L'avreste mai detto che, dietro
le recenti prese di posizione “di apertura” – in sede sinodale – da parte di
illustri prelati tedeschi, si nascondano motivazioni economiche?
Come notato, in effetti, anche da
Sandro Magister nel suo blog “Settimo Cielo”, in un puntuale recente articolo, nell’epoca della Chiesa “della
misericordia”, le alte gerarchie ecclesiastiche si mostrano poco …. misericordiose ….
. Paradossi di questi nostri tempi “misericordiosi”!!!
Ricorda Magister che il sistema
di finanziamento delle Chiese in Germania è talmente spietato che spinge la
Chiesa cattolica a scomunicare – di fatto è così – chiunque, cattolico, si
rifiuti di versare il cospicuo obolo alla Chiesa “misericordiosa” germanica. In
effetti, un decreto della Conferenza episcopale tedesca del 2012 priva dei sacramenti
e di ogni ufficio, e persino delle esequie ecclesiastiche, chiunque non versi
il suddetto obolo, a prescindere dalle motivazioni per le quali ciò sia fatto.
Non solo. Ma addirittura, prima delle sanzioni, per ricondurre il
reprobo a più miti consigli, è previsto un colloquio col parroco del posto: se
questo dovesse fallire, ecco che la Chiesa considererà scismatico, eretico ed
apostata, chiunque non voglia pagare il suddetto obolo. Insomma, si fa
dipendere l’appartenenza alla Chiesa ed il diritto di ricevere dalla stessa i
sacramenti, a prescindere dalle motivazioni, da … mere ragioni
economiche-simoniache, … cioè dal versamento dell’obolo! La misericordia lo impone!
Comprensibili sono dunque le
“aperture” sinodali della maggioranza dei prelati della Chiesa germanica: esse
sono dettate da motivazioni, diciamo, di … marketing …
ovverosia dal fatto di favorire il più possibile i cattolici tedeschi …, che
abbiano situazioni familiari irregolari, … nel versamento
dell’obolo … . Un “irrigidimento” sarebbe visto da questi cattolici come
un motivo in più per non versare l’obolo ed uno sprono a corrisponderlo nelle
casse di confessioni religiose acattoliche.
Se, dunque, essi non versassero
più, la Chiesa tedesca vedrebbe ridotte le proprie entrate. Un danno da evitare
nella maniera più assoluta! L'importante è corrispondere la Kirchensteuer.
Le questioni dogmatiche o la pratica religiosa in questo contesto sono
secondarie o marginali.
Forse è bene
rammentare a tal riguardo ciò che diceva l'ottimo Padre
domenicano Garrigou-Lagrange riguardo ai misericordiosi e
tolleranti, oggi molto in auge, riprendendo le parole di san Luigi
Maria Grignion de Montfort: «Miséricorde et fermeté doctrinale ne
peuvent subsister qu'en s'unissant; séparées l'une de l'autre elles meurent et
ne laissent plus que deux cadavres: le libéralisme humanitaire avec sa fausse
sérénité et le fanatisme avec son faux zèle. On a dit: "L'Eglise est
intransigeante en principe parce qu'elle croit, elle est tolérante en pratique
parce qu'elle aime". Les ennemis de l'Eglise sont tolérants en principe
parce qu'ils ne croient pas, et intransigeants en pratique parce qu'ils
n'aiment pas» (Padre R. Garrigou-Lagrange, Dieu, son existence
et sa nature, Paris 1923, p. 725). Onde offrire utili spunti di
riflessione sul tema, oltre a rinviare al già citato contributo di Magister,
pubblico un articolo di Simone Varisco, rilanciato in inglese dall'immancabile
ed ottimo Rorate caeli.
La Chiesa ricca, la chiesa vuota
di Simone Varisco
Protagonista del recente Sinodo, il confronto fra i principali
esponenti della Chiesa cattolica tedesca, da Müller a Kasper, da
Brandmüller a Marx, si è misurato anche su diverse visioni della crisi della
Chiesa in Germania e delle sue possibili soluzioni.
Stando agli ultimi dati resi noti dalla
Conferenza episcopale tedesca, nel 2013 si contavano in Germania 24,2 milioni
di cattolici (per questi e i successivi dati statistici: Katholische Kirche in Deutschland. Zahlen und Fakten. 2013/14,
Segreteria della Conferenza episcopale tedesca, Bonn), in calo rispetto
all’anno precedente (erano 24,3 milioni), attestandosi al 29,9% della popolazione (erano il 42,7% prima della
riunificazione della Germania, nel 1990), ancora distribuiti in percentuali
maggiori nei Länder meridionali, come il Saarland (dove i cattolici toccano il
62%) e la Baviera (54%).
Significativo altresì come fra coloro che si dichiarano cattolici la percentuale
dei fedeli che frequentano regolarmente almeno la messa domenicale si diriga da
anni verso numeri a cifra singola. Non è
quindi un caso che rispetto all’anno precedente parrocchie ed altri luoghi di
cura pastorale siano diminuiti di 137 unità (11.085 nel 2013, per una
popolazione totale di oltre 83 milioni di tedeschi. In Italia le sole parrocchie
sono 25.677 (Archivio dell’Istituto Centrale per il sostentamento clero), per
una popolazione di circa 60 milioni di abitanti). Sempre meno sono anche i
battesimi, i bambini nati in famiglie in cui sia presente almeno un genitore
cattolico e i matrimoni celebrati con rito cattolico.
Anche i sacerdoti diocesani e religiosi registrano
nel 2013 un ulteriore calo rispetto al già difficile 2012. Migliori, ma in via
di peggioramento, i dati riferiti al diaconato permanente che,
pur registrando un aumento numerico su base nazionale (+66 diaconi rispetto
all’anno precedente), si sta avviando da anni verso una progressiva
stagnazione, specialmente fra coloro che assumono l’incarico come occupazione
esclusiva (+15 diaconi rispetto al 2012).
All’interno di un quadro piuttosto sconfortante, si distingue invece la
fortuna degli indicatori economici. Con 5,5 miliardi
di euro di entrate nette nel 2013, in continua crescita dal 2005, la Chiesa
cattolica in Germania è fra le più ricche al mondo (al
secondo posto nel Paese la Chiesa evangelica, con 4,8 milioni di introito netto
nel 2013).
Vale la pena ricordare che in base alla tassa sulle religioni (Kirchensteuer) attualmente vigente in Germania, lo Stato
non si rende diretto protagonista del finanziamento delle comunità religiose (e
filosofiche) esistenti sul proprio territorio, ma si fa tramite tra esse e i
rispettivi fedeli per la raccolta dell’imposta fra gli iscritti agli elenchi
delle rispettive comunità, in possesso dello Stato. Pagando la Kirchensteuer, i fedeli acquisiscono il diritto ad una
serie di “servizi religiosi”, alcuni dei quali altrimenti noti
come Sacramenti.
La cancellazione dall’elenco implica per il cittadino l’esonero dal pagamento
della tassa, ma anche la cessazione dell’ottenimento dei
“servizi religiosi”(salvo in caso di immediato pericolo di morte) e
l’impossibilità a ricoprire determinati ruoli, come l’essere padrino o madrina
o il venire impiegati in uffici ecclesiastici. Con tali implicazioni, quello
che potrebbe apparire soltanto come un atto amministrativo nei rapporti fra
cittadino, Stato e sistema contributivo, assume a tutti gli effetti i connotati
di una defezione dalla Chiesa, con la dura presa di posizione della Conferenza
episcopale tedesca, nell’ottica di «preservare la fede e l’educazione cattolica
dei bambini» (Allgemeines Dekret der Deutschen Bischofskonferenz zum Kirchenaustritt, II, 2).
La prosperità economica che alimenta il Paese e la grande macchina della
Chiesa cattolica tedesca è la stessa prosperità materiale
che ne svuota le chiese, al punto che molte delle grandi cattedrali
del Paese sono oggi più visitate dai turisti che dai fedeli.
Ancora sostenuta dal successo economico che
distingue vaste aree della Germania dalla maggior parte delle economie
dell’Europa occidentale, il sempre più fragile equilibrio fra
l’aumento della ricchezza pro-capite dei cittadini tedeschi e il calo dei fedeli
ha finora retto. Non è però difficile prevedere che se l’emorragia
di fedeli proseguirà come negli ultimi anni, nel prossimo futuro della Chiesa
cattolica tedesca si profilerà anche l’ombra del dissesto finanziario.
Tenere conto di questo fattore è imprescindibile nella considerazione del confronto mostrato recentemente al Sinodo, non fosse altro
che per l’ingenerato senso di urgenza nell’inversione di tendenza. Al Sinodo la
Chiesa cattolica tedesca si è confermata fra le più inclini alle
richieste del mondo contemporaneo, una Chiesa che i media non hanno
esitato a definire «aperta»; eppure una Chiesa «malata», secondo
una terminologia cara all’attuale Pontefice, «chiusa» in una società prospera
sempre più tentata dall’inutilità della fede ed erosa da
alcune di quelle stesse forze che spingono in direzione del cambiamento.
C’è da scommettere che nel dibattito, in corso da tempo tanto all’interno
alla Chiesa tedesca quanto in quella universale, i principali protagonisti del
Sinodo appena concluso siano ben intenzionati a non ritagliarsi ruoli di
semplici spettatori. Tanto nell’una quanto nell’altra partita.
Fonte: Caffè Storia, 24.10.2014. L'articolo è anche pubblicato su Il Timone, 31.10.2014
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