Una lettera
aperta e coraggiosa di un vescovo cattolico sull’attuale crisi della Chiesa,
che era stata lanciata, in versione inglese, dall’ottimo blog Rorate Caeli lo
scorso 10 febbraio e rilanciata in Italia anche da Riscossa cristiana e Chiesa e postconcilio; una
lettera su cui si è interrogato anche lo scrittore cattolico Antonio Socci.
Lettera aperta
di un arcivescovo sulla crisi della Chiesa
Una accorata denuncia della grave crisi che
attraversa oggi la Chiesa ci viene da questa lettera aperta di Sua Eccellenza
l’arcivescovo Jan Pawel Lenga, vescovo emerito di Karaganda (Kazakhistan). Il
documento è tradotto per Corrispondenza Romana dalla versione originale
Riflessioni su diversi problemi attuali
riguardanti la crisi della Chiesa Cattolica
Ho conosciuto personalmente numerosi
preti internati nelle prigioni e nei gulag staliniani. Sacerdoti, che sono
tuttavia rimasti fedeli alla Chiesa. Nel tempo della persecuzione essi hanno
esercitato con amore il loro dovere sacerdotale di annunciare la Dottrina
cattolica, conducendo una vita degna alla sequela di Cristo, loro divino
Maestro.
Io stesso ho compiuto il mio corso di
studi in un seminario clandestino nell’Unione Sovietica, lavorando con le mie mani
per guadagnarmi il pane quotidiano. Sono stato ordinato prete in segreto, di
notte, da un Vescovo che aveva a sua volta sofferto a causa della sua fede.
Dopo il mio primo anno di sacerdozio sono stato espulso dal Tagikistan ad opera
del Kgb.
Più tardi, nei miei trent’anni di
soggiorno in Kazakhistan, ho servito per 10 anni i fedeli di 81 parrocchie. In
seguito sono stato nominato Vescovo, i primi tempi alla guida di cinque Stati
dell’Asia centrale estesi su di una superficie di circa 4 milioni di chilometri
quadri.
Come Vescovo sono stato in contatto col
Santo Padre Giovanni Paolo II, assieme a numerosi altri Vescovi, sacerdoti e
fedeli di diversi Paesi nelle circostanze le più diverse. Sono stato membro dei
Sinodi episcopali in Vaticano, aventi per tema «L’Asia» e «L’Eucarestia».
Tutto questo – e molte altre cose
ancora – mi autorizzano ad esprimere il mio parere circa la crisi attuale della
Chiesa Cattolica. Queste convinzioni – che sono mie – sono dettate dal mio
amore per la Chiesa così come dal desiderio di un Suo autentico rinnovamento in
Cristo. Io mi vedo costretto a scegliere la forma della lettera aperta, dato
che qualsiasi altro metodo di comunicazione si scontrerebbe con un muro di
silenzio totale e con la volontà d’ignorare.
Sono del tutto cosciente delle
possibili reazioni alla mia lettera aperta. Ma la voce della mia coscienza non
mi permette di tacere, mentre l’opera di Dio viene oltraggiata. E’ Gesù Cristo
che ha fondato la Chiesa ed Egli ha mostrato in parole ed opere in che modo si
debba compiere la volontà di Dio. Gli Apostoli, ai quali ha trasmesso
l’autorità nella Chiesa, hanno compiuto con zelo il compito loro affidato,
soffrendo per la Verità proclamata, perché essi hanno «obbedito a Dio piuttosto che
agli uomini».
Malauguratamente in questi giorni
diviene sempre più evidente come in Vaticano attraverso la Segreteria di Stato
si sia intrapresa la via del politicamente corretto. Certuni Nunzi sono
nell’ambito della Chiesa universale dei propagatori del liberalismo e del
modernismo. Si sono appropriati del principio di «sub secreto Pontificio»,
con cui zittiscono abilmente i Vescovi. Si fa loro comprendere che quel che dice
il Nunzio è praticamente ciò che desidera il Papa. Con questi metodi i Vescovi
sono divisi gli uni dagli altri, al punto che quelli di uno stesso Paese non
sono talvolta più in grado di parlare ad una sola voce nello spirito di Cristo
e della Chiesa, per difendere la fede e la morale. Per non cadere in disgrazia
presso i nunzi, taluni Vescovi accettano le loro raccomandazioni, fondate su
nient’altro che sulle loro parole. Invece di diffondere la fede con zelo, di
proclamare coraggiosamente l’insegnamento di Cristo, di mantenersi saldi nella
difesa della Verità e della morale, i Vescovi, nelle loro Conferenze
episcopali, si occupano spesso di questioni che nulla hanno a che vedere con i
doveri dei successori degli Apostoli.
In tutti gli ambiti della Chiesa si
rileva un calo notevole del «sacro». E’ lo «spirito del mondo», che conduce le pecore al pascolo.
Sono i peccatori, che indicano alla Chiesa come debba porsi al loro servizio. A
disagio, i pastori tacciono i problemi di oggi e pascolano essi stessi. Il
mondo viene tentato dal diavolo e si oppone all’insegnamento di Cristo. Ma i
pastori sono tenuti – che loro piaccia o meno – ad insegnare tutta la verità su
Dio e gli uomini.
Tuttavia, durante i Pontificati degli
ultimi Papi santificati si è osservato un gran disordine quanto a purezza della
Dottrina e sacralità della liturgia. E’ precisamente nella liturgia che si
rifiuta a Gesù Cristo il rispetto visibile, che Gli è dovuto. In molte
conferenze episcopali i Vescovi migliori sono «persone non grate».
Dove sono dunque gli apologisti d’oggi, che annunciano chiaramente ed in modo
comprensibile alle genti i pericoli, derivanti minacciosi dalla perdita della
fede e da quella della salvezza?
Ai nostri giorni, giorni in cui la voce
della maggior parte dei Vescovi rassomiglia di più al silenzio degli agnelli di
fronte ai lupi rabbiosi, i fedeli sono sovente come pecore prive di difesa. Gli
uomini hanno riconosciuto Cristo come Colui che parlava ed agiva, come Colui
che deteneva l’autorità e che trasmetteva quest’autorità ai suoi Apostoli. Nel
mondo d’oggi i Vescovi dovrebbero liberarsi da tutti i lacci del mondo e, dopo
aver fatto penitenza, dovrebbero convertirsi a Cristo, affinché, fortificati
dallo Spirito Santo, proclamino con coraggio che Cristo è il solo Salvatore.
Nel giudizio finale ciascuno dovrà render conto a Dio di quel che avrà fatto e
di quel che non avrà fatto.
Mi sembra che questa voce, ben poco
percepita da numerosi Vescovi, sia una conseguenza del fatto che, in diversi
casi, al momento della scelta, i candidati all’episcopato siano stati esaminati
in modo insufficiente, soprattutto in quanto riguardi fermezza, assenza di
dubbio, intrepida difesa della fede, fedeltà alle tradizioni secolari della
Chiesa e pietà personale. È del tutto evidente come, al momento della nomina di
numerosi Vescovi ed anche di Cardinali, si tenga talvolta più conto dei criteri
dettati da una certa ideologia, nonché degli imperativi dettati da gruppi molto
lontani dalla Chiesa. Allo stesso modo la benevolenza dei mass-media pare
essere un criterio importante. Quegli stessi media, che ridicolizzano
abitualmente i candidati «troppo santi» e li pongono in cattiva luce, per
tessere al contempo le lodi di candidati meno dotati dello spirito di Cristo,
presentandoli come aperti e moderni. Verranno inoltre messi in disparte
intenzionalmente i candidati, che si distinguono tanto per il loro zelo
apostolico che per il loro coraggio nel proclamare l’insegnamento di Cristo e
per il loro amore di tutto quanto sia santo e sacro.
Un Nunzio mi ha detto un giorno: «Peccato che il Papa (Giovanni
Paolo II) non prenda personalmente parte alla nomina dei Vescovi. Il Papa ha
provato a cambiare un po’ le cose nella Curia romana, ma non ci è riuscito. Lui
invecchia e le cose riprendono il loro corso, come prima».
All’inizio del Pontificato di Benedetto
XVI, gli ho inviato una lettera, in cui gli ho chiesto di nominare santi
Vescovi. Gli ho raccontato la storia di un fedele tedesco che, a seguito della
decadenza patita dalla Chiesa nel suo Paese dopo il Concilio Vaticano II,
rimase fedele a Cristo e riunì attorno a sé molti giovani per l’adorazione e
per la preghiera. Prossimo a morire e appreso dell’elezione del nuovo Papa,
disse: «Se Papa Benedetto s’avvalesse del suo Pontificato anche solo per
nominare Vescovi buoni e fedeli, avrebbe già compiuto la propria missione».
Purtroppo è evidente come papa
Benedetto XVI spesso non vi sia riuscito. E’ difficile credere che papa
Benedetto XVI abbia rinunciato in completa libertà al suo compito di successore
di Pietro. Questo Pontefice era alla guida della Chiesa, ma attorno a lui non è
stato messo in pratica il suo insegnamento, anzi è stato passato alquanto sotto
silenzio e sono state bloccate le sue iniziative per giungere ad una vera riforma
della Chiesa, della liturgia, del modo di distribuire la Comunione. A fronte
della determinazione con cui il Vaticano manteneva il riserbo, era
assolutamente impossibile fra i Vescovi aiutare il Papa nel suo ruolo di capo
della Chiesa.
Non è forse superfluo ricordare ai
nostri fratelli Vescovi la dichiarazione di una loggia massonica italiana,
datata 1820: «Il nostro è un lavoro, che richiederà centinaia d’anni. Lasciamo
da parte i vecchi ed andiamo verso i giovani. I seminaristi diventeranno così
preti con le nostre idee liberali, poi diventeranno vescovi con le nostre idee
liberali. Noi non accarezziamo false speranze. Non faremo mai del papa un
massone. Ma i vescovi liberali, che opereranno nella sua cerchia gli
proporranno nel governo della Chiesa delle idee, che ci saranno favorevoli ed
il papa le applicherà». E’ evidente come questo proposito dei
massoni si sia già realizzato in misura sufficiente ed ancor più divenga
manifesto, e ciò non solamente grazie ai nemici dichiarati della Chiesa, ma
anche con l’aiuto di falsi testimoni, che occupano posti di alto rango nella
gerarchia ecclesiastica. Non è senza motivo che il beato papa Paolo VI ha
dichiarato: «Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella
Chiesa». Penso che questa fessura oggi si sia alquanto ingrandita.
Il diavolo ricorre a tutte le proprie forze per rovesciare la Chiesa di Cristo.
Perché ciò non accada, è necessario tuttavia ritornare ad una proclamazione
chiara e netta del Vangelo a tutti i livelli del servizio ecclesiale, poiché la
Chiesa possiede tutto il potere e la grazia che Cristo le ha dato, dicendo: «Mi è stato dato ogni potere in
cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, insegnando loro
ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20), «la Verità vi renderà liberi»
(Gv 8, 32) e «Sia invece il vostro parlare sì; sì; no; no; il di più viene dal
maligno» (Mt 5, 37). Non è la Chiesa a doversi adattare allo
spirito del mondo, anzi è lei a dover cambiarlo grazie allo spirito di Cristo.
E’ evidente come in Vaticano si ceda
sempre più alle pressioni dei media. Non è per niente raro che, per compiacerli
ed in nome di una pace incomprensibile, vengano sacrificati i migliori tra i
suoi figli ed i suoi servitori. I nemici della Chiesa invece non abbandoneranno
mai i propri fedeli servi, nemmeno se le loro cattive azioni divenissero
evidenti.
Se noi restiamo fedeli a Cristo in atti
ed in parole, Lui stesso troverà il modo di cambiare i cuori e le anime degli
uomini ed in pari modo anche il mondo cambierà al tempo prestabilito.
Nei periodi di crisi della Chiesa, Dio
ha spesso utilizzato per un suo autentico rinnovamento i sacrifici, le lacrime
e le preghiere dei suoi figli e dei suoi servitori, che, agli occhi del mondo e
della burocrazia ecclesiastica, erano considerati come insignificanti o
perseguitati ed emarginati a causa della propria fedeltà a Cristo. Io sono
convinto che, in questi tempi difficili che stiamo attraversando, questa legge
di Cristo si realizzi e che la Chiesa giunga a rinnovarsi. Tuttavia ciò
presuppone anche da parte nostra un reale rinnovamento ed una reale
conversione.
1 gennaio 2015, festa di Maria, Madre
di Dio
+ Jan Pawel Lenga
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