La vigilia
dell’Epifania fu soppressa nel 1955 con il decreto di semplificazione delle
rubriche.
La messa
era quella Dum medium silentium della Domenica nell’Ottava di Natale, con un
Vangelo proprio, ed era semidoppia di II classe.
Il
carattere di festa, che aveva, in origine, tutta la quindicina di Natale,
doveva escludere questa vigilia, che, quantunque fosse solenne, rivelava, in
ogni caso, un carattere penitenziale.
Quando fu
introdotta, verso l’VIII sec., la messa stazionale del pomeriggio – a Milano
ugualmente, nel Medioevo, le grandi feste cominciavano con la messa vespertina
– essa fu stabilita nella basilica vaticana, proprio laddove, in questo
pomeriggio, era costume del papa di recarvisi, con la sua corte del Laterano,
per la celebrazione dei vespri e dell’ufficio notturno. Così si spiega che, nel
Messale, la Statio fosse segnata due giorni di seguito
nel tempio di San Pietro.
La messa
era quella della Domenica nell’Ottava di Natale, perché la stazione, non
essendo primitiva, gli antichi avevano un così gran rispetto per l’Antifonario
ed il Sacramentario gregoriano, che non osarono alterarla con delle nuove
aggiunte. La pericope evangelica stessa, con il testo del ritorno di Gesù
dall’Egitto, non era originario, poiché essa faceva un tempo parte della
lettura per la messa degli Innocenti. Il carattere avventizio di questa vigilia
si rivela anche per il fatto che la messa e l’ufficio sono in relazione con la
festa dell’Epifania. Nel XII sec., il canonico Benedetto prescrisse, nel suo Ordo, di recitare oggi a Roma
l’Ufficio della Natività: «In vigilia
Epiphaniæ, officium Natalis Domini» (Ordo Romanus XI, § 27, in PL 78,
col. 1035C).
Nel
Vangelo di questo giorno, si parla di Giuseppe (Mt 2, 19-23), che, avvertito in
sogno dall’angelo, ritorna con il Bambino Gesù e la sua santissima Madre in
Palestina, dove, tuttavia, per timore di Archelao che era succeduto ad Erode
suo padre, si si ritira a Nazaret in Galilea.
L’umiltà è
madre dell’ordine e della giustizia e riflette tutta la bellezza della
perfezione divina. Nella santa Famiglia di Nazareth, l’autorità e la dignità
personale procedono in ordine inverso. Gesù è l’ultimo della casa ed ubbidisce
a tutti; Maria comanda sul suo divin Figlio, ma obbedisce, a sua volta, a
Giuseppe, suo marito; questi, infine, per obbedire al Padre eterno che vuole
così, serve Gesù e Maria comandando su di loro, dando così l’esempio di ciò che
devono fare nella Chiesa i prelati ed i superiori. La virtù di san Giuseppe,
sebbene proporzionata al suo altissimo ufficio di padre putativo di Gesù e di
sposo della Vergine immacolata, è molto inferiore a quella dei suoi soggetti; e
tuttavia, Dio osserva l’ordine gerarchico e comunica le sue volontà non a Gesù
o a Maria, ma al capo della famiglia, a Giuseppe.
Dopo la messa del pomeriggio, nel Medioevo, il papa cominciava nella basilica vaticana la vera solennità della vigilia, secondo il rito descritto nella III domenica di Avvento.
Dopo la messa del pomeriggio, nel Medioevo, il papa cominciava nella basilica vaticana la vera solennità della vigilia, secondo il rito descritto nella III domenica di Avvento.
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