunque continuamente consegnati dal passato
della Chiesa, perché il presente sia il tempo della salvezza.
Per questo, e non per un gusto personale, vogliamo che sia il passato a
giudicare il presente della Chiesa, guidando tutti i giudizi necessari a
compiere scelte giuste che evitino mortali errori.
Per sapere se stai pensando e agendo in modo cattolico, devi guardare a ciò
che nel passato la Chiesa ha insegnato e fatto. A ciò che, nei secoli, nella
Chiesa si è mantenuto costantemente, portando frutti di bene. Altrimenti cadrai
nell'errore degli eretici che hanno perso Cristo.
L'alternativa a questo prevalere del passato sul presente, sarà una nuova
religione fondata su un “Cristo carismatico” che dipende dal tuo modo di
sentire del momento, che dipende dal tuo sentimento; e il tuo sentimento
dipende infine dalla mentalità comune che il potere di questo mondo impone.
Hanno fatto così tutti gli eretici della storia della Chiesa, hanno fatto
così i Protestanti, volendo stare con Cristo negando tutto il passato della
Chiesa, giudicandolo negativamente. E Cristo lo hanno perduto.
È il male del cattolicesimo diffusosi oggi in mezzo a noi. Un cattolicesimo
che usa il presente della Chiesa per condannare il suo passato.
Anche i famosi “mea culpa”, con cui anni fa' il Sommo Pontefice domandò
perdono per le colpe dei cristiani nella storia, furono usati ideologicamente
come condanna della storia della Chiesa: oggi un normale cristiano è portato a
pensare che la vera Chiesa di Cristo è quella di oggi, mentre nel passato c'è
una Chiesa che deve farsi perdonare quasi tutto quello che ha fatto.
Così si è sovvertito l'ordine della verità e si è introdotta una logica
falsa e non cattolica, quella del presente che giudica il passato: il contrario
della Tradizione.
La Tradizione resta una delle fonti della Rivelazione assieme alla S.
Scrittura; e la Tradizione implica la venerazione del passato della Chiesa, e
chi lo nega non è più cattolico.
La mentalità comune oggi è di fatto il ribaltamento della logica cattolica:
ti permettono di infangare il passato della Chiesa con una facilità estrema e
con una ignoranza estrema; anzi, se lo fai ti lodano pure, perché dimostri di
essere un cristiano adulto che ripensa criticamente la sua fede; mentre il
presente della Chiesa non puoi azzardarti a giudicarlo, pena l'essere accusato
di disobbedienza e scisma.
Che strana questa non-logica della Chiesa ammodernata: l'unico pericolo di
scomunica grava su coloro che si permettono di valutare ciò che sta accadendo
nel presente della Chiesa. Il mea culpa lo puoi fare battendo il petto dei
cristiani di un tempo, ma non puoi farlo sul tuo petto di cattolico del
presente.
Sono invece gli Apostoli, sono i Padri della Chiesa, sono i Papi e i
Concili dogmatici di duemila anni di Cristianesimo, sono i santi della
cristianità a giudicare il nostro presente: in una parola è Cristo con il passato
della Chiesa a giudicarci.
Per lo stesso preciso motivo, diciamo che è la Messa della tradizione che
giudica il disastro liturgico di oggi.
È la Messa del passato che giudica quella in circolazione oggi e non la
accetta. Non è la Messa antica che deve chiedere timidamente il permesso di
essere giudicata e tollerata dalla Messa di oggi. Sono i frutti di santità
prodotti dalla Messa antica a giudicare lo sgretolamento della presenza
cristiana nel mondo, causato anche da una riforma liturgica che non ti
permettono di giudicare.
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