Qualche giorno fa pubblicavamo uno stralcio del contributo di Mons. Cyril Vasil, tratto dal testo, uscito lo scorso 1° ottobre, "Permanere nella Verità di Cristo: Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica" per i tipi Cantagalli di Siena.
Volentieri, dunque, pubblico la recensione a questo testo di Cristina Siccardi.
Volentieri, dunque, pubblico la recensione a questo testo di Cristina Siccardi.
Il testo è stato pubblicato, oltre che in lingua inglese (Remaining in the Truth of Christ. Marriage and Communion in the Catholic Church, Ignatius Press), anche in francese (Demeurer dans la vérité du Christ – Mariage et communion dans l’Eglise catholique, Artège éditions), spagnolo (Permanecer en la verdad de Cristo. Matrimonio y comunión en la Iglesia Católica, Ediciones cristiandad) e tedesco („In der Wahrheit Christi bleiben“: Ehe und Kommunion in der Katholischen Kirche, Echter Verlag):
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Permanere nella Verità di Cristo
Cristina
Siccardi
San Giovanni Battista venne decapitato poiché i protagonisti dell’errore
non accettavano le denunce del loro peccato: Erode Antipa dopo aver divorziato
da Pharsaelis, figlia del re nabateo Areta, aveva sposato Erodiade, ex-moglie
di suo fratello Filippo; si trattava, dunque, di un’unione illegittima agli
occhi di Dio. Erodiade, mediante la figlia Salomè, chiese la testa del Battista
e la ottenne. Oggi una corrente della Chiesa vuole che i divorziati concubini
possano ricevere la Comunione benché non siano in stato di grazia; come a dire,
in linguaggio figurato: la testa di san Giovanni Battista continua ad essere
richiesta.
Nella
relazione presentata al Concistoro straordinario sulla famiglia (febbraio 2014), il cardinale Walter Kasper ha
lanciato un appello affinché la Chiesa armonizzi «fedeltà e misericordia di Dio
nella sua azione pastorale riguardo ai divorziati risposati con rito civile».
L’inquietante istanza sarà presente al prossimo Sinodo sulla famiglia dal tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto
dell’evangelizzazione. L’augurio lanciato dal cardinale Kasper è che
la Chiesa troverà un modo per armonizzare «fedeltà e misericordia nella
sua pratica pastorale», un genere di pastorale che, entrando in
collisione con la dottrina cattolica, scalzerebbe, nella stragrande maggioranza
dei casi, la dottrina stessa: la prassi (l’esperienza) pagana diventerebbe
guida all’impartizione dei sacramenti.
Per
rispondere a queste posizioni, che sovvertono in modo ineludibile il principio di matrimonio esposto
esplicitamente dal Salvatore e contenuto nel magistero della Chiesa, il 1°
ottobre esce in libreria un volume di notevole portata, Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella
Chiesa cattolica (Cantagalli, pp. 304, € 16,50) a cura di
Robert Dodaro O.S.A., Preside dell’Istituto patristico Augustinianum di Roma.
Il
testo, dato alle stampe in questi giorni in Francia e quasi in contemporanea
negli Stati Uniti, raccoglie gli
interventi di cinque cardinali e di quattro studiosi, ognuno dei quali esamina
i punti nodali della questione matrimoniale, ovvero:
«L’insegnamento del Signore su divorzio e seconde nozze: i dati
bliblici» di Paul Mankowski S.J.; «Divorzio e seconde nozze nella
Chiesa antica: riflessioni storiche e culturali» di John M. Rist; «Separazione, divorzio, scioglimento del vincolo matrimoniale e
seconde nozze. Approcci teologici e pratici delle Chiese ortodosse»
di Cyrill Vasil’ S.J.; «Unità ed indissolubilità del
matrimonio: dal medioevo al Concilio di Trento» del cardinale Walter
Brandmüller; «Indissolubilità del matrimonio e dibattito sui divorziati
risposati e i sacramenti» del cardinale Gerhard Ludwig Müller; «Ontologia sacramentale e indissolubilità del matrimonio»
del cardinale Carlo Caffarra; «Divorziati risposati e i
sacramenti dell’Eucaristia e della penitenza» del cardinale Velasio
De Paolis C.S.; «Il processo di nullità canonica del matrimonio
come ricerca della verità» del cardinale Raymond Leo Burke.
Nei
loro interventi, gli autori dimostrano come, esaminando i testi biblici e la
patristica, non sia assolutamente possibile sostenere sic et
simpliciter una “misericordia” fallace e tale da offrire il Corpo
Santo di Cristo a peccatori pertinaci. La Chiesa sostiene il peccatore, ma denuncia il peccato e cerca di
salvare anime invitando il peccatore a non peccare più, proprio come Gesù
insegnò con immensa misericordia all’adultera: «“Donna, dove sono? Nessuno ti ha
condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io
ti condanno: va’ e d’ora in poi non peccare più”» (Gv 8, 10-11). Le esigenze dei peccatori, oggi
divenute norma sociale, non hanno e non avranno mai la forza di mutare i
principi divini e della Chiesa, Sposa di Cristo. L’anima dell’adultera è
preziosa a Gesù e alla Chiesa tanto quanto le anime degli adulteri contemporanei
e futuri, e proprio per tale ragione questa raccolta di saggi, presentata in
Italia da Cantagalli, è preambolo indispensabile per il Sinodo che si terrà fra
il 5 e il 19 ottobre.
Le
voci dell’importante volume affrontano poi la questione della oikonomia, pratica diffusa nell’Oriente ortodosso a partire
dal secondo millennio e scaturita dalle pressioni politiche degli imperatori
bizantini, che consente l’ammissione alle seconde nozze religiose dopo un
periodo di penitenza: in queste chiarissime ed esaurienti pagine si traccia la
storia secolare della resistenza cattolica a tale convenzione di carattere
politico e non divino.
La
Tradizione, ancora una volta, è maestra: esistono fondamenta teologiche e canoniche fra dottrina cattolica e
disciplina sacramentale. Il cardinale Müller afferma: «tutto l’ordine sacramentale è esattamente opera della misericordia
divina e non può essere revocato richiamandosi allo stesso principio che lo
sostiene. Attraverso quello che oggettivamente suona come falso richiamo alla
misericordia si incorre nel rischio della banalizzazione dell’immagine stessa
di Dio, secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero
di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia;
se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà
del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la sua misericordia»
(p. 21).
La
misericordia di Dio non è una panacea per tutti i mali, perché i comandamenti
di Dio restano tali e la Chiesa è tenuta a ribadirli. Le difficoltà inerenti all’accettazione
dell’insegnamento del Figlio di Dio circa l’impossibilità di commettere
adulterio, poiché quello «che Dio ha congiunto, l’uomo
non lo separi» (Mt 19, 6),
furono riconosciute per la prima volta dagli stessi Apostoli i quali reagirono
in maniera negativa rispetto alla vocazione matrimoniale: «se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non
conviene sposarsi» (Mt 19,10) e a
questo punto Gesù parlò di coloro ai quali viene concesso di comprendere che
esiste una scelta di vita verginale e consacrata, per il regno dei cieli. La
dottrina è data come assoluta nei Vangeli e anche san Paolo insiste sul fatto
che egli è un messaggero di tale insegnamento, pertanto non è da ritenersi responsabile
per il rigore di tale disposizione divina: «Agli sposati poi ordino, non
io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito – e qualora si separi,
rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la
moglie» (1Cor 7, 10).
Tuttavia
sarebbe errato o «quantomeno seriamente manchevole, vedere Gesù come un contendente
in una controversia legale-morale che parteggia per la fazione rigorista della
controversia e capace di attrarre soltanto gli intransigenti. Infatti, Gesù ha
promesso anche un nuovo e sovrabbondante afflato di grazia, di aiuto divino, in
modo che nessuno, per quanto debole, trovi impossibile fare la volontà di Dio
(…) Gesù disse di Giovanni: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto
uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei
cieli è più grande di lui” (Mt 11,11). Sotto la vecchia legge sarebbe stato
forse necessario tanto coraggio morale e fisico da eroi quanto amore per la
santità, per rimanere coerenti nelle idee e nelle azioni alla volontà creatrice
di Dio in materia di fedeltà coniugale, ma nella nuova alleanza anche ho mikroteros, il più piccolo nel Regno, riceverà la forza per restare fedele,
e per fare cose più grandi ancora» (pp. 56-57).
Gli
autori di questo vitale testo sostengono all’unisono e in maniera ferma che nel Nuovo Testamento l’Unto di Dio proibisce
senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano disposto
dal Creatore sul matrimonio (Gen 1,27; 2,24).
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