lunedì 24 novembre 2014

"Joannes, quid vis pro laboribus?" - "Domine, pati et contemni pro te" - S. Giovanni della Croce, confessore e dottore della Chiesa


È evidente che la liturgia romana tradizionale è stata come soffocata dalle nuove feste aggiunte dal XVI secolo, le quali, a Roma, avevano in precedenza un’importanza molto inferiore a quella delle feste scritte a caratteri di sangue nei suoi fausti agiografici.
Il fatto è che, in questo giorno, la messa e la stazione in onore del martire Crisogono sono soppresse praticamente dall’ufficio di san Giovanni della Croce, il quale, del resto, non è neppure morto oggi (+ 14 dicembre 1591).
La festa del Dottore mistico del Carmelo fu introdotta per la prima volta nel calendario della Chiesa universale da Clemente XII, che volle riconoscere così i grandi meriti del Santo il cui ruolo fu di aiutare santa Teresa d'Avila, da noi ricordata sia il 15 ottobre sia nella festa della trasverberazione, nella riforma del suo Ordine e di promuovere, con i suoi scritti mistici, la scienza dei Santi per il bene delle anime.
Quest’ultimo aspetto dà molta importanza alla figura di san Giovanni della Croce e gli assicura un posto principale nel gruppo degli autori mistici, che, a cominciare da Origene, sant’Ambrogio, san Gregorio, arrivando fino a san Francesco di Sales, al padre Faber, a Mons. Carlo Gay, hanno descritto e spiegato il segreto lavoro del Paraclito nell’illuminazione dell’anima del giusto e nel dono di sé a quest’anima.
È in qualità di Dottore mistico che l’intrepido compagno di santa Teresa nella riforma del Carmelo è stato iscritto da Pio XI nel numero glorioso dei Dottori della Chiesa universale, quale Doctor Mysticus.
Si conosce la parola di san Giovanni della Croce, che caratterizza bene l’uomo e riassume la sua vita, senza tregua tormentata dalle inquietudini, dalle fatiche, dalle persecuzioni, dalle malattie dolorose. Gesù, che gli aveva chiesto, una sera di primavera del 1591, quando il Santo era Segovia, quale ricompensa volesse per le tante pene sopportate per la sua gloria (Joannes, quid vis pro laboribus?); Giovanni rispose: Domine, pati et contemni pro te; Signore, soffrire ed essere disprezzato per il tuo amore! [«¡Señor, sufrir y ser despreciado!»]. E fu esaudito  (Marco da San Francesco, Vita di S. Giovanni della Croce, lib. 3, cap. 1, n. 10. Cfr. Giovanni della Croce, Opere, vol. III, Venezia 1747. Cfr. Contardo Zorzin, Giovanni della Croce: l’uomo dell’essenziale, Milano 20032, pp. 134-135; Elisabeth Reynaud, Jean de la Croix, fou de Dieu, Paris 1999, trad. it. Raul Fuffini (a cura di), Giovanni della Croce. Riformatore, mistico e poeta di Dio, Milano 2002, p. 219).

Cristo portacroce, che avrebbe parlato a S. Giovanni

Nel 1591 scriveva a un suo confratello: «Se vuoi giungere a possedere Cristo, non cercarlo mai senza croce» (San Giovanni della Croce, Lettera XXII, in Les œuvres spirituelles du bienheureux Jean de la Croix, Les lettres, vol. II, Bruges 1957, p. 1161).



Anonimo Maestro emiliano, S. Giovanni della Croce inginocchiato dinanzi all’altare, XVII sec., collezione privata

Domenico Piola, Apparizione del Cristo a S. Giovanni della Croce, 1675

Autore anonimo, S. Giovanni della Croce, XVIII sec., Museo diocesano, Viterbo


Cappella di S. Giovanni della Croce, ove sono conservati i suoi resti, risistemati nel 1927 in occasione dei 200 anni della canonizzazione da Félix Granada, Convento dei Carmelitani Scalzi, Segovia

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