È evidente
che la liturgia romana tradizionale è stata come soffocata dalle nuove feste
aggiunte dal XVI secolo, le quali, a Roma, avevano in precedenza un’importanza
molto inferiore a quella delle feste scritte a caratteri di sangue nei suoi
fausti agiografici.
Il fatto è
che, in questo giorno, la messa e la stazione in onore del martire Crisogono
sono soppresse praticamente dall’ufficio di san Giovanni della Croce, il quale,
del resto, non è neppure morto oggi (+ 14 dicembre 1591).
La festa del
Dottore mistico del Carmelo fu introdotta per la prima volta nel calendario
della Chiesa universale da Clemente XII, che volle riconoscere così i grandi
meriti del Santo il cui ruolo fu di aiutare santa Teresa d'Avila, da noi ricordata sia il 15 ottobre sia nella festa della trasverberazione, nella riforma del suo
Ordine e di promuovere, con i suoi scritti mistici, la scienza dei Santi per il bene delle anime.
Quest’ultimo
aspetto dà molta importanza alla figura di san Giovanni della Croce e gli
assicura un posto principale nel gruppo degli autori mistici, che, a cominciare
da Origene, sant’Ambrogio, san Gregorio, arrivando fino a san Francesco di
Sales, al padre Faber, a Mons. Carlo Gay, hanno descritto e spiegato il segreto
lavoro del Paraclito nell’illuminazione dell’anima del giusto e nel dono di sé
a quest’anima.
È in qualità
di Dottore mistico che l’intrepido compagno di santa Teresa nella riforma del
Carmelo è stato iscritto da Pio XI nel numero glorioso dei Dottori della Chiesa
universale, quale Doctor
Mysticus.
Si conosce la parola di san Giovanni della Croce, che caratterizza
bene l’uomo e riassume la sua vita, senza tregua tormentata dalle inquietudini,
dalle fatiche, dalle persecuzioni, dalle malattie dolorose. Gesù, che gli aveva
chiesto, una sera di primavera del 1591, quando il Santo era Segovia, quale ricompensa
volesse per le tante pene sopportate per la sua gloria (Joannes, quid vis pro laboribus?); Giovanni rispose: Domine, pati et contemni pro te; Signore, soffrire ed essere
disprezzato per il tuo amore! [«¡Señor,
sufrir y ser despreciado!»]. E fu esaudito (Marco
da San Francesco, Vita di S. Giovanni della Croce,
lib. 3, cap. 1, n. 10. Cfr. Giovanni
della Croce, Opere, vol. III,
Venezia 1747. Cfr. Contardo Zorzin,
Giovanni della Croce: l’uomo dell’essenziale, Milano 20032,
pp. 134-135; Elisabeth Reynaud,
Jean de la Croix, fou de Dieu, Paris
1999, trad. it. Raul Fuffini (a
cura di), Giovanni della Croce.
Riformatore, mistico e poeta di Dio, Milano 2002, p. 219).
Cristo portacroce, che avrebbe parlato a S. Giovanni |
Nel 1591 scriveva a un suo confratello: «Se
vuoi giungere a possedere Cristo, non cercarlo mai senza croce» (San Giovanni della Croce, Lettera XXII,
in Les œuvres spirituelles du bienheureux Jean de la Croix, Les lettres,
vol. II, Bruges 1957, p. 1161).
Anonimo Maestro emiliano, S. Giovanni della Croce inginocchiato dinanzi all’altare, XVII sec., collezione privata |
Domenico Piola, Apparizione del Cristo a S. Giovanni della Croce, 1675 |
Autore anonimo, S. Giovanni della Croce, XVIII sec., Museo diocesano, Viterbo |
Cappella di S. Giovanni della Croce, ove sono conservati i suoi resti, risistemati nel 1927 in occasione dei 200 anni della canonizzazione da Félix Granada, Convento dei Carmelitani Scalzi, Segovia |
Nessun commento:
Posta un commento