Nella memoria liturgica di S.
Tito, vescovo e confessore, e di S. Dorotea di Cesarea di Cappadocia, vergine e
martire, rilancio il consueto editoriale di Radicati nella fede.
Franz Ittenbach, S. Dorotea, 1850-53 |
Francisco Zurbarán, S. Dorotea, 1648 circa, collezione privata |
DOGMATICA,
MA NON SUL DOGMA.
Editoriale
“Radicati nella fede” - Anno VIII n. 2 - Febbraio 2015
Dogmatica su ciò che non è dogma, sembra proprio questa la situazione della Chiesa degli
ultimi decenni. Mentre si lasciano i teologi e i vari pastoralisti scorrazzare
in piena libertà dentro la dottrina cristiana, riformulando pericolosamente le
verità di fede fino a trasformarle e sconvolgerle in qualcosa d’altro; mentre
si lascia libero corso ad un fiume di predicazione che rischia di non
salvaguardare l’interezza del Credo cattolico, si diventa dogmatici, fissisti,
autoritari su ciò che invece non è essenziale nella Chiesa, ad esempio sull’organizzazione
della pastorale nelle diocesi e nelle parrocchie.
Un tempo, invece, nella Chiesa ci
si preoccupava di salvare i dogmi, la verità e le verità contenute nel Vangelo.
Un tempo, invece, si era preoccupati di custodire e trasmettere l’integrità
della morale cattolica, ripetendo i comandamenti e declinandoli ai fedeli
perché si esercitassero ad applicarli alla concretezza della loro vita.
Anche nella disciplina, un tempo
severa nella Chiesa, si era tali solo per salvaguardare la sana trasmissione
della Grazia di Dio nell’impianto sacramentale. Si era severi nel garantire le
condizioni per ricevere con frutto i sacramenti, ma, ci sembra proprio così,
non si dogmatizzava sul resto. La storia della Chiesa è storia di libertà, di
una grande libertà nel rispondere alla volontà di Dio. Se pensiamo ai santi, ci
accorgiamo che non ce n’è uno uguale all’altro; nelle loro vite appare la
grande fantasia di Dio e la grande libertà dell’uomo nel compiere il bene.
Nello stesso tempo vediamo, nelle diversissime vite dei santi, una uniformità
impressionante per quanto riguarda i dogmi, cioè ciò che hanno creduto, l’importanza
data ai sacramenti, la centralità della Messa, la vita concepita come
partecipazione alla sofferenza redentiva del Signore, l’amore alla Chiesa, la
scrupolosità nelle opere di misericordia, le fede nella vita eterna, la
decisività della preghiera per i vivi e per i morti, etc. Erano insomma un
catechismo vivente: potremmo con frutto fare dottrina partendo dalla vita dei
santi di tutte le epoche della cristianità, e giungeremmo a riscrivere sempre
lo stesso catechismo.
I santi, la Chiesa, erano
uniformi, meglio uniti, nella fede e nella disciplina che ragionevolmente ne
discende, e non su tutto il resto.
Oggi, e veniamo al dunque, non è
proprio più così: sei controllato su tutto il resto, devi uniformarti ad uno “stile”,
quello naturalmente della “Chiesa moderna”. Se non ti uniformi, non appartieni
più a questa Chiesa; e se non ti buttano fuori, vivi come nell’ombra: sanno che
ci sei, ma fanno di tutto perché tu sia invisibile. Non interessa che tu sia
fervente cattolico, che tu custodisca tutta la dottrina della Chiesa di tutti i
tempi. No, ai burocrati del clericalismo moderno preoccupa che tu non sia
allineato al nuovo stile, allo stile moderno, alla Chiesa rinnovata!
Questo è il nuovo dogma, è il
super-dogma intoccabile, che avvolgendo tutti i dogmi di sempre, li neutralizza
e li avvelena nella nuova ideologia.
I dogmi, quelli veri, sono le
verità rivelate da Dio, che siamo tenuti a credere per l’autorità di Dio che li
rivela. La Chiesa ne è la custode, la responsabilità grave dei pastori è
trasmetterli perché salvino le anime.
Il super-dogma della modernità
invece non viene da Dio, l’hanno inventato gli uomini. E pretendono di
reinterpretare tutto secondo questa lapidaria affermazione: “La Chiesa deve
mettersi al passo coi tempi, se non vuole restare fuori della storia”.
È una falsità che viene da
lontano; la Massoneria ne è diventata la più funesta propagatrice negli ultimi secoli;
questa menzogna è entrata pian piano nella Chiesa, oggi sembra aver vinto. All’interno
di questo bollettino troverete un bello scritto del P. Emmanuel, dove, parlando
del mistero d’iniquità, definisce la Massoneria “la cloaca di tutte
le corruzioni dell’umanità”. E cuore dell’opera massonica è questa
reinterpretazione globale del cattolicesimo in chiave moderna, per trasformarlo
in una inutile religione naturale, fatta di vuote parole di solidarietà umana.
“La Chiesa deve mettersi al passo
coi tempi, se non vuole restare fuori della storia”: è una menzogna, per questo
non ve la spiegheranno mai, ma ve la imporranno con violenza. Non ve la
spiegheranno, perché se lo facessero dimostrerebbero la loro eresia,
dimostrerebbero di non venire da Dio.
Da sempre, dagli inizi, la
modernità non fu mai la preoccupazione della Chiesa. La sua preoccupazione fu
sempre quella di essere fedele al Signore Gesù, alla divina Rivelazione.
Pensate ciò che scrive san Paolo nella lettera ai Galati:
“Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!” (Gal 1,8-9).
“Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!” (Gal 1,8-9).
Impressionante! “Se anche noi
stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso”... San Paolo
mette in guardia i fedeli... non solo un angelo dal cielo, ma nemmeno lui, il
grande apostolo, può cambiare una virgola alla fede, una virgola a quel vangelo
che aveva già loro predicato. E chi sono questi teologi- pastoralisti moderni,
chi credono di essere, per chiederci di modificare la fede reinterpretandola
secondo il super-dogma della modernità... la Chiesa deve adattarsi al
mondo di oggi, non può più fare oggi ciò che faceva un tempo?
Eh sì, ti dicono così, non
potete fare più ciò che la Chiesa faceva un tempo... dovete adattarvi al mondo
moderno. Anche qui però non ti dicono il perché, non ti spiegano.
Perché mai non potremmo vivere la
messa come un tempo? Perché mai non potremmo ricevere i sacramenti come un
tempo? Perché mai dovremmo stravolgere una prassi consolidata nella Chiesa da
secoli per applicare le dubbie ricette ecclesiastiche di oggi? Perché il
catechismo chiaro e semplice della tradizione non dovrebbe andare più bene?
Perché mai nelle chiese gli uomini di oggi non potrebbero vivere la preghiera
come i cristiani di duemila anni? Perché mai dovremmo cambiare le regole per
accedere ai sacramenti, se queste nascono dalla verità del Vangelo, se queste
custodiscono il dogma?
Loro, i clericali moderni, dicono
che dobbiamo cambiare perché gli uomini di oggi non capirebbero. Ma anche
questo non te lo spiegano, ti dicono che è così e che non si discute.
A noi sembra invece che sono
loro, i clericali ammodernati, a non sopportare la Chiesa, la Chiesa e la sua
gloriosa storia di grazia e di santità. Non l’hanno più sopportata, la Chiesa
di sempre, perché ne avevano smarrito le ragioni, e per non uscirne hanno
lavorato per cambiarla con il dogma della modernità. L’hanno cambiata davvero
dove hanno potuto, fino a sfigurarla, provocando la più grande crisi della
storia cristiana.
Ma la Chiesa è di Dio, per questo
restiamo sereni nella Tradizione, attendendo l’ora della liberazione.
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