lunedì 13 ottobre 2014

"Tantus in eo fuit in Christum amor et fides, ut illum aliquándo inter Missárum solémnia vidére merúerit, blando vultu et divína luce fulgéntem" (Lect. V, II Noct.) - S. Edoardo III il Confessore

Questo famoso re d’Inghilterra, di cui abbiamo ricordato una celebre profezia, morì il 5 gennaio 1066, ma papa Innocenzo XI fissò la celebrazione della sua festa in questo giorno che ricorda la traslazione del suo santo corpo.
Sant’Edoardo dimostra col suo esempio che la santità, pur ornata dei carismi più rari della vita mistica, può ben unirsi ad una corona reale ed alle mille sollecitudini di un regno. Diversi furono i doni di cui Dio si degnò fregiarlo. Secondo la tradizione, tra questi, fu dotato del c.d. tocco miracoloso. Un episodio della sua vita in particolare, narrato in maniera identica da varie fonti, accreditava tale universale opinione. Si raccontava, infatti, che una giovane donna, afflitta da un’inesplicabile e vistosa tumefazione al collo, che le sfigurava il viso e da cui emanava un odore nauseabondo, avvertita in sogno, si recò presso il sovrano per essere guarita. Dio premiò la sua fede, poiché sant’Edoardo, anziché rimandarla, dopo aver asperso le dita in un vaso pieno d’acqua, toccò le piaghe purulente, benedicendole con il segno di croce. Subito il sangue marcio iniziò a fuoriuscire dalla piaga, mentre il gonfiore diminuiva, fino a scomparire del tutto nel giro di una settimana (Sant’Aelredo di Rielvaux, Vita Sancti Ædwardi regis et confessoris, in PL 195, col. 761B-762A. V. anche Marc Bloch, Les rois thaumaturges. Étude sur le caractère surnaturel attribué la puissance royale, particulièrement en France et en Angleterre, Paris 1983 (1° ediz. 1961), trad. it. a cura di Silvestro Lega, con prefazione di Jacques Le Goff, I Re taumaturghi. Studi sul carattere sovrannaturale attribuito alla potenza dei re particolarmente in Francia e in Inghilterra, Torino, 1989, rist. 2007, p. 30). Quest’episodio, attestato da un’antichissima tradizione, è non a torto considerato come il primo esempio inglese del rito di guarigione delle scrofole (adenite turbercolare), che il santo, secondo antiche leggende, aveva ereditato da san Remigio.
Shakespeare, cinque secoli più tardi, in una scena del Macbeth, si riferiva a quell’antica ed unanime credenza quando metteva in bocca ad un personaggio della tragedia, Malcolm, questi versi: 
«A most miraculous work in this good king;
Which often, since my here-remain in England,
I have seen him do. How he solicits heaven,
Himself best knows: but strangely-visited people,
All swoln and ulcerous, pitiful to the eye,
The mere despair of surgery, he cures,
Hanging a golden stamp about their necks,
Put on with holy prayers: and ‘tis spoken,
To the succeeding royalty he leaves
The healing benediction. ...»
«... Della gente afflitta da strane malattie, tutta gonfia ed ulcerosa, che fa pietà a vederla, vera disperazione della medicina, egli [Re Edoardo] la guarisce, appendendo al loro collo una medaglia d’oro, con sante preghiere; e si dice che ai re suoi successori trasmetterà questa benedetta virtù guaritrice. ...» (Atto IV, scena III, citato in Bloch, op. cit., p. 29).
Una pia tradizione riferiva pure prodigiosa e soprannaturale virtù degli anelli medicinali, come già per il tocco dello scrofole, allo stesso nostro santo re. Si raccontava infatti di come il monarca, sulla via dell’Abbazia di Westminster, avesse fatto dono ad un povero, in mancanza d’altro, del suo anello. Sotto i miseri cenci del mendicante la tradizione narrava celarsi san Giovanni Evangelista. In seguito due pellegrini inglesi in Terrasanta s’imbatterono nel medesimo vegliardo che restituì loro l’anello, pregandoli di riportarlo ad Edoardo con l’annuncio che di lì a sei mesi l’avrebbe scortato in Paradiso e difatti il santo re morì sei mesi dopo. Il primo a riferire per iscritto tale episodio, un centinaio d’anni dopo la morte del pio sovrano, fu il surricordato sant’Aelredo, abate a Rielvaux, nella sua Vita Sancti Ædwardi regis, cit., in PL 195, col. 769-770. V. pure Bloch, op. cit., p. 122.
L’anello fu custodito nell’abbazia di Westminster, ove pure era sepolto il santo Re, e ben presto divenne celebre per il suo miracoloso potere di guarire l’epilessia (Cfr. Polidoro Virgili, Historia Anglica, lib. VIII, citato in Bloch, op. cit., pp. 123-124). La pietra di quell’anello, uno zaffiro iris, denominato zaffiro di sant’Edoardo (St Edward’s Sapphire), che esprime nel linguaggio dei gioielli l’equilibrio di un re (così ricorda Maria Rosaria Omaggio, Il linguaggio dei gioielli: il significato nascosto e ritrovato dell’eterna arte dell’ornamento dalla A alla Z, Milano 2001, p. 74), è incastonato nel mezzo della croce maltese posta sulla sommità della corona imperiale di Stato (Imperial State Crown).
La situazione di reale in se stessa, dunque, da quanto abbiamo detto, non è nociva per la santità, ma è la pigrizia che impedisce all’anima di rinunciare a se stessa per unirsi a Dio.
L’antica arte cristiana, in effetti, circondò qualche volta, non a caso, col nimbo la testa dei sovrani come quella dei santi. Così, per es., sono nimbati Giustiniano e Teodora nei mosaici di San Vitale a Ravenna e persino lo stesso re Erode è nimbato nei mosaici di Sisto III a Santa Maria Maggiore.



Il re Erode nimbato consulta i sommi sacerdoti e gli scribi sul luogo in cui sarebbe nato il Messia - ed ordina la strage degli innocenti, Arco trionfale, V sec. d.C., Basilica di S. Maria Maggiore, Roma

La ragione di ciò è che il potere non viene che da Dio, che, conferendolo a coloro che devono rappresentarlo nel governo degli uomini, comunica loro anche una certa sacra maestà e dona loro tutte le grazie necessarie al buon uso di questo potere.
L’ascesa al trono è dunque, da parte di Dio, una vocazione ad uno stato di santità molto elevato ed anche sublime; è per questo che alcune feste di santi re celebrate dalla liturgia romana hanno una bellezza ed una possanza tutte speciali.







Maestro sconosciuto francese, Riccardo II d’Inghilterra con i suoi santi patroni (SS. Edmondo, re e martire, Edoardo III e Giovanni Battista), Dittico Wilton, 1395, National Gallery, Londra

 Wenceslaus Hollar, Dittico Wilton (Riccardo II d’Inghilterra con i suoi santi patroni, cioè SS. Edmondo, re e martire, Edoardo III e Giovanni Battista), 1639, National Gallery, Londra

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