giovedì 4 dicembre 2014

SS. Pietro Crisologo, vescovo, confessore e dottore della Chiesa, e Barbara, vergine e martire

La festa di due santi ricorre oggi.
La prima è quella del celebre vescovo di Ravenna, morto il 2 dicembre verso l’anno 450, san Pietro Crisologo, la quale era penetrata da molto nella liturgia romana quando Benedetto XIII l’elevò al rito doppio, per onorare soprattutto il titolo di Dottore della Chiesa universale attribuito al Santo odierno fin dall’antichità. Di fatto, conviene che la Chiesa romana, nella sua liturgia d’Avvento, riservi un posto di onore a colui che, consacrato vescovo a Roma, lavorò molto con san Leone Magno, affinché i Padri di Calcedonia distinguessero, nell’unità di persona, la doppia natura, divina ed umana, del Verbo incarnato, e che così fosse condannato l’errore di Eutiche. Ricordiamo queste celebri parole di san Pietro Crisologo, indirizzate ad Eutiche, che aveva sollecitato la sua benevolenza: «... Quoniam beatus Petrus, qui in propria sede et vivit et præsidet, præstat quærentibus fidei veritatem. Nos enim pro studio pacis et fidei, extra consensum Romanæ civitatis episcopi, causas fidei audire non possumus» (San Pietro Crisologo, Epist. XXV, Ad Eutychem Presbyterum, in PL 54, col. 743A).
La liturgia tradizionale di questo giorno, e segnatamente la preghiera-colletta, di redazione abbastanza recente, sebbene la sua trama primitiva sia antica, dimostra come il suo compilatore, tutto preoccupato della storia, abbia voluto inserire, tra l’altro, un’allusione alla visione che ebbe il Papa prima dell’ordinazione episcopale del Crisologo («Deus, qui beátum Petrum Chrysólogum Doctorem egrégium, divínitus præmonstrátum, ad regéndam et instruéndam Ecclésiam tuam éligi voluísti »). L’episodio è narrato da Andrea Agnello nel Liber Pontificalis, nella Vita S. Petri Chrysologi Ravennatis Archiepiscopi, in PL 52, col. 13C ss., partic. col. 16B: il papa Sisto III avrebbe visto in sogno, in effetti, la notte prima dell’ordinazione episcopale del nostro Santo, san Pietro apostolo e sant’Apollinare, i quali avrebbero chiesto di eleggere come vescovo di Ravenna il diacono imolese Pietro Crisologo e non altri («Igitur nocte eadem apparuit ad sanctum Sixtum urbis Romæ episcopum per visionem B. apostolus Christi claviger Petrus, una cum Apollinare discipulo suo, et inter ambo stans B. Petrus Chrysologus; et parum B. Petrus apostolus pedem figens dixit ad S. Papam Sixtum: Vide hunc virum, quem elegemus nos, qui stat in medium nostrorum, ipsum consecra, non alium. Idcirco expergefactus papa, jussit valde introduci diluculo plebem universam, et virum qui ordinandus erat. ...»; «Durante la notte al santo Sisto, vescovo di Roma, apparve in visione il beato apostolo Pietro, clavigero di Cristo, insieme col suo discepolo Apollinare e in mezzo a loro stava il beato Pietro Crisologo; avvicinandosi un poco il beato apostolo Pietro disse al santo papa Sisto: “Osserva l’uomo che sta in mezzo a noi e che noi abbiamo eletto: consacra questo e non un altro”. Perciò il papa, destatosi, subito di buon mattino ordinò che fosse introdotta tutta la gente con l’uomo che doveva essere consacrato»).
Concludiamo il ricordo del nostro Santo, rammentando una sua celebre parola, pronunciata un tempo davanti ai frivoli abitanti di Ravenna suoi contemporanei: «qui jocari voluerit cum diabolo, non poterit gaudere cum Christo. Nemo cum serpente securus ludit, nemo cum diabolo jocatur impune»; «Coloro che vogliono divertirsi col demonio, non possono gioire con Cristo» (San Pietro Crisologo, Sermo CLV, De kalendis Januarii, quæ varia gentium superstitione polluebantur, in PL 52, col. 611B). Divertirsi con il diavolo significa seguire le pompe, le mode, la lussuria e la leggerezza dei mondani, che ci impedisce di prendere la nostra croce per seguire Gesù Cristo. Questi uomini, come dice l’Apostolo, sono i nemici della Croce del Cristo ed il loro fine, se non si pentono, sarà la morte e la dannazione eterna.
L’altra figura di santità odierna è quella di santa Barbara.
Prima che la festa di san Francesco Saverio, fissata al 3 dicembre, rinviasse la solennità di san Pietro Crisologo all’indomani, questo giorno era dedicato solo alla celebre martire orientale (probabilmente di Eliopoli, in Fenicia). La sua festa è stata accolta nel calendario romano almeno dal XII sec.; il suo culto a Roma è tuttavia molto più antico, poiché Gregorio Magno, Leone IV, Stefano III ed altri papi dell’Alto Medioevo gli dedicarono delle basiliche e degli oratori al Clivus scauri (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 515-516, il quale ricorda che si trattava di una cappella dedicata ai santi Andrea, Silvia e Barbara), vicino al titolo dei Quattro Coronati (ibidem, p. 501; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 57), vicino alla chiesa di San Lorenzo in Agro Verano, vicino al teatro di Pompeo (ibidem, pp. 204-205), nel quartiere della Suburra (Armellini, op. cit., p. 222; Huelsen, op. cit., p. 205), ed altri ancora (tra queste esiste ancora la chiesa di Santa Barbara dei Librai o alla Regola, nella via dei Giubbonari. Cfr. Armellini, op. cit., pp. 410-411). Una chiesa moderna, costruita nel 1953, e dedicata alla Santa esiste nel quartiere Appio Claudio.
Il culto della Martire fu verosimilmente importato dai Bizantini e, da Roma, si diffuse in altre parti d’Italia, soprattutto a Rieti, la cui Cattedrale, in un’apposita cappella progettata dal Bernini, si fregia di possedere insigni reliquie della Santa.
Giovanni Diacono, nella sua vita di san Gregorio Magno, ci informa che essendo ancora monaco ed abate del monastero di Sant’Andrea, in oratorio sanctæ Barbaræ ... Gregorius laudes Domino celebrare solebat (Giovanni Diacono, Vita Sancti Gregorii Magni libri Quattuor, lib. IV, § 89, in PL 75, col. 234B).
Di conseguenza, il culto di santa Barbara a Roma datava almeno alla fine del VI sec.
Quasi tutti gli orientali celebrano in questo giorno la festa di santa Barbara, alla quale i bizantini danno anche il titolo di Βαρβάρας μεγαλομάρτυρος (Αγίας Βαρβάρας της Μεγαλομάρτυρος). L’autenticità dei suoi Atti non è sicura, ma alla gloria dei fasti ecclesiastici è sufficiente l’eroica confessione della fede affermata dinanzi ai tormenti e sigillata col sangue. È il caso di ripetere dopo sant’Ambrogio (il quale si riferiva a sant’Agnese), Martyrem dixi, prædicavi satis (Sant’Ambrogio, De Virginibus libri tres, lib. I, cap. II, § 6, in PL 16, 190A (ed. 1880, col. 200B). L’edizione del Migne riporta nel testo la seguente variante: «Appellabo martyrem, prædicabo virginem»).


Andrea Lilio, Compianto sul Cristo morto con i SS. Pietro Crisologo, Girolamo, Maddalena, Francesco d'Assisi, Giovanni Battista e Bartolomeo, 1596, Chiesa dei Cappuccini, Bagnocavallo 


Scuola guerninesca, S. Pietro Crisologo, XVII sec., Museo diocesano, Imola

Gian Andrea Fornioni, S. Pietro Crisologo, 1752, Museo diocesano, Imola

Scuola bolognese, S. Pietro Crisologo, XVIII sec., Museo diocesano, Imola

Ambito imolese, S. Pietro Crisologo, XVIII sec., Museo diocesano, Imola





Francisco Goya y Lucientes, S. Barbara, 1773 circa, Museo del Prado, Madrid

Guercino, S. Barbara, 1659


Palma il Vecchio, S. Barbara, 1524-25, Chiesa di S. Maria Formosa, Venezia

Parmigianino, S. Barbara, 1522, Museo del Prado, Madrid

Maestro di Becerril, S. Barbara, 1520 circa, Museo del Prado, Madrid

Giovanni Antonio Boltraffio, S. Barbara, 1493-99, Staatliche Museen, Berlino

Nessun commento:

Posta un commento