La figura del grande papa Pio XII, da noi ricordata in occasione della celebrazione del suo transito lo scorso 9 ottobre, è sempre stata controversa presso alcuni storici. Nuove ricerche (v. anche qui) gettano luce
su quanto egli concretamente fece a favore dei giudei perseguitati per la loro razza - come riconosciuto anche da chi era cresciuto nell'odio verso questo pontefice - e per il popolo armeno.
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Pio XII, Shoah, Armenicidio
di Marco Tosatti
L’Agenzia Zenit pubblica un’interessante
intervista allo storico tedesco Michael Hesemann, che tratta dei rapporti fra
il Genocidio Armeno, Eugenio Pacelli, papa Pio XII, e la Shoah. Ne riportiamo
alcuni brani nella nostra traduzione, consigliandovi la lettura del testo integrale.
L’Agenzia Zenit pubblica
un’interessante intervista allo storico tedesco Michael Hesemann, che tratta
dei rapporti fra il Genocidio Armeno, Eugenio Pacelli, papa Pio XII, e la
Shoah. Ne riportiamo alcuni brani nella nostra traduzione, consigliandovi la
lettura del testo integrale.
Racconta lo storico: “Per
gli ultimi dieci anni ho lavorato sul Pio XII e cercato di capire i motivi per
il suo cosiddetto ‘silenzio’ durante l’Olocausto e le sue numerosi azioni per
salvare quanti più ebrei possibile allo stesso tempo, qualche cosa che
inizialmente può suonare contraddittorio. È un fatto che prima di diventare
papa, Eugenio Pacelli ha avuto una lunga storia al servizio della diplomazia
vaticana … Quando come storico, ho avuto il permesso di studiare i suoi dossier
nell’Archivio Segreto Vaticano, mi sono imbattuto in parecchi documenti che
trattavano del Genocidio Armeno del 195-1916, che hanno attirato il mio
interesse. Per saperne di più, ho scavato in profondità in questo tema e infine
ho localizzato circa duemila pagine non ancora pubblicate finora sul più grande
crimine commesso durante la I Guerra Mondiale”.
Hesemann sottolinea un
elemento che sta emergendo nella storiografia contemporanea: “Osservato da
vicino, l’Armenicidio appare come un modello per la Shoah. Ossessionati
da una visione del mondo razzista e nazionalista, i Giovan Turchi, un movimento
politico giunto al potere proprio prima della I Guerra Mondiale, intendeva
trasformare l’Impero Ottomano, multireligioso e multirazziale in una Volksgemeinschaft
comunità di popolo omogenea” (Un
termine che riporta alla visione della società tedesca di Hitler, N.D.R.).
Dal momento che le caratteristiche razziale erano difficili da determinare
nella popolazione mescolata della Turchia, la religione divenne l’indicatore
della vera Turchità. Un vero Turco doveva seguire l’Islam
sunnita. Solo la purezza omogenea avrebbe salvato la Turchia dai microbi interni?
E parassiti e l’avrebbe resa forte abbastanza per combattere per la
visione Panturca di questo movimento. Come microbi e parassiti
gli ideologi dei Giovani Turchi identificavano le minoranze cristiane:
Armeni, Greci e Cristiani siriaci. Quando nel novembre 1914 la Germania trascinò
in guerra la Turchia, “I giovani turchi videro l’opportunità che avevano atteso
per risolvere il problema Armeno, eliminando gli Armeni. Benedetto fu avvertito
sia dai vescovi che dal Nunzio. Benedetto XV reagì immediatamente, scrisse di
suo pugno una lettera al Sultano Mehmet V … L’iniziativa papale fu resa
pubblica e diffusa dai giornali in tutto il mondo”.
Tutte le iniziative
pubbliche e diplomatiche della Chiesa non ebbero alcune effetto. Pacelli all’epoca
lavorava nella Segreteria di Stato : “Ho scoperto che tutte le informazioni sul
Genocidio Armeno passarono per la sua scrivania. E capì che tutte le proteste
del Papa non sono non erano inutili, ma risultavano persino controproducenti”.
Secondo Hesemann l’esperienza
fatta nel tentativo di fermare il massacro dei cristiani ad opera dei turchi in
quello che è stato il primo genocidio del secolo, e che il governo di Ankara
ancora attivamente nega, condizionò la sua politica successiva.
“Quando si trovò di
fronte all’Olocausto sapeva che Adolf Hitler non avrebbe reagito meglio.
Conosceva Hitler da 19 anni, descrisse il Nazional Socialismo come la più
pericolosa eresia del nostro tempo. In una conversazione con il console USA
a Colonia, che la riportò a Washington, Pacelli disse che Hitler era non solo
una canaglia inaffidabile, ma anche una persona fondamentalmente cattiva
incapace di moderazione. Sapeva che la protesta aperta che non aveva funzionato
nel 1915, non avrebbe funzionato nel 1942, quando aveva di fronte un leader
ancora più malvagio, senza scrupoli e intrattabile”.
Fonte: La Stampa, 18.11.2014. Il testo è anche riprodotto sul blog Pius PP. XII
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