Martirio di S. Andrea, 2003, Basilica ortodossa di S. Andrea, Patrasso |
Molto
probabilmente, la stazione era questa notte sull’Esquilino, nell’antica sala
del palazzo di Giunio Basso, dedicata a sant’Andrea dal papa Simplicio. Una
tradizione liturgica medievale fa cominciare il ciclo ecclesiastico annuale la
prima domenica dell’Avvento e non la vigilia di Natale, come, invece,
stabilivano i più antichi sacramentari romani. Roma finì anche con l’adottare
questo computo tardivo, e così la prima festa iscritta nel suo Messale attuale
è precisamente quella di sant’Andrea, come la più vicina all’inizio del santo
tempo di Avvento.
Questa
data del 30 novembre è quella della morte dell’Apostolo, come risulta dalla sua
Passio, mentre quella del 2
febbraio, designata dal Geronimiano, si ricollega al suo ministero evangelico a
Patrasso: Ordinatio episcopatus sancti Andreæ in
Patras.
Sant’Andrea
era a Roma oggetto di un culto fervente, introdotto dapprima dal papa
Simplicio, ma che san Gregorio Magno contribuì molto, in seguito, a
popolarizzare, quando, alla morte di suo padre, convertì la sua dimora ad clivum Scauri, dominante la via Appia, in un
monastero dedicato a sant’Andrea. È molto probabile che, ritornato dalla sua
legazione a Costantinopoli in qualità di apocrisario (nunzio) papale, Gregorio
abbia, secondo la tradizione, arricchito la sua basilica monastica di una
reliquia insigne delle ossa del santo Titolare. È certo che, nel VII sec., l’Apostolo
era più venerato nel monastero del Clivus
Scauri, dove si operavano frequenti miracoli, che nel suo santuario
dell’Esquilino. Nelle sue lettere, san Gregorio amava raccontare questi
miracoli ai suoi lontani corrispondenti, benefattori della sua fondazione
monastica, e li incitava ad una devozione sempre più grande verso l’abbazia
dedicata al decano dei membri del senato apostolico.
Il
fatto che sant’Andrea fosse fratello di Pietro portò il papa Simmaco ad
elevargli un oratorio presso la basilica vaticana. È così che, nell’Alto Medioevo,
i pii pellegrini che, dalla più lontane parti del mondo, giungevano a Roma,
avevano costume, dopo essersi prostrati davanti al sepolcro di san Pietro,
andare anche a rendere i loro omaggi a colui che la liturgia romana esalta come
Germanus Petri et in passione socius.
Altre
basiliche si elevavano in suo onore in diversi punti dell’Urbe, sebbene nel
Medioevo vi erano, a Roma, almeno quaranta templi sotto il suo nome. Furono
soprattutto queste circostanze locali che contribuirono a rendere celeberrima
la festa di sant’Andrea nella capitale del mondo cristiano.
Fin dal
IV sec. e sino al 1955, essa era preceduta dal digiuno e da una solenne veglia
notturna.
Il
Sacramentario Leoniano, oltre alla messa vigiliale, contiene tre altre messe in
suo onore, dove si fa emergere con insistenza il pensiero che il santo era non
solo il fratello di Pietro, ma il suo emulo nella gloria del martirio sofferto
su una croce. Verosimilmente queste messe leoniane rappresentavano degli
elementi di ricambio ovvero erano destinate alle diverse sinassi che si
celebravano all’epoca nei differenti santuari romani dedicati a sant’Andrea.
Il più
antico Liber comes romano
contenuto nel Capitolare di Würzburg assegna alla messa, tanto per la
veglia notturna quanto per la festa di sant’Andrea, una doppia lettura, come d’altronde
per i giorni più solenni dell’anno. Il Sacramentario Gregoriano contiene le
collette vespertine e mattutine per l’ufficio del santo Apostolo; tanto ci autorizza
a concludere che questa festa fosse annoverata a Roma tra le più solenni del
ciclo liturgico.
Secondo
l’Ordo romano del canonico Benedetto, nel XII sec., il Papa, nel
pomeriggio della veglia notturna di sant’Andrea, andava in Vaticano con tutta
la sua corte, e lì, nell’oratorio del santo, celebrava i vespri e l’ufficio notturno,
come per la veglia notturna di san Pietro.
L’ufficio
dell’aurora si svolgeva ad fratem
ejus, cioè presso la tomba di san Pietro, come nell’ordinario; la
messa stazionale era celebrata tuttavia di nuovo all’altare di Sant’Andrea (Ordines
Romani XI, § 76,
in PL 78, col. 1054). La basilica era splendidamente illuminata, ed il prefetto
dell’Urbe doveva, dopo il divin Sacrificio, servire al Pontefice ed a tutta la
curia un banchetto solenne.
La
messa vigiliale di sant’Andrea, come ci è pervenuta nei sacramentari dell’VIII
sec., rappresenta tuttavia una mitigazione dell’antico rito romano della pannuchis. In luogo delle dodici letture
primitive, immediatamente seguite dall’anafora consacratoria, che si recitava
al levarsi dell’aurora, abbiamo semplicemente qui il tipo ordinario della messa
romana con le tre lezioni abituali, dell’Antico e del Nuovo Testamento. Quando
si celebrava questa messa di veglia notturna? La mattina stessa della festa di
sant’Andrea, dopo il canto abituale dell’ufficio mattutino? È probabile che fu
così prima del VII sec., poiché in seguito, cioè nei sacramentari del tipo
quello di Adriano I, questa messa vigiliale precedeva, come sino al 1955, gli
uffici vespertini che aprivano la solennità dell’Apostolo.
La
liturgia romana tiene a farci notare questa notte il legame indissolubile che
unisce i due pescatori del lago di Genezaret, Pietro ed Andrea, uniti tra loro
da più stretti legami che non del sangue, poiché furono associati da Gesù alla
gloria dell’apostolato e, per sua volontà, parteciparono ad un’identica e
trionfale confessione della fede evangelica che sigillarono col supplizio della
croce. La morte stessa non poté dividere i due fratelli. La basilica vaticana,
che conserva con una cura gelosa il sepolcro del primo dei vicari di Cristo,
custodiva anche il capo venerabile dell’apostolo Andrea prima che Paolo VI la “donasse”,
nel settembre 1964, agli scismatici orientali a Patrasso all’interno dell’antico
reliquiario bizantino, fino ad allora custodito nella cattedrale di Pienza.
Parte della reliquia del Capo di S. Andrea Apostolo, Skete di S. Andrea, Karies, Monte Athos |
Questa
sacra reliquia, in realtà, si venerava una volta a Bisanzio (Cfr. per riferimenti storici
lo studio di Lorenzo Bianchi, Roma
e nuova Roma, impero ed ecumene cristiana. Il significato storico-politico e
storico-religioso delle traslazioni di corpi santi all’Apostoleion di
Costantinopoli negli anni 356-357, in Chaos e Kosmos, 2009, pp. 1
ss.), essendovi
stata portata ai tempi da Patrasso ai tempi dell’imperatore Costanzo II, come
riferisce, tra l’altro, anche san Girolamo (San
Girolamo, De Viris Illustribus Liber Ad Dextrum, cap. 7). Quando,
però, la capitale dell’Oriente cadde in mano a Maometto II, questo prezioso
tesoro fu messo in sicurezza a Roma a cura del cardinale Bessarione. Venne
donata, in effetti, insieme ad altre reliquie (un mignolo e alcune piccole
parti della croce), da Demetrio, despota del Peloponneso, e suo fratello
Tommaso Paleologo, despota della Morea spodestato dai Turchi, entrambi fratelli
di Costantino, ultimo imperatore di Bisanzio, a papa Pio II nel 1461, in cambio
dell’impegno per una crociata che avrebbe dovuto riprendere Costantinopoli. Il
papa accettò il dono promettendo di restituire le reliquie quando la Grecia
fosse stata liberata e ne inviò la mandibola custodita in un antico reliquiario
a Pienza.
La
reliquia, portata dal card. Bessarione, giunta al porto di Ancona, fu
riconosciuta ed accolta da una delegazione inviata dal papa Piccolomini: i
cardd. Alessandro Oliva, agostiniano, di Sassoferrato, e Francesco Nanni
Todeschini Piccolomini, suo nipote e futuro Pio III. Da lì la reliquia prese la
strada di Roma, passando per Narni, attraverso la via Flaminia. Quell’evento
rappresentava l’Oriente cattolico che veniva a rifugiarsi a Roma per non essere
vittima dello scisma e della Mezzaluna.
Pio II
Piccolomini, con un corteo magnifico di cardinali e di prelati, andò incontro all’anziano
vescovo greco di Nicea, che portava la santa Reliquia, fino al ponte Milvio (L’evento è narrato con
dovizia di particolari in Egidio Fortini,
Solenne ricevimento della testa di sant’Andrea Apostolo e cappella presso al
Ponte Milvio a lui consacrata – Narrazione storica2, Roma 1848, passim). Passato il ponte, nell’attuale piazza card. Consalvi,
la reliquia venne posata su un antico rudere e si svolse una messa solenne. Da lì,
la processione trionfale, attraverso i giardini di Nerone, proseguì lungo la via Flaminia fino alla chiesa di
Santa Maria del Popolo, dove la reliquia venne custodita per una notte. L’indomani
la processione si diresse verso il più grande tempio della cristianità. Giunta
in Vaticano, la reliquia, dopo le sacre funzioni di accoglienza che vi si
svolsero, fu temporaneamente deposta a Castel Sant’Angelo, finché, la III Domenica
del mese di giugno dell’anno 1462, terminata la cappella speciale, eretta in
cima ad uno dei quattro giganteschi pilastri della cupola e destinatole nella
Basilica, fu processionalmente trasportata in San Pietro e collocata nel
Ciborio che fu fatto sopra l’altare ed il sepolcro di san Gregorio Magno,
vicino alla Porta Ravegnana, per la grande devozione che quel pontefice del VI
sec. aveva per l’Apostolo.
Paolo Romano, Tomba di papa Pio II, 1465-70, Chiesa di S. Andrea della Valle, Roma |
Rilievo centrale della Tomba di Pio II con la rappresentazione della consegna della reliquia della testa di S. Andrea al papa |
Nel 1463, Pio
II fece erigere un’edicola in onore di sant’Andrea, sulla via Flaminia, in
ricordo del luogo preciso dove egli, l’11 (o il 12) aprile 1462, ricevé dalle
mani di Bessarione il capo dell’apostolo. Qui
venne posata la reliquia ed, al posto del rudere romano (probabilmente un
sepolcro) ivi esistente, venne eretto il monumento con quattro colonnine, che
si può vedere ancora oggi in Piazza Card. Consalvi. Originariamente sulla base,
dove compare l’iscrizione che racconta la vicenda, si trovava la statua di sant’Andrea,
opera di Paolo Taccone, coperta da una tettoia sorretta da quattro colonne di
alabastro. Oggi le colonne e il tetto sono di travertino perché nel 1869 un
fulmine distrusse l’edicola che venne quindi ricostruita con altri materiali.
A
seguito dei lavori di demolizione della basilica costantiniana, la reliquia fu
spostata nella cappella Clementina delle Grotte
vaticane. In essa si collocò la testa di sant’Andrea e, nel 1562 l’arcivescovo
di Siena della medesima famiglia di Pio II, Francesco Bandini Piccolomini in
occasione del centenario completava ogni cosa e vi eresse, ai piedi, la statua
di Sant’Andrea, raffigurato con una veste di marmo rosso sangue. Nel 1605 l’altare
fu dissacrato, la statua si allontanò nella sacrestia (ove è tuttora), il
piedistallo e la lastra del Bandini si trasferirono nelle Grotte, in cui arrivò
pure il Capo di Andrea sistemato finalmente accanto ai resti del fratello sotto
l’altare maggiore.
A Patrasso, dopo il “dono” di Paolo VI del
1964, nella basilica ortodossa di Sant’Andrea, in stile neo-bizantino, sorta
sul luogo tradizionale del martirio del Santo, in un sacello, si conserva,
sotto un sontuoso baldacchino, la reliquia della testa dell’Apostolo, assieme a
frammenti della croce decussata sulla quale fu martirizzato e che furono “donati”
alla chiesa nel 1980. Queste
reliquie vengono mostrate ai fedeli in occasione della festa del 30 novembre.
Basilica ortodossa di S. Andrea, Patrasso |
Reliquiario della croce di S. Andrea, Basilica di S. Andrea, Patrasso |
Edicola con reliquiario della testa di S. Andrea, Basilica di S. Andrea, Patrasso |
Fonte dell'acqua santa (Αγίασμα) sul luogo della Crocifissione dell'Apostolo, a Patrasso, Chiesa di S. Andrea, Patrasso |
Nel luglio 2013, la reliquia della venerata croce di S. Andrea ha fatto un viaggio di un mese in terra di Russia, dove è stata accolta con grande concorso di popolo ed onori da parte delle autorità civili.
Va precisato, però, che un piccolo frammento
della reliquia della testa del Santo si conserva, nonostante tutto, ancora a
Roma, e viene esposta, in rare occasioni come è stato nel 2006, proprio nel
tempietto-oratorio di Sant’Andrea a Ponte Milvio, costruito accanto all’edicola voluta da
Pio II, ed oggi quasi sempre chiuso (Cfr. Ponte Milvio. Sant’Andrea, la reliquia
per il viaggio del Papa, in Corriere della sera, 29 novembre 2006,
p. 10. V. anche Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia
Vaticana, Roma 18912, p. 847).
Oratorio di S. Andrea a Ponte Milvio, Roma |
Altre
insigni reliquie attribuite a sant’Andrea sono dislocate in punti fondamentali
della sua venerazione: nel Duomo di Sant’Andrea di Amalfi, nella cattedrale di
Santa Maria ad Edimburgo (Scozia), nella chiesa dei Santi Andrea ed Alberto a
Varsavia (Polonia).
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