Mentre
c’è chi discute se il corano sia o meno un libro “profetico” di pace
dicendosene convinto, in Pakistan i cristiani in nome di quello stesso libro “di
pace” vengono martirizzati …. non solo in Pakistan, ma anche in Iraq, dove - è notizia odierna (v. The Indipendent, Dec. 9th 2014; Vox News, 9.12.2014) - un gruppo di ragazzi infraquindicenni sono stati decapitati dalle truppe dell'ISIS perché non volevano abiurare la loro fede cristiana e convertirsi all'islam, esclamando "We Love Yeshua (Jesus)".
* * * * * * *
José María Ibarrarán, Il sogno del martire, XIX sec., Museo Nacional de Arte, Città del Messico |
* * * * * * *
Asia
Bibi, gli sposi arsi nel forno e la storia del bicchiere d’acqua. «La legge
sulla blasfemia serve a perseguitarci»
di
Leone Grotti
Intervista
a Sardar Mushtaq Gill, avvocato della donna in carcere da quasi 2000 giorni e
condannata a morte. «Hanno crivellato la mia casa di colpi di arma da fuoco»
Sardar
Mushtaq Gill (al centro nella foto), cristiano pakistano di 33 anni, sposato
con tre figli, è uno degli otto legali di Asia Bibi ma più che l’avvocato
voleva fare il tecnico. Ha cominciato a cambiare idea quando in prima media,
all’età di 11 anni, si è trovato in classe con 70 musulmani e due cristiani. Un
giorno d’estate, quando il caldo supera i 40 gradi, uno dei suoi compagni
cristiani si è alzato per bere un bicchiere d’acqua dal refrigeratore presente
in classe. Alla fine della giornata il preside ha preso i tre cristiani da
parte: “Quell’acqua non è per voi. Se la bevete i vostri compagni musulmani si
offendono”, ha detto loro.
«A
quelle parole sono scoppiato a piangere», racconta Gill a tempi.it. «Se ho
scelto di fare l’avvocato è perché i miei figli non dovessero subire tutte le
discriminazioni che io ho subito durante la mia infanzia». Incontriamo
l’avvocato della pakistana condannata a morte per blasfemia a Piacenza, dove il
3 dicembre ha tenuto una conferenza all’università cattolica del Sacro cuore.
Gill è venuto per la prima volta in Italia per visitare il comune piacentino di
Borgonovo, che ad aprile ha concesso ad Asia Bibi la cittadinanza onoraria. «È
un piccolo gesto ma serve per provare a tenere un po’ alto il morale», confessa
l’avvocato.
Per
Asia Bibi, la prima donna condannata a morte per blasfemia in Pakistan, il
prossimo 12 dicembre sarà un triste anniversario, che segnerà la sua permanenza
in carcere da duemila giorni, circa cinque anni e mezzo. Tutto per aver bevuto
un bicchiere d’acqua. Il 24 novembre Gill, che è presidente dell’organizzazione
Lead, ha depositato l’appello alla Corte suprema del Pakistan: se anche in
terzo grado la donna sarà condannata a morte, solo il presidente del Paese
Mamnoon Hussain potrà salvarla concedendo la grazia. Altrimenti sarà impiccata.
Avvocato,
prima del verdetto eravate certi che l’Alta corte di Lahore avrebbe
riconosciuto i vostri argomenti. Invece il 24 ottobre ha confermato la condanna
a morte per Asia Bibi. Come mai?
Questo
processo non si è mai svolto regolarmente fin dal principio. Dal punto di vista
tecnico, l’Alta corte ha rigettato il nostro appello perché non abbiamo
contro-interrogato i testimoni dell’accusa. Dunque, è come se avessimo avallato
le loro tesi.
Perché
non l’avete fatto?
Perché
non c’erano le condizioni. Quando si tratta di insulti blasfemi è quasi
impossibile contro-interrogare i testimoni perché si può essere accusati di
essere blasfemi a propria volta. L’avvocato che ha condotto il processo, il
signor Chaudry, è musulmano ed era tremendamente sotto pressione, così come il
giudice. In aula era presente un gruppo di estremisti islamici, venuti per far
sentire la loro presenza, che rumoreggiavano e gridavano in continuazione
slogan: “Allahu akbar” (Dio è il più grande) e “blasfema!”. In casi precedenti
di blasfemia, un giudice era stato ucciso, così il nostro voleva chiudere in
fretta il processo. Chaudry voleva contro-interrogare i testimoni ma…
Ma?
Non
è proprio stato possibile. Gli avvocati dell’accusa sono molto aggressivi, li
conosciamo. Si occupano solo di casi di blasfemia ed erano legati ai gruppi
estremisti presenti in aula. Abbiamo l’ufficio davanti al loro a Lahore e non
ci hanno mai salutato né stretto la mano. Se potessero, ci aggredirebbero. Sono
loro che hanno imposto restrizioni agli avvocati della difesa. Infatti solo
Chaudry poteva condurre il processo. E non è l’unica irregolarità.
Quali
sono le altre?
Secondo
la legge, solo i più alti ufficiali di polizia possono occuparsi dei casi di
blasfemia. Ma questo non è avvenuto per Asia Bibi. Durante il primo grado di
processo, il suo avvocato difensore è stato accolto in tribunale dal
cancelliere, che gli ha puntato direttamente una pistola alla testa. È questo
che intendo quando parlo di pressioni.
La
Corte suprema accetterà la vostra richiesta di appello?
Non
lo sappiamo ma siamo fiduciosi, perché in altri casi precedenti di blasfemia è
avvenuto. Nell’Alta corte c’era troppa pressione, nella Corte suprema no.
Il
marito di Asia Bibi (foto a fianco) ha già chiesto la grazia al presidente del Pakistan.
Sì,
ma io temo che questa strada sia difficile da praticare. Ovviamente spero che
possa intervenire ma la maggioranza del Paese lo metterà sotto pressione.
Avrebbe bisogno di coraggio e forse le pressioni dei governi internazionali potranno
aiutare. Ma la cosa più semplice sarebbe ottenere l’assoluzione dalla Corte
suprema. Io temo che questa decisione però richiederà almeno un anno, forse
due.
Asia
Bibi è pronta a scontare altri due anni di carcere?
Suo
marito l’ha incontrata settimana scorsa e l’ha trovata molto depressa. Quando
le hanno detto che l’Alta corte aveva rigettato l’appello si sentiva frustrata,
non capiva e ha perso ogni fiducia nei giudici. Sta male anche fisicamente e
inizia a manifestare qualche problema di ordine psicologico. La sua prigione
purtroppo è peggiore delle altre.
Perché?
Per
lei è un doppio supplizio. La prigione è già una punizione in sé ma lei è in
isolamento, perché si teme che qualcuno possa assassinarla, come avvenuto in
altri casi in carcere per gli accusati di blasfemia. La sua cella poi è
piccolissima, non c’è luce naturale ed è molto buia.
Come
si può arrivare ad uccidere un imputato in carcere?
Questo
succede perché i giudici stessi e l’islam giustificano tali azioni. Ho portato
con me alcune sentenze che fanno capire perché questa violenza si scatena solo
quando ad essere accusati di blasfemia sono i cristiani. In una sentenza ad
esempio la Corte scrive: “Nessun musulmano può essere condannato a morte per
blasfemia se nega chiaramente le accuse e afferma di essere un vero musulmano”.
Si capisce? Non ha bisogno neanche di testimoni, mentre per i cristiani le
regole sono diverse.
Cioè?
Si dà per scontato che i cristiani siano blasfemi perché non credono in Allah. Ecco perché per condannarli a morte basta anche una sola persona che renda testimonianza per iscritto.
Una solo, mentre per altri reati non è così. In
un’altra sentenza di condanna a morte di una coppia cristiana, una Corte ha
citato letteralmente un caso tratto dalla storia islamica, nel quale si
racconta che un uomo cieco uccise la schiava da cui aveva avuto due figli
perché questa insultava Maometto. E quando Maometto chiese all’uomo perché
l’avesse uccisa, lui rispose: “Perché ti insultava”. Allora Maometto gli avrebbe
detto che l’assassinio era giusto. Si capisce? Al Corano, agli hadith e
alla storia islamica ci si appella nelle sentenze dei tribunali, non alla
legge. E quando un giudice giustifica in base all’islam in una Corte
l’uccisione di un cristiano, è normale che poi la gente si faccia giustizia da
sola per strada.
I
dati però dicono che tra il 1987 e il 2014, 1.438 presone sono state accusate
di blasfemia: la metà di queste erano musulmane. Dunque anche loro soffrono per
questa legge.
Certo,
ma c’è una differenza. Non solo ai musulmani basta negare le accuse per essere
assolti, quando sono implicati loro non c’è mai la violenza che vediamo con i
cristiani. Faccio due esempi. Nel 2005 un professore musulmano molto importante
è stato accusato di blasfemia per aver insultato il Profeta. Gli ulema, i
dottori della legge delle varie sette islamiche, si sono riuniti a consiglio e
dopo aver sentito le parti hanno deciso che il professore era un buon musulmano
e non era colpevole.
E
il secondo caso?
L’anno
scorso, gli studenti di una scuola coranica sono rientrati dopo le vacanze
estive e hanno pulito le classi. Tra le cartacce bruciate all’esterno
dell’edificio un passante ha riconosciuto una pagina del Corano. Allora hanno
accusato uno dei ragazzi di blasfemia. Ancora gli ulema si sono riuniti
e hanno deciso che nonostante una pagina del Corano fosse davvero stata
bruciata, siccome quel ragazzo era minorenne e musulmano, di sicuro non aveva
davvero intenzione di farlo.
Non
l’aveva fatto apposta.
Esatto.
Ma se al suo posto ci fosse stato un cristiano? L’abbiamo appena visto: a
inizio novembre una coppia di cristiani è stata torturata e poi bruciata viva
perché la donna era stata accusata di avere bruciato una pagina del Corano.
La
legge è la stessa ma il trattamento delle persone cambia. I cristiani non
saranno mai al sicuro fino a quando ci sarà la legge sulla blasfemia.
Neanche
lei è al sicuro da quando ha deciso di intraprendere la carriera di avvocato.
Nel
2013 hanno crivellato la mia casa di colpi di arma da fuoco. Da allora mia
moglie è molto preoccupata ma ogni cristiano viene discriminato di continuo.
Quando un mio amico musulmano mi chiede cosa penso del Corano, io non posso
rispondere. E non posso neanche dire che Gesù è figlio di Dio, perché
altrimenti mi accuserebbero di avere detto che Maometto è un falso profeta. È
così che Asia Bibi è stata accusata ed è per questo che le Chiese hanno chiesto
a tutti i cristiani di non parlare della propria fede con i musulmani.
Quando
hanno fatto questa richiesta?
Specialmente
dopo l’11 settembre, quando la situazione è peggiorata, le Chiese hanno deciso
di non diffondere in nessun modo il cristianesimo, anche se la Costituzione ce
lo consente come diritto. Hanno ordinato a tutti di non parlare della propria
fede con i musulmani. Così si può dire che il vero scopo della legge sulla
blasfemia sia stato raggiunto.
Quale
scopo?
Questa
legge è fatta apposta per perseguitare i cristiani.
L’obiettivo degli
estremisti è impedire che il cristianesimo si diffonda. Ecco perché questa
legge deve essere modificata. Perché cancella la nostra libertà religiosa, la
nostra libertà di espressione e gli altri nostri diritti fondamentali.
Lei
però non si è lasciato intimidire.
Io
so di rischiare la vita ma non mi importa. Fare l’avvocato non era il mio
piano, è la mia vocazione. È la strada che Dio ha scelto per me e Lui mi
sostiene nel percorrerla. E poi ho sempre avuto il piglio giusto. Quando
all’università un professore di diritto si è messo a dire che l’Occidente era
civilizzato solo perché i suoi popoli hanno seguito il Corano e che Gesù non
era davvero figlio di Dio, io mi sono alzato e gli ho detto: “Perché parla di
queste cose? Non è la sua materia”. Lui si è zittito, si è scusato e ha ripreso
a fare lezione.
Fonte: Tempi, 5.12.2014
Fonte: Tempi, 5.12.2014
Nessun commento:
Posta un commento