Questo glorioso discepolo di san
Paolo, al quale un gran numero di Padri dell’antichità davano anche l’aureola
del martire, ha ben diritto ad un posto d’onore nel Messale romano, poiché,
durante i due anni della prima prigionia dell’Apostolo a Roma, santificò l’Urbe
eterna con la sua predicazione e con la redazione del santo Vangelo e degli
Atti degli Apostoli.
È senza dubbio per questa ragione che, nel
cimitero di Commodilla, situato presso la basilica sepolcrale del Dottore dei
Gentili, una pittura rappresenta san Luca che porta l’astuccio dei suoi
strumenti di chirurgia; dal lato opposto della stessa basilica, un altro
cimitero che portava il nome di Tecla ed un altro quello di Timoteo, per
evocare quasi, attorno alla sua tomba, i nomi dei primi discepoli di san Paolo.
S. Luca, VI-VII sec. d.C., Catacombe di Commodilla, Roma |
Collocazione dell'affresco di S. Luca nelle Catacombe di Commidilla |
San Luca morì e fu sepolto a Tebe, in Beozia,
nell’attuale Grecia, da dove, il 3 marzo 357, le sue ossa furono trasportate a
Costantinopoli con quelle dell’apostolo Andrea. La festa di san Luca al 18
ottobre è antichissima e fu sempre mantenuta in questa data nei calendari.
Il martirologio
geronimiano, in effetti, si accorda con i calendari bizantini e siriani per
annunciare in questo giorno il natale
di san Luca. I Copti lo celebrano l’indomani.
Un tempo, una piccola chiesa era dedicata a san
Luca presso Santa Maria Maggiore, a Roma, pressappoco
nel luogo dove Sisto V fece, in seguito, alzare l’obelisco, dopo averla
demolita (M.
Armellini, Le
chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana,
Roma 18912, pp. 191-192; C. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze
1927, pp.
299-300). Tuttavia, siccome fin dal tempo
di Sisto IV una devota associazione di pittori, l’Accademia di San Luca
– tra i cui fondatori si può annoverare Melozzo da Forlì, nella sua qualità di pictor papalis –, vi aveva stabilito la sua
sede, Sisto V, che non voleva lasciar perire una sì nobile istituzione, assegnò
loro la chiesa di Santa Martina al Foro, che, dopo il suo restauro, prese anche
il nome di san Luca, patrono di quest’associazione di artisti cristiani (Chiesa dei Santi Luca e Martina). Da questa chiesa partiva un tempo la processione
della Candelora (Cfr. M. Armellini,
op. cit., pp.
159-161).
A
Roma un’altra chiesa è dedicata a san Luca, nel quartiere Prenestino-Labicano e
fu inaugurata nella seconda metà degli anni ‘50 del XX sec.
Parecchie chiese, a Venezia per esempio, ma soprattutto a Padova ed altrove, disputano la gloria di possedere il corpo dell’evangelista Luca. Per approfondimenti relativi al corpo di Padova, esistono varie posizioni controverse: G. Zamperi, La tomba di “San Luca Evangelista”: la cassa di piombo e l’area funeraria della Basilica di Santa
Giustina in Padova, L’Erma di Bretschneider, Roma 2003, il quale nega che il corpo dell'Evangelista riposi a Padova. In senso contrario e cioè che Padova ospiti la tomba di Luca, cfr. S. Falasca, Luca riposa a Padova, in 30 giorni, 1998, fasc. 11; M. Spampani, È il corpo di San Luca, lo dicono i serpenti. Un nido di bisce nella sua bara ha permesso di datare la sepoltura a Padova, in Corriere della Sera, 17.6.2001, p. 24; L. Bianchi, San Luca testimone della fede che unisce, in 30 giorni, 2004, fasc. 2; G. Leonardi - L. Concina - G. Cremonini,
L’Evangelista Luca a Padova. La tomba dell’evangelista nella Basilica di
Santa Giustina, EMP, Padova 2009.
Bisogna notare anche che a Leprignano, l’attuale Capena, nella diocesi
dipendente dall’abate di San Paolo, esisteva fino agli inizi del XX sec. un’antica
trichora, o basilica a tre absidi, costruita nella seconda metà del ‘400,
dapprima
intitolata al solo San Sebastiano, fu poi condedicata a San Luca, eletto celeste patrono di
questo comune ai primi del ‘700. Qui vi si conservava, in un antico reliquiario
di argento, un osso del grande ed inseparabile compagno dell’Apostolo.
I titoli attribuiti a quest’ultimo da san Paolo
sono rilevanti. La sua rinomanza di evangelista è diffusa in tutte le chiese;
di più, egli è stato ufficialmente assegnato a Paolo come compagno di viaggio e
di apostolato, a maggior gloria del Signore. È per questo che i Greci
attribuiscono a san Luca il titolo di ᾿Απόστολοῦ και Εὐαγγελιστοῦ.
Paolo
parla della dignità del ministero apostolico con grande entusiasmo. Coloro che
vi cooperano sono chiamati da lui apostoli
ecclesiarum, gloria Christi (2 Cor. 8, 23-24). Essi hanno una
vocazione tutta di misericordia, poiché sono gli araldi ed il dispensatori
della grazia: in hanc gratiam quæ ministratur a nobis.
Quanto a questa grazia, essa è così grande che san Paolo la chiama pure “pienezza”, perché l’evangelizzazione ha per scopo quello di donare alle anime la pienezza del Cristo e, dunque, la pienezza della salvezza.
Quanto a questa grazia, essa è così grande che san Paolo la chiama pure “pienezza”, perché l’evangelizzazione ha per scopo quello di donare alle anime la pienezza del Cristo e, dunque, la pienezza della salvezza.
Jacopo Chimenti detto l'Empoli, Apparizione della Vergine col Bambino tra i SS., Luca ed Ivo, 1579, Musée du Louvre, Parigi |
Guido Reni, S. Luca, 1621, Bob Jones University, Greenville |
Guercino, S. Luca dipinge la Vergine, 1662-63, Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City |
Theobald von Reinhold, S. Luca dipinge la Vergine, Crocker Art Museum, Sacramento |
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