Quest’invincibile
campione della verità dovette soccombere alle pene dell’esilio a Komoma o Cumano
(l’attuale Gumenek), nel Ponto, nell’odierna Turchia, il 14 settembre 407.
Tuttavia, poiché questo giorno la Chiesa romana celebrava dapprima la festa dei
martiri Cornelio e Cipriano, poi aveva fissato quella dell’Esaltazione della
santa Croce, la sua memoria fu trasferita al 27 gennaio, anniversario della
traslazione del suo corpo a Costantinopoli.
I Bizantini ed i Copti celebrano la festa del nostro Santo il 13 novembre,
anniversario del suo ritorno trionfale a Costantinopoli dopo il suo primo
esilio (403), mentre i siriaci anticipano il suo natale al 13 settembre. In
Occidente, il calendario di Napoli, nel quale si mescolano le tradizioni latine
e quelle bizantine, annuncia la deposizione di san Giovanni Crisostomo il 13
novembre, ma Floro ne fa memoria il 27 gennaio, giorno della traslazione del
suo corpo a Costantinopoli nel 438. Adone ed Usuardo hanno conservato la stessa
data. La memoria di san Giovanni Crisostomo penetrò a Roma nell’XI sec.,
contemporaneamente a quella di san Basilio, grazie al sacramentario di san
Lorenzo in Damaso, nel quale si
possono scoprire numerose tracce d’influenza orientale. Nel secolo successivo,
è sempre alla data bizantina che la festa è iscritta nel sacramentario di san
Trifone e poi nel calendario di san Pietro. Nel XII sec., non si fa ancora
menzione di una tradizione secondo la quale il corpo di san Giovanni Crisostomo
sarebbe stato trasferito a san Pietro (così Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques
du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais
Farnèse, 1977, p. 310) da cui, ahimé, in gran parte, con una
dolorosa e discutibile donazione il papa Giovanni Paolo II, unitamente alle
reliquie di S. Gregorio il Teologo (di Nazianzio), il 27 novembre 2004, le fece
consegnò agli scismatici bizantini, auspice il noto card. Kasper, e sono oggi
conservate nella chiesa bizantina di S. Giorgio ad Istanbul.
Roma cristiana ha dedicato al nostro santo una
chiesa nel quartiere Monte Sacro Alto costruita alla fine degli anni ‘60 del XX
sec. e titolo cardinalizio dal 1969.
San Giovanni Crisostomo
morì vittima dei maltrattamenti e delle pene subite per la fede e per l’esercizio
intrepido dei suoi doveri episcopali di fronte alla corte corrotta di Bisanzio.
Tuttavia poiché alcuni prelati, notoriamente cattolici, presero parte alla
persecuzione che egli soffrì – il Signore lo permise così per perfezionare la
virtù del Santo – e poiché egli non morì propriamente parlando di morte
violenta per la difesa del dogma cattolico, la messa in suo onore è quella dei
vescovi confessori e non quella dei martiri.
La festa di san Giovanni
Crisostomo nel calendario romano oggi assume un significato speciale e dimostra
come il primato pontificio rappresenti una fonte di bene ed una garanzia di
libertà per tutta la Chiesa cattolica. Giovanni, vinto dai suoi avversari e
deposto dalla sua sede, secondo il giudizio di vescovi legati alla Corte
bizantina, si appellò alla Cattedra apostolica (Cfr. San Giovanni Crisostomo, Ad
Innocentium Papam, Etiam antequam, aprile 404, in PG 52,
col. 529C-536A, nonché nel corpus di Innocenzo I, Ep. IV, in PL
20, col. 494B. La lettera al Papa ci è tramandata da manoscritti
posteriori (a cominciare forse dal VII sec.) dell’opera di Palladio di Elenopoli, Dialogus Historicus cum Theodoro, Ecclesiæ Romanæ
diacono, De vita et conversatione Beati Joannis Chrysostomi, Episcopi
Constantinopolis, cap. II, in PG 47, col. 8B-12B, ora in Id., Dialogo sulla vita di Giovanni
Crisostomo, trad., introduzioni e note di Lorenzo
Dattrino (a cura di), Roma 1995, pp. 105 ss.).
Il papa Innocenzo I
prese immediatamente le difese del perseguitato (Sant’Innocenzo I, Ad
Joannem Chrysostomum Constantinopolitanum Episcopum, Etsi innocens
(o Etsi insontem), Ep. XII, in PL 20, col. 513A-514B ed
in PG 52, col. 537A-538A), in cui lo riconosce innocente, lo definisce «tot popolorum doctor et pastor», «dottore e pastore di tanti popoli», e lo esorta alla pazienza richiamandogli i
numerosi esempi di santi e di giusti tribolati in vario modo, di cui si narra
la storia nelle Sacre Scritture), annullò l’ingiusta sentenza e, dopo la morte
del Crisostomo, esigé dai suoi avversari, come condizione di comunione con la
Sede pontificia, che il suo nome fosse di nuovo inserito nei dittici episcopali
(Innocenzo – Bonifacio Presbitero,
De pace Antiochenæ ecclesiæ impertita,
Ecclesia Antiochena, Ep. XXIII, in PL 20, col. 546A-547A), che,
nelle forme giuridiche dell’epoca, era equivalente ad una canonizzazione. Il
papa scrisse anche una lettera di consolazione al clero e al popolo di
Costantinopoli, nel 404 o 405, esprimendo il proprio rifiuto di entrare in
comunione col vescovo che era stato insediato al posto del grande Proscritto, del Crisostomo, e attestando di adoperarsi
perché venisse convocato un concilio ecumenico (Ad Clerum et popolum Constantinopolitanum, Ex
litteris,
Ep. VII, in PL 20, col. 501B-508A ed in PG 52, col. 537B-538C).
Oggi, gli scismatici orientali
hanno troppo facilmente dimenticato l’opera della Chiesa romana e le lotte
sostenute un tempo dai papi per difendere precisamente l’ortodossia e la fama
dei più grandi dottori, come Basilio, Atanasio, Giovanni Crisostomo, ecc. Ma non
si può cambiare la storia e questa dimostra, per l’Oriente soprattutto, che l’esercizio
del Primato pontificio è stato nell’antichità la garanzia dei primi concili
ecumenici e l’ancora di salvezza che, nel naufragio che minacciava già le
disgraziate Chiese orientali, afferrava con fiducia questi campioni dell’ortodossia
cattolica.
Δόξα τῷ Θεῷ πάντων ἕνεκεν. «Benedetto sia Dio per
tutto!». Fu l’ultimo grido del nostro santo, valoroso campione della fede,
quando già la morte si preparava a mettere fine ai suoi tormenti ed a sottrarlo
alla mano degli sbirri. Sì, in verità, che in tutto Dio sia lodato, ma più in
particolare quando ci conferisce l’onore inestimabile di soffrire qualche cosa
per Lui, poiché la croce è sempre la condizione più propizia per fare del
grande progresso nelle vie di Dio.
La morte del santo
vescovo, infatti, ricorda molto da vicino quella di un martire.
I soldati della guardia
imperiale, infatti, lo conducevano e lo costringevano a camminare velocemente.
Speravano di giungere, per mezzo delle stanchezze eccessive, a sbarazzarsi del
santo. A dispetto della pioggia che cadeva violentemente, i soldati lo
spingevano senza pietà davanti a loro. Non si faceva mai pausa nelle città e
nelle borgate. Malgrado tutti questi maltrattamenti, il santo conservò, durante
questi tre mesi di un viaggio faticoso, la sua calma e la sua serenità.
Dopo avere attraversato,
senza fermarvisi, la città di Komona, si fece pausa a cinque o sei miglia da
questa, vicino al santuario di un martire. Lì, durante la notte, il santo
vescovo vide, in una visione, san Basilisco, vescovo di Komoma, che era stato
martirizzato in Bitinia, sotto l’imperatore Massimino; con lui era il martire
Luciano di Antiochia: «Coraggio Giovanni, fratello mio», gli dice il santo
vescovo, «domani, saremo riuniti insieme». Nella fede a questa promessa, il
santo chiese l’indomani mattina ai soldati di lasciarlo in questo luogo fino
all’ora quinta. Ma questi si rifiutarono e lo costrinsero a partire. Ma appena
aveva fatto trenta stadi, si videro costretti a tornare sui loro passi perché
Giovanni era caduto malato. Il santo vescovo domandò gli abiti bianchi che
convenivano alla purezza della sua vita. Distribuì i propri abiti ai presenti,
conservando solo le sue scarpe. Dopo aver ricevuto i santi misteri e fatto
dinanzi ai fedeli raccolti la sua ultima preghiera con la formula abituale, che
abbiamo ricordato: «Benedetto sia Dio per tutto» («doxa to Theo
pantôn eneke»), colui i
cui piedi non si erano stancati per portare i penitenti alla salvezza e distogliere
i grandi peccatori dalla via della perdizione, entrò nel suo eterno riposo. Era
il 14 settembre 407. Il suo corpo fu trasferito a Costantinopoli, sotto
Teodosio II, il 27 gennaio 438.
S. Giovanni Crisostomo (a ds.) e S. Basilio (a sn.), chiesa di Santa Maria Antiqua, Roma |
S. Giovanni Crisostomo, Basilica di Hagia Sophia, Istanbul |
Οι Άγιοι Τρείς Ιεράρχες. Icona dei Tre Santi Gerarchi (celebrati il 30 gennaio): Basilio, Giovanni Crisostomo e Gregorio il Teologo |
Icona dei Tre Santi Gerarchi: Gregorio il Teologo, Giovanni Crisostomo e Basilio |
Jean-Paul Laurens, S. Giovanni Crisostomo e l’imperatrice Eudossia, 1893, Musée des Augustins, Tolosa |
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