Secondo un’antica tradizione registrata nello
pseudo-Abdia, questi due Apostoli, dopo d’aver insieme evangelizzato per
tredici anni l’Armenia e la Persia, avrebbero incontrato il martirio il 1°
luglio 47 nella città di Suanir (per la verità, non si sa bene a quale località oggi corrisponda
la città di Suanir. C’è chi ipotizza che si tratti della città a nord de Il
Cairo chiamata Sannur. Cfr. W. Milton Timmons, Everything about the Bible that you never had time to look up. A Condensed Guide to Biblical
Literature, Xlibris Corporation, s.l., 2003, p. 497).
Alcuni martirologi occidentali celebrano infatti la loro
festa in quel giorno.
Le Chiese d’Oriente
festeggiano, invece, separatamente gli apostoli Simone e Giuda: commemorano,
infatti, Simone lo Zelota il 10 maggio e Giuda Taddeo il 19 giugno.
Questi due Santi esulano un po’ dalle antiche recensioni
dei Sacramentari Romani; se ne ritrova però la solennità nelle edizioni meno
antiche, probabilmente dal X sec.. Due secoli dopo, cioè nel XII sec. la
devozione verso questi gloriosi Apostoli doveva essere alquanto diffusa nella
Città Eterna, dal momento che, come riferisce Benedetto Canonico, si riteneva
che i loro corpi riposassero nella basilica Vaticana sotto due speciali altari,
che perciò nelle solenni vigilie notturne ricevevano l’onore della
turificazione: duo altaria in mediana ad
Crucifixos, ubi ab antiquis patribus audivimus requiescere apostolos Simonem et
Judam(Benedetto
canonico, Ordo
Romanus XI, in PL 78, col. 1029B). Secondo Pietro di Mallio, nella basilica vaticana vi si dedicava ai
due Santi particolare cura ut a nostris
maioribus accepimus, eorum corpora pretiosa requiescunt (Pietro
di Mallio, Descriptio
basilicæ vaticanæ, 10, pubblicato a cura di R. Valentini - G. Zucchetti, Codice Topografico della Città di Roma,
Coll. Fonti per la Storia d’Italia,
vol. 3, Roma 1946, p. 413).
Quando venne riedificata la basilica vaticana, le
Reliquie dei due Apostoli il 27 dicembre 1605 furono trasferite sotto un nuovo
altare eretto in loro onore, e Paolo V concesse agli intervenuti l’indulgenza
plenaria. Quell’altare, sul quale oggi si ammira una tela raffigurante la
crocifissione di san Pietro, è importantissimo, perché corrisponde all’incirca
al punto indicato dalla tradizione – inter
duas metas – come quello dove fu eretta la croce del Principe degli
Apostoli.
In Roma, v’era anche un’altra chiesuola, oggi sconsacrata
sin dai primi del ‘900 ed adibita ad usi civili dopo aver demolito la parte
superiore della facciata (oggi è un teatro), intitolata ai santi Simone e Giuda
(un tempo denominata Santa Maria in Monticellis), e si trovava presso il
monte Giordano, vicino al palazzo degli Orsini, nel rione Ponte, in fondo a vicolo
San Simone (Cfr. M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX,
Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 404-407; C.
Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 349-350).
Esiste poi oggi la piccola chiesa di san Giuda Taddeo nel
quartiere Trieste, in via Rovereto, con annesso istituto delle suore
carmelitane di Santa Teresa di Firenze. Questo tempio fu inaugurato il 2 agosto
1931. Sempre allo stesso Apostolo è dedicata una parrocchia moderna nel
quartiere Appio Latino, denominata San Giuda ai Cessati Spiriti, eretta nel
maggio 1960. San Giuda Taddeo è, poi, particolarmente venerato nel Santuario di
San Salvatore in Lauro, che è il Santuario della Madonna di Loreto a Roma, a
pochi passi da Piazza Navona, dove vi si conserva un’insigne reliquia del corpo
del Santo.
Una parrocchia è dedicata ai due Santi oggi venerati nel
quartiere di Torre Angela (Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela).
Oltre la gloria ed il merito dell’apostolato, comune a
tutti e dodici i primi discepoli del Salvatore sui quali, come osserva san
Tommaso, Dio riversò le primizie dello Spirito, Giuda, di cui oggi si celebra
la festa, vanta ancora una prerogativa affatto particolare. Egli dalle Sacre
Scritture è detto fratello di Giacomo primo vescovo di Gerusalemme, e cugino,
secondo la carne, dunque, dello stesso Divin Salvatore.
Questi vincoli strettissimi di sangue con Cristo, gli
valsero da lui un amore più intenso, quale è dovuto fra congiunti, e quindi dei
carismi speciali; in grazia dei quali, nella primitiva chiesa Gerosolimitana i fratres Domini godevano un credito
particolare; tanto che anche Paolo nella prima Epistola ai Corinti si appella
alla loro autorità (1 Cor. 9, 5). Per l’onorabilità del Salvatore innanzi agli
Ebrei, era del tutto conveniente che la sua immediata parentela fosse superiore
ad ogni elogio.
Di san Giuda, che il canone Romano della Messa commemora
giornalmente sotto il nome di Taddeo, noi abbiamo una breve lettera canonica
contro la falsa gnosi allora incipiente. Essa, a cui sembra ispirarsi anche i
capp. II e III della Secunda Petri, rappresenta un modello della
predicazione Evangelica del Frater
Domini, e la si legge perciò, oltre che nei Divini Uffici, anche
nella messa di san Silverio papa il 20 giugno.
Più ignoto di san Giuda è invece l’apostolo Simone, che
san Matteo chiama Cananeo, mentre san Luca senz’altro aggiunge: qui vocatur Zelotes (Lc 6, 15).
Egli
quindi, prima d’esser chiamato da Cristo all’apostolato, era entrato nel
partito nazionalista degli zeloti o zelanti, di quelli cioè che, intolleranti
del giogo straniero, sognavano comunque una guerra d’indipendenza. Questa
circostanza della precedente carriera di Simone non venne più dimenticata; così
che, anche dopo gli rimase attaccato il nomignolo derivatogli dal suo antico
partito degli Zeloti.
Oltre ai due Santi oggi ricordati dal Calendario romano, i cristiani rammentano anche l'evento, forse decisivo, che mutò la storia del decadente impero romano: vale a dire il celebre sogno di Costantino e vittoria del grande imperatore, contro le truppe di Massenzio, a Ponte Milvio-Saxa Rubra, avvenuta il 28 ottobre 312 (corrispondente, nel calendario gregoriano, al 10 novembre di quell'anno).
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Giovanni Maria Butteri, Vergine in trono col Bambino e angeli con i SS. Giovannino, Giuda e Simone, 1586, Norton Museum, Pasadena |
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Antonio Cavallucci, Martirio dei SS. Giuda e Simone, XVIII sec., Collezione dell'Accademia di San Luca, Roma |
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Antoon van Dyck, S. Giuda Taddeo, 1618-20, Kunsthistorisches Museum Gemäldegalerie, Vienna |
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Jusepe de Ribera, S. Giuda Taddeo, 1630-35,
Museo del Prado, Madrid
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Anonimo, S. Giuda Taddeo, 1635-65, museo del Prado, Madrid |
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Lorenzo Ottoni, S. Giuda Taddeo, Basilica di S. Giovanni
in Laterano, Roma |
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Pieter Pauwel Rubens, S. Simone, 1611, Museo del
Prado, Madrid
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Jusepe de Ribera, S.
Simone, 1630-35, Museo del Prado, Madrid
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Jusepe de Ribera, S.
Simone, 1630-35 circa, Museo del Prado, Madrid
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Francesco Moratti, S.
Simone, 1708-09, Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma
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