Qualche
giorno fa ne avevamo parlato anche noi ….
L’ispiratore
delle riforme della chiesa sia Lutero, dice il card. Marx
di Matteo
Matzuzzi
Roma. Anche
i cattolici farebbero bene a prepararsi per il cinquecentesimo anniversario
della riforma di Martin Lutero, in programma nel 2017. Il cardinale Reinhard
Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, capo della conferenza episcopale
tedesca e coordinatore del consiglio per l’economia istituito dal Papa per
rendere trasparenti le finanze vaticane, non ha dubbi: Lutero deve fare da
ispiratore alle grandi riforme – spirituali e di governo – che attendono
la chiesa nei prossimi anni. Una sorta di bussola che orienti la chiesa,
insomma. Dopotutto, il monaco agostiniano “non aveva lo scopo di dividere la
chiesa” e, anzi, si può dire – come ha fatto il cardinale Kurt Koch nei mesi
scorsi – che “nonostante la data del 1517 sia stata usata e percepita come
anticattolica, Lutero a quel tempo poteva considerarsi ancora un cattolico”. Il
suo obiettivo, ha spiegato Marx in un commento scritto di proprio pugno per il
giornale culturale Politik&Kultur, era solo quello di “richiamare
l’attenzione su ciò che oscurava il messaggio del Vangelo”.
Nessuna paura, dunque, nel riprendere in mano le sue tesi
e teorie, anche quelle affisse sul portale della chiesa di Wittenberg,
scatenando l’ira funesta di Papa Leone X Medici che da Roma, la novella
“meretrice di Babilonia”, gli intimava di schiodare quelle novantacinque frasi
e di tacere. Il tempo passa e “dopo cinquant’anni di dialogo ecumenico
congiunto è possibile per un cristiano cattolico leggere gli scritti di Lutero
apprezzandoli”, ha aggiunto il porporato, a giudizio del quale è opportuno
anche che il cattolico “impari dai pensieri” del monaco di Eisleben. Il 2017,
per Marx, sarà l’anno della svolta, l’occasione per mettere Cristo ancor più al
centro dell’attenzione, stimolando “una collaborazione sempre più stretta tra
le confessioni cristiane” per far fronte alla “secolarizzazione della società”.
Il fine è nobile: “La mia speranza è che la commemorazione della Riforma
rappresenti un passo in avanti verso la piena e visibile unità della chiesa”.
Il cardinale svizzero Koch, presidente del Pontificio consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani, partecipando lo scorso ottobre alla
Conferenza della federazione luterana mondiale, aveva anticipato la presa di
posizione di Marx, benché avesse sottolineato in tale circostanza che il
contributo teologico fondamentale di Lutero sia stata la sua “domanda su Dio”.
Koch aveva
ricordato le parole pronunciate da Benedetto XVI nel discorso tenuto a Erfurt
davanti al consiglio della chiesa evangelica di Germania: “Qual è la posizione
di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? Questa scottante
domanda di Lutero”, disse Joseph Ratzinger, “deve diventare di nuovo, e
certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma
concreta”. Il cardinale Koch, facendo riferimento alla Dichiarazione congiunta
sulla dottrina della giustificazione della fede firmata nel 1999, auspicava che
a quel testo “un giorno potesse seguire una ulteriore dichiarazione congiunta
su chiesa, eucaristia e ministero”. Tuttavia, a differenza dell’ottimista Marx,
che suggerisce ai cattolici di immergersi fin d’ora sulle riflessioni di
Lutero, il successore di Walter Kasper nel dicastero per l’ecumenismo osservava
che questo è sì “l’orizzonte del nostro dialogo”, ma, “me ne rendo conto, di
lungo periodo”.
Fonte: Il Foglio, 8.1.2015
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