L’ANTICRISTO E LA
PROFEZIA DI VLADIMIR SOLOVIEV
Ma se proprio vuoi
una regola, ecco cosa ti posso dire: sii saldo nella fede, non per timore dei
peccati, ma perché è molto piacevole per un uomo intelligente vivere con Dio [Vladimir
Sergeevič Solov’ëv, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo]
Autore Ariel S. Levi di Gualdo |
una splendida immagine fotografica di San Giovanni Paolo II |
Durante la sua
seconda visita apostolica in Germaia, San Giovanni Paolo II disse nel lontano 1984: «… oggi il mondo sta vivendo
il XII capitolo del Libro dell’Apocalisse dell’Apostolo Giovanni». Affermazione
che dovrebbe indurci ad un preciso quesito: se il Santo Pontefice si esprimeva
trent’anni fa a questo modo, oggi, in quali termini si esprimerebbe? Come però
i fatti dimostrano, pare che da un po’ di tempo a questa parte gli Augusti
Pontefici è più facile proclamarli santi e beati anziché ascoltarli e seguirli,
venerando in essi e nel loro sommo magistero il mistero ed il dogma di fede del
mandato conferito dal Verbo di Dio a Pietro [cf. Mt 16, 14-18]. È infatti noto
e risaputo: fare una bella cerimonia di canonizzazione in fondo non costa
niente. Come non costa mettere in piedi fondazioni dedicate a San Giovanni
XXIII, a San Giovanni Paolo II, al Beato Paolo VI. Qualche banca con un
consiglio di amministrazione composto da massoni sempre lieti di foraggiare a
botte di soldi la spocchia incontenibile di qualche vescovo e cardinale, allo
scopo di colpire e di distruggere quanto meglio possibile la Chiesa da dentro,
in giro per l’Italia si trova sempre, ciò che paiono invece scarseggiare sono
vescovi e cardinali che facendosi carico di tutti i pericolosi rischi del caso
accettino di essere linciati dalla piazza non più disposta ad ascoltare e
recepire certi messaggi evangelici. O peggio: ad essere dilaniati all’interno
dello stesso mondo ecclesiale per avere invitato l’esercito sempre più fitto di
modernisti e di apostati a mettere in pratica ciò che certi santi e beati
pontefici esortano a praticare attraverso gli atti del loro magistero, scritto
per la gloria di Dio e per la salvezza dell’uomo, non per la gloria dell’uomo,
che di secolo in secolo è capace di usare come pretesto Dio, la sua Chiesa e
tutti i suoi Santi per la propria vanità.
Cliccare sopra l’immagine per ascoltare l’atto di rinuncia del Sommo Pontefice Benedetto XVI con traduzione del testo latino |
Oggi che abbiamo
sofisticati mezzi di comunicazione in grado di trasmettere immagini in tempo reale, il ricordo della cerimonia
di beatificazione, poi quella di canonizzazione di Giovanni Paolo II, dovrebbe
indurre a riflettere, perché mai s’erano visti sino a prima tutti i principali
responsabili della condizione di degrado in cui oggi versa la Chiesa di Cristo
immortalati dalle televisioni internazionali come stars a quello che
loro stessi chiamavano «grande evento», intrisi di mondano clericalese e privi
ormai di adeguati linguaggi ecclesiali. A festeggiare il nuovo beato e santo
pontefice hanno così sfilato, in rosso e violaceo sulle passerelle d’onore,
anche tutti coloro sui quali incombe la responsabilità d’aver gettato la Sposa
di Cristo sul marciapiede come una prostituta. Gli stessi a causa dei quali il
Sommo Pontefice Benedetto XVI farà atto di rinuncia al ministero petrino pochi
anni dopo, dichiarando di non essere più in grado, per età e per mancanza di
forze fisiche, di reggere certe situazioni, che in altre parole equivale a
dire: l’incapacità di far fonte a certe persone, posto che “situazioni” —
semmai a qualcuno sfuggisse — vuol dire “persone”, ossia coloro che
siffatte situazioni le hanno generate e che tutt’oggi le reggono in piedi
facendo uso del peggiore autoritarismo e delle peggiori vessazioni verso coloro
che osano denunciare il male solo perché desiderano risollevare la propria
amata sposa dal marciapiede dove questi scellerati l’hanno gettata, non certo
per l’inutile piacere di denunciare il male fine a se stesso.
Lapidazione di Santo Stefano, opera pittorica del XVI sec. |
Alla cerimonia di
beatificazione di Giovanni Paolo II, per reale paradosso legato come tale a quel mistero del male che ci insidia
sin dall’alba dei tempi, in pratica s’è assistito a questo: … come se coloro
che avevano assassinato il diacono Stefano a colpi di pietre [Cf. At 6, 8-12;
7, 54-60], pochi anni dopo lo avessero dichiarato protomartire, partecipando
primi avanti a tutti alla sua cerimonia di beatificazione e magnificando a
giornali, televisioni e ad un nugolo di vaticanisti privi di memoria storica,
la eroicità delle sue virtù. E pensare che molti romantici sono convinti che le
meretrici esercitano il proprio antico mestiere dentro i lupanare e non certo
dentro i palazzi ecclesiastici. Io che però sono sacerdos in aeternum e
che sono nato col peccato originale lavato dal Battesimo al quinto giorno di
vita, le cose tendo a vederle in altro modo, forse con meno romanticismo e più
realismo, anche per quanto riguarda l’esercizio dell’antico mestiere del
meretricio, un mestiere tanto diffuso quanto trasversale …
ritratto di Vladimir Sergeevič Solov’ëv [Mosca, 16 gennaio 1853 – Uzkoe, 31 luglio 1900] |
Solov’ëv è
scomparso all’alba del Novecento, secolo nel quale s’era affacciato dopo aver vissuto i travagli
dell’Ottocento e profetando il futuro che si sarebbe aperto; un futuro fatto di
tanti “ismi“: filosofismi, liberalismi, modernismi, comunismi,
psicanalismi, sociologismi, teologismi … Egli si colloca
quindi nel mondo della belle époque, in anni in cui l’uomo era certo del
sorgere di un mondo felice, ispirato dalle nuove grandi spinte di un progresso
tecnologico che giunge talora a vere e proprie forme di idolatria della tecnologia;
una tecnologia in nome della quale spesso, il pensiero moderno, ha cercato di
sfrattare l’idea stessa di Dio dalla società contemporanea. Il tutto all’ombra
orientata e ispirata dalla nuova religione del progresso, del principio
evangelico di carità divenuta mecenatismo svuotato di sentimenti e di sostegni
metafisici, in un mondo sicuro di marciare verso una èra illuminata dalla
libertà di una nuova sicurezza sociale.
Una copia d’epoca del New York Times che annuncia il disastro del Titanic |
Nel primo decennio
del Novecento il mondo fu toccato
da un episodio che scosse l’opinione pubblica: l’affondamento del Titanic
inabissatosi alle ore 2.20 nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912 in
acque temperate attorno a zero gradi. Di 2.223 passeggeri 1.523 persero la vita
morendo per assideramento. Tutti erano provvisti di salvagente ed avrebbero
potuto salvarsi grazie ai soccorsi, che quando giunsero poterono solo
raccogliere centinaia di corpi che galleggiavano nelle acque gelide. Questo
disastro, considerato il più grande nella storia della navigazione, ha prodotto
una copiosa letteratura, alla quale s’è poi unita la cinematografia.
cliccare sopra l’immagine per vedere il filmato del relitto |
Il Titanic fu a suo
modo espressione di un uomo certo di
dominare sulle leggi della natura; invincibile e sicuro di dare vita a cose
indistruttibili, inattaccabili. C’è poi un forte elemento simbolico, per dirla con un
celebre maestro e col suo celebre allievo divenuti poi avversari: Sigmund Freud
e Carl Gustav Jung: il ghiaccio. Questo titano inaffondabile e invincibile
creato da un uomo auto proclamatosi altrettanto invincibile, non è colpito
dalla calda passione del sole ma dal ghiaccio, dal gelo al quale aveva iniziato
a dare vita l’uomo moderno che può fare a meno di Dio. E mentre i maestri del
moderno pensiero spingevano i locomotori verso barriere di ghiaccio, Solov’ëv
non si lascia ammaliare e preannunzia in modo lucido e profetico i mali che
sarebbero nati dalle metastasi che l’uomo stava mettendo in circolo; mali che
poi, alla concreta prova dei fatti, ad uno ad uno si sono avverati.
Lenin e Stalin, dipinto sovietico degli anni Cinquanta |
Discorrendo nel
1880 sul Secondo discorso
sopra Dostoevskij, sembra quasi che Solov’ëv intuisca le brutalità del
Comunismo che dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917 principieranno a
ripercuotersi sull’umanità, dando al mondo un assetto del tutto diverso dopo la
fine della Prima Guerra Mondiale. L’uomo viene spersonalizzato nel progetto
sociale e politico del Socialismo Reale, divenendo da protagonista biblico
dell’umanità creata a immagine e somiglianza di Dio, anonimo ingranaggio
vittima di una ideologia creata a immagine e somiglianza di un uomo socialmente
e umanamente corrotto, attraverso il quale si giungerà ai noti processi di
disumanizzazione portati avanti da Lenin e soprattutto da Stalin.
Nella sua ultima
pubblicazione, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, opera compiuta
la domenica di Pasqua del 1900, è impressionante rilevare la chiarezza con cui Solov’ëv
prevede che il secolo XX sarà l’epoca delle ultime grandi guerre, delle
discordie intestine e delle rivoluzioni [Cf. Ed. Marietti pag. 184]. Dopo di
che afferma che tutto sarà pronto perché perda di significato la vecchia
struttura in nazioni separate e quasi ovunque scompaiano gli ultimi resti delle
istituzioni monarchiche [pag. 188]. Si arriverà così alla Unione degli Stati
Uniti d’Europa [pag. 195]. È invero stupefacente la perspicacia con cui Solov’ëv
descrive la grande crisi che colpirà il Cristianesimo negli ultimi decenni del
Novecento, raffigurata attraverso l’Anticristo che riuscirà ad influenzare e
condizionare un po’ tutti. In lui, come qui è presentato, non è difficile
ravvisare l’emblema della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni:
egli — seguita a narrare Solov’ëv — sarà un convinto spiritualista, un
ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano
osservante, un animalista determinato e attivo. Sarà, tra l’altro, anche un
esperto esegeta: la sua cultura biblica gli propizierà addirittura una laurea honoris
causa della facoltà di Tubinga. Soprattutto, si dimostrerà un eccellente
ecumenista, capace di dialogare con parole piene di dolcezza, saggezza ed
eloquenza [pag. 211]. Nei confronti di Cristo non avrà un’ostilità di
principio [pag. 190]; anzi ne apprezzerà l’alto insegnamento. Ma non potrà
sopportarne — e perciò la censurerà — la sua assoluta unicità [pag. 190]; e
dunque non si rassegnerà ad ammettere ed a proclamare che egli sia risorto e
oggi vivo.
I Tre Dialoghi ed i Racconti dell’Anticristo editi dall’Editrice Marietti |
In queste righe
prende forma la critica al
Cristianesimo dei “valori”, delle “aperture” e del “dialogo”,
dove pare rimanga poco spazio al mistero della Persona del Verbo di Dio fatto
Uomo, crocifisso per noi e risorto. Tutto appare assorbito nelle melasse
sentimentali delle tenerezze vaporose. Certo abbiamo di che riflettere, se
pensiamo alla militanza di fede ridotta ad un’azione umanitaria di tipo
socio-culturale; al messaggio evangelico identificato nel confronto irenico con
tutte le filosofie e con tutte le religioni; alla Chiesa di Dio scambiata per
un’organizzazione di promozione sociale nella quale si moltiplicano “eventi”
costruiti su strategie di marketing. Siamo sicuri che Solov’ëv non abbia
davvero previsto ciò che è effettivamente avvenuto e che non sia proprio questa
l’insidia odierna più pericolosa per la “nazione santa” redenta dal sangue di
Cristo? È un interrogativo molto inquietante che proprio per questo non
dovrebbe essere eluso; ed invece proprio per questo viene rifiutato, a volte
anche in modo violento, dentro la Chiesa e fuori dalla Chiesa.
Solov’ëv ha compreso
a fondo il XX secolo, forse siamo noi che
non abbiamo capito lui, o più semplicemente non vogliamo capirlo per una
chiusura reattiva-difensiva, tanto da non avergli mai prestato ascolto. Lo
dimostrano molti atteggiamenti odierni di numerosi cristiani che si reputano
colti ed impegnati sul versante ecclesiale, o che si reputano “cristiani
adulti”. Proviamo solamente a pensare alle forme sempre più esasperate ed
esasperanti di individualismo egoistico determinanti i nostri costumi e le
nostre leggi attraverso le quali è progressivamente sovvertito l’ordine
naturale. Basta solo analizzare quella cultura del gender che sta
assumendo sempre più i connotati di una devastante dittatura, con tanto di
censure ai sensi di legge e di condanne dei tribunali a carico di soggetti
riconosciuti rei di avere espresso attraverso la libertà di pensiero e di
parola un pacifico dissenso, considerato però non più diritto alla libertà di
pensiero e di parola bensì reato, se in qualche modo tocca la potente mafia
sociale e politica dei sodomiti, che già in più Stati hanno imposto protocolli
attraverso i quali si insegnano i “valori” delle peggiori perversioni sessuali
sin dalle scuole elementari, camuffati sotto la falsa etichetta luciferina di
“diritto alle diversità”. In certi Paesi della decadente Europa ammalata d’odio
verso se stessa e verso le proprie radici cristiane che progressivamente si sta
consegnando all’Islam, chi afferma che quella proprinata da certe potenti mafie
di pederasti e di lesbiche incattivite è una venefica cultura di morte che ci
porterà al collasso, come già accaduto nel corso della storia a molte antiche
civiltà sprofondate dalla gloria alla totale decadenza e per questo spazzate
via, finisce ormai condannato per omofobia. Per seguire col pacifismo spesso
mutato in violento pacifondismo, con la non-violenza spesso mutata in
aggressione ideologica intrisa di sprezzo verso gli altri. Gli ideali di pace e
di fraternità non sono più letti in chiave evangelica ma illuministica e come
tali strutturati sul furore giacobino, vale a dire in chiave ideologica
anti-cristiana, col conseguente risultato che dinanzi alle aggressioni ed alle
peggiori prepotenze i nostri non pochi pastori smidollati finiscono subito col
cedere, corrono a trattare, o come Esaù svendono la legittima primogenitura per
un piatto di lenticchie [Cf. Gen 25, 29-34], lasciando senza alcuna difesa i
deboli e gli oppressi, in modo del tutto particolare se sono cattolici e
cristiani perseguitati a causa della loro fede, dentro la Casa di Dio e fuori
dalla Casa di Dio.
In tutto questo si
collocano certi potenti filoni della moderna teologia che dopo avere confuso il concetto metafisico di
assoluto inteso come assolutezza della fede, col concetto socio-politico del
tutto diverso di assolutismo, hanno proceduto ad una vera e propria
de-costruzione e distruzione del dogma, dopo avere minato quel concetto di
assolutezza della fede in virtù del quale Cristo è per noi il Verbo di Dio
incarnato, morto è risorto, che come tale rappresenta il centro del nostro
presente, del nostro essere e divenire futuro, quindi il fine ultimo
escatologico del nostro intero umanesimo.
la nostra solidarietà cristiana è racchiusa tutta nella suprema virtù teologale della Carita del Verbo di Dio, non nella solidarietà della Libera Muratoria del Grande Architetto dell’Universo |
Che dire della
virtù teologale della Carità, la più importante,
come la definisce San Paolo [Cf. I Cor 13,13], alla quale si è sostituito a
poco a poco uno dei concetti più cari alla cultura massonica: la solidarietà?
Detto questo non mi ripeto e mi limito a rimandare al mio articolo sulla
neolingua, dove parlo delle parole svuotate del loro significato e riempite
d’altro, il tutto sulla scia di un dramma odierno che pare a volte quasi
irreversibile: abbiamo perduto il nostro vocabolario ed il nostro linguaggio,
che è quello metafisico, per andare incontro non a parole nuove, ma a concetti
senza senso che minano i fondamenti della nostra fede, che per esprimersi ha
bisogno di chiare e precise parole [vedere qui].
Il Novecento, dopo
una rivoluzione sessuale che ha
manifestato un tripudio di egoismo, che non ha liberato affatto la donna ma
l’ha resa veramente “oggetto” più di quanto storicamente e socialmente sia mai
stata e che ha scisso la sessualità dall’amore umano, è infine giunto a livelli
tali di perversione istituzionalizzata da rendere difficile trovare adeguati
eguali storici, persino andando a prendere a prestito le immagini di Sodoma e
Gomorra, che però non rendono l’idea, soprattutto non rendono “giustizia”
alcuna alla realtà del nostro presente.
Il Novecento è
stato anche il secolo più oppressivo della storia, privo di rispetto per la vita umana e privo di
misericordia; e certi istinti ormai in circolo da un secolo nel sangue delle
nuove generazioni non si eliminano con inviti cinetelevisivi alla tenerezza,
perché il lavoro che si richiede è molto più complesso, ma soprattutto più
drastico, perché basato su un rischio che non si può evitare di correre: il non
piacere alle masse ed alle elites di potere. Per non parlare della misericordia
vera, quella correttamente intesa, recepita e praticata secondo il Mistero
della Rivelazione, esposta e riassunta in numerosi passi dei Vangeli,
prendiamone solo uno tra i diversi:
«Se il tuo occhio
destro è motivo di scandalo cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti
perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato
nella Geenna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e
gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto
che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna» [Mt 5, 29-30]
Se però all’interno
della Chiesa contemporanea qualcuno è davvero convinto che dinanzi ad un corpo
assalito da un devastante diabete degenerativo che ha generato una cancrena al
piede, sia invece molto misericordioso non amputarlo, perché non è bene privare
un essere umano di un arto, in tal caso è presto detto: ci si preparari alla inevitabile
conseguenza della cancrena che da lì a breve assalirà anche tutti gli altri
arti del corpo.
Il Novecento è
stato il secolo che ha assistito allo sterminio degli ebrei, che non è stato il solo, anche se pochi ricordano il
genocidio degli armeni a cavallo della prima guerra mondiale. Nessuno commemora
le decine e decine di milioni di uccisi sotto il regime sovietico e pochi si
avventurano a fare il conto delle vittime sacrificate nelle varie parti del
mondo all’utopia comunista. Nel corso di questo secolo si è imposto a intere
popolazioni l’ateismo di Stato, mentre nell’Occidente secolarizzato si è
diffuso un ateismo edonistico e libertario, fino ad arrivare all’idea grottesca
della “morte di Dio”.
Vladimir Sergeevič Solov’ëv |
Solov’ëv è stato
profeta e maestro inattuale e
inascoltato, a lungo relegato
nella letteratura visionaria. In realtà è stato un appassionato difensore
dell’uomo schivo ad ogni filantropia. È stato un apostolo infaticabile della
pace e avversario del pacifismo. Auspicò l’unità tra i cristiani e fu duramente
critico verso ogni irenismo. Fu innamorato della natura ma totalmente distaccato
dalle odierne infatuazioni ecologiche, o per dirla in breve: fu amico
innamorato della Verità rivelata del Verbo di Dio e nemico ostile di ogni
ideologia e di ogni socio-teologia pseudo religiosa. Queste sono le guide di
cui oggi abbiamo estremo bisogno, assieme alla vera misericordia. Non abbiamo
bisogno, né mai un corpo infetto da arti in cancrena sarà salvato con l’acqua
distillata della vaporosa tenerezza, ma solo con la grande misericordia del
bisturi …
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