Nella
memoria liturgica di S. Lucia, vergine e martire siracusana, è quantomeno
indicato ricordare i neomartiri e le persecuzioni subite dai cristiani ad opera
dei seguaci del “libro profetico di pace”, segnatamente in terra pakistana, affidandoli all'intercessione della grande martire del IV sec.
«Cristiani
trattati come lebbrosi». Diventa «critica» la condizione delle minoranze
religiose in Pakistan
di
Leone Grotti
Un
rapporto rivela che nel paese musulmano la discriminazione delle minoranze
riguarda ormai tutti gli aspetti della vita quotidiana. E non risparmia neanche
morti
La
persecuzione delle minoranze religiose ha raggiunto «livelli critici in
Pakistan», la discriminazione riguarda «quasi tutti gli aspetti della vita di
un fedele cristiano, indù o ahmadi». E il governo «ha sistematicamente fallito
nella sua missione di proteggere i diritti delle minoranze», rivela l’ultimo
rapporto sul Paese musulmano pubblicato dalle associazioni Minority Rights
Group International e Sustainable Development Policy Institute.
CRESCENTE
EMARGINAZIONE. Il rapporto evidenzia alcuni degli aspetti più critici della
persecuzione religiosa in Pakistan: l’abuso della legge sulla blasfemia, la
riduzione in schiavitù dei lavoratori appartenenti alle minoranze, i rapimenti
e le conversioni forzate all’islam, gli attentati a istituti privati e luoghi di culto non musulmani. Ma il rapporto dal titolo “Alla ricerca della
sicurezza: la crescente emarginazione delle comunità religiose in Pakistan” si
concentra anche su aspetti meno discussi.
SCUOLA.
La discriminazione spesso non dipende dalle leggi ma è radicata nella società e
comincia sui banchi di scuola. Nonostante l’articolo 22 della Costituzione
pakistana affermi che nessuno «è costretto a ricevere un’istruzione religiosa
[…] diversa dalla propria religione», gli studenti non musulmani «non hanno la
possibilità di partecipare a corsi diversi da quelli di studi islamici», si
legge nel rapporto. Quando si tratta di islam, poi, nessun errore è ammesso:
emblematico il caso di un ragazzo cristiano che per aver sbagliato a scrivere
una parola di un poema religioso è stato «espulso dalla scuola».
INSEGNANTI
E ALUNNI DISCRIMINATI. L’aspetto più grave del sistema scolastico, però, è la
«distorta presentazione della storia nazionale»: i membri delle minoranze
religiose vengono infatti ignorati o presentati come stranieri, «emissari del
governo indiano» o dell’Occidente, e non come persone che hanno contribuito al
pari dei musulmani alla costruzione della patria pakistana. Così «si fomentano
i pregiudizi, la discriminazione e l’estremismo verso le minoranze». Dalla
discriminazione non sono risparmiati neanche gli insegnanti: un professore indù
racconta infatti di come «i miei colleghi non mi lasciassero bere nei bicchieri
comuni».
LAVORO.
Per quanto riguarda il lavoro, non esiste solo il problema della schiavitù. Le
minoranze sono spesso costrette a svolgere i lavori più umili. I cristiani che
puliscono le strade ad esempio vengono «trattati dalla gente come se avessero
la lebbra». Il problema non è semplicemente economico: «Nessun cristiano –
spiega un attivista – potrebbe mai aprire un ristorante in Pakistan a causa della
persecuzione religiosa. Nessun musulmano accetterebbe mai di prendere cibo da
un cristiano. Per strada i cristiani non possono vendere cibo nelle bancarelle
perché i musulmani non glielo comprerebbero mai. Possono fare le pulizie in
casa dei musulmani ma vengono mal pagati e spesso sono cacciati in base alla
falsa accusa di essere dei ladri».
CIMITERI.
Ogni pakistano che appartenga a una minoranza sperimenta in vita atti
discriminatori ma questi non cessano neanche quando la persona è defunta.
Spesso le famiglie degli ahmadi, che credono in un profeta venuto dopo
Maometto, non possono seppellire i propri cari nei cimiteri comuni. In un caso
avvenuto nell’ottobre 2013, il cadavere di un indù è stato dissotterrato da un
gruppo di musulmani, fomentati dagli imam delle moschee, e portato fuori dal
cimitero perché «questo è solo per musulmani». Il rapporto termina con una
critica al governo pakistano perché «difenda in modo efficace le minoranze»,
nella speranza che simili richiami non vengano ignorati come in passato.
Fonte: Tempi, 11.12.2014
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