Nonostante l’uso medievale di
celebrare oggi la sinassi in Vaticano, dove la rotonda del papa Simmaco
dedicata al fratello di san Pietro era in grande venerazione, si crede tuttavia
che, originariamente, la stazione avesse luogo nella basilica di Giunio Basso
sull’Esquilino, già consacrata a sant’Andrea dal papa Simplicio (468-483), cioè
presso la basilica
di Sant’Andrea kata Barbara Patricia (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal
secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp.
815-817; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio
evo, Firenze 1927,
pp. 179-181).
Le differenti messe in onore di
sant’Andrea conservate nel Sacramentario Leoniano, segno eloquente del
particolare culto tributato nell’Urbe, a partire dalla seconda metà del V sec.,
al fratello di Pietro, quello che portò il
primo Vicario di Cristo a Gesù (Gv 1, 42), sembrano, in effetti, l’eco
della celebrità di questa consacrazione, celebrità che, d’altronde, ci è
attestata anche dall’epigrafe dedicatoria incisa nell’abside dell’edificio:
HAEC
• TIBI • MENS • VALILAE • DEVOVIT • PRAEDIA • CHRISTE
CVI
• TESTATOR • OPES • DETVLIT • IPSE • SVAS
SIMPLICIVSQVE
• PAPA • SACRIS • CAELESTIBVS • APTANS
EFFECIT
• VERE • MVNERIS • ESSE • TVI
ET
• QVOD • APOSTOLICI • DRESSENT • LIMINA • NOBIS
MARTYRIS
• ANDREAE • NOMINE • COMPOSVIT
VTITVR
• HAC • KAERES • TITVLIS • ECCLESIA • IVSTIS
SVCCEDENSQVE
• DOMO • MYSTICA • IVRA • LOCAT
PLEBS
• DEVOTA • VENI • PERQVE • HAEC • COMMERCIA • DISCE
TERRENO
• CENSV • REGNA • SVPERNA • PETI
Si vede da quest’iscrizione che
un Goto, di nome Valila (chiamato in altri documenti Flavio Teodosio),
divenuto, non si sa come, possessore dell’antica basilica civile sontuosamente
costruito dal console Giunio Basso (+ 317) designò per suo erede
Gesù Cristo. Forse agì così spinto dalla sua sposa – da qui la denominazione
della basilica, kata Barbara Patricia.
Il papa Simplicio adattò la
basilica alla sua nuova destinazione e siccome, all’epoca, non vi era, in Roma,
alcun tempio dedicato all’apostolo sant’Andrea, volle dargli il suo nome.
Bisogna tener conto del fatto che, il 3 marzo 357, il corpo di sant’Andrea era
stato trasferito da Patrasso a Costantinopoli, ed a cura dei Bizantini, il
culto del Πρωτόκλητος, prôtoklêtos (primo scelto o chiamato: allusione
alla vocazione di sant’Andrea, il primo chiamato nel Collegio apostolico, tanto
che, presso gli orientali Andrea è ricordato come Άγιος Ανδρέας ο Πρωτόκλητος
Απόστολος), ebbe immediatamente una rapida diffusione in tutto l’Impero,
tanto che le chiese che
seguono un calendario fisso celebrano oggi la festa di sant’Andrea, che è già
iscritto a quella data nel calendario di Gerusalemme all’inizio del V sec.
A Roma, sant’Andrea era onorato non solamente nelle basiliche che
portavano il suo nome sull’Esquilino e sul Celio, anche in una delle due
rotonde presso la basilica di san Pietro, e pure nel battistero del Laterano,
nonché all’oratorio della santa Croce, eretto dal papa Ilario (461-468), e
sotto il portico d’entrata (della basilica lateranense), dove il papa Anastasio
IV dedicò un altare ai santi Andrea e Lucia nel 1154. In ragione della
prossimità del monastero di sant’Andrea, l’oratorio della santa Croce, dove ci
si recava in processione la sera di Pasqua, porta spesso il nome dell’apostolo
negli antichi documenti: Ad sanctum Andream
ad crucem (cfr. Ordo 27,77, in M. Andrieu,
Les Ordines romani du haut moyen âge, Coll. Spicilegium lovaniense, n. 11, tomo 3, Lovanio 1951, p. 365) o
semplicemente Ad sanctum Andream. Ma, nel XII sec.,
è l’oratorio del portico che costituisce al Laterano l’ecclesia sancti Andreæ (così ricorda Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du
Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais
Farnèse, 1977, p. 317).
A differenza dell’ufficio (redatto molto più tardi e forse a Roma) in cui gli Atti apocrifi sono
sfruttati senza troppi scrupoli, le due messe dell’Apostolo, quella della
vigilia – ricordata ieri – come quella della festa, si distinguono per una
solenne ed elegante nobiltà. Apocrypha
nescit Ecclesia, aveva già detto san Girolamo (San Girolamo, Præfatio in Librum Paralipomenon, in PL 28, col. 1326A; ed. 1890 col. 1394A; Id., Apologia
adversus libros Rufini, lib. II, cap. 27, in PL 23, col. 451C; ed. 1883, col. 472B). E,
di fatto, alcuna letture né alcuna antifona né alcuna colletta del Messale
contiene qualsivoglia allusione a questi scritti senza autorità.
Una curiosità finale è
da segnalare. San Paolo, nella sua II Lettera ai Corinzi, parla di “superapostoli”
(«λογίζομαι γὰρ μηδὲν ὑστερηκέναι τῶν ὑπερλίαν ἀποστόλων·»;
«existimo enim nihil me minus fecisse magnis
apostolis»;
«Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a
questi superapostoli!») (2 Cor 11, 5), che, vantando particolari
legami con Gesù, avendo vissuto accanto a lui fin dalla prim’ora (ibid.,
v. 18), sminuirebbero l’attività missionaria dell’Apostolo delle Genti.
Un’ipotesi suggestiva, avanzata da qualche storico (Marie - Françoise Blasez, Paolo di Tarso. L’apostolo
delle genti, Torino 1993, p. 166), è che il personaggio con cui entra in
polemica sia giusto l’apostolo Andrea, il “Primochiamato”. Alcuni indizi
indurrebbero a pensarlo: il fatto che il “superapostolo” sia un ebreo (ibid.,
v. 22); la circostanza che si vanti di aver avuto rapporti con Gesù quand’era
ancora in vita (ibid., v. 18) a cui Paolo contrappone la sublimità dei
suoi rapporti soprannaturali col Maestro (2 Cor. 12, 2); la circostanza che
parli di questi “superapostoli” come “ministri di Cristo” e “angeli di luce” (2
Cor 11, 13); la circostanza che Paolo non abbia incontrato in maniera
particolare alcuno dei Dodici ad eccezione di Giacomo, Giovanni e Pietro, che,
comunque, ebbero scarsi rapporti con lui prima del 62 d.C. (allorché si
trasferì a Roma).
Ora, secondo la tradizione
apocrifa, Andrea, dopo aver seguito le orme prima di Pietro, dal Ponto fino in Bitinia e
nella Tracia, evangelizzò l’Acacia e, dopo aver lasciato Matteo nella città di
Mermidona, partì per la Macedonia e soggiornò a Tessalonica ed a Filippi e
quindi di nuovo in Acacia, a Corinto. È proprio la presenza a Corinto di Andrea,
insieme alla sua permanenza lunga e documentata in Macedonia ed Acacia, che ci
autorizza a pensare ad Andrea più che ad altri apostoli, quale possibile
candidato dell’invettiva paolina. Va notato, peraltro, che la contemporanea
presenza di Matteo e Andrea in Acacia potrebbe indicare anche una fattiva collaborazione
dei due nella redazione del Vangelo attribuito a Matteo (una tradizione
apocrifa attribuisce, peraltro, sempre ad Andrea l’aver insistito, nei
confronti di Giovanni, affinché mettesse per iscritto il suo Vangelo o, per lo
meno, avrebbe approvato l’iniziativa. Cfr. Michele
Mazzeo, Vangelo
e lettere di Giovanni:
Introduzione, esegesi e teologia, Milano 2007, p. 77; Santi Grasso, Il vangelo di Giovanni.
Commento esegetico e teologico, Roma 2008, p. 818), così come quello di
Marco non è altro che espressione della predicazione di Pietro a Roma. Questo
induce a pensare che il “vangelo diverso”, che Paolo menziona nella lettera ai
Galati (Gal. 1, 8) e che gli crea analoghi problemi a Corinto, non fosse altro
che il Vangelo di Matteo.
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Nikolay Lomtev (Николай Ломтев), S. Andrea pianta la croce nella terra di Kiev, 1848 |
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Autore anonimo, Martirio di S. Andrea, XVII sec., Cappella, Collège des Écossais, Parigi |
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Carlo Braccesco detto anche Carlo da Milano, Martirio di S. Andrea, 1495, Galleria Vittorio Cini, Venezia |
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Carlo
Dolci, S. Andrea apostolo dinanzi alla croce, 1631 circa, Palazzo Pitti,
Firenze |
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Juan de las Roelas, Martirio di S. Andrea, XVII sec., Museo de Bellas Artes, Siviglia |
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Mattia Preti, S. Andrea, 1665-67, collezione privata |
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Mattia Preti, Martirio di S. Andrea, bozzetto, XVII sec. |
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Mattia Preti, Erezione della Croce di S. Andrea, 1622-28, Chiesa di S. Andrea della Valle, Roma |
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Mattia Preti, Martirio di S. Andrea, 1622-28, Chiesa di S. Andrea della Valle, Roma |
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Mattia Preti, Sepoltura di S. Andrea, 1622-28, Chiesa di S. Andrea della Valle, Roma |
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Carlo Cignani, S. Andrea condannato a morte da Ageo, 1662-65, Chiesa di S. Andrea della Valle, Roma |
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Giovanni Lanfranco, S. Andrea apostolo inginocchiato dinanzi alla Croce, 1638 circa, Staatliche Museen, Berlino |
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Domenichino, S. Andrea condotto al martirio, 1622-27, The University of Edinburgh Fine Art Collection, Edinburgo |
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Scuola toscana, Martirio di S. Andrea, XVII sec. |
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Charles Le Brun, Martirio di S. Andrea, 1646-47, The J. Paul Getty Museum, Los Angeles |
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Frans Francken II o il Giovane, Martirio e predica di S. Andrea, 1620 circa, Los Angeles County Museum of Art (LACMA), Los Angeles |
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Stephan Kessler, S. Andrea porta la sua croce al luogo del martirio, Chiesa di S. Lorenzo, Feldthurns |
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Bartolomé Esteban Murillo, Martirio di S. Andrea, 1675-82, Museo del Prado, Madrid |
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Juan Correa de Vivar, Martirio di S. Andrea, 1540-45, museo del Prado, Madrid |
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Pieter
Paul Rubens, S. Andrea, 1610-12, Museo
del Prado, Madrid |
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Jusepe de Ribera, S. Andrea, 1616-18, collezione privata |
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Jusepe de
Ribera, S. Andrea, 1631 circa, Museo del Prado, Madrid |
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Jusepe de Ribera, S. Andrea, 1641 circa, Museo del Prado, Madrid |
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Jusepe de Ribera, S. Andrea, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
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Jusepe de Ribera, Martirio di S. Andrea, 1630-32, Szepmuveseti Muzeum, Budapest |
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Sébastien Bourdon, Martirio di S. Andrea, 1645 - 48, Musée des Augustins, Tolosa |
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Léon Joseph Florentin Bonnat, Martirio di S. Andrea, 1863 |
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Gebhard Fugel, Martirio di S. Andrea, 1909, Liebfrauenkirche, Ravensburg |
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A. H. Mironov, S. Andrea, 2013 |
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François de Louvemont, S. Andrea, XVII sec. |
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Reliquiario di S. Andrea, Cattedrale, Amalfi |
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Reliquia ex ossibus di S. Andrea, Reliquiario di S. Andrea, Cattedrale, Amalfi |
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Camillo Rusconi, S. Andrea, 1708-09, Basilica di S. Giovanni in Laterano, Roma |
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François Duquesnoy or Frans Duquesnoy, S. Andrea, 1629-33, Basilica di S. Pietro, Città del Vaticano, Roma |
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Nicolò Longhi da Viggiù, S. Andrea, 1570, Sacrestia, Basilica di S. Pietro, Città del Vaticano, Roma |